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Marirò

~ "L'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque"

Marirò

Archivi tag: racconti sotto l’ombrellone

Bolero

31 lunedì Lug 2017

Posted by ili6 in Articoli, I miei racconti, Musica, Senza categoria

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Tag

Agosto, Bolero di Ravel, catarsi, condomini, convivenze, estate, I miei racconti, Maya Plisetkaya, musica, racconti sotto l'ombrellone

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Cris abita in un palazzetto un po’ aristocratico e un po’ demodè da quasi un anno. Un voluto trasferimento lavorativo l’ha portata in quella bella e fredda città del Nord e, benchè le manchino tanto il suo Sud e la sua famiglia, non se ne lamenta e considera tutto come una necessaria parentesi di vita o come una opportunità di cambiamento. La città è interessante, c’è sempre qualcosa da vedere nei  pomeriggi liberi: mostre, monumenti, paesaggi, quartieri eleganti. Per il resto le sue conoscenze si fermano all’ambito lavorativo e, seppur superficiali, tra qualche famigliola del palazzotto. Non ha ancora chiaro chi abiti quei nove appartamenti, sa che in quello sopra di lei sta una anziana coppia di coniugi, peraltro fredda e distaccata, tipico di chi non vuole avere rapporti con “stranieri”, in quello di fronte vivono due sorelle avanti negli anni con cui ha preso qualche the e speso alcune chiacchiere e l’appartamento sotto è di un vedovo, un cardiologo che vi abita  con due ragazzini e l’anziana madre, signora gentile e sorridente, forse l’unica ad averla accolta in quello stabile, dopo il portiere. Cristina non dà fastidio a nessuno, è attenta alle regole di civile convivenza e non ha tempo e voglia di instaurare vere amicizie. Aspetta Ferragosto per ritornare a casa sua, dove il cielo è azzurro come i suoi occhi e il mare ha tutte le tonalità del blu. Dove ha lasciato lui. Dove forse lui non l’attende più.

Pochi giorni fa, però, in una notte calda e stellata, per la prima volta Cristina arrecò disturbo e qualche scompiglio tra gli abitanti del condominio. Inquieta e pensierosa, si sentiva sola come non mai e ebbe una decisa crisi di nostalgia per la sua famiglia, per gli amici, la sua casa, il suo blu. E per lui.
Per calmarsi era necessaria un po’ di buona musica; Cristina sapeva che era già trascorsa l’una e poteva infastidire qualcuno, ma al diavolo tutto e tutti. Così accese lo stereo a tutto volume e le note del Bolero di Ravel invasero i suoi pensieri, l’appartamento e lo stabile. Quella melodia uniforme, ripetuta e crescente, pazza e provocatoria, lei sa anche ballarla, non su un tavolo come vide magnificamente fare a una ètoile a teatro, ma a piedi nudi su un tappeto. E’ una musica che le ha sempre dato forza, magia, catarsi e sostegno. Così, al lieve attacco del flauto, Cristina accennò qualche timido passo di danza per prendere il ritmo e, quando sentì l’ingresso del clarinetto e del fagotto, tentò di svuotare i pensieri e iniziò a infondere plasticità al suo corpo con semplici movimenti geometrici. Ah, se lui l’avesse vista in quel momento mentre alzava lentamente le braccia o inarcava la schiena: sarebbe rimasto incantato! Ma lui, il suo lui, chissà dov’era.   Nella partitura entrarono altri gruppi strumentali dagli impasti timbrici sempre più complessi e raffinati e lei mise forza, ampiezza e stile ai movimenti, seguendo il ritmo del tamburo che le faceva martellare cuore e mente. Cris era straordinaria nella sequenza crescente e sferzante dei movimenti, sempre più sensuali e decisi. Accompagnava il crescendo musicale con piroette, piegamenti, abbracci e sguardi sempre più fieri e determinati. Se solo lui avesse incontrato quegli sguardi! Avrebbe capito che lei stava affrontando tutto con estrema forza per il loro futuro. Avrebbe meglio compreso l’ opportunità che gli stava offrendo con quel lavoro al Nord: lasciare tutto e tutti per correre da lei, per cambiare vita, insieme, per sempre.
La musica del Bolero si avvicinava al culmine con la progressiva partecipazione di tutta l’orchestra e riempiva ogni angolo dell’appartamento. Cris sentì lo squillo del telefono e il campanello della porta, sicuramente il portiere e qualche altro suo vicino erano corsi per protestare, ma lei ignorò e continuò la sua danza forsennata, incantatoria, orgiastica. No, no, lui non l’avrebbe mai seguita, non sarebbe stato capace di dare un colpo di spugna a quel tanto o poco che aveva costruito laggiù, e lei lì non poteva farne parte. No, no…era arrivato il tempo di chiudere.
Nell’accordo dissonante finale del Bolero si ritrovò a terra in posizione balasana. Lentamente riprese a respirare, aprì gli occhi e, nel silenzio ritrovato, attese che il ritmo del cuore tornasse normale. Poi si sdraiò supina e stette a lungo a osservare gli stucchi del soffitto di quella stanza. Sentiva movimento sulle scale e qualche borbottio e decise di non farci caso. Si alzò, fece una lunga doccia, poi andò a dormire senza sogni.
Il pomeriggio seguente preparò dei biscotti al pistacchio e cannella, antica ricetta di famiglia, e ne lasciò due vassoi in portineria per chi avesse voluto assaggiarli. Accompagnò i vassoi con un biglietto di scuse rivolto a tutti gli abitanti del palazzo. Il portiere non mancò di riferire qualche lamentela e la pregò di non ripetere l’accaduto.

La domenica si annuncia assolata, ma non caldissima grazie al maestrale e Cris decide di andare a pedalare sul lungofiume. Mentre sta per uscire il portiere la blocca e la informa che i biscotti erano buonissimi e sono stati molto graditi,  soprattutto dalle sorelle dirimpettaie, dal cardiologo e da sua madre. Quest’ultimo ha lasciato per lei un biglietto : “Ottimi sia i biscotti che le note vorticose dell’altra notte. Si potrà ripetere, ogni tanto. Armando.”
Cristina adesso sa il nome del medico incrociato tre o quattro volte sulle scale con distratti buongiorno e buonasera. Di lui non sa altro, solo poche notizie dette dalla madre quando entrambe scambiano due parole mentre si ritrovano a stendere i panni nei rispettivi balconi.
Qualcosa le dice che ci sarà modo e tempo per saperne di più.

Sereno e felice Agosto a chi passa da qui

Fantastici e duraturi castelli di sabbia

17 mercoledì Ago 2016

Posted by ili6 in Articoli, I miei racconti, Senza categoria

≈ 30 commenti

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castelli di sabbia, chat, estate, facebook, matrimonio, racconti sotto l'ombrellone

Ne convengono in tanti: la coppia più bella di questa estate, nel tratto di spiaggia che frequenta  Paola, è  proprio quella dei due giovani che  si sono conosciuti su Facebook. Belli lo erano anche la scorsa estate, con il loro bambino appena nato, ora lo sono  forse più per via del pancione del secondo figlio in arrivo. Qualcuno storce ancora il naso, ma poco importa.

Lui è uno schianto, un vichingo svedese che ha lasciato uomini e  donne (di tutte le età) a bocca aperta, non solo per la sua fisicità da 10 e lode, ma anche per affabilità, simpatia, cordialità, serietà. Lei è la classica bella donna mediterranea  che tutti in quella spiaggia erano abituati a vedere  sola e in compagnia di un libro. Un pomeriggio di alcuni anni fa, mentre era sdraiata a prendere il sole  e  intenta a smanettare col cellulare, chiese a Paola, l’amica di sua madre,  se era  su FB. Lei  rispose di no e Francesca  disse che si era iscritta da pochi mesi e che le si era aperto un mondo nuovo. Paola le raccomandò, dall’alto della sua moscia maturità, di stare attenta. A Natale Francesca le inviò  un messaggio di auguri dalla Svezia, aggiungendo che era il Natale più bello della sua vita. Nel Natale seguente  ricevette l’invito del su0 matrimonio e ora Paola sta tentando di costruire un castello di sabbia con il suo bambino.

Castelli di sabbia, già…così venne definita la storia dei due innamorati dalla maggior parte delle signore della spiaggia appena si seppe che lei si era trasferita  da lui. Paola ancora  ricorda i pianti dei genitori di Francesca, increduli che la loro unica, colta, educata, ricca figlia avesse preso una decisione così repentina e folle grazie a una banalissima e pericolosissima chat. Paola fu sincera con l’amica, le disse che era  felice per la ragazza, che non sopportava più di vedere una trentenne uscire nelle sere estive coi genitori e gli amici di questi, che dovevano smetterla di soffocarla, di cercare il buon partito da sposare, che dovevano lasciarla andare, anche a costo di errori, e fidarsi di lei.

 Ricorda ancora quella sera in pizzeria  quando si trovò a prendere le  difese della nuova coppia contro tutte le signore scandalizzate dal loro incontro tecnologico :-Senza sapere nulla delle famiglie, della provenienza? Dureranno meno di un anno! Un tuffo nel buio! Sul web puoi trovare il diavolo!!!

“Vero, puoi trovare il diavolo o la  normalità”, ribatteva Paola. Si schierò dalla parte dei due giovani  sin da subito e  a spada tratta, senza sapere  il  perché, o forse sì. Conosceva  Francesca da quando era una ragazzina e l’aveva sempre vista triste, annoiata, schiacciata dalla forte personalità dei genitori. Ma non era  solo questo La cosa che  le piacque  fu, intanto,  la loro naturale e bella sincerità: “Ci siamo conosciuti su Facebook”. Avrebbero potuto dire qualsiasi altra cosa, di essersi incontrati in un convegno universitario, al foyer di un teatro, in un museo, ovunque e non avrebbero sollevato vespai. Invece dissero la verità e la sottolinearono durante la festa del loro matrimonio con una delle torte con sopra decorato il logo di FB e un faccino ammiccante.

Torta-nuziale-ad-un-piano-tipo-Ruffle-cake

Durante quella pizza da incubo al femminile,  Paola fu disturbata da tutti quei declami delle signore bene contro il web, un puritanesimo falso e strisciante che non muore mai, capace di annientare chiunque. Si lanciò contro i mulini a vento, brandendo la spada verso tutte:- “Ma tu che dici che su Internet ci stanno solo mostri, significa che anche tuo figlio è un mostro! O credi che tuo figlio ora non stia  chattando con qualcuno mentre noi stiamo mangiando la pizza?” E fu persino cattiva verso un’altra signora che asseriva con veemenza l’importanza di conoscere le famiglie di provenienza:-“ E infatti tua nipote che ha sposato il figlio del dirimpettaio, è già divorziata!”

Alcune ne dissero di tutti i colori, altre le ammutolì lei con battute argute, poche stettero in un silenzio nascosto e imbarazzato,  una le chiese se per caso anche lei  stava a chattare e solo una signora ammise simpaticamente che, nonostante sposata e nonna come Paola, si divertiva  a colloquiare sui social di varie amenità, per gioco e passatempo. Lei tranquillizzò tutte dicendo che non era iscritta su FB, ma frequentava  i blog  e che, se l’argomento la interessava, lasciava commenti e scambi di opinione.  Si quietarono e si quietò pure lei. No, no,  Paola non disse che un tempo aveva frequentato  una chat che le aveva regalato momenti molto belli, puliti, semplici e anche tormentosi. Non disse che certi ricordi a distanza di anni ancora la accompagnano affettuosamente e serenamente, non lo disse perché quelli furono  momenti tutti suoi e che nessuno, all’infuori di lei, proprio nessuno potrà mai comprendere nella sua vera essenza senza sporcarli, anche solo lievemente.

Francesca ha un po’ di nausea:-”Torno a casa, posso lasciarti il bambino? Gioca così bene con te.”

“ Certo, vai tranquilla, riposati. Zia Paola sa costruire castelli di sabbia duraturi e fantastici!”

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Sandcastle

Foto prese dal web

Gigolò all’avanguardia

06 mercoledì Lug 2016

Posted by ili6 in Articoli, I miei racconti, Senza categoria

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chiacchiere tra donne, divorzio, donne, gigolò, gli ex, racconti sotto l'ombrellone, Richard Gere, uomini e donne

“Come sta Manu’?”

“Ah, non parlarmene, è ammattita!”

“Oh, mi spiace, ancora problemi col divorzio…”

“Macchè! Non so dirti che sta combinando: dopo quello che il suo ex marito le ha fatto passare, ora lei…”

“ Non riesce a dare un taglio?”

“ Infatti, sta troppo spesso con lui.”

“ Hanno un figlio, fa bene a non interrompere i rapporti, lui è pur sempre il padre di Luca.”

“E che rapporti! Lo sai già che, dopo la separazione,  ha fatto  altri due figli con altre due donne e Manu che fa?  Fa sesso col suo ex marito!”

“Caspita!”

“Vabbè,  non solo sesso: i due vanno a cena, a teatro, ai concerti, fanno viaggi in varie località, col figlio e senza il figlio, passeggiano sul lungomare mano nella mano. Ti sembra normale?”

“Beh, insomma, ma se lei ha superato quei rancori tipici delle separazioni, in fondo che c’è di male a restare in contatto?”

“Come che c’è di male?!? Come fa a trovare un altro uomo da sposare se si fa vedere in giro sempre con lui??? E lui…sai come è pronto a presentarla a tutti –la mia EX moglie, la mia EX- e come pronuncia forte quell’EX! E’ uno stronzo!”

“ Tu credi che Manu voglia risposarsi? Forse non ci pensa lontanamente dopo i dispiaceri che ha preso, forse è ancora innamorata del suo ex marito, o forse…”

“Certo che vuole risposarsi! E’ giovane, carina, con un figlio, sola, precaria, con mille problemi economici da affrontare. Non è facile, lo so, ma fare i viaggetti con quello, riceverlo in casa sino all’alba…chi se la dovrebbe prendere?”

“ Chi se la dovrebbe prendere….mica è un pacco!”

“Per me sta sbagliando tutto.”

“Ma sai, forse dovremmo vederla diversamente. Manu è una donna giovane, può anche avere delle esigenze, dei desideri e magari pensa che sia …come dire?…che sia meglio esaudire questi desideri con un uomo che conosce bene invece che con semisconosciuti. Magari c’è ancora innamoramento e passione tra i due. ”

“Ma sei matta?!? Lui di donne ne cambia una a settimana e poi una donna divorziata deve sapersi contenere in attesa di una nuova storia d’amore.”

 “Tipo chiudersi in casa e attendere nuovi pretendenti? E chi lo dice? Già, già… noi donne dobbiamo contenerci sempre, in un modo o nell’altro, i signori maschietti possono farsi l’harem, loro hanno le esigenze fisiologiche da rispettare! Sai che penso? Che se lei ha dei desideri, non solo sessuali, anche di compagnia, viaggi, cene romantiche, ecc… sta facendo bene a utilizzare, e ripeto UTILIZZARE,  il padre di suo figlio, anche se è uno stronzo!”

“Il tuo pensiero è sconvolgente!”

“E perché?”

“Perché è , è…non so definirlo… moderno, sfacciatamente moderno, oltranzista, estremista  all’avanguardia! Dici che lo sta utilizzando come gigolò.”

“Chissà, forse in un certo senso sì, ma spero che a pagare sia lui!”

“Oh, certo, lei non naviga nell’oro. Un gigolò all’avanguardia: e brava la Manu! Quanto mi piace Richard Gere, ma all’avanguardia!”

“Ah, ah, ah, gigolò all’avanguardia, sì! Dai, andiamo a prenderci una granita che fa troppo caldo e i pensieri rischiano di liquefarsi!”

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American Gigolo (1980) Directed by Paul Schrader Shown from left: Richard Gere, Lauren Hutton

Cocoon

18 venerdì Lug 2014

Posted by ili6 in Arte, I miei racconti, Intrattenimento, Senza categoria

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Alfio Presotto, cocoon, estetica, ma fatemi il piacere!!, mare, racconti sotto l'ombrellone

 2 di 2

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Bagnante  – Dipinto di Alfio Presotto

Valeria fu accompagnata in una piccola stanza  con candele accese e odori di sandalo. Le luci erano basse e questo le piacque. In un angolo della stanza c’era un lettino con sopra un materasso di plastica trasparente, stretto, illuminato d’arancione  e pieno d’acqua. Il letto era di legno, altissimo, e il materasso era a righe verticali, gonfio e teso, quasi una palla ovale. L’altezza del tutto era esagerata anche per Valeria che era abbastanza alta.

-Riesce ad arrampicarsi o prendo la scaletta?

-La scaletta, grazie.

-Tolga l’accappatoio e si sdrai sulla schiena.  Entri di sedere. Torno tra pochi minuti.

Valeria tolse l’accappatoio,  salì i tre gradini della scaletta e rimase a guardare quel materasso.  “Si spacca, ‘sto coso si spacca!” Fece una leggera pressione con un ginocchio e vide l’acqua ondeggiare all’interno. Il materasso era riscaldato e scivoloso. Si inginocchiò sulla prima delle tre strisce verticali e il letto ondeggiò:  “Ohhh , e ora che faccio?” Con molta cautela portò avanti le mani per tentare di andare carponi su quell’ovale e posizionarsi al centro. Poi si sarebbe girata.  Il materasso tremolava pericolosamente da tutte le parti :  “Cado, cado, sto per cadere, c****!”

-Serve aiuto?

-No!

-Stia tranquilla, è tarato per 150 chili e lei peserà meno della metà. Metto le pietre nel forno e torno subito.  Si giri e si stenda.

“Stenderei  volentieri  te e la cognata,  qui e altrove!”

Valeria rimase lì, nuda e carponi al centro di un materasso di plastica  gonfio d’acqua. Preda di  vertigini, non riuscì più a muovere un muscolo e un violento riso si impossessò di lei. Ad un certo punto avvertì un braccio che avvinghiò il suo sedere, un altro che circondò pancia e fianchi e poi vide la stanza roteare. Chiuse gli occhi e pregò. 

Shakerrr!

Quando li riaprì vide due occhi che la scrutavano severa:

-Le avevo detto di entrare di sedere, non di ginocchia! Di sedere, di cu.lo! Lo comprende l’italiano?!

– Che è successo? Mi ha rigirata lei?

-E chi altrimenti?

-Urka!

-Ora si rilassi che idrato il suo corpo. Poi dovrà mettersi a pancia in giù e l’aiuterò io, altrimenti faremo notte!

A quelle parole Valeria non riuscì a pensare a null’altro e nemmeno ad avvertire le mani dell’estetista sul suo corpo che spalmavano chissachè. Semiterrorizzata dalla shakerata che le avrebbe ancora potuto dare, disse alla tizia che si sarebbe girata da sola. E come per tutte quelle cose  che accadono nella vita quando decidi che è il momento di farle accadere, Valeria si girò su quel materasso con una velocità e una grazia incredibili: una farfalla, ecco cos’era diventata in quel momento, una farfalla leggera, capace di fare piroette dentro una stretta striscia di gomma.

Fu così che pian piano iniziò a rilassarsi, a sentire la soave musica che si diffondeva nella stanza, , il suono e il dondolio dell’acqua che la cullavano, a percepire gli odori dell’olio che la sua pelle accettava con benevolenza, ad avvertire il calore dei sassi che le venivano poggiati sulla schiena,  a seguire il percorso di due mani che massaggiavano il suo corpo.

Tornò bruscamente in sé quando la signora le disse che il trattamento stava per finire e che le avrebbe regalato un extra. Valeria impallidì quando vide che l’estetista prese da una cassetta chiusa a chiave una minuscola boccettina:

-Cos’è??

-Un unguento speciale che le darà un immediato vigore.  Basteranno poche gocce.

– Cosa contiene??

– Non sono autorizzata a dirlo, ma si fidi.

Sentì alcune gocce cadere sulla sua schiena e una specie di sabbiolina le venne spalmata addosso.

-Bene, abbiamo finito. Le è piaciuto il trattamento?

-Stupendo!

Rimasta  sola, si mise lentamente a sedere e poi scese da quel  materasso. Si asciugò  bene con un rotolo di carta  e si rivestì. Staccò poi una delle tante farfalle che erano attaccate ad una tenda di bambù con del fil di ferro. Osservò con attenzione quel filo rigido. Poi guardò il materasso…

 Uscì dalla stanza e attraversò il giardino.  L’estetista l’aspettava con una  fumante tisana. Valeria si ravvivò i capelli e rifiutò la bevanda.  Prima di andar via prenotò otto sedute di Cocoon e lasciò in garanzia il cellulare della cognata.  Salì in auto, prese dalla tasca dei pantaloni la farfallina di plastica e arrotolò il fil di ferro ad un bottone della camicia, come fosse una spilla.

“80 euro…si massaggi! Entri di sedere, di cu.lo!! Lo comprende l’italiano?! Shakerrr!”

Si guardò allo specchietto  retrovisore e sorrise ai suoi occhi che lampeggiavano. Mise in moto e si avviò verso il mare. Aveva urgente  bisogno di immergersi nel suo cocoon e di fare una vigorosa nuotata per rappacificarsi con il mondo.

Cocoon

15 martedì Lug 2014

Posted by ili6 in Arte, I miei racconti, Intrattenimento, Senza categoria

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Alfio Presotto, cocoon, estetica, ma fatemi il piacere!!, racconti sotto l'ombrellone

1 di 2

alfio-presotto-allegoria-12

Allegoria 2 – Dipinto di Alfio Presotto – 1956

Valeria aveva  ricevuto in regalo  un  trattamento estetico, un total body emotional cocoon che sconosceva che fosse. Le piaceva prendersi cura di sé  e capitava che, disponibilità finanziarie permettendo, si recasse in qualche centro estetico. Non amava che manipolassero il suo corpo, ma se avvertiva professionalità e giusto distacco, riusciva a rilassarsi e a trarne beneficio anche  mentale.

Così una mattina decise di  usufruire di quel regalo della cognatina . Trovare “Farfalle bianche” fu un’impresa. Che razza di nome per un salone di estetica! Dovette ricorrere al navigatore per scovarlo e alla fine si trovò davanti a una piccola porticina coi vetri smerigliati e per insegna una semplice  farfallina. Fu accolta da una  signora in una stanzetta con vari espositori di prodotti estetici.

-Ha ricevuto un bel regalo, complimenti. Vedrà che le piacerà. Ma un solo trattamento serve  a rilassare e a far bella la pelle, per i veri benefici rinvigorenti, detossinanti, modellanti , ringiovanenti,  occorrono otto-dieci  sedute. Se deciderà di continuare il cocoon  applicheremo uno  sconticino.

-Non so di che si tratta, non so se mi piacerà, non so quanto costa.

– 80 euro a seduta. Ecco perché le dicevo che ha ricevuto un bel regalo. Venga, iniziamo.

“Cazzarola, 80 euro a trattamento! Ma cognatina, quel maglioncino di Coccinelle visto insieme alla Rinascente, no, eh?”

 Attraversarono una vetrata e una stanza  adibita a sala parrucchiere e trucco  e arrivarono in un giardino con cascatelle d’acqua da tutte le parti, piante semiesotiche, divani, tavolinetti da the e chaise longue. Stile sicul-afro-amazzonico, tutto era  bianco, marrone e arancio con farfalle finte ovunque: decisamente  kitsch.

 – E’ la zona relax del prima e del dopo. Le piace?

-Carino. Occorre rilassarsi prima?

-Certo, rilassarsi e ben predisporsi. Questo è soprattutto un centro benessere. Vedrà. Ecco l’estetista che si prenderà cura di lei.

Una  robusta signora dai tratti quasi orientali, alta, capelli annodati a chignon e camice bianco le  venne incontro con teiera e tazze tipo cocco.

-Un the per iniziare, prego.

Finito il rito del the, Valeria fu invitata ad accomodarsi nella sala Cocoon. Una grande scatola di legno  scuro e lucido stava al centro della stanza.

-Si spogli, indossi il perizoma e si distenda sul letto.

-Quale letto?

-Questa cassa di legno. Torno tra 5 minuti esatti.

Valeria tolse  gli abiti ,indossò  l’inutile perizoma di carta e cercò di arrampicarsi su quella scatola. Era abbastanza alta, come tutti i lettini da massaggio e dopo qualche tentativo riuscì a stendersi sul legno. L’estetista le disse che avrebbe spalmato sul corpo  un fango  e poi avrebbe azionato il calore per far agire meglio il prodotto.

Ben presto divenne tutta color can che fugge e su di lei fu calata una specie di tenda canadese, ben incernierata ai lati. La tenda era trasparente e la testa  di Valeria restava fuori, adagiata su un morbido cuscino.

-Questa macchina arriva a 48 gradi, quando non sopporterà più il calore, lo dica che la spegnerò. Nel frattempo le faccio un massaggio al viso . Lei aiuti il fango a penetrare e si massaggi.

-Mi massaggio?

-Si, si massaggi dove e come vuole.

Non che fosse semplice massaggiarsi, accarezzarsi, strofinarsi con quella donna che guardava e controllava. Avrebbe dovuto farlo lei, almeno questo pensava Valeria, ma l’estetista si limitava a pizzicare il suo viso e a dirle in continuazione che doveva massaggiarsi  qua e là e senza smettere. Intanto il calore aumentava e faceva sciogliere il fango. Valeria era così concentrata a spalare fango dalle sue cosce, dai seni, dall’addome che non riusciva nemmeno a sentire la musica che si diffondeva nella stanza. Se le sue mani si fermavano, l’estetista la richiamava sul da farsi.

“Mi sto arrostendo, cognatina! Mi hai messa su una bella graticola! E questa qui comanda a bacchetta!!”

-Tanto caldo, signora.

-Sopporti  finchè può, fa solo bene.

-Ma capillari, vene, a che gradi siamo arrivati?

-25 gradi. Si massaggi anche coi piedi.

-Che???

-Un piede  sull’altra gamba e continui con le mani. Fa più effetto.

“Ma questa è scema?!?”

Pensando agli 80 euro, Valeria prese a muovere mani e piedi, prima lentamente, poi in modo sempre più vigoroso. Decise poi di stare al gioco e muovere tutto il corpo, glutei e schiena compresi, per  strofinarsi contro il legno.

“Ora ti faccio vedere che so fare, cara estetista degli 80 euro!”

 Più che un automassaggio sembrò il ballo della tarantola da terra e da deficiente al cubo! Le venne da ridere , ma non si arrese.  La temperatura aumentava sempre più e quando la macchina arrivò a 32 gradi ne chiese l’arresto. Stava per sollevarsi pensando di dover fare una doccia, ma l’estetista la bloccò.

-La doccia la farà sdraiata!

-Questa è un’esperienza che mi manca!

L’estetista aprì una delle cerniere  poste sulla cupola della tenda e infilò il telefono di una doccia. Poi aprì il rubinetto e Valeria fu colpita da una leggera  cascata d’acqua tiepida.

-Oh, che bello stare nudi sotto la pioggia!-, disse Valeria per non pensare al solletico che l’acqua le provocava.

L’estetista la fece girare un paio di volte, impresa non facile perché il legno era diventato molto scivoloso e poi l’avvertì che avrebbe aumentato il getto d’acqua. Valeria si impensierì…

Potenti getti d’acqua tiepida, calda, fredda colpirono ogni tratto della sua pelle, provocandole sensazioni strane, dal solletico al pizzicore, dalla piacevolezza al fastidio.

-Apra le braccia, le gambe, sollevi le ginocchia, allarghi le dita dei piedi, si massaggi, si giri!

Comandi imperiosi e continui per eliminare ogni traccia di fango. Alla fine l’estetista chiuse l’acqua, tolse la tenda trasparente e disse a Valeria che poteva alzarsi e indossare un accappatoio. Quei cinque minuti di getti d’acqua  l’avevano tramortita, tanto da non riuscire quasi a scendere da quella tavola. La signora l’aiutò e poi annunciò che sarebbero andate sul materasso ad acqua per il massaggio emozionale.

-Ah, e questo cos’ è stato?

-Quello sarà meglio, vedrà.  

“Vedrò, cognatina, vedrò…”

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