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Marirò

~ "L'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque"

Marirò

Archivi tag: mare

Sulla pesca e dintorni…

22 sabato Ott 2016

Posted by ili6 in Articoli, Senza categoria

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aforismi, caldo di ottobre, Doug Larson, foto, mare, passeggiando sulla scogliera, pescare, Timpa di Acireale, uomini e donne, voglia di mare

 

Se la gente si concentrasse sulle cose davvero importanti della vita, ci sarebbe scarsità di canne da pesca. (Doug Larson)

In effetti…

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Foto scattata nel tardo pomeriggio di oggi sulla scogliera di Acireale:siamo in piena estate.

Il 17 Aprile andrò a votare e voterò SI’.

09 sabato Apr 2016

Posted by ili6 in ambiente, Articoli, Senza categoria

≈ 87 commenti

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ambiente, blogger, diritto al voto, energie rinnovabili, informazione, inquinamento, lobby petrolifere, malattie, mare, pesca e turismo, pozzi petroliferi e di gas, quorum, Referendum 17 Aprile 2016, Sicilia, trivelle

Lo farò per tante ragioni che provo ad esporre in modo semplice semplice:

  • Mi nausea un governo che spende 300 milioni per un referendum e che poi vieta alle TV di fare utile ed equa informazione e inviti la popolazione a non andare a votare. Un governo non ha il diritto di invitare alla diserzione, ma ha l’obbligo di favorire, servire, facilitare qualsiasi forma di partecipazione popolare. Se non lo fa, il motivo è uno solo: interesse privato in atto pubblico.
  • Da oltre un decennio sono stata espropriata dal diritto di voto e questo è un insulto alla dignità di un popolo e alla Costituzione. Stanca di questa forma italianizzata di dittatura in apparenza simil-democratica, il 17 Aprile riprenderò uno dei miei diritti.
  • Andrò a votare e voterò SI’ perché, pur essendo consapevole che abbiamo bisogno di gas e petrolio per tutto, ciò non significa che i magnati del petrolio & company possano fare ciò che c…o vogliono! Votando SI’ fermerai, a scadenza del contratto, le trivelle esistenti e vicine alle coste. Votando SI’, quindi,  dai un limite all’azione di questi signori petrolieri che, altrimenti, chiederanno proroghe sino all’ultima goccia dei pozzi esistenti, e salvaguardi, almeno ci provi…, tratti di mare, spiagge e litorali dall’inquinamento sicuro. Le altre perforazioni, oltre le 12 miglia,  continueranno a vita, ma NON a ridosso delle coste. Le perforazioni vicine alle coste sono illegali, per legge, quindi quelle esistenti  sono da considerare fuorilegge. O no?
  • Il quesito referendario del 17 Aprile è limitato, è vero, ma faceva parte di un “delizioso” pacchetto chiamato “Sblocca Italia”, un disegno ben più ampio che la dice lunga sulle intenzioni del governo attuale. Nel decreto sblocca Italia, ad esempio, al secondo posto si metteva la costruzione urgente di una rete nazionale di inceneritori, quindi una strategia di sviluppo per la crescita del petrolio e dei combustibili fossili senza limiti, incoraggiando così il consumismo (più consumi più bruci) e non, ad esempio,  il riciclaggio. Ma l’Italia non ha firmato decine di accordi da Kyoto a Parigi? Ipocriti!
  • E’ una grande boiata asserire che + petrolio e gas + risparmio. Gela: ho visto lentamente morire il mare gelese e la città, sempre più puzzolente e inquinata. Ragusa:  mare con metalli pesanti attorno alla piattaforma Vega che ha chiesto di trivellare altri 12 pozzi. Attorno alla Vega non si potrà mai più ottenere il totale ripristino ambientale. Di  piattaforme la Sicilia è ricca, ma NON  sono ricchi i siciliani. Il materiale  estratto, poco e di scarsa qualità,ma utile all’inquinamento,   è di compagnie private che lo rivendono all’estero. Loro sono i ricchi, non noi. A noi resta il mare avvelenato.
  • Leggendo l’ultima bolletta del gas appena arrivata, di sole tasse per trasporto gas e altre camurrie pago una cifra spropositata, molto più del costo del reale consumo energetico! E questo con le trivelle a gogo. Quindi perché rischiare di uccidere quell’enorme risorsa che è il mare? Il gioco non vale già la candela.
  • Niente e nessuno mi assicura sulla sicurezza delle piattaforme petrolifere. Le piattaforme DEVONO essere sicure al di là e a prescindere dal referendum e al di là di qualsiasi distanza dalle coste, sulla terraferma o sui monti. Ma…
  • …tra gli assurdi di questo quesito referendario: se vincerà il NO le trivelle perforeranno allegramente a vita nelle piattaforme esistenti entro le 12 miglia; se vincerà il SI’ le trivelle cesseranno di estrarre a fine contratto o, UDITE UDITE,  potranno continuare a farlo dietro concessione di  proroghe ma solo se precedute da nuove, approfondite indagini attraverso una valutazione di impatto ambientale. Indagini che non ci sarebbero se vincesse il no. (Questa è roba da non crederci, ma ormai non mi sorprendo più di nulla!)
  • Le piattaforme di gas e petrolio danno lavoro: vero, ma anche quelle a 30 miglia dalla costa, sulla terraferma o nei laghi. Continuate a trivellare là, la legge ve lo consente, nonostante il referendum.Danno lavoro anche la pesca e il turismo.
  • Votando Sì e mettendo quindi un limite, forse si incentiverà la ricerca per le energie alternative, ora dormiente. Chissà perché dormiente…Il perchè lo chiediamo alle lobby petrolifere & associati?

So di non essere stata tecnica, precisa e scientifica nei miei punti, di aver ragionato anche di pancia, ma io non sono un’esperta del settore,  sono una comune cittadina che viene chiamata per esprimere un parere.  Invito, quindi, tutti ad andare a votare per raggiungere il quorum,  ad informarvi e anche a visitare il blog di Silvia che da una settimana pubblica post molto attenti e riporta servizi autorevoli sul referendum.

Andare a votare il 17 Aprile sarà per me un obbligo: lo devo ai miei nipoti, ai miei alunni e voi lo dovete ai vostri figli. Loro hanno diritto al nostro SI’, noi il dovere di votare SI’.

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Sulla spiaggia, in una calda mattina di novembre, dopo le tempeste.

07 sabato Nov 2015

Posted by ili6 in Articoli, natura, poesie

≈ 42 commenti

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autunno, Costantino Kavafis, Diego Valeri, dopo la tempesta, emozioni, fotografie, Khalil Gibran, mare, nostalgia, Pablo Neruda, poesia, Sicilia

nostalgia

Fermarmi qui. Per vedere anch’io un po’ la natura.

Luminosi azzurri e gialle sponde

del mare al mattino e del cielo limpido: tutto

è bello e in piena luce.

COSTANTINO KAVAFIS

riposo

…

Vicino al mare, d’autunno,

il tuo riso deve innalzare

la sua cascata di spuma,

e in primavera, amore,

voglio il tuo riso come

il fiore che attendevo,

il fiore azzurro, la rosa

della mia patria sonora.

…

PABLO NERUDA

la fine e l'inizio

Per sempre me ne andrò per questi lidi,

Tra la sabbia e la schiuma del mare.

L’alta marea cancellerà le mie impronte,

E il vento disperderà la schiuma.

Ma il mare e la spiaggia dureranno

In eterno.

KAHLIL GIBRAN

sfumature

Mare fanciullo insaziato di giuoco,

vecchio mare insaziato di pianto,

tu che sei lampo e fango

e cielo e sangue e fuoco,

oggi hai lasciato alle lente rive

orgoglio e forza, gaiezza e dolore:

oggi non sei che colore,

un bel colore che vive.

DIEGO VALERI

Le colonne a mare

21 martedì Lug 2015

Posted by ili6 in articolo

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allegria, bagnanti, caldo, Catania, controra, estate, giochi, mamma, mare, noia, plaja, regole, ricordi

Domenica scorsa per fare un bagno  dovevi chiedere il permesso o prendere il numerino: troppa folla, causa caldo rovente.  C’erano centinaia  di persone e bambini e alcuni giocavano a fare le “colonne a mare”. Molti bagnanti, abituati alla calma di giugno,  sbuffavano per gli schizzi e gli schiamazzi. Io mi sono avvicinata a quei bambini e li ho lodati, poi ho nuotato al  largo in quasi solitudine, ricordando…

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Foto web

Era l’estate del ’71 e non avevo ancora quattordici anni. Un’estate calda come questa e naturalmente si andava al mare. Non proprio naturalmente perché non abitavamo vicinissime al mare, ma mia madre sfidava caldo, stanchezza e sudore e quasi ogni mattina si partiva per i lidi della plaja dove da anni avevamo in affitto una rovente cabina. Non mi piaceva tanto quel lido, non conoscevo molti  coetanei, era un lido per famiglie, troppo IN e  tranquillo per una quattordicenne. Comunque si passavano gradevoli giornate e poi c’era il mare e la mia voglia di imparare a nuotare. Se ricordo bene  fu proprio in quell’estate che imparai, tuffandomi dal canotto di un amico che aveva preso un po’ il largo, pensando ora o mai più: non ne potevo più di nuotare dove si toccava, e alla plaja si tocca per centinaia di metri! Ricordo ancora la faccia di mia madre quando tornai a riva : vide il mio tuffo  e stranamente non mi rimproverò, anzi mi disse- Brava- e aggiunse: -Mi hai fatta morire dallo spavento! Ora perfezionerai il nuoto ad Aci Castello con lo zio, la plaja non è più adatta a te.

Le ore più pesanti da trascorrere alla plaja erano quelle della controra: assolutamente vietato fare il bagno dopo il pranzo, assolutamente vietato giocare a tamburelli o con le palline clic-clac (le ricordate?), ascoltare la radio o azionare il mangiadischi,  vietatissimo fare il minimo rumore perché la gente doveva riposare sotto l’ombrellone sino alle 17.00!! Non sapevo cosa fare in quelle tre ore roventi: i ragazzi non amano la siesta, amano vivere ogni momento della giornata. Mia madre mi vietava di andare nella zona bar che in quelle ore raccoglieva giovani più grandi di me che si sbaciucchiavano e così non potevo fare altro che stare sotto l’ombrellone a leggere in attesa della benedetta avvenuta digestione! Che poi, tre ore per digerire un panino e qualche frutto…un’esagerazione! Ma le regole erano quelle e non si discutevano. A volte giocavo a scopa o a dama con i familiari di un ragazzino occhialuto, riccioluto e timidissimo che si chiamava Enzo e che mai si unì ai nostri giochi sfrenati del mattino, pur osservandoci da lontano. Mai avrei potuto pensare  che decenni dopo sarebbe diventato il sindaco della mia città!

Ma le regole, si sa, nascono per essere infrante e fu così che in quel lido tutto perfettino una decina  di ragazzi e ragazze in un pomeriggio particolarmente torrido decisero di fare baccano a più non posso divenendo  la gloria della controra. Si divisero in due gruppi con semplici nastri colorati legati ai polsi e iniziarono il gioco della colonna a mare. Consisteva nel riuscire a mettersi uno  sulle spalle dell’altro, formando una colonna quanto più alta possibile e di resistere agli spintoni della colonna avversaria. Un gioco semplice quanto divertente e rumoroso: urli, schiamazzi, risate, tuffi rocamboleschi destarono i dormienti delle 15.00 che iniziarono ad osservare le evoluzioni, ora rischiose, ora buffe, ora faticose e comiche di quei giovani. Qualcuno disse: ma chi sono quei cafoni che urlano a quest’ora? Mia madre disse: Rischiano un’indigestione!

Noi ragazzini della controra obbligata ci avvicinammo alla riva per osservare meglio le peripezie di quei matti. Venne anche il bagnino, forse per richiamarli al silenzio, ma rimase anche lui a guardare.

Le colonne si formavano con tre-quattro ragazzi a cavalcioni sulle spalle uno dell’altro e gli spintoni avversari erano anche forti, ma si cadeva in acqua ed erano tutti bravi nuotatori. Pian piano, senza rendercene conto, ci avvicinammo  sempre più alla riva, affascinati da quel gioco, dalla forza dei ragazzi, ma anche dalla loro vitalità e dall’allegria che contrastava la monotonia di quelle ore.  Alcuni adulti iniziarono a dare consigli e, per meglio seguire la gara, entrarono in acqua. Lo feci anche io, lo facemmo in tanti, mamma compresa!!! Quasi tutto il lido fu  in acqua ed erano appena le  16.00 del pomeriggio!

E la digestione??? E il riposino??? E il silenzio??? Che voglia che avemmo di buttare le buone regole a mare!

 Iniziò il tifo e scrosciarono gli applausi quando i ragazzi riuscirono a formare  colonne  di cinque  che oscillavano pericolosamente a ogni respiro dei ragazzi di base che faticavano a morire. Per stare meglio in equilibrio le due colonne umane si aiutavano agganciandosi l’un l’altra e noi a trattenere il fiato… Alcuni decisero di unirsi al gioco e andarono a sorreggere la base, altri formarono delle colonnine di due per aiutare i ragazzi a stare in equilibrio, sostenendoli per le spalle. Altri andammo a prendere i materassini con l’idea di aiutare in qualche maniera quei ragazzi: non ebbero bisogno di un materassino galleggiante, ma fu un modo per partecipare a tutta quell’allegria. Perché l’allegria altrui può infastidire, ma anche contagiare e, avvicinarsi ad essa, controra e digestione o meno, è spesso la migliore scelta.

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 (Foto web)    Alle Hawaii non si teme la digestione; ah, se mia madre vedesse tutta questa gente pranzare ammollata!

Legami d’azzurro

23 lunedì Feb 2015

Posted by ili6 in emozioni, poesie, Senza categoria

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affetti, azzurro, Cose leggere e vaganti, infanzia, joaquin Sorolla, legami, mare, papà, poesia, ricordi, Umberto Saba

RITRATTO DELLA MIA BAMBINA

La mia bambina con la palla in mano,

con gli occhi grandi colore del cielo

e dell’estiva vesticciola: “Babbo

-mi disse – voglio uscire oggi con te”.

Ed io pensavo : Di tante parvenze

che s’ammirano al mondo, io ben so a quali

posso la mia bambina assomigliare.

Certo alla schiuma, alla marina schiuma

che sull’onde biancheggia, a quella scia

ch’esce azzurra dai tetti e il vento sperde;

anche alle nubi, insensibili nubi

che si fanno e disfanno in chiaro cielo;

e ad altre cose leggere e vaganti.

Umberto Saba

Ho sempre amato questa suggestiva poesia di Umberto Saba e mi piace che stia in questo mio piccolo spazio virtuale.  La prima volta che l’ ascoltai  fu su una spiaggia ed ero una bambina immersa nei giochi dell’azzurro del mare. Fu mio padre a recitarla a memoria, improvvisamente e  inaspettatamente perché non era lui il  lettore di casa,  e forse fu contagiato da tutto quell’azzurro o forse perché anche lui vide, come Saba,  nella sua bambina  contenta  tra le  onde e la sabbia, una bambina spensierata, serena, leggera e vagante. A quell’età lo sono tutti i bambini. Poi si cresce e  la vita sa darti altro; diviene scoperta, innamoramento, costruzione e concretezza e sa  anche appesantire,  preoccupare, addolorare. Mio padre non potè assistere alla crescita di sua figlia.  Resta in me  forte il ricordo di quel momento e intenso il legame con questi versi che ritrovo spesso nei libri di scuola e tutte le volte mi fanno tornare a quella spiaggia e a quella voce.

ninas en la playa

Joaquin Sorolla – Ninas en la playa

Anti…tutto un po’

22 mercoledì Ott 2014

Posted by ili6 in citazioni, Fotografia, Intrattenimento, natura, Senza categoria, Terra mia

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autunno, bosco, Dostoevskij, Elena la Verde, Etna, fotografia, mare, pavone, Piazza Armerina

Ogni tanto è bene mettere un po’ di ordine nella miriade di foto che accumuliamo nei nostri pc. Per raccapezzarmi nella ricerca, intitolo le cartelle che le contengono per  data, per evento, per viaggio, ecc…. Una cartella  l’ho intitolata  “Anti…” e dentro ho sistemato parecchie foto, pasticciandole anche. Ve ne propongo qualcuna…


antistress

  Passeggiando in autunno nei  boschi dell’Etna

 

antibuio

I colori, se li cerchi, li trovi sempre

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Etna = Casa

anticell

Piazza Armerina – Villa Romana del Casale – Stanza delle ragazze in bikini

antimediocre

La sana curiosità e un pizzico di vanità fanno sempre bene.

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Ce ne vuole di fantasia per riuscire  ad immaginare in questo “incontro” tra una vespa e un  motorino,  un “Grillo che spicca il volo”.(scultura di  Elena La Verde  )

antidepressivo

 Qualcosa di nuovo e di buono alla fine nasce sempre

antispreco

Balcone stenditoio  con profumatore naturale.

antilaqualsiasiRifugio

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“La Bellezza Salverà il Mondo” – Fedor Dostoevskij

🙂

Il karaoke

20 mercoledì Ago 2014

Posted by ili6 in Articoli, I miei racconti, Musica, Senza categoria, Video

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Anna Oxa, canto, estate, Fausto Leali, karaoke, luna, mare, rinuncia, sogno, solitudine, voce

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Quell’ultimo sabato  d’agosto per Lucilla era stato  stancante con l’appartamentino  da riordinare e i bagagli da preparare. L’indomani sarebbero rientrati in città e avrebbe consegnato le chiavi ai padroni di casa: fine delle vacanze al mare.  Desiderava  chiudere in bellezza e dedicare la domenica  al nuoto e alla spiaggia visto che le sarebbero poi mancati per parecchio tempo.  Così quel sabato sera  decise di non uscire. Il marito era andato a pesca notturna  con un conoscente, i figli  con gli amici per l’ultima pizza sulla spiaggia e lei, dopo una breve passeggiata sul lungomare con il cagnolino, sarebbe andata a dormire. Nella piazzetta antistante la casa un gruppo di persone assisteva agli ultimi preparativi dell’ amplificazione per una gara di karaoke. Anche in quel paese ci si dava da fare come si poteva per allietare villeggianti e residenti  e salutare l’estate che volgeva al termine.

Lucilla si fermò  ad osservare dei  giovani che trafficavano con cavi, fili, luci e casse e assistette  alle prime prove che persone della zona vollero fare per divertirsi e sfidarsi simpaticamente in una gara canora che vedeva impegnati i rioni del paese con tanto di tifoserie. Lasciò la piazza proprio mentre si riempiva di gente e si avviò verso casa. Chiuse le persiane e lasciò aperte le vetrate per permettere a quel fresco  venticello di penetrare dentro e andò a letto. Avvertiva un po’ del brusio della  piazza, ma la stanchezza predominò e si addormentò.

Si svegliò all’improvviso quasi due ore dopo. Sola, nessuno dei suoi si era ritirato, notò che la casa era invasa dalla musica che proveniva dalla gara del karaoke. Inizialmente si spazientì cercando di riprendere sonno, poi si mise in ascolto. La voce del presentatore arrivava  forte e chiara e comprese che la gara era alle battute  finali. Erano rimasti solo due concorrenti, un uomo e una donna,  che dovevano sfidarsi con le ultime canzoni e la gente avrebbe decretato la vittoria dell’uno o dell’altra con applausi e ovazioni. Lei si chiamava Marta e aveva una bella voce. Ricevette parecchi applausi quando finì di cantare un brano della Mannoia. Fu la volta di lui, Carlo, e la piazza esplose ancor prima che iniziasse a cantare. Quando intonò le prime note di una canzone di De Andrè, Lucilla si immobilizzò: la voce di Carlo era profonda e penetrante, calda e sensuale come poche e conferiva al testo una plasticità e una dolcezza che nemmeno il grande cantautore era riuscito a dare. Lucilla chiuse gli occhi e assaporò ogni nota, ogni timbro di quella sconosciuta, bellissima voce.

Chi era  Carlo? Non ne aveva idea. Sicuramente qualcuno del luogo e magari frequentava la stessa spiaggia, ma lei era un’affittuaria e conosceva poche persone in quel  paese. Iniziò pian piano a dargli un volto, un corpo, un’età. Mentre la gente applaudiva la sua penultima esibizione e lui ringraziava e parlava al microfono,  lei lo immaginò come volle.

Fu la volta della ragazza e poi Carlo intonò le prime note di “Margherita” di Cocciante. Oh, la voce, quella profonda e carezzevole voce…  Lucilla pensò che avrebbe impiegato tre secondi a vestirsi e andare in piazza per vederlo, ma era così piacevole  immaginarlo nella penombra della sua casa… Abbracciò il guanciale e accompagnò Carlo nelle ultime strofe di “Margherita”, cantando con lui a voce bassissima e muovendo una danza lenta col cuscino. Battè  le mani per unirsi dal suo letto alla piazza. Sì, i suoi occhi erano verdi e i capelli castano scuro, ne era certa.

Sempre più sveglia e con tutti i sensi all’erta, sentì che il presentatore chiedeva ai finalisti di cantare in duetto, Scelsero una vecchia canzone di Anna Oxa e Fausto Leali che Lucilla aveva quasi dimenticato. Ma dentro un’emozione può tornare e ritrovarsi tutto e così Lucilla prese il posto di Marta e cantò con Carlo con voce sempre più forte e sicura, ricordando parole,  pause e timbri sino ad urlare alle stelle, alle onde e ai sassi del mare…  

Ti lascerò…credere ,ti lascerò…scegliere …

Afferrò  dal comodino il tubetto delle  aspirine a mo’ di microfono, allungo un braccio verso il materasso per prendere la mano di Carlo e girò la testa verso il guanciale vuoto per guardarlo negli occhi, in un trionfo di note, acuti e emozioni.

Non la sfiorò minimamente il pensiero che qualcuno potesse sentirla, che potessero rientrare  il marito o uno dei figli e considerarla matta e penosa, no, non ci pensò  nemmeno quando il suo cagnolino si mise ad abbaiare preoccupato o quando iniziò ad applaudire, battere i piedi sul materasso e a scandire “ip ip urrà!”, apprendendo che lui aveva vinto la gara.  Si addormentò  di un sonno sereno e insieme agitato  con  la suadente e carezzevole  voce di Carlo che diceva qualcosa e che le era ormai entrata nella pelle.

La domenica mattina Lucilla scese presto in spiaggia, nuotò a lungo e a suo modo salutò il mare. Poi si distese a pancia in giù sulla spiaggia e godette del caldo sole. Stava già pensando di tornare a casa quando sentì i vicini di ombrellone accogliere festosi un certo Carlo e complimentarsi per la vittoria della sera prima. Subito  dopo Lucilla sentì chiara e tremendamente vicina quella voce che scherzava e rideva:

-Ma grazie, è stato solo un gioco sotto la luna d’agosto, spero vi sia piaciuto.

Le sarebbe bastato sollevarsi o  girare la testa per vederlo, magari avrebbe potuto alzarsi e andargli incontro per presentarsi, complimentarsi e dirgli che aveva cantato e ballato insieme a lui in quel gioco di luna d’agosto. Invece Lucilla rimase ferma,  ogni muscolo bloccato ad eccezione di quello cardiaco che batteva all’impazzata. Chiuse gli occhi e conservò per sempre la sua immagine di Carlo e quella voce che anche sotto il sole cocente l’aveva saputa  accarezzare.

 

Il pane integrale

06 mercoledì Ago 2014

Posted by ili6 in Arte, emozioni, Fotografia, Senza categoria, Terra mia, un pò di me

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Isola Bella, mare, marito e moglie, pane integrale, Salvador Dalì, Sicilia

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Salvador Dalì – Cestino di pane

Non lo sopporto, non mi piace proprio il pane integrale. E tu lo sai! Da trenta e passa anni lo sai, cavolo! E che fai? Mi fai trovare nel cestino il pane integrale! Ma non conto proprio nulla, eh! Oh, lo so, ora mi dirai che è buono, che fa bene all’intestino, che qua, che là :DETESTO. IL. PANE .INTEGRALE., chiaro?!? Sa di pollaio, di galline, di canigghia!

Avevamo concordato un pranzo light: insalata, mozzarella, prosciutto e melone, tanta frutta. Troppe pizze e fritture, troppi gelati in questi giorni , così niente cibi pesanti e mattinata tutta da dedicare al mare. Ti  avevo chiesto di comprare due panini prima di andare dal meccanico. Nel frattempo avevo preparato con cura una bella insalata, non una cosa così, non un assemblaggio di erbe a come capitava. Mi sentivo  serena, in vacanza, felice per non dover cucinare e avevo deciso di apparecchiare bene la tavola e di usare tovaglia e  piatti belli, anche se eravamo solo noi due. Siamo importanti noi due. Così, invece dell’insalatiera  pirex avevo tirato fuori il vassoio di cristallino, divertendomi a sistemare le verdure, stando attenta ai colori e alla consistenza: una striscia di lattuga belga, una di cetrioli, poi il radicchio seguito dalla linea di pomodori. Il giallo del mais stava bene accanto al rosso dei pomodori e all’arancio della carotina julienne. Ad arte, poi, avevo distribuito  le ciliegine di mozzarella e i ciuffetti di indivia riccia: quel vassoio sembrava un quadro di Mondrian! E non parliamo del prosciutto e melone  sistemato come fosse il più bel  tulipano olandese! Ma al momento di preparare il pane …mi sono crollate le braccia e le spalle, cavolaccio a te!

Non sono esigente a tavola, saranno due o tre i cibi che non gradisco e tra questi tutto ciò che è integrale: dalla pasta al pane, dai biscotti alle gallette …bleah…. A te piace l’integrale e non negarmi che almeno due volte a settimana compro il panino o il grissino integrale PER TE. Per me qualsiasi tipo di pane, bianco, di semola, soffiato, intrecciato, lungo, tondo, schiacciato, non importa, qualsiasi cosa purchè non integrale.

E ora che faccio? Che mangio?? Come si fa a mangiare un’insalata senza pane?!? Perché io quel coso scuro e molle non lo voglio manco vedere a tavola! Guerra!guerra! ora scateno una guerra!

Torni a casa e sei stanco e accaldato, mi comunichi subito che il costo di riparazione dell’auto non è spaventoso e si vede che sei sollevato.  Io intanto  sto muta come un pesce anche se le notizie dell’officina mi rincuorano. Ti cambi, ti siedi a tavola:

-Allora, che si mangia? Oh, che bella tavola! E’ festa?

Con fare scenico degno di Rosina Anselmi, deposito sulla tavola le portate una alla volta e alla fine il cestino del pane, proprio sotto il tuo naso. Mi siedo di fronte a te e gioco col tovagliolo. Ti servi, condisci l’insalata, spezzi un panino.

-Quindi l’auto si può riparare facilmente?

-Per fortuna sì e ce la possiamo fare con modica spesa, temevo molto peggio. Sono momenti difficili per tutti, anche per noi, lo sai. Ma non mangi? Era caldo il mare stamat…

Ti alzi di botto, fai cadere la sedia e vai verso la porta di ingresso. Ti corro dietro.

-Dove stai andando??

– Ho sbagliato a comprare il pane! Il supermercato sarà ancora aperto.

-Ma vieni qui, torna a tavola. Che vuoi che sia un panino integrale… e poi  col marino sarà anche buono. Lo dice persino quella pubblicità…

-Davvero?

-Davvero.

Ci sediamo, condisco l’ insalata, spezzo il panino e ne mastico un po’. Tu mi guardi inghiottire con quegli occhi che con tutta la luce che c’è nel terrazzo sembrano ancora più cerulei e aspetti…

-Eh, mangiabile, dai, …direi buono, sì…

Sorridi.

-Allora col marino  possiamo usare questo pane : ottimo!

-Sì, certo. Per  O G G I  sì.

??????????

 Isola Bella – Taormina – Sicily

Con questo semplice, e forse banale, ma anche no, spezzone di quotidianità familiare vi lascio per  un po’ e auguro a tutti un buon proseguo d’estate e un felice e stellato Ferragosto. 🙂

Marirò

Cocoon

18 venerdì Lug 2014

Posted by ili6 in Arte, I miei racconti, Intrattenimento, Senza categoria

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Alfio Presotto, cocoon, estetica, ma fatemi il piacere!!, mare, racconti sotto l'ombrellone

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Bagnante  – Dipinto di Alfio Presotto

Valeria fu accompagnata in una piccola stanza  con candele accese e odori di sandalo. Le luci erano basse e questo le piacque. In un angolo della stanza c’era un lettino con sopra un materasso di plastica trasparente, stretto, illuminato d’arancione  e pieno d’acqua. Il letto era di legno, altissimo, e il materasso era a righe verticali, gonfio e teso, quasi una palla ovale. L’altezza del tutto era esagerata anche per Valeria che era abbastanza alta.

-Riesce ad arrampicarsi o prendo la scaletta?

-La scaletta, grazie.

-Tolga l’accappatoio e si sdrai sulla schiena.  Entri di sedere. Torno tra pochi minuti.

Valeria tolse l’accappatoio,  salì i tre gradini della scaletta e rimase a guardare quel materasso.  “Si spacca, ‘sto coso si spacca!” Fece una leggera pressione con un ginocchio e vide l’acqua ondeggiare all’interno. Il materasso era riscaldato e scivoloso. Si inginocchiò sulla prima delle tre strisce verticali e il letto ondeggiò:  “Ohhh , e ora che faccio?” Con molta cautela portò avanti le mani per tentare di andare carponi su quell’ovale e posizionarsi al centro. Poi si sarebbe girata.  Il materasso tremolava pericolosamente da tutte le parti :  “Cado, cado, sto per cadere, c****!”

-Serve aiuto?

-No!

-Stia tranquilla, è tarato per 150 chili e lei peserà meno della metà. Metto le pietre nel forno e torno subito.  Si giri e si stenda.

“Stenderei  volentieri  te e la cognata,  qui e altrove!”

Valeria rimase lì, nuda e carponi al centro di un materasso di plastica  gonfio d’acqua. Preda di  vertigini, non riuscì più a muovere un muscolo e un violento riso si impossessò di lei. Ad un certo punto avvertì un braccio che avvinghiò il suo sedere, un altro che circondò pancia e fianchi e poi vide la stanza roteare. Chiuse gli occhi e pregò. 

Shakerrr!

Quando li riaprì vide due occhi che la scrutavano severa:

-Le avevo detto di entrare di sedere, non di ginocchia! Di sedere, di cu.lo! Lo comprende l’italiano?!

– Che è successo? Mi ha rigirata lei?

-E chi altrimenti?

-Urka!

-Ora si rilassi che idrato il suo corpo. Poi dovrà mettersi a pancia in giù e l’aiuterò io, altrimenti faremo notte!

A quelle parole Valeria non riuscì a pensare a null’altro e nemmeno ad avvertire le mani dell’estetista sul suo corpo che spalmavano chissachè. Semiterrorizzata dalla shakerata che le avrebbe ancora potuto dare, disse alla tizia che si sarebbe girata da sola. E come per tutte quelle cose  che accadono nella vita quando decidi che è il momento di farle accadere, Valeria si girò su quel materasso con una velocità e una grazia incredibili: una farfalla, ecco cos’era diventata in quel momento, una farfalla leggera, capace di fare piroette dentro una stretta striscia di gomma.

Fu così che pian piano iniziò a rilassarsi, a sentire la soave musica che si diffondeva nella stanza, , il suono e il dondolio dell’acqua che la cullavano, a percepire gli odori dell’olio che la sua pelle accettava con benevolenza, ad avvertire il calore dei sassi che le venivano poggiati sulla schiena,  a seguire il percorso di due mani che massaggiavano il suo corpo.

Tornò bruscamente in sé quando la signora le disse che il trattamento stava per finire e che le avrebbe regalato un extra. Valeria impallidì quando vide che l’estetista prese da una cassetta chiusa a chiave una minuscola boccettina:

-Cos’è??

-Un unguento speciale che le darà un immediato vigore.  Basteranno poche gocce.

– Cosa contiene??

– Non sono autorizzata a dirlo, ma si fidi.

Sentì alcune gocce cadere sulla sua schiena e una specie di sabbiolina le venne spalmata addosso.

-Bene, abbiamo finito. Le è piaciuto il trattamento?

-Stupendo!

Rimasta  sola, si mise lentamente a sedere e poi scese da quel  materasso. Si asciugò  bene con un rotolo di carta  e si rivestì. Staccò poi una delle tante farfalle che erano attaccate ad una tenda di bambù con del fil di ferro. Osservò con attenzione quel filo rigido. Poi guardò il materasso…

 Uscì dalla stanza e attraversò il giardino.  L’estetista l’aspettava con una  fumante tisana. Valeria si ravvivò i capelli e rifiutò la bevanda.  Prima di andar via prenotò otto sedute di Cocoon e lasciò in garanzia il cellulare della cognata.  Salì in auto, prese dalla tasca dei pantaloni la farfallina di plastica e arrotolò il fil di ferro ad un bottone della camicia, come fosse una spilla.

“80 euro…si massaggi! Entri di sedere, di cu.lo!! Lo comprende l’italiano?! Shakerrr!”

Si guardò allo specchietto  retrovisore e sorrise ai suoi occhi che lampeggiavano. Mise in moto e si avviò verso il mare. Aveva urgente  bisogno di immergersi nel suo cocoon e di fare una vigorosa nuotata per rappacificarsi con il mondo.

Le finestre

09 mercoledì Lug 2014

Posted by ili6 in ambiente, Articoli, citazioni, Fotografia, Libri, natura, Senza categoria, Terra mia, vacanze

≈ 50 commenti

Tag

Antonio Tabucchi, blog, estate, finestre, fotografia, Isola Bella, lettori, mare, natura, orizzonti, ringraziamenti, Sicilia, Taormina

DSCN6195

 

Le finestre, a volte, non hanno imposte:

si aprono su orizzonti

ben più larghi di quelli reali.

Antonio Tabucchi, da “Si sta facendo sempre più tardi”.

??????????

 

DSCN6192

??????????

Dalle finestre di “Villa Caronia” – Isola Bella – Taormina (ME)

POST n.ro 400

Ringrazio tutti i miei lettori: gli assidui, gli affezionati, quelli di sempre, quelli di passaggio, quelli distratti, quelli che passano una volta l’anno, quelli dei soli liked, quelli che sono scomparsi, ma ci sono stati . Grazie per il sostegno e per l’affetto.Senza voi non sarei mai arrivata qui.

 

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