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Marirò

~ "L'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque"

Marirò

Archivi della categoria: costume e società

“La dirai una preghiera per me?” “No, non la dirò.”

14 giovedì Giu 2018

Posted by ili6 in Articoli, costume e società, Senza categoria, un pò di me

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ambizione, colleghe..., Concorsi e carriere, insofferenza e intolleranza, ma vai a quel paese!, orticaria, preghiere comunitarie, richieste di miracoli

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Ci sono cose e situazioni che mi fanno venire l’orticaria e risvegliano in me quella parte di insofferenza e intolleranza che mi fa andare letteralmente in bestia.

Stavolta si è trattato di  una mia collega cinquantenne che l’altra mattina, mentre bevevamo un caffè accanto al distributore,  mi ha chiesto di pregare per lei. Mi sono subito allarmata, non sono richieste che si fanno così per farle e di solito dietro ci sono problemi seri e le ho chiesto se andava tutto bene. Lei mi informa  che sta per affrontare un importante concorso e che superarlo sarebbe un miracolo. Per questo mi chiede di pregare.

Non so se ridere o piangere. “Ma stai scherzando? Chiedere una grazia, un miracolo, è una cosa molto delicata e seria per chi ha fede, lo sai, vero? Chiedi preghiere per superare il concorso direttivo? Beh, sono sollevata, per un attimo ho temuto cose gravi. I miracoli, mia cara,  si chiedono per la salute o per situazioni molto importanti,  il resto conta poco.”  Mi risponde che per lei è una cosa seria, che lo sta facendo per la salute di suo marito che si sta stressando a dover fare due viaggi all’estero ogni anno per l’azienda dove lavora.  Stavolta la risata mi scappa davvero e le suggerisco di non proseguire con questo discorso. Le dico di  affrontare il concorso con impegno e attenzione, ma anche con il dovuto distacco visto che un lavoro dignitoso comunque ce l’ha e ce l’ha anche suo marito e sua madre gode di due pensioni. “Lascia stare le richieste di  preghiere per cose molto diverse, sperando non accadano mai.” Mi risponde candida: “ Tu non comprendi: più gente pregherà per me e più alte saranno le possibilità che io superi il concorso. Per questo ti chiedo di pregare per me.”

Conoscendola bene,  lascio correre e, per tagliare il discorso,  le dico che ci penserò su,  ma lei insiste:”  Io credo nella potenza della preghiera comunitaria. Potrò contare sulla tua preghiera?” Vuole una risposta immediata e così, dopo aver contato fino a cinque, l’accontento e le  rispondo di no, non pregherò per il suo concorso, ma se può aver bisogno di qualcosa, libri, riviste, ricerche,  sarò disponibile.  Poi aggiungo: Forse sai che nella mia classe c’è bisogno di milioni di preghiere per una bimba che è ricoverata al reparto onco…”

Non mi lascia finire, dice un velocissimo: “Sì, certo, contaci, ciao.” e va a raggiungere di fretta un’altra collega. Completo di bere il caffè da sola e mi accorgo che non ha quel sapore  cattivo che ricordavo.

Spot Volkswagen “I sogni dei bambini”: pericoloso e diseducativo.

27 mercoledì Dic 2017

Posted by ili6 in Articoli, costume e società, Senza categoria

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attraversare la strada, auto di lusso, bambini rimbambiti, educazione stradale, messaggi diseducativi e pericolosi, pubblicità e bambini, sistema frenante automatico, sogni, spot pubblicitari, spot Wolkswagen Natale 2017, video

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In questi giorni sta girando uno spot pubblicitario della casa automobilistica tedesca Volkswagen che è, a mio avviso,  oltremodo diseducativo, fuorviante e pericoloso. Lo scorso pomeriggio lo avevo visto solo nella parte finale e sono rimasta interdetta, oggi l’ho visto tutto e compreso ancor meglio. Veramente pessimo in ogni versante.

Intanto mette in ballo i bambini e l’attenzione in questi casi deve essere massima. Ci sono dei bambini che sognano le auto di lusso (e la velocità folle). Solo io da bambina sognavo di avere una semplice e bella bicicletta? I sogni sono sogni, ok, ma non puoi sognare per una vita ciò che difficilmente potrai avere, altrimenti il sogno potrà divenire ossessione e incubo. Incitare i piccoli a sognare il lusso  che non potranno mai avere…mah! Quasi tutto il mondo pubblicitario è incentrato sul lusso per pochi, lo sappiamo, il messaggio Volkswagen semplicemente lo rimarca per poi sottendere che ciò che abitualmente non si sogna, cioè le auto tedesche, è ciò che non ti ammazza. Trovo questo  parecchio discutibile.

Il peggio di questa nuova pubblicità, però, deve ancora arrivare. Infatti nello spot accade che un bambino si imbambola vedendo passare un’auto di lusso e, inebetito e stregato, attraversa la strada senza la minima attenzione. Sopraggiunge un’auto Volkswaghen con sistema frenante di sicurezza che riesce a bloccarsi e a non uccidere il bambino sognatore. L’automobilista, belloccio, si incanta a sua volta nel vedere il bambino sognante e appare una scritta micidiale, “Continuiamo a lasciarli sognare”. Cioè continuiamo a far sì che i bambini attraversino la strada come degli ebeti, degli automi, tanto ci sono le nuove auto tedesche che montano il sistema frenante automatico! Peccato che non tutti gli automobilisti guidino auto con questo nuovo sistema frenante automatico, vecchie Volkswagen o altro che sia. Peccato che per strada passano anche moto, autobus, bici, carrozze e carretti! Ma tu, bambino, continua pure a inseguire i tuoi sogni attraversando la strada senza guardare che presto arriveranno le automobili che frenano da sole!

Mi chiedo che ci spendiamo a fare a scuola noi insegnanti nel fare educazione stradale e nel ripetere mille volte la massima prudenza quando si deve attraversare la strada. Mi chiedo a che servano le parole dei genitori ripetute all’infinito ai figli: attraversa sulle strisce pedonali, cerca il semaforo dei pedoni, guarda quattro volte a destra e a sinistra prima di attraversare”.

E, aggiungo, non lasciarti stregare da niente e da nessuno, solo dalla bellezza della vita.

Lasciamo sognare i bambini, sì, educandoli alla consapevolezza che certi sogni sono solo sciocchi sogni e che riuscire ad attraversare una strada  richiede sempre la dovuta attenzione perché alla fine è sempre e solo di te stesso che puoi veramente  fidarti.

Se vuoi vedere lo spot Volkswagen Natale 2017 clicca qui. Nel mio blog non apparirà per esteso.

Tutta nuda

04 lunedì Set 2017

Posted by ili6 in Arte, Articoli, costume e società, Senza categoria

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art. 612 bis codice penale, Catania, costumi e società deviata, diritti, donna, era digitale, estate, fatti di cronaca, ladri di itimità, Luciano Folgore, malafede, nudo, privacy, Serge Marshennikov, smartphone, sollazzi stupidi, violazione

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“Morning light” di Serge Marshennikov 

Estate torrida, questa che in Sicilia pare non debba finire mai. E il gran caldo, si sa, può portare a prendersi delle libertà tra le mura della propria casa. Questo ha pensato e fatto una giovane signora della mia città: girava nuda per casa certa di non essere vista da nessuno. Il caseggiato di fronte è disabitato da anni e lei stava esercitando un semplice diritto, intimo e privato, nella tranquillità e solitudine della sua dimora. La signora, però, non si era accorta che da alcuni giorni nella casa dirimpettaia erano stati avviati dei lavori di ristrutturazione e che un gruppo di muratori l’aveva notata. Notata, filmata, fotografata e …condivisa. Appena compreso ciò , la giovane donna non ha esitato un attimo a denunciare il fatto alla polizia. Due uomini ora rischiano la galera  per interferenze illecite nella vita privata mediante l’uso di strumenti di ripresa visiva. Il reato è punibile con una condanna compresa tra 6 mesi e 4 anni di reclusione ( articolo 615 bis del codice penale che punisce chiunque, mediante l’uso di strumenti di ripresa visiva o sonora, si procura indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita privata che si svolgono all’interno di abitazioni private o di altri luoghi di privata dimora).

Il fatto non ci sorprende, purtroppo. Siamo nell’era 3.0, dello smanettamento forsennato, del non rispetto, del sollazzo stupido o, peggio, finalizzato a turpi azioni di tipo ricattatorio. Qualcuno si è sorpreso per la denuncia della vittima, altri si sono meravigliati per la severità dell’eventuale condanna, molti hanno dimostrato solidarietà alla signora e non è mancato chi ha incolpato la stessa che avrebbe comunque dovuto provvedere ad abbassare le tapparelle delle finestre invece di rischiare e di costringere dei lavoratori a interrompere le proprie mansioni. Stendiamo un velo pietoso su questi “illuminati” pensatori.

In parecchi, invece, abbiamo riflettuto sulla vacuità dei nostri giorni. Come si cambia! Un tempo riuscire a carpire fortuitamente la visione di un corpo nudo di donna, financo di una caviglia, avrebbe ispirato sentimenti e  intimi e inconfessabili turbamenti, splendidi versi poetici, mirabili brani letterari, tele strepitose. Oggi…si fa un  filmino di pessimo gusto e qualità da condividere, nell’ipotesi migliore, con gli amici della birreria. E si finisce, si spera, in carcere.

Siamo ormai terra terra.

Da persona, donna o uomo che io possa essere, rivendico, insieme alla mia concittadina, il diritto di girare nuda per casa mia, estate o inverno che sia, in assoluta intimità e di non avere violata la mia privacy per nessun motivo. Da donna potrei, forse, solo accettare di divenire inconsapevole Musa di splendidi versi poetici ma, ahimè,  sarei dovuta nascere in altra epoca.

“Tutta nuda”

Te, nuda dinanzi la lampada rosa,

e gli avori, gli argenti, le madreperle,

pieni di riflessi

della tua carne dolcemente luminosa.

Un brivido nello spogliatoio di seta,

un mormorio sulla finestra socchiusa,

un filo d’odore, venuto

dalla notte delle acacie aperte,

e una grande farfalla che ignora

che intorno a te

non si bruciano le ali,

ma l’anima.

Luciano Folgore

(da Città veloce. 1919)

L’Acquisto (online?)

18 domenica Dic 2016

Posted by ili6 in Articoli, costume e società, Natale, Senza categoria

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acquisti online, auguri, blog, commessi, convenienza, crisi occupazionale, e-commerce, lavoro, Natale, negozianti, scaldamani, web

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Volendo acquistare uno scaldamani per mia madre e non avendo chiare idee dell’oggetto, delle caratteristiche, delle marche  dei modelli  e dei costi, ho fatto un ampio giro sul web. In meno di venti minuti degli scaldamani elettrici sapevo tutto e di più. Premesso che online sino ad oggi ho acquistato solo alcuni ebook  e che in famiglia ho un fan sfegatato per gli acquisti in rete, un nipote che, tanto per fare un esempio pratico,  va a provare le scarpe nel negozio, fotografa i codici e poi si affida all’e-commerce con un buon risparmio e che  le volte che compro qualcosa in un negozio mi dice che ho sbagliato, che devo aggiornarmi, che avrei risparmiato tanti soldini, ecc.. ecc…, prendo improvvisa decisione di acquistare lo scaldino on line. Il costo è così basso che si può rischiare la fregatura e poi ci deve pur essere una prima volta, giusto? Scelgo un famoso negozio che c’è dalle mie parti e che vende i prodotti anche in rete con un certo risparmio, clicco sul modello e avvio  la procedura di acquisto. Terminata, mi appare un cortese messaggio che mi avverte che la tessera prepagata che vorrei utilizzare non può supportare la vendita  e, in effetti, mi sovviene di non aver ricaricato quella tessera da mesi e mesi. Che virtuale figuraccia! Al nipote non lo dirò mai! Di usare la carta di credito ufficiale non se ne parla, quindi annullo tutto e mi riprometto di passare l’indomani in banca per la ricarica. Puntualmente, però, lo dimentico, i giorni passano e scordo anche lo scaldamani.

Una  settimana  dopo mi ritrovo nel negozio per altre cose e ricordo dello scaldino. Aiutata da un gentile commesso, decido di prenderlo  anche se lo pagherò  qualcosa in più rispetto alla vetrina online dello stesso negozio.

-Se lo avessi preso sul web avrei risparmiato 4 euro.

-Vero, signora, per poco sarà così, ma dal prossimo anno, per fortuna, non ci sarà più differenza tra gli acquisti sul web e quelli nel negozio.

-Oh, peccato, ora che mi stavo decidendo…mio nipote si dispiacerà. In effetti  4 euro su 20 non sono poca cosa…

-Lo so, ma questa sarà la nuova tendenza dei grandi negozi. Sa a cosa servono quei 4 euro che lei sta spendendo in più? Al mio stipendio. Ne sia contenta, sta contribuendo a mantenere un posto di lavoro che è sempre più traballante.

-Capisco, ma…il 20%…sì,  penso sia giusto così, almeno per le piccole spese…

Saluto il commesso e vado a fare la fila alla cassa. Due minuti dopo mi sento chiamare e accanto al commesso c’è una donna minuta, molto carina e un bambino riccioluto che le somiglia tantissimo:

-Scusi, signora, è appena arrivata mia moglie con mio figlio. Glieli volevo presentare. Anche loro ringraziano per l’acquisto. Buon Natale.

Ci scambiamo una stretta di mani, due parole di cortesia, gli auguri e esco dal negozio contenta per l’ acquisto e per gli euro non risparmiati per una giusta causa.

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SERENO E GIOIOSO NATALE, amiche e amici di blog ❤

IO SONO EUROPEA E CITTADINA DEL MONDO.

15 domenica Nov 2015

Posted by ili6 in Articoli, costume e società

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Parigi 13/11/2015

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Non odio, sono libera.

Non ho rancori, so accogliere.

So che non esiste, in nessuna Religione, un Dio punitivo.

Ho rispetto di me stessa, degli altri, delle preziosità della Terra.

Sono viva!

La libreria

26 lunedì Ott 2015

Posted by ili6 in Articoli, costume e società, Libri

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cellulari, come si studia oggi, così fan tutti, fotografie, genitori senza parole, Google, l'arte di arrangiarsi, librerie vuote, libri, libri usati, pagnette, ragazzi 2.0, scuola, te lo vendo, vita reale

libreria

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Lui ha appena finito il liceo ed è un ragazzo dei suoi tempi. Non gli manca nulla, ma i genitori, affermati professionisti, lo tengono un bel po’ a stecchetto. Viaggi, corsi, palestre, fitness, festicciole, abbigliamento, motorino, musica e tecnologia non vengono risparmiati. Dove mamma e papà stringono la corda è sui contanti per la quotidianità: paghette settimanali un po’ striminzite. E lui che fa? Si organizza, sin dai tempi delle medie,  con piccoli espedienti per racimolare qualche euro: fotocopie ai compagni a prezzi stracciati che fa nello studio della madre; cd e dvd che scarica dal web a prezzi concorrenziali ai vu cumprà ; spesa alimentare a domicilio a qualche vecchietto vicino di casa; semplici commissioni per la famiglia dietro mini compenso. Insomma, piccole cose che fanno sorridere i genitori e che persino li inorgogliscono perché vedono crescere il figliolo in modo determinato e capace di risolvere i problemi con espedienti del tipo -io so come cavarmela comunque-

Ma quando una sera la  madre entra nella sua stanza  e vede tutti gli scaffali della grande  libreria  vuoti, quelli dove stavano in bell’ordine  i libri dei cinque anni di liceo del figlio, tutti libri acquistati nuovi e debitamente foderati, le prende un colpo: “Dove sono i libri?”,  gli chiede mentre osserva quelle mensole completamente vuote. “Li  hai spostati in soffitta per far posto ai prossimi testi universitari?”

“No, li ho quasi tutti venduti domenica scorsa al mercatino del libro usato. Quelli che non sono riuscito a vendere li ho depositati in una libreria. Se li venderanno, mi daranno il 50% del ricavato. A me non servivano più.”  

“Anche i dizionari di inglese e latino?”

“Sì, coi traduttori on line servono sempre meno.”

“Nei tuoi libri c’erano le note dei professori, i tuoi appunti, i voti,  anche qualche mio disegno a matita mentre ascoltavo le lezioni che dovevi ripetere a scuola. Come hai potuto?! Quanto hai guadagnato? “

“ Un piccolo gruzzoletto, speravo di più. Sempre meno studenti comprano libri, anche di seconda e terza mano, e ho dovuto abbassare i prezzi.”

“Non si studia più sui libri? Ci sono i tablet a scuola o le fotocopie?”

“No, niente tablet e nemmeno  ebook o fotocopie. Ora ci sono le fotografie.”

“Le fotografie?”

“Sì. Si chiede a un compagno di classe che ha il libro di poter scattare  le foto delle pagine da studiare e si leggono sui cellulari. Ma anche quelle foto si pagano. Poca cosa, pochi centesimi per ogni pagina fotografata. Poesie e brani che si trovano su internet sono gratis, ovviamente. “

“Ah! Noi ti abbiamo sempre comprato i libri e non hai avuto bisogno di studiare con le fotografie.”

“Certo, ed è stato un gran bene! Grazie!”

“Come si può studiare da una fotografia?! Mi spiace moltissimo che tu li abbia venduti, avresti dovuto dirmelo e te lo avrei vietato! I libri sono un ricordo e possono sempre servire nella vita!”

“A me sono tanto serviti, per lo studio e per…”

“No, non dirmi che ti sei fatto pagare per fotografarli !!!”

“Senti, mamma, se ci tieni tanto, vai nella libreria di Giovanni e ti ricompri quelli che non sono riuscito a vendere domenica scorsa! In fondo la colpa è tua e di papà che mi fate vivere con niente alla settimana! Piuttosto…se  tieni a quelle  enciclopedie di scienze e di storia, comprale tu, adesso, te le vendo…. che io ho Google!”

Robert Capa: “La verità è l’immagine migliore, la migliore propaganda.”

12 sabato Set 2015

Posted by ili6 in Articoli, costume e società, Fotografia, Notizie e politica

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accoglienza, bianco e nero, dolore, emozione, fame, fotografia, guerra, migranti, miseria, mostra fotografica, Robert Capa, Seconda Guerra Mondiale, Sicilia, soldati, Troina, Ungheria

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Sono stata a visitare la mostra dedicata al grande fotoreporter di guerra Robert Capa, che racconta gli anni della seconda guerra mondiale in Italia. Le circa ottanta foto esposte nella bella location della Torre Capitania di Troina (EN), un paesino arroccato sui Nebrodi, sono straordinarie e colpiscono per la maestria tecnica del  fotografo più famoso del secolo scorso, per  la nitidezza, i chiaroscuri, le mille sfumature del bianco e nero, ma soprattutto scatenano una forte emozione  per la scelta dei soggetti,  per  la spontaneità, la delicatezza e la cruda realtà  delle inquadrature che catturano il “ momento decisivo” capace di raccontare, senza bisogno di parole, le atrocità della guerra.

 Robert Capa – Sperlinga 1943

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Robert Capa – Troina 1943

Molte delle foto esposte sono “tornate a casa”, nei luoghi, cioè,  dove Capa le scattò, a Troina e dintorni, e questo crea nei siciliani accorsi a visitare la mostra, un’emozione in più.

Robert Capa . Troina 1943

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Robert Capa – Agrigento 1983

Le foto di Capa testimoniano quanto banale e a volte noiosa fosse la guerra, ma anche drammatica, fatta da uomini che a volte non sapevano neanche perché erano lì, ad uccidere per non essere uccisi.  Nei suoi fotogrammi c’è la gente comune,  ci sono i volti di giovanissimi soldati americani e tedeschi  stanchi e impauriti,  i luoghi  ridotti in macerie,  ci sono affamati e assetati,  morti e feriti,  sale ospedaliere improvvisate nelle chiese,  madri che urlano  il dolore per i figli morti,  sguardi di bimbi disorientati. Soldati e civili vittime di una stessa  strage. L’obiettivo di Robert Capa tratta tutti con la stessa equità, fermando la paura, l’attesa, la solitudine, la fame, il riposo, la solidarietà, la speranza.

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Robert Capa – Benvenuto agli Americani a Monreale -23 Luglio 1943

Robert  Capa, che  fu tra i primi a capire l’importanza del mezzo fotografico come arma di denuncia e di testimonianza, era ungherese e, se fosse vissuto oggi, non avrebbe avuto bisogno di spostarsi per il mondo  per raccontare di guerra. Avrebbe potuto documentare la guerra che si sta svolgendo nel suo Paese , una guerra al momento senza bombe, ma con lo stesso bagaglio di disorientamento, disperazione, paura, attesa e speranza.

Ungheria 2015

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“Un inferno che gli uomini si sono fabbricati da soli.” Robert Capa

Menti malate.

27 giovedì Ago 2015

Posted by ili6 in Articoli, costume e società

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delirio di onnipotenza, esigenza di ammirazione, falliti, frustrazione, giornalisti, isis, menti malate, Munch, narcisismo, odio, orrore, selfie, ski, social network, strage, suicidi, video, Virginia

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L’Urlo – Edvard Munch – Oslo

Ma come si fa ad ammazzare due persone e poi stare ore davanti a un pc per postare il video e la “giustificazione” del delitto? Come si fa?!?  Quanto malata e glaciale deve essere quella mente! Simile a quella del pilota tedesco che fece schiantare l’aereo sulle montagne con tutti i passeggeri a bordo:”un giorno il mondo parlerà di me“, disse e per tanto si adoperò! E anche in quel caso si parlò di mente depressa e frustrata,  con manie di persecuzione. Gente visionaria,  narcisistica, con esigenza di ammirazione  e, diciamola tutta anche se son morti – che riposino comunque in pace – di gente che vale davvero poco e sa di valer poco e che,  invece di tentare un miglioramento, di capire, di cercare aiuto, si riempie di livore, di rabbia, di disprezzo, di odio e fa una strage!

Il giornalista americano ha dimenticato di farsi l’ultimo selfie mentre si suicidava! Qualcuno, poi, lo avrebbe postato sui social network per la sua “gloria eterna” e qualche altro lo avrebbe persino visto e forse anche laikkato !

Sono d’accordo con Sky  e con chi ha deciso di non trasmettere il video dell’assassinio, mediaticamente programmato, dei due giovani giornalisti della Virginia, non assecondando, così, certa perversa follia umana. Lo stesso vale per quelli dell’isis, assetati di sangue e vendette a gogò. Per quel che mi riguarda non leggo più nemmeno un rigo delle loro nefandezze, figuriamoci cliccare sui video autocelebrativi! Farsi megafono della follia umana che vuole punire e umiliare le vittime innocenti è aberrante.

Pur nelle dovute sfumature, narcisi e con impellente esigenza di successo,  ammirazione e onnipotenza, lo siamo tutti, idem schizzati, arrabbiati, depressi . Oggi più che mai abbiamo anche  i “mezzi” per esprimere tali rabbie e frustrazioni,  dal web alle armi, dalla droga all’alcol, li abbiamo in mano con facilità, con troppa facilità.  Ma abbiamo una  fortuna: quella di non essere  tutti uguali. Almeno così si spera.

OXI : un NO che sogna un SI

09 giovedì Lug 2015

Posted by ili6 in Articoli, costume e società, Politica

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accoglienza, auguri, economia, Euro, Europa, Grecia, Grexit, Italia, Lira, lobby, OXI, sogno, timori, UE

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Fossi stata una cittadina greca avrei votato NO al referendum di pochi giorni fa. Avrei votato NO pur sapendo che era inutile, pur sapendo di sbagliare. Avrei scritto un grande OXI di pancia, di petto  e di cuore, di pelle e di rabbia, un NO equivalente a un potente e disperato urlo, a un doloroso pugno sul tavolo, allo strappo feroce di un telo prezioso per esprimere il mio dissenso contro un’Europa Unita  che ha infranto il mio sogno, quello di essere una serena, libera e fiera cittadina europea.

Invece la UE è oggi il contrario del mio sogno! NO, quindi,  all’euroburocrazia, NO alla geopolitica, NO alla famelicità delle banche e delle finanze che stanno governando l’Europa e il mondo, NO alla politica becera, fredda e austera dei pochi che comandano e che sono burattini nelle mani delle grandi lobby massoniche e non del globo. NO, ancora,  all’umiliazione, all’asservimento, alla paura, allo spread e alle borse che segnano le mie giornate, ai conflitti tra le grandi potenze.  NO alla miseria, alla fame, alla disoccupazione. NO al buio cui siamo costretti da oltre un decennio!

Ricordo ancora quel mattino del 1° gennaio 2002 quando, dal giornalaio, mi liberai di tutte le monetine in Lire che mi erano rimaste nel portafoglio e respirai aria nuova, frizzante, profumata: ero cittadina europea, senza più cambi o passaporti, senza dogane o muri. Appartenevo adesso a una grande famiglia, quella del glorioso Vecchio Continente e ne ero contenta: ci saremmo aiutati, avremmo superato insieme le difficoltà e condiviso i successi, crescendo ancora e ancora. Invece siamo qui che ci scanniamo a vicenda come lupi famelici e l’unica cosa che ci lega  è l’interesse economico! Questa non è unione, quella vera, quella del sogno, questa è spietata guerra di supremazia in ogni versante.

“NO, NO, NO, tu sei il fratello povero, produci niente, poco e male, sperperi, tornami i soldi con gli interessi, risparmia, mettiti a dieta, risparmia, chiudi le fabbriche, risparmia, immiserisci le scuole, gli ospedali, la sicurezza: non sei degno di me!”

Un sogno che diviene  incubo.

Fossi stata cittadina greca, ripeto,  avrei votato NO, avrei sventolato la bandiera nazionale e avrei anche ballato e cantato in piazza, sapendo, però,  che la mia gioia sarebbe durata il tempo di una notte, il tempo di un sogno. Un sogno forse sbagliato. Ma i sogni non sono mai sbagliati! Ho sbagliato io a crederci? NO!!!:  hanno sbagliato  altri a non volerlo rendere possibile. Il sogno oggi è offuscato, forse non c’è, non più, non per adesso e non essendoci il mio NO diventa un inutile sbaglio, un inutile urlo. Perché io cittadina greca, ma forse anche italiana, da sola e al punto in cui mi trovo, so di non potercela fare. Non potrei farcela ad estinguere un debito che è divenuto gigantesco per una pessima politica interna ed estera e so bene che i debiti occorre restituirli, almeno in qualche maniera. So anche che se questo debito venisse fortemente ridotto, non potrei restituirlo ugualmente in un vicino futuro e sono persino consapevole del fatto che, anche  se questo debito venisse cancellato, annullato, faticherei comunque ad andare avanti perché il mio Stato non si è allineato ai ritmi del mondo che conta e che produce: di solo turismo e agricoltura non si vive e non si cresce. Amaro ammetterlo, ma è così.

Se fossi una cittadina greca cosa potrei, quindi,  ancora sognare dentro il tunnel buio dove ora mi trovo? Non lo so. Forse in un’accoglienza solidale e magnanima degli Stati Europei Uniti. Dovrei sognare un SI da coloro a cui  ho appena  sferrato un disperato NO. O forse potrei sognare una nuova consapevolezza e nuovi itinerari di un’ Europa che vuole iniziare ad essere davvero Unita. Un’ Europa che saprà comprendere, ascoltare e accogliere il mio NO. Un sogno…ancora un sogno!

Auguri sinceri, popolo greco. Auguri a noi cittadini europei “uniti”. La strada è in salita e il sogno lontano. Ma nessun sogno nasce mai sbagliato; può, però,  diventarlo strada facendo e per mano di pochi “eletti”.

Noi: gli italiani e gli altri.

19 venerdì Giu 2015

Posted by ili6 in articolo, costume e società, Politica

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accoglienza, badanti, cinesi, declino, demografia, italiani, migranti, Paolo Andreozzi, razzismo, scandali italici, stranieri

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Foto presa qui

Ci voleva un’ ondata migratoria di proporzioni enormi per svegliare il dormiente uomo italico! Già, perché noi Italiani dormiamo da un bel pezzo e ora che ci sentiamo “invasi”, reagiamo in modo scomposto, oscillando fra un’accoglienza umanitaria e una serie di dichiarazioni di fermezza che poi vengono regolarmente disattese. Ci volevano  Milano e la sua Expo, Roma e la sua stazione ferroviaria per farci esclamare :Oh, povera Italia! Lampedusa non è bastata.

Non ci siamo posti il problema della povera Italia quando gli esperti  iniziarono a dire del decremento delle nascite: alla fine degli anni ’60 nascevano in Italia quasi un milione di bambini all’anno, ma oggi il numero si è ridotto a meno della metà ed è quasi uguale a quello dei morti. Siamo molto vicini alla crescita zero. I demografi continuarono col dire che intere zone dell’Italia meridionale si stavano spopolando per via delle migrazioni (toh, anche noi con le valigie sempre pronte…), ma questo interessò poco. Ci dissero della fuga all’estero della parte migliore degli italiani, le giovani menti, i professionisti, i ricercatori e del conseguente impoverimento intellettuale e dell’ invecchiamento della popolazione. Le cause di questo inizio del declino furono svariate e  legate  alle condizioni socioeconomiche della popolazione, ma anche a quella natura insita nell’essere umano  di ogni luogo e tempo di  spostarsi  dai luoghi di origine per andare alla ricerca di nuovi territori, per migliorarsi. Le cause furono individuate, ma i rimedi non si pensò nemmeno di tentarli. Anzi, mettemmo in moto altri meccanismi che indussero, ad esempio,  le grandi fabbriche, i grandi marchi del Made in Italy a fuggire dall’amata Patria per poter respirare in terra straniera dal soffocamento della burocrazia e delle tasse.

Alla Patria, però, serviva forza lavoro  e quando la richiesta di manodopera delle regioni del Nord non trovò più risposta nei giovani disoccupati del Sud dell’Italia, che iniziarono a preferire l’estero ad un ambiente italico che  offriva loro solo il lavoro senza quelle strutture logistiche che sono indispensabili per un inserimento completo nel tessuto socio culturale, ecco che ci si aprì alla manodopera straniera.  Da un punto di vista economico questo creò  un beneficio al nostro  Paese;  gli stranieri si adattano a ricoprire posti di lavoro che in genere gli abitanti del luogo rifiutano perché poco graditi o sottopagati. Noi italiani , ad esempio, pur  con  la disoccupazione elevata che abbiamo,  ci siamo attorniati ben presto e  volentieri di badanti polacchi, russi, rumeni , perché noi non siamo disposti a lavare i sederi dei nostri vecchi. Non amiamo lavorare nei campi alla raccolta dei pomodori o nelle stalle ad accudire gli animali: paghiamo (finchè potremo) lo straniero che lo fa senza lamentarsi.   L’arrivo di decine e centinaia di migliaia di persone che vennero ad inserirsi fra i residenti, rompendo in molti casi equilibri già ben consolidati, diede intanto  un certo incremento demografico dovuto non solo alla presenza dei nuovi arrivati, ma anche dall’alto indice di natività che li caratterizza. La forte immigrazione ha  inciso, tanto per dirne una,  anche sull’incremento della popolazione scolastica e sulla conseguente necessità di assumere nuovo personale insegnante (viva viva!)

Nel frattempo noi italiani ci siamo dedicati ad altro: alle furbizie, alle arrampicate personali, alle astuzie, all’ozio. Ci siamo dedicati, ad esempio, ad avvelenare intere zone d’Italia  pur di evitare di pagare il regolare smaltimento dei rifiuti tossici, ci siamo fatti invadere facilmente e silenziosamente dai cinesi, vendendogli  case, terreni, palazzi, intere zone di antico splendore. Abbiamo continuato a fregarcene del turismo e abbiamo permesso che si sgretolassero Pompei e  le autostrade e che non si realizzassero le grandi opere che potevano portare lavoro e lustro. Abbiamo lasciato fare alla criminalità organizzata. Abbiamo assistito all’indegno spettacolo politico, giuridico, bancario.  E tanto altro.

Ora che ci sentiamo assaliti e soffocati , non dall’immobilismo italico, non dalla corruzione , dalla scempiaggine, dalla disoccupazione, ma dallo straniero, ora gridiamo allo scandalo.

Non serve gridare, serve fare.  Serve svegliarsi, serve cambiare noi stessi, serve amarci di più e amare meglio questo nostro Stivale. Serve evolversi.

Serve, può servire,  anche accogliere:  la diversità culturale, se ben utilizzata, può essere un valido strumento di evoluzione. Da un punto di vista antropologico la variabilità è un vantaggio rispetto alla omogeneità e questo lo abbiamo studiato tutti nei libri di Storia delle scuole di ogni ordine e grado. Occorre, a livello italico, europeo e mondiale,  una seria politica per l’immigrazione che non sia altalenante fra permissivismo e limitazioni fondate su norme dis-umane. (A tal proposito, e al di là degli schieramenti politici,  mi è piaciuto tanto questo articolo di Paolo Andreozzi).

L’immigrazione incontrollata finirà per scatenare gravi tensioni sociali e allontanare o annullare  la maturazione di una cultura antirazzista e antixenofoba che, per fortuna, molti abbiamo conquistato e ancora possediamo.

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