LA PRIMAVERA

Splendido affresco di Sandro Botticelli, 1482, Galleria degli Uffizi-Firenze.

 Un capolavoro che si presta a tante interpretazioni grazie alla sua enigmaticità, quasi un mistero semantico che ancora oggi appassiona ed interroga studiosi sul suo significato allegorico. La lettura si muove e spazia sul piano filosofico, mitologico, storico-letterale, astrale. Gli esperti citano Ovidio, Apuleio, Dante, Poliziano, Claudiano e tanti altri illustri scrittori.                                                                                                                                Da appassionata della mia terra natia, mi piace proporvi l’interpretazione mitologica siciliana, legata ad una particolare visione dell’affresco del Botticelli, condivisa, peraltro, da parecchi autori.

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In un tempo lontano, al centro di una splendida isola, sui monti Erei,  esisteva un magnifico giardino ricco di aranceti, fiori e frutti. Venere, dea dell’amore, viveva felice attorniata dalle tre Grazie impegnate in delicate danze e da Mercurio che controllava che le nubi non offuscassero l’eterna primavera. Cupido, figlio di Venere, dall’alto era intento ad infondere amore verso le tre giovani danzatrici.

 Accanto alla dea dell’amore stava Cerere, sorella di Giove, , dea della terra e dei campi fertili e rigogliosi.

Cerere aveva una bellissima figlia, Proserpina, ninfa dolce e delicata che amava circondarsi della compagnia della madre e vivere a stretto contatto con la natura. C’era pace ed armonia, bellezza e gioventù in quell’eden finchè Plutone, dio degli inferi, triste e desolato di vivere in solitudine nell’Ade a contatto coi defunti, emerse col suo cocchio nero e rapì Proserpina, portandola con sé nel regno dei morti.

Cerere, disperata, cercò la figlia per giorni e giorni e quando seppe da Elios, il dio Sole, che tutto vede e tutto ascolta, cosa era accaduto a Proserpina, smise di donare fertilità ai campi e vennero i tempi della carestia e della fame. Giove, vedendo la sofferenza degli uomini,  inviò Mercurio da Plutone per chiedere che Proserpina fosse liberata. Il re degli inferi accettò di restituire Proserpina alla madre per due terzi dell’anno e il restante tempo la fanciulla l’avrebbe trascorso con Plutone nelle buie caverne del  Tartaro.                           Non appena Cerere poté riabbracciare la figlia, il mondo rinacque: l’inverno scomparve e lasciò posto alla dolcezza della primavera. I campi rifiorirono, gli alberi donarono i frutti, le messi imbiondirono e fu gioia in ogni cuore. Poi, con l’approssimarsi del periodo di ricongiungimento tra Proserpina e Plutone, la terra si intristiva, si spogliava e non produceva più nulla, restando in attesa del ritorno della bella Ninfa accanto alla madre.  

     E da allora su quell’isola la bella stagione durò più a lungo che in altre parti del mondo.

Sei tornata

sei esplosa attorno a noi

col tuo cesto di colori e profumi.

Promessa di giorni migliori

 speranza di arcobaleni

presagio di notti stellate.

Ci accarezzi con le verdi colline

ci scompigli coi tuoi venti birichini

ci illumini col tuo sole splendente

ci sorprendi con le gemme delicate.

Bentornata Primavera!