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Marirò

~ "L'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque"

Marirò

Archivi tag: matrimonio

Fantastici e duraturi castelli di sabbia

17 mercoledì Ago 2016

Posted by ili6 in Articoli, I miei racconti, Senza categoria

≈ 30 commenti

Tag

castelli di sabbia, chat, estate, facebook, matrimonio, racconti sotto l'ombrellone

Ne convengono in tanti: la coppia più bella di questa estate, nel tratto di spiaggia che frequenta  Paola, è  proprio quella dei due giovani che  si sono conosciuti su Facebook. Belli lo erano anche la scorsa estate, con il loro bambino appena nato, ora lo sono  forse più per via del pancione del secondo figlio in arrivo. Qualcuno storce ancora il naso, ma poco importa.

Lui è uno schianto, un vichingo svedese che ha lasciato uomini e  donne (di tutte le età) a bocca aperta, non solo per la sua fisicità da 10 e lode, ma anche per affabilità, simpatia, cordialità, serietà. Lei è la classica bella donna mediterranea  che tutti in quella spiaggia erano abituati a vedere  sola e in compagnia di un libro. Un pomeriggio di alcuni anni fa, mentre era sdraiata a prendere il sole  e  intenta a smanettare col cellulare, chiese a Paola, l’amica di sua madre,  se era  su FB. Lei  rispose di no e Francesca  disse che si era iscritta da pochi mesi e che le si era aperto un mondo nuovo. Paola le raccomandò, dall’alto della sua moscia maturità, di stare attenta. A Natale Francesca le inviò  un messaggio di auguri dalla Svezia, aggiungendo che era il Natale più bello della sua vita. Nel Natale seguente  ricevette l’invito del su0 matrimonio e ora Paola sta tentando di costruire un castello di sabbia con il suo bambino.

Castelli di sabbia, già…così venne definita la storia dei due innamorati dalla maggior parte delle signore della spiaggia appena si seppe che lei si era trasferita  da lui. Paola ancora  ricorda i pianti dei genitori di Francesca, increduli che la loro unica, colta, educata, ricca figlia avesse preso una decisione così repentina e folle grazie a una banalissima e pericolosissima chat. Paola fu sincera con l’amica, le disse che era  felice per la ragazza, che non sopportava più di vedere una trentenne uscire nelle sere estive coi genitori e gli amici di questi, che dovevano smetterla di soffocarla, di cercare il buon partito da sposare, che dovevano lasciarla andare, anche a costo di errori, e fidarsi di lei.

 Ricorda ancora quella sera in pizzeria  quando si trovò a prendere le  difese della nuova coppia contro tutte le signore scandalizzate dal loro incontro tecnologico :-Senza sapere nulla delle famiglie, della provenienza? Dureranno meno di un anno! Un tuffo nel buio! Sul web puoi trovare il diavolo!!!

“Vero, puoi trovare il diavolo o la  normalità”, ribatteva Paola. Si schierò dalla parte dei due giovani  sin da subito e  a spada tratta, senza sapere  il  perché, o forse sì. Conosceva  Francesca da quando era una ragazzina e l’aveva sempre vista triste, annoiata, schiacciata dalla forte personalità dei genitori. Ma non era  solo questo La cosa che  le piacque  fu, intanto,  la loro naturale e bella sincerità: “Ci siamo conosciuti su Facebook”. Avrebbero potuto dire qualsiasi altra cosa, di essersi incontrati in un convegno universitario, al foyer di un teatro, in un museo, ovunque e non avrebbero sollevato vespai. Invece dissero la verità e la sottolinearono durante la festa del loro matrimonio con una delle torte con sopra decorato il logo di FB e un faccino ammiccante.

Torta-nuziale-ad-un-piano-tipo-Ruffle-cake

Durante quella pizza da incubo al femminile,  Paola fu disturbata da tutti quei declami delle signore bene contro il web, un puritanesimo falso e strisciante che non muore mai, capace di annientare chiunque. Si lanciò contro i mulini a vento, brandendo la spada verso tutte:- “Ma tu che dici che su Internet ci stanno solo mostri, significa che anche tuo figlio è un mostro! O credi che tuo figlio ora non stia  chattando con qualcuno mentre noi stiamo mangiando la pizza?” E fu persino cattiva verso un’altra signora che asseriva con veemenza l’importanza di conoscere le famiglie di provenienza:-“ E infatti tua nipote che ha sposato il figlio del dirimpettaio, è già divorziata!”

Alcune ne dissero di tutti i colori, altre le ammutolì lei con battute argute, poche stettero in un silenzio nascosto e imbarazzato,  una le chiese se per caso anche lei  stava a chattare e solo una signora ammise simpaticamente che, nonostante sposata e nonna come Paola, si divertiva  a colloquiare sui social di varie amenità, per gioco e passatempo. Lei tranquillizzò tutte dicendo che non era iscritta su FB, ma frequentava  i blog  e che, se l’argomento la interessava, lasciava commenti e scambi di opinione.  Si quietarono e si quietò pure lei. No, no,  Paola non disse che un tempo aveva frequentato  una chat che le aveva regalato momenti molto belli, puliti, semplici e anche tormentosi. Non disse che certi ricordi a distanza di anni ancora la accompagnano affettuosamente e serenamente, non lo disse perché quelli furono  momenti tutti suoi e che nessuno, all’infuori di lei, proprio nessuno potrà mai comprendere nella sua vera essenza senza sporcarli, anche solo lievemente.

Francesca ha un po’ di nausea:-”Torno a casa, posso lasciarti il bambino? Gioca così bene con te.”

“ Certo, vai tranquilla, riposati. Zia Paola sa costruire castelli di sabbia duraturi e fantastici!”

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Sandcastle

Foto prese dal web

Sofia

15 domenica Feb 2015

Posted by ili6 in Articoli, I miei racconti, Intrattenimento, Senza categoria

≈ 54 commenti

Tag

corteggiamento, donne, lettere anonime, Marcela Gutierrez, matrimonio, presunzione, rispetto di sè, tradimento-fedeltà, uomini e donne, vigliaccheria

Sofia si accorse casualmente e fortuitamente di quella busta bianca nella cassetta della posta. Non c’erano timbri postali né mittente quindi era stata imbucata a mano. Sempre a mano, in carattere stampato maiuscolo, si leggeva il destinatario: lei.  Il suo nome, il suo cognome e quello del marito. Incuriosita, Sofia aprì la busta e lesse il messaggio di quella paginetta, firmato “Un ammiratore”.  L’anonimo ammiratore riferiva dell’emozione ricevuta due settimane prima per una loro stretta di mano. Sorpresa, Sofia lesse e rilesse la lettera, esaminandola con attenzione: la voglia dell’ammiratore di non restare anonimo si evinceva da un riferimento: la data del giorno della stretta di mano. Di contro restava l’ardire vigliacco della missiva anonima, compresa  la cattiveria di imbucarla fino a casa sua e quindi facilmente intercettabile da suo marito.

Sofia era stata abituata agli ammiratori perché era una bella donna e sin dalla fanciullezza aveva avuto parecchi corteggiatori, tutti delicati e garbati e che avevano saputo ritirarsi in buona pace quando era stato chiaro il suo disinteresse. Parecchio esclusiva nei rapporti con l’altro sesso, attenta e sempre composta, l’educazione ricevuta in tal senso era stata ferrea, aveva avuto negli anni del Liceo il suo primo grande amore, durato anni ma poi definitivamente  sepolto, una relazione  che se da un lato l’aveva fatta soffrire, dall’altro l’aveva preservata da eventuali  flirt mordi e fuggi tipici di quell’età. Poi l’incontro con colui che sarebbe diventato suo marito, un amore convinto e totale che li aveva visti sposi in breve tempo. Lui era consapevole della bellezza di Sofia, era anche geloso e le diceva spesso che si accorgeva che, nonostante fosse sposata,  gli uomini non avevano smesso di guardarla. Diceva a Sofia che attirava gli sguardi e lei sorrideva di questo, si stupiva anche perché per carattere ed indole non metteva in moto particolari meccanismi per attrarre, specie da quando si era sposata. Non vestiva in modo appariscente anche se era sempre curata, usava poco trucco, frequentava persone serie e tranquille e aveva occhi e mente solo per l’uomo che aveva sposato. Pensava che quelle del marito fossero farneticazioni legate al suo carattere geloso e non si impressionava più di tanto. Aveva notato come dal giorno che era diventata una moglie i corteggiatori erano svaniti ed era giusto così.  Ma era una donna e tutte le donne amano essere ammirate, a qualunque età e in qualsiasi situazione. In certi frangenti avvertiva la quiete matrimoniale come un leggero peso ,  ma erano attimi e  bastava un abbraccio del suo compagno perché tutto perdesse importanza.

Sofia rilesse ancora la lettera  e cercò di tornare  con la memoria a quella data. Non ci fu modo di ricordare quella stretta di mano, di certo avvenuta nell’ufficio dove lavorava e lì di mani poteva capitare di stringerne visto che lavorava con il pubblico. L’unica cosa che riuscì a ricordare fu la normalità di quella giornata: mattinata al lavoro, pomeriggio e sera a casa. Mise la lettera nella tasca dei jeans e salì a casa. Per cinque minuti cinque ebbe un moto di ebbrezza; andò a guardarsi allo specchio e si disse che era piacevole essere ancora ammirata e corteggiata. Ma da chi? Non le interessò da chi, in quei cinque minuti le interessò sapere che  riusciva ancora ad emozionare qualcuno oltre il marito. In quei minuti vennero a galla tanti  bisogni, tipici dell’essere umano, anche e specie di una donna non ancora trentenne, seppur  serenamente sposata: attrazione, fisicità, ammirazione, proibito, stimolo, conferma, conquista, seduzione. Le mancavano già questi bisogni dopo soli cinque anni di matrimonio?

Sofia uscì turbata dal bagno e andò a preparare il pranzo. Non furono gli odori di cucina a farle salire la nausea, furono invece  la rabbia e l’indignazione che via via crescevano  verso l’anonimo corteggiatore. Come si era permesso di fare quel gesto? Cosa sperava di ottenere? Chi e cosa gli avevano dato l’ardire di pensare, progettare, agire? Che idea si era fatto di lei?! Come si era permesso anche solo minimamente di avvicinarsi a lei e in quel modo ignobile?!? Se quella busta l’avesse presa suo marito??? Chi si credeva di essere il vigliacco anonimo di cui lei non ricordava nemmeno il viso?!?!? Lei era Sofia, era sempre stata Sofia e ora era anche la Signora Sofia!  Che lo ricordasse sempre  il tizio e quelli come lui!

Prese la lettera e la bruciò sul fornello del gas. Andò ad aprire la finestra per togliere il puzzo della carta bruciata, ripulì il fornello e tornò in bagno. Fece una doccia, si profumò e si truccò leggermente, indossò un abitino leggero che valorizzava il suo bel corpo e uscì dal bagno sorridendo alla sua immagine riflessa nello specchio.  

Apparecchiò con cura e attese suo marito. Quando lui arrivò non ci fu spazio per il pranzo per parecchie ore.

marcela_gutierrez_

Dipinto di Marcela Gutierrez

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