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accanimento terapeutico, amore platonico, eutanasia, fresie, genitori e figli, primavera, testamento biologico, vecchiaia
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Si preannunciava una giornata solare, in cielo non c’erano più nubi scure, l’erba del giardinetto era tornata calma, seppur ancora scompigliata dalla bufera dei giorni precedenti. Ivana sorseggiava in terrazza su uno scomodo divanetto di legno un caffè dal gusto non gradevole; la vecchia moka aveva fatto il suo tempo e chiedeva di smettere la sua esistenza. “Anche tu…”, pensò, gettando uno sguardo triste alla caffettiera.
Aveva dormito male quella notte, peggio delle altre, eppure poteva essere diverso visto che erano tornati tutti a casa. Invece no, il peso delle settimane precedenti le era piombato addosso insieme alle parole di suo padre. Le ultime parole. Ivana lo conosceva bene e sapeva della sua testardaggine, del suo orgoglio, della fermezza che lo distinguevano: non le avrebbe più rivolto la parola se lei avesse insistito per farlo curare. Questa era stata la terribile sentenza mentre si apprestavano a tornare a casa dall’ospedale. Era stato un ottimo padre, sotto ogni profilo, e Ivana lo amava immensamente. Entrambi, seppur in tempi diversi, si erano sacrificati l’uno per l’altra, lui per crescerla dopo la precoce morte della madre e lei per accudirlo durante la sua vecchiaia. Non era stata solo una vita di sacrifici e rinunce, ma una esistenza soprattutto di attenzioni, tenerezze, sorrisi e viaggi, avventure, scoperte insieme. Poi la malattia, lenta e inesauribile. Ivana portava con sé le angosce, le preoccupazioni, le speranze, di quell’altalena di alti e bassi, di quel via vai in ospedale, di quelle nottate a vegliare quell’uomo che era stato una roccia e che ora era l’ombra di se stesso.
“E’ la quinta volta che mi fai ricoverare qui. Promettimi che non ce ne sarà una sesta. Dovrà accadere prima o poi, lo comprendi? Lascia che accada!” Questo le aveva detto suo padre con una voce flebile, ma tanto autorevole, pochi minuti prima che arrivassero i barellieri per portarlo a casa. Ivana era rimasta in silenzio e il padre aveva continuato:“ Ne ho parlato anche coi dottori, non accetterò più trasfusioni. Non è vita questa: lasciami andare…”
“No, papà, non posso farlo. Queste sacche di sangue ti rimettono su e non è un dramma venire qui ogni due mesi per le trasfusioni. Finchè faranno effetto noi saremo qui e insieme torneremo a casa.”
“A casa…a far cosa? Ormai non ho forza di nulla, non riesco in niente, ho dolori ovunque, sono appeso ai fili e comandato dalle badanti che mi hai messo attorno…”
“Devo lavorare, lo sai…”
“lo so, non ti faccio colpa di questo, stai sacrificando la tua vita, trascurando la tua famiglia, i tuoi amici…sei sempre al mio capezzale,…lasciami andare…promettimi che non torneremo più qui.”
“Non chiedermelo!”
“Cosa temi? La mia assenza? Sono un peso…No, Ivana, sei solo una grande egoista!”
“Ma che stai dicendo?!”
“So cosa temi: il rimorso di coscienza! Ma te lo sto chiedendo io…non avrai responsabilità alcuna…fallo per me, liberami dalle sofferenze e dalle umiliazioni di questo schifo di malattia, te ne prego. Non portarmi più qui: il nostro tempo insieme si esaurirà con le sacche di sangue che mi hanno appena iniettato. Sarà un tempo buono, ci prepareremo insieme…”
“Smettila di dire questo, non puoi chiedermelo! Sei tu l’egoista! Stai pensando solo a te, alle tue sofferenze fisiche, alla tua esistenza tra letto e poltrona. Non pensi a me, ai tuoi nipoti che non vedrai più crescere…e dici che io…no, papà, a costo di sedarti, torneremo qui finchè vita vorrà!”
“ Continui a chiamarla vita, questa… Sono morto da tempo, Ivana. Renditene conto.”
“Non sei morto, sei qui, sto parlando con te, mi guardi negli occhi, mi dai consigli, ascolti me e i bambini, il mese scorso hai anche fatto ripetere la geografia a Luca. Che farò senza te? No, papà, non chiedermelo mai più. Non può una figlia decidere questo.”
“Ti sto chiedendo un gesto di amore. “
“Mi stai chiedendo di lasciarti morire!”
“Sì.”
“No. Ora cambiamo discorso, per piacere. Sai, hanno detto che domani sarà una bella giornata, tornerà il sole. Andremo sul terrazzo e pianteremo tanti fiori colorati. Che ne dici? Luca ci aiuterà volentieri.”
“Non parlerò più con te sino a che non mi prometterai che mi libererai da questa esistenza. Non più una parola. L’ultima per te è adesso: ti amo, Ivana, ti amerò sempre e anche tu. Aiutami.”
“Papà, ti prego, ti prego…”
Ivana uscì dalla stanza e, incurante della bufera sferzante, corse fuori da quell’ospedale. Camminò a zonzo, senza nemmeno sapere dove, il cuore in gola, le lacrime che si confondevano con la pioggia. Sapeva che doveva rientrare in ospedale, stava arrivando l’ambulanza per tornare tutti a casa. I barellieri erano ormai diventati amici di suo padre, il signor Mario l’avrebbe persino fatto sorridere. C’erano anche le due badanti ad assisterlo. No, non poteva tornare lì dentro, non in quel momento, non in quello stato, non con quella sentenza terribile. Non avrebbe sopportato il silenzio di suo padre e nemmeno la sua assenza. Continuò a camminare sotto la pioggia battente, rallentando il passo. In strada non c’erano passanti, solo alcuni automobilisti frettolosi di tornare a casa per sfuggire da quella tempesta di acqua e vento. Confusa, fradicia, quasi non sentì la richiesta di aiuto che proveniva da qualcuno. Si volse distratta e notò che una vecchietta era scivolata sul marciapiedi. Ivana andò verso la signora e la aiutò a rialzarsi. “Le buste, le buste… le prenda, sono un po’ pesanti. Ci sono i bulbi.” Solo in quel momento Ivana notò delle buste della spesa e alcuni semi e bulbi sparsi per terra. Li raccolse e li diede alla signora: “Sta bene?” La signora sorrise: “Sì, penso di non essermi rotta nulla, questa pioggia…grazie. Le chiedo un ultimo favore: mi accompagni nel negozio, è qui vicino. Le buste pesano, lei potrà asciugarsi e le darò anche un ombrello.” Ivana prese sottobraccio la signora e presto arrivarono in un negozio di merceria: “Grazie, qui sono al sicuro. Le mie buste di fiori?” Ivana porse le buste e chiese che semi e bulbi fossero. La signora rispose che erano vari tipi di fiori che sarebbero sbocciati in estate. Poi prese una manciata di semi e li regalò a Ivana. “Sono semi di fresie. Se li curerà bene, col caldo saranno una meraviglia. Non deve avere fretta di vedere il fiore, la bellezza sta nell’assistere alla crescita lenta,foglia dopo foglia, germoglio dopo germoglio. Poi il fiore si aprirà in tutto il suo splendore e profumo. Durerà, ma segnerà anche il tempo del distacco. Lentamente, dopo aver donato tutto di sé, la saluterà. Oltre non potrà. Sa che le fresie sono il fiore dell’amore platonico, del mistero, dei ricordi, della malinconia? Nel mio giardino non mancano mai: quanta dolce malinconia del bel tempo che fu…”
“Non è riuscita a fermare nulla di quel tempo?”
“Oh, sì. Non puoi fermare il tempo né le persone care, ma nel cuore sì.”
Il sole si fece più deciso, Ivana si alzò lentamente dal divanetto e andò a prendere la giacca della sera prima per farla asciugare. Dalla tasca tirò fuori i semi delle fresie e poi svegliò Luca: ”Dai, ragazzino, ho bisogno di te. Andiamo al vivaio e poi dal nonno, staniamolo dal letto e facciamoci consigliare per sistemare le aiuole. E’ tempo di fiori: godiamoli finchè sarà possibile.”
MARGHIAN ha detto:
Ciao Mariro’, buona notte – sono in vena di saluti,ciao 🙂
ili6 ha detto:
Serena notte a te, grazie. A presto 🙂
Alessandra Bianchi ha detto:
Tutto bene, cara?
ili6 ha detto:
Tutto bene, grazie. Tanta stanchezza, ma da domani in vacanza 🙂
nives1950 ha detto:
Brava Marirò!
Hai saputo trattare con tanta delicatezza e rispetto, temi delicatissimi, che mai vorremmo trovarci a vivere in prima persona.
Il dolce profumo delle fresie avvolge la scena nella consapevolezza del vita…che muore ma sempre rinasce.
Un caro abbraccio.
Nives
ili6 ha detto:
Grazie, Nives, per questo bel commento.
Dici bene, mai vorremmo trovarci a affrontare situazioni così delicate.
Ricambio l’abbraccio, a presto.
MARGHIAN ha detto:
Ciao Masriro’, bonu acacbu de cida, e bonu ‘omminigu de pramma cràsi- traduco… 🙂 buon fine settimana e buona domenica delle palme domani , ciao.
ili6 ha detto:
caro Marghian, grazie. Perdona il ritardo,..
Lady Nadia ha detto:
Ho temuto per un finale diverso. Bel pezzo, che delicatezza. Brava Marirò. Non poteva chiederlo a lei, non poteva. Ciao.
ili6 ha detto:
Grazie, Nadia.
Non ho saputo scegliere un finale, non ho potuto, e per questo ho cercato di lasciarlo aperto.
Dolce notte 🙂
giselzitrone ha detto:
Ich wünsche dir eine gute sonnige Woche lieber Gruß Gislinde
ili6 ha detto:
grazie
è stata una settimana di pioggia, ahimè. buon weekend a te.
( mi affido al traduttore)
dank
es war eine Woche der regen, leider. gutes Wochenende für Sie.
ciao Giselzitrone 🙂
MARGHIAN ha detto:
Mariro’, se vuoi sentire l’Ave Maria trqadizionale, la versione decisamente piu’..’ “canonica”, l’ho messa nel mio blog- commento, non post…-. Vedrai quanto e’ diversa. Ascolta l’organo, ciao, buona domenica 🙂
ili6 ha detto:
certo che l’ascolterò. Grazie e buon sabato a te 🙂
MARGHIAN ha detto:
L’ho letto, ciao Mariro’. “La vita e’ cosi’ grande che quando sarai sul punto di morire, pianterai un ulivo, convinto ancora di vederlo fiorire “(Roberto Vecchioni).
Il tuo e’ un racconto breve ma che la dice lunga sui forti sentimenti di vita, e – perche’ no? Anche di morte, morte e vita, perche’ la vita umana e’ questa, è come il titolo di una canzone amatoriale di alcuni miei amici. “uomini tra vita e morte”, questo siamo.. Ma la vita, fino a quando c’e, vince lei.
“Io e la morte non ci incontreremo mai, quando io ci sono, lei non c’e…” (Epicuro). Ciao 🙂
Marghian
ili6 ha detto:
Bel commento, Marghian.
Mi piace la frase di Vecchioni. La vita, finchè c’è, vince sulla morte, ma ci sono situazioni in cui entrambe paiono affiancarsi ed è in quei casi che iniziano i tormenti.
Ciao, buona domenica 🙂
MARGHIAN ha detto:
Vero mariro’. Io quando si parla di vita e morte, pur restando con i piedi per terra e valorizzare QUESTA vita, penso al’altra vita, che non sappiamo che c’e’ o se c’e ma pensarci, *per me, e’ fonte di speranza e di senso dell’esistenza-maggior, senso…-.
Non lo credo per fede, magari… non credo a nulla per fede, nemmeno agli alieni 🙂 -, ma ci spero. La chiamo “La speranza” (“La..speranza” perche’ tutte le altre speranze- vuoi la salute, vuoi l’ amore, il lavoro. eccetera- hanno tutte per oggetto cose che finiscono). Ripeto, questa..vita e’ comunque preziosa, ma se c’e l’altra, a mio avviso, l’esistenza ha un senso piu’ pieno. > Con questa Speranza, anche i tormenti. si sopportano un tantino meglio (“prendete il mio giogo, perche’ il mio giogo e’ dolce, il mio carico…leggero”-Gesu’-). Ciao 🙂
Marghian
vikibaum ha detto:
che racconto attuale…liberare il corpo e l’anima…sì…buona domenica
ili6 ha detto:
Buona domenica a te, Wiki. Grazie 🙂
annamaria49 ha detto:
Sai cara Marirò in te ritrovo un po’ me stessa e capisco ora il perché, un nostro amico comune mi ha scritto che adopero troppo l’imperfetto nei miei racconti, per me era spontaneo farlo nelle storie ricordo, nelle storie che sentiamo già accadute e superate, ossia nell’anteriorità, ma scrivo anche al presente e la narrazione è nella contemporaneità, sto cercando anch’io di seguire i consigli del nostro amico comune, meno imperfetto per non allontanare il lettore. A parte questo lungo preambolo, la storia è delicata, scritta benissimo, tocca corde profonde e mi è piaciuta leggerla perché ci metti la dolcezza e la fluidità coinvolgente.
Buon weekend
un abbraccio
annamaria
ili6 ha detto:
Cara Annamaria, grazie per le parole espresse su questa storia che ho scritto in sofferenza.
In generale concordo con Tads sull’uso spesso abusato dell’imperfetto nelle narrazioni, anche se, come hai notato, tendo a usarlo anche io.L’imperfetto è una narrazione di sfondo,è il tempo che indica un’azione che continuava mentre se ne concludeva un’altra. Viene spontaneo usarlo perchè più semplice, non a caso si dice che è, insieme al passato prossimo, il tempo dei bambini e delle maestre 🙂 ma la maestra lo dice ai suoi alunni di usare l’imperfetto con il passato remoto e con gli altri passati dell’indicativo…(e poi lei stessa ci casca!)
Il tempo naturale della narrativa è il passato. Così come il tempo del cinema e dei fumetti è il presente. Ma oggi va di moda la narrativa al presente perchè coinvolge in modo più diretto il lettore e le sfumature temporali, sempre necessarie, si assicurano coi flashback o varie e sapienti digressioni del passato. Immagina di leggere un romanzo interamente al presente: il ritmo sarebbe vorticoso.
Personalmente nel racconto l’uso dell’imperfetto non mi dispiace se la narrazione è parecchio colloquiata altrimenti è vero che il ritmo rischia di essere piatto e allontanare il lettore.Molto meglio l’elegante passato remoto. Il presente dà immediatezza e coinvolgimento. Per me, concettualmente,iniziare un racconto al presente è una forzatura. Poi, però, riesce a scivolare veloce.
I consigli sono sempre preziosi, siamo qui anche per il miglioramento.
Serena domenica a te e ai tuoi cari. A presto, ciao
annamaria49 ha detto:
Certamente, i suggerimenti migliorano, e io ho apprezzato molto quelli di Tads, come anche apprezzo la tua spiegazione tecnica,; tu dici che la maestra ci casca, secondo me una narrazione che parte dal cuore ha un certo ritmo personale.
Buona domenica anche a te e famiglia.
Un abbraccio
Annamaria
ili6 ha detto:
ciao,
ho letto il tuo nuovo post ma non riesco a commentare. Ho provato e riprovato ma non sono riuscita, mi cancella il commento appena clicco su pubblica. Controlla il blog.
MARGHIAN ha detto:
Ciao Mariro’, devo ancora leggerti il post. Ore 22,15 e devo ancora cucinarmi qualcosa. Per dire come siamo messi… (plurale maiestatis), ciao buona notte 🙂
Marghian
ili6 ha detto:
come comprendo, Marghian…
😀
MARGHIAN ha detto:
Grazie. Ma sai quanti mi hanno detto “sei da solo hai piu’ tempo”? Ho perso il conto. Ciao 🙂
keypaxx ha detto:
Tema molto delicato, quello dell’ultimo addio, che hai però trattato con molto tatto e delicatezza, confezionando una prosa all’altezza. Il problema, di fronte a questo genere di scrittura, è riuscire a mantenere il distacco necessario… altrimenti si rischia di annegare la tastiera.
😉
Un sorriso per una serena settimana.
^____^
ili6 ha detto:
Vero.
nel mio caso, più che l allagamento, è stata una profonda tristezza a invadermi per giorni e giorni.
ciao e buona settimana a te.
keypaxx ha detto:
Immagino. Felice proseguimento di settimana.
^____^
ili6 ha detto:
Buon fine settimana a te 🙂
keypaxx ha detto:
Qui sta per arrivare la pioggia, mi auguro che da te il tempo sia più clemente.
🙂
keypaxx ha detto:
E tanti auguri per una serena Pasqua.
^____^
ili6 ha detto:
Ricambio gli auguri di serena Pasqua a te e famiglia
^___^
vikibaum ha detto:
sensibilità ed eleganza…sì ciauuu viki
ili6 ha detto:
Grazie Viki per aver letto e commentato.
Benvenuta 🙂
TADS ha detto:
ecco, mi tocca ripetermi, hai talento, un grande talento anche se penso sia il caso di abbandonare l’arrocco con l’imperfetto ma queste sono scelte personali.
hai toccato un tema delicato, un tema che io evito da tempo, nonostante mi prudano le dita in merito, lo evito non per paura di affrontarlo bensì per rispetto, la vita non ci appartiene, non è nostra, noi veniamo al mondo senza chiederlo e ce ne andiamo senza volerlo. Siamo solo gestori di un passaggio terreno, naturale, inconsapevoli pedine di un processo, la conservazione della specie, niente di più. Ci siamo inventati l’anima, lo spirito, Dei di ogni sorta ma nulla ci difende, la vera catarsi alberga nel nostro cervello.
Scusami se ho scritto qualcosa che potrebbe irritare i più
una caro saluto, è sempre un piacere leggerti.
ili6 ha detto:
concordo sull’imperfetto troppo abusato. Starò attenta per la prossima.
Se la nostra vita non ci appartiene, figuriamoci quella degli altri, anche se a noi cari. Invece, per un aspetto o per un altro, in quest’ultimo caso, tendiamo spesso a impossessarcene e a volte in modo riprovevole. Ma questo è un altro discorso.
“Siamo solo gestori di un passaggio terreno”, sì, vero, e in tal misura penso che questo passaggio debba mirare a una certa dignità, sino all’ultimo. Quindi mi sento favorevole per l’autodecisione consapevole.Io vorrei, se e quando sarà, poter decidere per me, e mi sono già ipoteticamente espressa coi miei familiari. Ma a loro cosa addosserò? Quali tormenti?
E’ difficile, molto difficile,… e inizio a comprenderlo in pieno…
Grazie, Tads. A presto.
TADS ha detto:
d’accordissimo Marirò,
la dignità è uno stato d’animo condiviso, non è un asettico codice
Alidada ha detto:
bel racconto, ben scritto, con la delicatezza e la sensibilità di un animo bello… Sono queste le storie che piacerebbe leggere frequentemente sui blog. Buonanotte Marirò
ili6 ha detto:
Cara Ali, grazie.
Storie difficili anche solo da immaginare, eppure appartengono a tanta realtà, purtroppo.
Un abbraccio, ciao
MARGHIAN ha detto:
““Oh, sì. Non puoi fermare il tempo né le persone care, ma nel cuore sì.”. Basta questo per piacermi 🙂 Poi leggo il ersto, ciao Mariro ‘ 🙂
ili6 ha detto:
L’essenza dei rapporti umani.
🙂
mariella1953 ha detto:
bellissimo questo post,hai affrontato un argomento difficile con parole delicate che fanno riflettere …
Buona domenica😀
ili6 ha detto:
Molto difficile. Non so trovare altre angolature che non siano la delicatezza e il rispetto per le varie situazioni che il fine vita può presentare.
Grazie, Mariella.
Nicola Losito ha detto:
Un racconto giusto al momento giusto.
Nicola
ili6 ha detto:
Serve una seria regolamentazione sulle volontà della persona malata e sul testamento biologico. Sono situazioni sempre difficili e delicate.
Grazie Nicola. Ciao
popof1955 ha detto:
Un tema difficile affrontato con estrema delicatezza.
Brava.
ili6 ha detto:
Molto difficile.
Non è solo una questione di fine vita, ma anche di previsioni di qualità di vita e le implicazioni morali del malato e dei familiari sono enormi e strazianti.
Grazie.
Alessandra Bianchi ha detto:
Un post splendido!
Per l’intensità che hai saputo trasmettere, il gioco dei sentimenti, le due visioni divergenti, fino al bellissimo finale.
Bravissima, mia cara amica 🙂
ili6 ha detto:
Grazie, Ale. Non nascondo che, per varie motivazioni, mi ha turbato scriverlo.
arielisolabella ha detto:
🌺🌼💐🌸🌷🌻🌺🌸🌹💐tutti per te ❤
ili6 ha detto:
wow! Grazie dei fior…
❤
laura ha detto:
Bellissimo questo racconto Mariro’, ho pensato al mio papa’ e mi sono commossa, grazie della lettura cara, ti abbraccio tanto, ❤
ili6 ha detto:
difficile non pensare agli anziani e sofferenti genitori.
Grazie a te per aver letto. Buon fine settimana, ciao.
Rebecca Antolini ha detto:
Bellissimo racconto i miei non ci sono più… ma se mi chiederei Gianni un giorno di lasciarlo andare (per problemi di salute) lo farei senza pensare a me stessa… solo a bene di lui…
buona serata cara Marirò bussi Rebecca ❤
ili6 ha detto:
Speriamo mai, cara Pif. Sono situazioni e decisioni estremamente difficili.
Buona notte, un abbraccio affettuoso. A presto ❤
Rebecca Antolini ha detto:
lo so cara Marirò, ma quando si ama si deve anche rispettare le decisioni del altro … 😉
Mi....semplicemente ha detto:
Che bel racconto! mi ha messo i brividi……
Rebecca Antolini ha detto:
la sa fare 🙂
Mi....semplicemente ha detto:
vero 😉
Rebecca Antolini ha detto:
😉
ili6 ha detto:
situazioni in cui nessuno vorrebbe mai trovarsi…
Grazie, Mi.
ili6 ha detto:
Ancora grazie a entrambe 🙂