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Marirò

~ "L'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque"

Marirò

Archivi tag: senza parole

Lo smalto

24 domenica Set 2017

Posted by ili6 in Articoli, scuola, Senza categoria

≈ 59 commenti

Tag

analfabetismo, femme fatale, genitori e insegnanti, istruzione obbligatoria, roba da non credere, scuola, scuole serali per adulti, senza parole, smalto per unghie

nail-rosa-con-pois

Foto web

Non ha ancora trenta anni, è una bella donna, quasi una femme fatale per come si veste e si trucca. La tradisce il profumo spruzzato in abbondanza: di pessima qualità, è violento, aggressivo, disturbante. La signora ha gli occhi piccoli e guardinghi e scuote nervosamente la folta e lunga chioma nera. E’ sulla difensiva. Parla poco di sé e del figlio, dice solo che è separata, che vive a casa dei genitori e che il bimbo ha frequentato l’asilo poco e male  per colpa delle maestre. Preferisco non indagare e, poiché il piccolo piange e sta aggrappato a lei, la invito a restare in classe finchè non si tranquillizzerà.

Questo si ripete nei successivi due giorni di scuola. La signora resta in classe per circa un’ora, in silenzio, osserva tutto con sguardo nervoso e tiene il cellulare sempre ben in vista. Il bambino, intanto,  si incuriosisce un po’, inizia a interagire con noi maestre e si interessa a qualche compagnetto. Il problema si sta risolvendo e il quarto giorno la signora resta in aula solo dieci minuti  perché il bimbo è più sereno. Noto che è sempre vestita sgargiante e che ha cambiato lo smalto alle unghie, prima nero, poi verde e ora multicolore e con saette gialle su ogni dito. Prima di andar via la signora lascia un paio di quaderni e mi accorgo che non c’è il nome dell’alunno. Sono alle prese con un piccolo litigio da sedare tra due bimbette e prego la signora di scrivere il nome del figlio sulle copertine per non confondere i quaderni. Quando torno alla cattedra la signora è immobile con la mia penna in mano. Mi guarda dritta negli occhi e mi dice che non può scrivere il nome e cognome del figlio perché è analfabeta.

Resto di sasso e lei continua a guardarmi con un senso di sfida misto a naturalezza. Naturale? Normale che dopo quasi 100 anni di istruzione elementare obbligatoria, ci siano ancora persone, giovani e meno giovani,  analfabete?!? Analfabete tali da non saper scrivere a stampatello il nome e cognome del proprio figlio??? Non posso crederci!

So che devo stare zitta, che devo farmi i fatti miei, forse compatire e pensare “poveretta”, che devo stare calma e far finta di non aver sentito o capito. So tutte queste cose; situazioni del genere me ne saranno capitate al massimo quattro in tutta la mia carriera scolastica e sono stati sempre casi di genitori avanti negli anni, umili, semplici, ma questa mamma, questo suo sguardo baldanzoso, questa mise esterna tutta fatta di modernità e sfacciataggine, questa età così giovane, questa bellezza, …tutto l’insieme finisce con l’imbufalirmi.

Le chiedo di seguirmi nella stanza docenti e la guardo con sicurezza:“ Che sta aspettando ad andare a una scuola per adulti? Le pare normale essere un’analfabeta? Come farà ad aiutare suo figlio negli studi? Come farà a leggere un documento importante o anche un bel libro??? Come farà a guidare un’auto??? Che se ne fa di quel telefonino in mano se non sa scrivere o leggere un semplice messaggio?!?”

Sono un fiume in piena!

Sorpresa da questa mia reazione a muso duro, la giovane mamma non sa che dire. Forse è abituata al compatimento o al lassismo. Prendo un pezzo di carta e scrivo il numero di telefono della scuola secondaria dove insegna mia sorella:” Chiami in questa scuola, stanno per iniziare i corsi serali per adulti e sono gratuiti. Telefoni e si iscriva. Se avrà problemi sarò a sua disposizione. Telefoni subito, oggi stesso, ha capito?!?”

Mi guarda, non sa se affrontarmi come nemica o decidere di fidarsi, di prendere consapevolezza che è ora di agire, di svegliarsi, di darsi una mossa, di migliorarsi. Per sé e anche per suo figlio. Abbassa lo sguardo sul foglietto, lo prende e va via senza dire nulla.

Non la vedo per parecchi giorni, l’alunno viene accompagnato dalla nonna. Due giorni fa la  signora si presenta in classe.  Ancora più bella con i capelli raccolti in una coda ordinata e con un delicato smalto rosa alle unghie con i pois bianchi solo sui mignoli, mi chiede di aiutarla a compilare il modulo per i corsi serali: “ Le affido mio figlio, maestra, e molto di me. E’ arrivato il tempo di cambiare, migliorare, crescere.” La guardo seria e poi le dico: “L’aiuterò se lei aiuterà me. Con lo smalto sono un disastro e mi piace molto questo suo rosa tenue con i pallini sui mignoli. Mi insegnerà a stenderlo?”

 

Bimbo con mamma

14 mercoledì Gen 2015

Posted by ili6 in Articoli, io e loro, Orrore, Politica, scuola, Senza categoria

≈ 42 commenti

Tag

bambine nigeriane, bambini, fatti e orrori ascoltati in tv, il diverso da me, insegnante, letture, maternità, momenti difficili, scuola, senza parole

mamma mondo

“Non faccio in tempo ad aprire un libro che mio fratello arriva trotterellando,  appoggia le manine sul tavolo, si mette in punta di piedi e dice in quel suo modo un po’ buffo :-Fai vedele liblo!

A me piace molto il mio fratellino quando guarda le figure col dito in bocca. Oggi tra le pagine abbiamo visto una donna che sembrava cinese o giapponese con il suo bambino in braccio e Pino, appoggiando il suo dito sul mio, ha detto:-Bimbo con mamma!

Nella pagina seguente c’era una donna dalla pelle scura, aveva il naso largo e anche lei era con un bambino dagli occhi grandissimi. Pino ha appoggiato il suo dito anche su questa figura e ha detto :- Bimbo con mamma!-  Dopo  ha indicato una donna bianca di pelle, come noi, anche lei aveva un bambino in braccio. -Bimbo con mamma!- ha detto Pino..

Dovevo fare una ricerca sulle razze del mondo e questo libro è pieno di donne e bambini diversissimi, ricco di paroloni e di definizioni, ma a me è venuta una gran voglia di  usare le parole di Pino che mi sembravano più semplici e più vere.  Ogni bimbo è con la sua mamma e nessuno può negare che almeno in questo sono tutti uguali”.

(Tratto da “Ma che razza di razza è?” di Silvia Roncaglia)

 

E’  una bella pagina del libro di lettura dei miei alunni. Terminata la lettura e le relative discussioni sul senso della maternità  e della paternità che non conosce razze, tempi e luoghi, Caterina ha alzato la mano:

-Maestra, non è vero!  Delle mamme e dei papà nigeriani  hanno permesso che le loro bambine esplodessero per uccidere altre persone. L’ho sentito in tv.

Io insegnante ho, tra l’altro,  il dovere di dare le giuste informazioni e anche di mitigare quanto più possibile la realtà per non creare turbamenti nei bambini che mi sono affidati. Senza tanti giri di parole è stato, questo di pochi giorni fa, uno dei momenti più difficili del mio lavoro.

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