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Recentemente sono stata negli Emirati Arabi e sono partita titubante e prevenuta, ma la compagnia era buona e viaggiare non ha eguali.

-A Dubai sono stata 11 volte, anche solo per dei weekend- mi disse la titolare dell’agenzia di viaggio mentre preparava la partenza.

– Caspita! E ha affrontato 12 ore di volo A/R per tre giorni?! Che ci sarà di tanto bello? Qualche ora in più e sarei tornata volentieri a New York.

-A Dubai ti senti come a New York ma al sicuro.

-Sarà.

Arrivati, all’aeroporto ci sottopongono allo scanner dell’iride. La guida spiegherà dopo che serve alla sicurezza e all’ordine e ci informa che a Dubai ci sono telecamere visibili e nascoste ogni tre metri, chi sgarra viene preso entro 15 minuti e le multe sono salatissime. Aggiunge che non ci sono solo multe ma anche altre gravi punizioni, senza specificare oltre. Ok, siamo avvertiti. Mi infastidisce comunque che il mio iride sia stato scannerizzato non per velocizzare le procedure di viaggio quanto per, eventualmente, multarmi o mandarmi in galera.

Entriamo in città e la prima cosa che colpisce è la pulizia e l’ordine di ogni angolo. In Italia ciò ce lo sogniamo, qui nessuno si azzarda a infastidire o a buttare un triangolino di carta a terra: c’è l’occhio scannerizzato! Restiamo colpiti anche dalle strade e dal traffico automobilistico. Autostrade anche a 12 corsie e automobili extralusso che sfrecciano come pazzi. Poi i palazzi e i grattacieli. Questi sono tutti uguali: vetro e acciaio ammassati nei quartieri uno sull’altro, a zone, a mappe. Per avere chiara la nuova architettura di Dubai basta salire sul grattacielo più alto del mondo, il Burj Khalifa, e ti accorgi del caos edilizio. In ogni dove spuntano gruppi di grattacieli senza un’armonia o uno stile percepibile. L’unica cosa che percepisci chiaramente è la scelta della vista mare. Dubai è una città interamente sul mare e il deserto è lasciato alla sua bellezza. Sono state costruite molte isole artificiali e altre se ne stanno costruendo e sopra queste isole c’è il ben di Dio: ville elegantissime, negozi e alberghi di lusso, grattacieli spettacolari e strutture di ogni tipo. Tutto vista mare, ovunque spiagge bianchissime.

-E l’ecosistema marino?

-Signora, il mare è immenso!

La guida spiega che ville e appartamenti sono per gli stranieri e gli uomini d’affari. L’acquisto edilizio viene agevolato fiscalmente, il proprietario ha solo l’obbligo di recarsi due volte all’anno nella città e può liberamente affittare. Pochissimo è destinato alla popolazione d’origine che non è stata baciata dal petrolio e che pian piano si è ritirata nel deserto. Tutto è per i ricchi magnati e per chi ruota attorno all’oro nero. La città, carissima, dà tanto lavoro a una moltitudine di gente proveniente dall’Africa e dall’Asia, lavoro semplice e umile; che ben venga ma se è vero ciò che mi ha detto un autista egiziano che tra affitto e vita familiare gli avanzano di stipendio 8 euro al mese…beh, perdi le parole.

Ogni grattacielo ha tutto il necessario per non uscire da casa. Da aprile a ottobre si esce solo per lavoro e poi si sta chiusi nel proprio palazzo, dotato ognuno di scuole, piscine, ospedali, biblioteche, cinema, ristoranti, negozi e strutture di ogni genere. Ogni ambiente, naturalmente, ha aria condizionata sparata a mille: questioni di sopravvivenza. A tal proposito a Dubai proseguono gli esperimenti di cloud seeding cioè di inseminazione artificiale delle nuvole per la pioggia. E così l’ultima sera, mentre passeggiamo a piedi a Dubai Marina, si scatena un putiferio di pioggia, fulmini e grandine che allaga la città e noi, ignari degli avvisi e coi nostri abitini primaverili, ci inzuppiamo all’inverosimile. Il risultato è stato bronchite per i dieci giorni successivi, li mortacci loro!

Alla partenza, all’aeroporto notiamo un giovane con scopa e paletta che pulisce il pavimento, già brillante, della sala d’attesa. Passa e ripassa con dedizione ma non c’è un granello di polvere. Impietositi, decidiamo di gettare a terra un pezzetto di carta. Il giovane arriva in un baleno, raccoglie la carta e ci sorride, ringraziando: il suo lavoro per quella notte ha finalmente avuto un senso!