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Uomini_divieto

Alcuni giorni fa mi trovavo in un centro commerciale e, mentre passeggiavo con mio marito per le vie della grande struttura, ho notato nella vetrina di un famoso negozio di lingerie, dei pigiami maschili e femminili carini e a buon prezzo.

Pensando anche a canotte, calze e boxer per lui e ad altro per me, decido di mettermi in fila all’ingresso perché nel piccolo negozio si entra max tre alla volta. Mio marito mi segue riluttante dopo qualche minuto. Finalmente arriva il mio turno e inizio a guardare e chiedere modelli, taglie, colori a una delle due commesse. Scelgo alcuni capi e attendo che il marito entri per decidere su ciò che lo riguarda. Ma lui è ancora in fila. La commessa fa entrare due signore dietro e entrambi pensiamo a un atto di galanteria finchè lui non chiede esplicitamente di entrare. La commessa prontamente gli spiega che in quel negozio è vietato l’ingresso agli uomini.

<<Ma vendete articoli maschili>>, replica basito.

<< Sono le signore che comprano qualche articolo per i loro uomini>>, risponde un pochino imbarazzata la commessa. << E’ per via dei camerini, sono protetti da semplici tende e gli specchi grandi sono fuori>>.

<< Quindi pensate che noi uomini siamo tutti dei guardoni? E se fossi solo e avessi bisogno di una canotta?>> aggiunge lui stizzito.

<<Può indicarmi l’articolo e glielo faccio scegliere in strada o attende che nel negozio non ci siano donne in prova>>.

Io non so che fare, resto ferma con qualche indumento in mano per entrambi. Mio marito mi guarda con lampi e fumi dagli occhi:<<Non prendere nulla per me, questo negozio non è degno!>> E si allontana.

La commessa nota il mio smarrimento e aggiunge:<< Sapesse, cara signora, quanti ne vediamo!>>

Di solito sono dalla parte delle donne, mai dalla parte della discriminazione sessista tout court. Ripongo gli articoli che ho in mano e esco. Prima di allontanarmi cerco invano nelle vetrine un cartello che indichi il divieto agli uomini – tutti potenziali guardoni. Se riesco in parte a comprendere il discorso camerini, non comprenderò mai la vendita di articoli in strada per qualsiasi uomo.  

Quando lo raggiungo è adirato, gli dico di lasciar perdere, risponde che ci vuole coerenza, che non dovrebbero vendere articoli per uomini se poi di tutti gli uomini fanno un fascio. Io, che nell’animo ho una discreta dose femminista, stavolta gli do ragione. E ripenso a una frase di Michela Murgia che lessi anni fa in un suo post sul maschilismo e sui mafiosi “ …come nel maschilismo, si nasce già immischiati. Nessuno è innocente se crede di dover rispondere solo di sé”, chiamando in causa tutto il genere maschile per violenza, maschismo, patriarcato, mafia, ecc… Beh, cara Michela, no. Gli uomini devono tutti sicuramente impegnarsi contro i mali dei secoli, tu però vai oltre e ritieni che gli uomini debbano criticare il loro genere, il loro essere uomini, chiedere scusa di essere tali per poter essere considerati non immischiati nelle brutture di alcuni. Lo stesso sarebbe per noi donne per versanti simili. No, signora Murgia, non ci sto, almeno non con le sue totalitarie certezze. Nessuno deve rinnegare il suo essere maschio o femmina, nessuno ha “difetti di fabbricazione”, nessuno deve battersi il petto a priori. Ognuno, ogni singolo essere, uomo o donna, è la sua essenza individuale, frutto della somma e anche della selezione ragionata dell’educazione ricevuta, ognuno è la distanza che sa mettere verso le malvagità, è le scelte che fa (di non sbirciare dal buco della tenda, ad esempio), è la responsabilità che sa assumersi, è il contributo che sa dare alla collettività, è la capacità e la cultura che possiede. Un insieme utile a evitare la facile via della discriminazione gratuita.