Ci siamo incontrate pochi giorni fa sull’aereo. Era seduta accanto a me; silenziosa e composta nel suo abito dalle tonalità crema, portava il velo in testa. Con la scusa di sbirciare dal finestrino, in realtà la osservavo: giovane, forse 30enne, aveva un bel viso e profondi occhi nocciola. Non capivo né il colore né la lunghezza dei suoi capelli, ma dovevano essere un po’ ondulati perché il velo aveva dietro un certo volume.
Avevo voglia di parlare con lei ma non sapevo da dove iniziare. Mi piace parlare in aereo, è un modo per distrarmi e vincere la paura del volo. Le mie colleghe erano sedute distanti e il volo non era dei più tranquilli a causa dei forti venti primaverili, ma non sapevo da dove iniziare con la mia vicina di posto e poi in che lingua? Prendemmo la stessa rivista pubblicitaria ed entrambe facemmo finta di essere interessate alla pubblicità della compagnia aerea.
Fu quando ci offrirono il drink che mi sentii chiedere: “Volere, signora, i miei salatini? Leggo che c’è vino e la mia religione non mi permette”. Li accettai con un sorriso anche se li conservai nello zainetto insieme alla mia bustina di tarallucci. “Parla italiano?”, chiesi un po’ stupidamente perché lei aveva appena parlato nella mia lingua. “Poco, sono in Italia da un mese per studiare l’italiano “. E così iniziò la nostra conversazione, tra italiano ed inglese. Fu lei a porgermi per prima la mano : “Piacere, mi chiamo Rania, come la regina di Giordania e sono di Alessandria d’Egitto. Mi presentai e le chiesi se era mai stata in Sicilia e sull’Etna. Disse di no e spiegò che il vulcano le fa paura per via dei terremoti. Sorridendo, cominciai a descrivere la zona etnea , mettendo in evidenza le bellezze paesaggistiche e la buona qualità di vita. Lei seguiva interessata, poi disse che anche la sua città è molto bella, specie il lungomare.
Lungomare di Alesandria d’Egitto
Le dissi che uno dei miei sogni è vedere le piramidi e lei fece descrizioni minuziose e mi diede dei consigli di itinerari. Mancando forse di tatto, affermai che non è un buon momento in Egitto per il turismo e i suoi grandi occhi si incupirono. Le dissi che abbiamo seguito le vicende politiche egiziane con apprensione e che la caduta del rais ha poi comportato un incendio a catena per la libertà di tutto il Nord d’Africa. Lei era silenziosa e così capii che non voleva parlarne e per chiudere il discorso, dissi che le donne egiziane sono state grandi e coraggiose e che seguivo sul web alcune vicende che la tv non dice.
“Tutto è iniziato dal web, dai blogger, una giovane donna su tutti. Noi non possiamo riunirci, il potere ha paura dei raggruppamenti di gente e così la nostra comunicazione è iniziata dai social network e dai blog. Ci siamo organizzati in rete e abbiamo coinvolto gli uomini lottando, poi, fianco a fianco”. Continuò a parlare ed io restai ad ascoltarla; raccontava aneddoti e situazioni, anche tremende, specie di una sua parente. Le chiesi se ora, con la caduta di Mubarak, c’era più tranquillità. “Assolutamente no, non ho mai visto tanta violenza e repressione nel mio paese come in questi due ultimi mesi, dopo Mubarak. Siamo in mano ai militari e noi donne…”
I suoi grandi occhi si velarono di lacrime: “Gli uomini, i nostri uomini, non solo i militari, si stanno rivoltando contro noi donne e il nostro sogno pare svanire. Non siamo all’alba di un giorno nuovo”. Faceva fatica a parlare e si girò verso il finestrino a guardare i nuvoloni neri.
“Ci vuole tempo, non demordete, non arrendetevi”, le dissi con voce convinta. Si girò verso me e, con un debole sorriso, aggiunse:” La rivoluzione è stata militare, non culturale. Non ancora. Non per i nostri uomini”.
Troppo doloroso quell’argomento, così le chiesi se già conosceva Vienna, la città dove eravamo dirette. “No, parlami della città, per favore”. Le parlai di Vienna, dandole anche dei consigli per il suo breve soggiorno, visto che la conosco discretamente. Lei poggiò la testa sullo schienale e chiuse gli occhi. Non capivo se mi stava ascoltando o se era immersa in altri pensieri . Poi si scosse e dal suo zaino prese un foglio e una matita e scrisse in arabo qualcosa. Mi porse il foglietto e tradusse in inglese.
“ Noi donne egiziane non ci arrenderemo. Rania”.
Atterrammo e la mia collega mi chiese se avevo avuto paura dei vuoti d’aria e degli scossoni dell’aereo. “Non li ho avvertiti, ma il cuore batteva forte lo stesso”. Ho presentato Rania al mio gruppo e tutti insieme siamo andate verso i taxi. Quando l’ho salutata, la sua stretta di mano era calda e sicura anche se fuori tirava un vento freddissimo.
Statua della dea Akena, trafugata dal Museo Egizio del Cairo durante la rivolta
Oggi ho riposto nel cassetto dei documenti importanti il suo biglietto. Auguri, Rania, auguri dal profondo del cuore.
Sono passata per augurare una serena Pasqua a te e famiglia.
Un sorriso,
Luciana
Bellissimo post..quando si “incontra” l’altro con il cuore in mano può essere solo un momento altissimo di empatia e percezione. Molto spesso gli altri ci circondano, ci siedono accanto, ne incrociamo gli sguardi ma se si è “ciechi” rimane solo uno struscio insapore e perdiamo occasioni per essere umanità universale.
Sei una bella persona!
Un abbraccio
Vera
Hai vissuto un momento in cui sei riuscita ad essere inconsapevolmente “dono” per una donna che in quel momento ne aveva bisogno. Bentornata!!!!
donne cosi’ve ne sono ovunque….ma proprio ovunque.
Un abbraccio a te e a quella coraggiosa donna egiziana.
Non so come mai fosse in viaggio verso Vienna, ma di certo, per il suo paese, doveva essere una donna fortunata.
Per il cambiamento occorre però che il sentimento di libertà entri più in profondità in tutti gli strati della popolazione.
Forse occorrerà aspettare che la nuova generazione prenda il posto della precedente.
Non so dirti, ho solo capito che lavora nel settore turistico e sicuramente è tra le poche fortunate che possono studiare e viaggiare, nonchè mantenersi in un’università italiana. Ma ciò non elimina lo sgomento per i fatti che accadono nel suo paese.
Il sostegno sincero di un altra donna era proprio quello di cui aveva bisogno quella donna perchè si riaccendesse la fiamma della speranza.
Dovresti esserne fiera Maria Rosaria.
Ciao.
è bello questo post due culture diverse che si incontrano in volo e si raccontano come se si fossero conosciute da sempre perchè legate non solo dal fatto di essere donne ma entrambe con lo stesso grande desiderio di libertà auguri anche da parte mia alla dolcissima Rania e un caro saluto a te bentornata ciao
http://tg24.sky.it/tg24/mondo/2011/03/23/egitto_amnesty_international_donne_piazza_tahrir_test_verginita.html
ma quando cresceremo?!
Il 20 marzo ho chiesto ad un egiziano se era preoccupato per la situazione nel suo paese, “No, è tutto tranquillo, la situazione si è normalizzata” la sua risposta.
Mi è subito tornato in mente “Neve” di O.Pamuk, come ora leggendo di questo volo, una normalizzazione dello status quo.
Maria Rosaria, ben tornata, ti aspettavo. Bella questa pagina di diario e d’incontro, ti stimo e comprendo le problematiche che affronti, questa ragazza egiziana è una conferma di quello che ho voluto dire nel post del mio blog. Ciao, per gli auguri torno…
Quanto facilmente ci scordiamo di queste donne, delle rivoluzioni che non sono mai per loro.
Bellissimo post Maria Rosaria, grande omaggio