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caos dicembrino, dicembre, discriminazione, divieto di festeggiare a scuola il Natale, festeggiamenti, intercultura, lavoretti natalizi, maestre in tilt, Natale, Natale a scuola, preside di Bergamo, recite scolastiche, religione, rispetto delle tradizioni italiane
Se dovessi attribuire un aggettivo al mese di dicembre, lo definirei di certo caotico, almeno sino al 26. Poi viene la parte bella. Pochi giorni, lo so, ma di meritato relax, di vera vacanza, ovunque, anche a ciabattare a casa.
Al di là delle situazioni familiari e dello shopping obbligato, che incidono parecchio e sempre più, ciò che per me determina buona parte del caos dicembrino è il lavoro. Da giorno 1 noi maestre diveniamo delle folli esagitate perché entriamo nel conto alla rovescia che culmina con la “recita” e la consegna del “lavoretto” dell’ultimo giorno di scuola.
Ho sentito dire che tutto questo dal prossimo anno sarà vietato: EVVIVA!! EVVVVVIVA!!!!!!
No, cioè, mi spiego: le “recite” (più che virgolettate, eh…) e i lavoretti natalizi rappresentano comunque momenti di crescita per gli alunni che si cimentano in attività di vario tipo e che difficilmente si farebbero a scuola se non ci fosse il tradizionale scambio di auguri di dicembre: manipolazione, canto, minirecitazione, miniballetto, mini di tutto, ma sufficientemente ben fatto. Inoltre si misurano con una mini-prestazione e quindi con il superamento della timidezza e dell’impaccio, con un microfono, con un pubblico (genitori, nonni, zii, cugini, madrine, ecc…tutti ammassati in un’auletta, manco a dirlo…, ma con tanto di fotocamera in mano, mica si scherza, neh!). Che poi il pubblico, a furia di sentire letture, filastrocche e poesiole di pastorelli, angioletti e Babbi Natale, si annoi sino a tagliarsi le vene è cosa che a me non interessa: li avete messi al mondo i figli? Ora beccatevi la recita scolastica!
Ma anche questo non è poi così vero, ‘che alla fine questi momenti molti genitori li ricordano con emozione per parecchio tempo.
Il vero problema non è per i bambini che, tra l’altro, nel caos natalizio si divertono da matti, il problema è per noi maestre e per il nostro apparato cardiocircolatorio e fonico. Inutile dire che mi trovo nel pieno della questione, ma mi do coraggio da sola pensando che sarà quasi sicuramente (la preside si è già espressa…) l’ultimo anno: evviva!! Baci e abbracci ai ministri illuminati, a quel preside di Bergamo, all’intercultura, al rispetto dell’immigrazione, delle altre religioni, degli atei, dei credi di qua e dei credi di là, dei credi di ciò che vuoiiiii: viva, viva, vivaaaaa! Stop alle recite scolastiche, ai presepi a scuola, alla visita in chiesa, alle gite per paesi natalizi, ai lavoretti di Natale, alle letterine a babbo Natale e alla befana, stooooppete!
Vabbè, poi forse tutto questo mi mancherà. O forse no. Non lo so.
A dirla davvero tutta e tralasciando la fatica del momento (che poi miracolosamente passa) mi fa un tantino rabbia, cioè mi dispiace un pochetto dover rinunciare alle nostre tradizioni anche a scuola. Massimo rispetto per chi la pensa diversamente, ma un po’ di rispetto anche al mio pensare ci vorrebbe. Tutte le volte che ho visitato le moschee ho tolto le scarpe anche se quel rituale non mi apparteneva: ero in un altro Paese e ho rispettato credo, usi e costumi del luogo. Discorso lungo, questo…e sono troppo stanca per affrontarlo ora.
A pensarci bene che Natale sarebbe senza un angolino luccicante in classe? Senza le finestrelle dell’Avvento da aprire ogni mattina recitando una preghierina? Senza quella rima carina da inventare sul Presepe o sulla stella cometa? Senza le storie e le leggende natalizie da leggere e recitare per incantare i visetti dei bambini? Senza quei bigliettini d’auguri per mamma e papà e quel lavoretto sgangherato da costruire in gran segreto? Senza un panettone da gustare insieme ? Senza una casa (della maestra) cosparsa ovunque di pezzettini di cartoncino bianco, rosso, oro e verde? Senza le mani (della maestra) tatuate dalla colla a caldo? Senza polverina e glitter sui capelli di adulti e piccini? Senza impasto di das e similari con relative palline spiaccicate ai muri dell’aula? Senza lo sguardo di quel bambino che dimentica la parte da dire e mi chiede disperato aiuto? Senza quelle canzoni cantate centinaia di volte e poi urlate e stonate, ma con tanto di l’immancabile applauso finale? Senza i loro disegni? Senza…
No, no, sarebbe un Natale opaco.
Non toccate il Natale dei bambini, di quei bambini che amano prepararsi e festeggiarlo così come sono abituati a farlo! E non toccate il mio Natale finchè andrò in pensione!
Foto web – Se tutto andrà bene… il lavoretto di Natale dei miei alunni sarà somigliante a questo (e non sarà l’ultimo)
Buona Immacolata Concezione a tutti. 🙂