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Marirò

~ "L'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque"

Marirò

Archivi tag: paura

Bau e Gio

10 sabato Dic 2016

Posted by ili6 in Articoli, I miei racconti, Senza categoria

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accettazione del diverso da sè, accoglienza, amicizia, convivenza, diffidenza, dominio, famiglia, felini, Gabriella55, gelosia, il piacere di scrivere, paura, punto di vista, Racconto di Natale

(Seconda e ultima parte)

Disegni di Gabriella

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Gio, nato nel cortile di Bau insieme a sei altri fratelli, per una crudelissima legge di natura  fu destinato alla morte. La madre non riusciva ad allattare tutti i suoi cuccioli e dovette sceglierne uno per l’eliminazione.  Toccò a Gio che fu rifiutato sin da subito. I fratelli gli cedevano il posto tra le mammelle della mamma solo in rarissime occasioni di sazietà: per lui solo qualche goccia di avanzo e nulla più. Resistette oltre le previsioni, lottando e cercando di farsi spazio tra i vivi. Non riusciva a camminare, a stare in piedi, a mettere  il pelo, a miagolare, a crescere. Stava fermo in un angolino a lamentarsi e ad aspettare un miracolo. Il miracolo arrivò con il Principe che volle provare a forzare il suo destino e, munito di biberon, si prese cura di lui. Gio acquistò forza e speranza, iniziò a camminare e a miagolare e conquistò il Principe, suscitando la gelosia dei fratelli e di Bau che, turbato e ringhioso, gli gironzola sempre attorno. Durante il  pranzetto il Principe sta attento che nessuno, nemmeno Bau, si avvicini alla ciotola di Gio e solo dopo, quando  è sazio , permette agli altri di assaggiare gli avanzi. Il problema per Gio non sono i suoi fratelli che, ormai grandicelli, fanno tante passeggiate lontane e lo lasciano spesso solo e tranquillo, il problema è quel quadrupede nero che lo rifiuta, lo tormenta tutte le volte che c’è il pranzo e che teme la sua presenza:

-“ Perché ce l’hai così tanto con me? Che fastidio ti sto dando? Hai assistito alla mia nascita, hai visto coi tuoi occhi la fatica che ho dovuto fare per sopravvivere, rifiutato persino da mia madre! Credi sia stato facile per me accettare di essere un aborto della natura? Che ne sai tu della sopravvivenza, della fame, del rifiuto? Tu, col tuo pelo lucido e profumato; tu ,col tuo corpo grasso e sazio; tu, coccolato e amato; tu, con cuccette morbide e calde; tu con tutti gli spazi a tua disposizione! Che ne sai dell’abbandono e della solitudine, del terrore e della paura, dei morsi della fame e degli occhi che non riuscivo a tenere aperti per la malattia? Mi disprezzi perché sono diverso da te, perché sono rimasto piccolo e rachitico, perché non so arrampicarmi sui muri, solo ora ho imparato a raggiungere un piccolo rifugio sull’albero di limone. Mi sopporti malamente perché prendo un attimo di attenzione dal tuo Principe, che ora è anche il MIO, e fai di tutto per rubarmi il cibo anche se non ti piace, geloso come sei! Lo so che quando il Principe viene a prenderti per la passeggiatina poi ti porta nella casa di sopra e lì tu hai cibo e calore a sazietà. Da quaggiù sento i vostri giochi, le coccole che ti fa Principessa, il tuo ronfare tranquillo in chissà che eleganti cuccette e solo Dio sa quanto vorrei seguirvi di sopra e trascorrere la serata con voi! Ma non oso farlo, il mio posticino è qui e tu, invece di stare sereno con me, magari di giocare un pochino insieme, in quelle poche ore del mattino fai tutto l’altezzoso, non mi degni di uno sguardo e persino ti arrabbi se mangio qualcosina! Hai meritato quella botta del Principe sul sedere  quando hai cercato di rubarmi i croccantini! Hai persino tentato di morderlo e io ho soffiato contro te con tutta la mia forza perché sei un ingrato! Guarda che ce la faccio a uscire le unghie, non costringermi, stai  calmo  che non ti sto rubando nulla, sto solo cercando di vivere anche io e se vorrai, potremo farlo insieme, magari sarà divertente. Il Principe e la Principessa possono pensare a  tutti e due  quindi piantala di fare lo sciocco e andiamo avanti che in questo cortile c’è  spazio per entrambi. Miagolerò di meno per non disturbare il tuo riposo mattutino se la smetterai di rifiutarmi e di aver paura di me. Dall’alto del tuo Bau, hai paura di un piccolo Gio, temi che ti rubi i tuoi padroni e il loro affetto. Io non voglio rubare nulla, solo condividere un pochetto e poi,  come te, come tutti, ho bisogno  di attenzioni  per vivere.”

In questi giorni che precedono il Natale sta accadendo un fatto strano che sta disorientando Bau: per il pranzo di Gio nel cortile arriva anche Principessa: Principe dà da mangiare a Gio e Principessa nel frattempo  fa a Bau tante coccole. L’indomani è l’esatto contrario. E’ una specie di gioco che Bau non comprende bene, ma inizia a piacergli. Gio pare disponibile, è tranquillo e lascia fare: il cibo per lui è la cosa più importante, forse la sua fame non scherza davvero e poi  Bau ama mangiare al piano sopra e in fondo può aspettare. Bau non sa ancora scegliere tra il dominio del cibo, dei padroni e del territorio e le coccole alternate dei due che prima, a quell’ora del mattino, non c’erano e ora gli piacciono alquanto. Sarà stata la presenza di Gio nel cortile a portare questo inaspettato regalo mattutino? E’ forse un regalo di Natale? Bau è un po’ confuso, osserva  meglio Gio e si accorge che il suo pelo è diventato bello folto e lucido e che non puzza come prima. Comunque, adesso Bau è un po’ stanco e infreddolito e decide di riposarsi nella sua ex cesta e va ad acciambellarsi vicino alla sua ex copertina. Gio si avvicina cauto, entra dentro la cesta e si stiracchia accanto a Bau che drizza subito le orecchie. Ma Bau decide che a Gio penserà dopo, ora è meglio dormire un pochino, però con un occhio sempre aperto alle situazioni curiose, forse anche buone, che gli sta regalando la sua prima vecchiaia.  

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Bau e Gio

08 giovedì Dic 2016

Posted by ili6 in Articoli, I miei racconti, Senza categoria

≈ 39 commenti

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accettazione del diverso da sè, amicizia, cani e gatti, convivenze, diversità, dominio, famiglia, Gabriarte55, gelosia, i nostri amici quadrupedi, il piacere di scrivere, paura, punto di vista, racconti di Natale

(Prima parte di due)

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Disegno di Gabriella

Nero, piccolo da sembrare un peluche, impertinente e adorabile, Bau è da oltre un decennio l’indiscusso Principino di casa. Viziato e coccolato, sa dare affetto e spensieratezza e creare anche qualche problemino alla Principessa che per lui esiste solo quando il Principe non c’è. Beh, no, non è proprio così: Bau e Principessa hanno i loro bei momenti in certe sere, quando lei sta sul divano e lui le si acciambella accanto e le  tira tante carezze. Ma l’adorato indiscusso è il Principe, lui sì che lo fa divertire portandolo a spasso e dandogli ottimo cibo! Il cibo…ragione di vita insieme alle coccole e al dormire…Bau è esigente e sofisticato: ama mangiare ciò che mangiano i suoi padroni, Principessa è un’ottima cuoca, e Bau disdegna croccantini e biscottini adatti a lui. In modo particolare gli piace mangiare a tavola, la “sua tavola”, cioè i preziosi tappeti sparsi sul pavimento di casa e non comprende gli strilli di Principessa tutte le volte che, dopo aver addentato un osso o un pezzo di carne succulenta, si sposta sul persiano di turno per il suo pranzetto.  Esigente anche nelle abitudini, non sopporta i ritardi e le assenze e nemmeno le novità e ora, nella sua incipiente vecchiaia deve affrontare, nella sua casa di giorno,  una grande seccatura di nome Gio. Eh sì, come si conviene alle teste coronate anche Principino ha due case: il cortile è la sua casa di giorno, lì c’è la sua (ex)cesta, la copertina, la ciotola dell’acqua e ci sono tante cose da fare come inseguire i colombi, controllare i gatti dei tetti, annusare odori nelle aiuole, ascoltare i vicini di casa e la sua amica Polla che abbaia con lui dal terrazzo confinante. Poi c’è la casa della sera, quella bella, calda e morbidosa, due cuccette deliziose, una dentro e una sul terrazzo, la compagnia dei suoi Principi, i suoi giochini e piccoli dispettucci da fare quando gli passa per la coda.

Ora, si diceva, per Bau  il problema si chiama Gio:

-“Posso tollerare tanto di te, la cesta che mi hai tolto, la copertina che puzza del tuo odore, il tuo miagolio rauco e insistente che mi fa riposare male, la tua sciocca presenza nella mia casa di giorno. Posso sopportare che ogni tanto cerchi di strusciarti sul mio pelo, non ti morderò, mi limiterò a scansarmi  schifato e sopporto anche che sbagli in continuazione la ciotola dell’acqua e vieni a sporcare la mia. MAI, però,  sopporterò questa specie di amicizia che sta nascendo tra te e il MIO Principe! Lui ogni mattina ti offre una ciotola piena di croccantini (schifosetti a dire il vero) e io, che a quell’ora ho la mia fame, devo stare buono e osservare da lontano! Devo assistere al mio Principe che ti parla, che  ti accarezza…Gio di qua, Gio di là… ti ha persino curato gli occhi e una zampetta  e, cosa che mi fa infuriare, inizia persino a giocare con te! Questa è casa MIA e il Principe è mio, chiaro? Tu non esisti,  devi crescere in fretta e riuscire a saltare quel muro, come hanno fatto i tuoi fratelli e sgommare da qui, capito?! Tua madre ti ha rifiutato, i tuoi fratelli pure e…sei rimasto a me! Non se ne parla nemmeno! Sì, ok, sono geloso, lo ammetto, e ho paura di perdere i miei Principi per causa tua. Sto invecchiando e non riesco ad abituarmi a te.Vai via, Giò, vattene da casa mia e dai miei padroni o inizierò a mordere pesante! Lasciami invecchiare tranquillo, non sono capace di convivere con un diverso da me. I tetti ti aspettano. Sciòòò!”

Il banco conteso

25 venerdì Lug 2014

Posted by ili6 in Articoli, Notizie e politica, Orrore, scuola, Senza categoria

≈ 50 commenti

Tag

bambini, consapevolezza e volontà di Pace, guerra, i bambini e la guerra, Israeliani e palestinesi, paura, scuola, striscia di Gaza, tv

israel-palestine

Foto web

Tra poco più di un mese tornerò a scuola e accoglierò gli alunni nel modo più  festoso possibile. Saranno contenti di rivedersi e rivedermi, di riprendere il lavoro e giocare tra i banchi. Racconteranno dell’estate, dei giorni al mare, delle passeggiate, delle festicciole, della loro vita che scorre tranquilla e ricca di tante piccole cose. Sono alunni vivaci, sensibili, intelligenti e parecchio curiosi e a questo sto contribuendo anche io che li ho sempre sollecitati ad esserlo, a chiedersi il perché di ciò che accade, che leggono o vedono in tv.

Ecco, la tv…non è gentile coi bambini e non si fa scrupolo nel mostrare immagini cruenti che li spaventano. In queste settimane abbiamo visto foto e scene tremende  e sentito notizie agghiaccianti dai luoghi di guerra, notizie che riguardano anche i bambini e che altri bambini vengono a conoscere.

Cosa potrei dire se dovessero chiedere di ciò che sta accadendo sulla striscia di Gaza? Come potrei rispondere se chiederanno perché si lanciano razzi sulle scuole, sugli ospedali, sulle case delle persone, sui rifugiati? Perché si uccidono intere famiglie mentre stanno pranzando? Perché si rapiscono e uccidono dei ragazzini da una parte e degli altri dall’altra parte? Quali risposte  potrei dare se volessero sapere perché in questa guerra si usano i bambini come scudo umano? Non lo so, davvero non so cosa potrei rispondere. Non c’è una risposta se non legata a doppio filo alla spietatezza  umana. Potrei dire di discuterne coi loro genitori, ma sarebbe una risposta vigliacca. Potrei parlare di odio razziale, di follia, di vendetta o di interessi economici tanto forti e beceri da far valere zero la vita di un essere umano,  ma sarebbero  risposte  sbagliate  da dare a dei bambini di nove anni. E allora?  E allora è difficile, tremendamente difficile parlare di guerra ai bambini e ancor più di questa infinita guerra  tra israeliani e palestinesi. Una guerra strana, insolita, a ondate,  ma non per questo senza lutti, distruzione e miseria. Una guerra le cui motivazioni sfuggono anche a noi adulti e forse anche agli stessi uomini che lottano  da oltre tre generazioni. Una guerra alla quale  una grande parte di mondo guarda  come fosse una partita di calcio, con tanto di tifoserie, e una piccola parte di mondo funge da “allenatore”:  una partita che s’ha da fare.  Ma perché?

Inizierei con le rassicurazioni, sì, prenderei una carta geografica, segnerei i luoghi e direi che sono lontani, tanto lontani e che  una cosa simile da noi non accadrà mai. Non che sia vero, non che noi siamo esenti dalla follia umana, magari fosse così, ma la prima cosa da fare è tranquillizzarli, cercando di essere credibili, forzando persino la realtà. Perché i bambini hanno paura della guerra, come e più degli adulti ed è una paura che può lasciare grandi segni. E non oso  immaginare cosa stiano provando i bambini che vivono nei luoghi della guerra.

Dai 6 agli 11 anni i bambini  sono in grado di distinguere la  realtà dalla fiction e si rendono  conto della gravità di quanto vedono in tv. Possono  immedesimarsi nell’ evento e pensarsi potenzialmente coinvolti, ma, a differenza di un adulto, non hanno gli strumenti per razionalizzare e circoscrivere la sensazione di rischio. Diventa quindi fondamentale tranquillizzarli sull’ impossibilità che una cosa del genere possa capitare a loro. E poi? E poi dovrei spiegare qualcosa, magari in grandi linee, restando quanto più possibile neutrale, usando un linguaggio chiaro, semplice, ma anche veritiero e, se possibile, aperto alla speranza di pace.

Andare indietro, molto indietro nella Storia per i bambini non avrebbe senso perché i bambini hanno un senso della Storia, del passato, molto stretto: loro sono presente e sono soprattutto futuro. E sinceramente non ha nemmeno tanto senso per noi adulti, pur rispettando la Storia, continuare a cercare motivazioni risalenti a duemila anni fa e farne scudo. Spiegare quella Storia a un bambino sarebbe come dirgli : questo è il tuo banco perché in questo banco duemila anni fa si sedette un tuo antenato e quindi riprenditelo. Ma un altro bambino direbbe che dopo fu un suo lontano parente a sedersi in quel banco lasciato vuoto e  ora appartiene a lui.

Un banco potrebbe far da guida alla discussione collettiva.

Marco, che trova spesso belle soluzioni,  interverrebbe per dire che c’è in classe una maestra che può decidere chi dovrà sedersi in quel banco e che  potrebbero sedersi in due nello stesso banco, dividendolo. E qui il discorso si complicherebbe. Perché quei due bambini che litigano da tempo per lo stesso banco sono orgogliosi e prepotenti e  hanno vari amici che li incitano a non demordere dalla lotta della conquista. Ci sono gli amici di Tizio che vogliono che lui sieda lì così potranno copiare i compiti di matematica e gli amici di Caio che invece desiderano fortemente che sia Caio a stare in quel banco perché porta sempre tanti giocattoli a scuola. E gli “amici” addirittura  aiutano l’uno e l’altro a lottare e sotto il banco passano cerbottane e noccioline affinchè la battaglia possa essere svolta meglio e vinta. E poi c’è la maestra  che assegna i posti, discute e, se necessario,  alza la voce. Il banco,  come tanti altri banchi,  ha lati migliori e parti più malconce, ha tesori nascosti e giardini a vista, zone al sole e zone d’ombra. Così è e bisogna, e occorre, e si può e si deve  stare insieme. Basta volerlo, basta impegnarsi, basta amare la pace. Ma Tizio e Caio non vogliono la pace, vogliono il banco tutto per sè. E sempre sgomitano, si spingono, lanciano palline di carta, si pungono con le matite, si fanno male, tanto male,  e fanno star male tutto ciò che sta sul banco e attorno.

La conclusione quale potrebbe essere? Laura, sempre sagace nelle risposte, direbbe che Tizio e Caio sono entrambi in torto e che il loro continuo bisticcio è inutile e porta solo a stare peggio. Direbbe anche che nella classe ci sono tanti altri banchi e non tutti sono belli e comodi, ma ognuno ha accettato il suo posto e lo cura e lo rende al meglio per star bene e Tizio e Caio dovrebbero fare come fanno gli altri: accettare e rispettare. Davide, il razionale, proporrebbe un nuovo muro, un muro di libri che separerebbe ben bene quel banco conteso e così ognuno avrebbe il suo spazio. Magari costruirebbe delle finestrelle in quel muro, dei ponticelli che potrebbero servire se e quando i due contendenti decideranno di fare la  pace. Ma  quel nuovo muro continuerebbe a subire spinte e spostamenti, crolli e rifacimenti se Tizio e Caio non la smetteranno di volere sempre di più.

Parlerebbe persino la timida Mariella e direbbe che i bisticci sono una gran brutta cosa e  non vince mai nessuno perché alla fine tutti si fanno male. E aggiungerebbe  di essere felice che nella sua classe non ci siano banchi  coi muri e  che lei in una classe in guerra  non vorrebbe mai trovarsi.

Il sornione e sempre affamato Gabriele potrebbe porre fine a una discussione difficile con una delle sue battute:” Signora maestra, avrei un certo languorino e direi che è giunto il momento di fare ricreazione”. Ma temo che questo non accadrà perché certe discussioni, certi fatti, fanno passare anche il più sano degli appetiti.

palestina

Nell’infinito Amore

05 lunedì Mag 2014

Posted by ili6 in Articoli, emozioni, Senza categoria

≈ 42 commenti

Tag

affetto, amore, decadenza, faro, guida, madre, paura, pensieri, tempo, vecchiaia, vita

CHI hai sempre visto Energia, Roccia, Faro, Timone, ora vedi come Foglia d’ Autunno al Vento che,  pur nella costante e grande Bellezza, Fierezza, Dignità, Sapienza, Guida, dondola pericolosamente sull’ Albero della Vita, aggrappandosi  in tanto, in tutto, agli altri, a te.

Ed è Tristezza, Timore e Paura, Tenerezza, Affetto e  Comprensione,  Dolcezza, Gioia e Disorientamento .

Un giorno Foglia sarai tu e nulla potrà prepararti a questo: avrai i Suoi  stessi occhi smarriti che potranno continuare a sorridere se altri occhi sorrideranno accanto a te, nell’infinito Amore.

disegno di Gabriella

Schizzo a matita di Gabriella

Il coraggio delle Donne Afghane

07 lunedì Apr 2014

Posted by ili6 in Articoli, costume e società, Il decennio delle donne, Notizie e politica, Senza categoria

≈ 51 commenti

Tag

coraggio, crescita, democrazia, diritti umani, discriminazione, donne, donne afghane, Elezioni afghane, oppressione, oppressori, paura, religione, tabù, violenza

Un elogio alle Donne Afghane che in questi giorni, sfidando il divieto e le minacce dei talebani, i tabù sociali e religiosi, la pioggia insistente e le lunghe file, si sono recate con coraggio, convinzione e determinazione alle urne per votare alle elezioni presidenziali. Non solo loro, anche gli uomini e, insieme, hanno così risposto a chi da decenni tiene sotto scacco, sotto miseria, sotto cultura e sotto il terrore l’Afghanistan.

>>>/ L'AFGHANISTAN SFIDA I TALEBANI, AL VOTO PER IL DOPO-KARZAI

Foto web

I risultati delle elezioni si sapranno in seguito, ma quel 70% di affluenza di uomini e donne è già una vittoria per la democrazia, è già un NO forte e chiaro alla violenza becera dei talebani e  ai pesanti tabù religiosi . Non sono mancati gli attentati sanguinari, non è mancata la paura, nemmeno l’assassinio di una giornalista tedesca e non sono mancate le DONNE di ogni età che non hanno avuto paura della testa tagliata. Questa era la minaccia degli oppressori per chi si fosse recata al voto. Ma loro non sono rimaste a casa.

afgane

Molte, le più giovani, hanno anche sollevato il pesante e oppressivo velo e si sono lasciate fotografare con sorrisi smaglianti e le tessere elettorali in mano. Hanno sete queste donne,  sete e fame di sicurezza, di diritti, di rispetto, di libertà, di crescita. Conosciamo queste donne, le conosciamo grazie ai mezzi di comunicazione e dai libri e dai film: le conosce chi, ad esempio, ha letto Khaleid Hosseini o chi ha visto “Viaggio a Kandahar”, bellissimo e scioccante film.

“Questo voto, per ogni donna afghana non è solo un voto, ma un modo di dire no alla discriminazione, alla violenza e all’ingiustizia contro la donne. Ogni voto e ogni scelta consapevole ci avvicina al raggiungimento dell’uguaglianza fra esseri umani”. Scritto da Masuma Mohammadi sulla sua pagina Facebook,  che osserva con speranza la prima transizione democratica nel suo Paese minato da quasi tre decenni di continua guerra.

Parecchie donne afghane, da anni si sono organizzate e. ad es.,  le attiviste della Fondazione Pangea, che, tra l’altro, in occasione di queste elezioni, hanno effettuato un “porta a porta” in molte città per spiegare, informare, incoraggiare, le donne e i loro uomini sulle elezioni. La risposta  non è mancata.

afgha

Elezioni presidenziali 2014 – Donne afghane in fila in attesa del voto – Foto web

Comunque andranno i risultati, non sarà un’elezione, per quanto storica per l’affluenza al voto, a cambiare velocemente le condizioni del Paese. La strada è irta e difficile, ma il via verso la democrazia e verso l’uguaglianza tra gli esseri umani è partito e non si arresterà.  Ci vorrà tempo, ci vorranno azioni mirate, ci vorrà aiuto e seria e collaborazione mondiale.

Auguri Donne Afghane, il Futuro è anche nelle vostre mani.

************************

Un grazie a  L’ Eco del Vento, per aver scelto questo blog per  il premio Dardos, e per averlo assegnato con parole che mi hanno lasciata senza parole. Grazie, Laura! Papaveri rossi per te, semplici, delicati e al contempo forti ed eleganti fiori che sanno di vento, di risveglio, di spontaneità, di canzoni e corse tra i campi, di aria, di libertà. 

🙂

papaveri (1)

 

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