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Marirò

~ "L'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque"

Marirò

Archivi tag: litigio

Durissimo lavorare con un negazionista a fianco in tempo di pandemia.

12 lunedì Ott 2020

Posted by ili6 in Articoli, Senza categoria

≈ 55 commenti

Tag

colleghi, confusione, consigli, Coronavirus, covid-19, discussioni, educazione, fai ciò che vuoi ma solo a casa tua, incoscienza, la legge è uguale per tutti, litigio, mascherine, negazionisti, pandemia, prima o poi la uccido, regole, scuola, sopportazione

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I tempi che stiamo vivendo col coronavirus che ha ripreso vigore li conosciamo tutti, la paura e la tensione per molti di noi sono alle stelle, specie per chi come me è costretto ogni giorno a recarsi al lavoro.

La mia scuola l’ho trovata così come l’ho lasciata a marzo: stesso numero di alunni, stessa aula, stessi banchi. Di diverso e in più ora c’è il sapone in bagno, ci sono disinfettanti mani in tutti gli angoli, segnalatori di percorso e di distanziamento e mascherine date dal Governo per gli alunni e per noi insegnanti.

Ci sono anche regole nuove legate al distanziamento e all’igiene e devo dire che non stiamo facendo fatica coi bambini per il rispetto di queste regole: sono attenti, disciplinati più di prima, corretti nell’uso della mascherina. Hanno compreso, sono stati ben preparati dalle famiglie e continuano a esserlo da noi docenti che non ci stanchiamo di ripetere e di mettere in guardia. Persino negli ingressi e nelle uscite, ora differenziati, si crea poco assembramento. Tutto questo fa un po’ sperare di farla franca e di riuscire a mantenere la scuola aperta, evitando così la odiata DAD. Naturalmente non siamo sicuri e tranquilli, il COVID nelle scuole entra da fuori e trova il luogo ideale per diffondersi rapidamente. Diverrà tutto più pericoloso quando partirà il servizio di trasporto alunni coi bus comunali. Ma affrontiamo un problema alla volta.

Il problema adesso è la mia collega di classe che è una negazionista.

Premesso che ognuno può essere libero di pensarla in modo diverso finchè non nuoce gli altri, non sto riuscendo più a sopportare questa situazione perché lei sta agendo a scuola da negazionista.

No! A casa sua può fare ciò che vuole, A SCUOLA NO! Deve rispettare le regole, come tutti.

 Invece …non indossa la mascherina, la porta sempre appesa all’orecchio come fosse un lungo orecchino, forse per paura di multe e rimproveri, mostrando così una certa dose di vigliaccheria. Deride noi colleghi che la indossiamo e, cosa gravissima, inizia a deridere anche gli alunni che mettono la mascherina quando si alzano dal banco per andare alla lavagna o alla cattedra e pretende che gli stessi la tolgano quando stanno spiegando la lezione perché altrimenti la voce è alterata. Inoltre passa tra i banchi per correggere senza nessuna protezione e se i bambini alzano la mascherina, lei gliela abbassa tra il fare scherzoso e l’imperioso.

Li sta confondendo.

Ho cercato di parlarle con le buone, anzi le buonissime, poi con determinazione e l’altro giorno sono stata alquanto dura. Lei lo è stata più di me, ha usato l’ironia e poi il sarcasmo e siamo quasi arrivate alle minacce reciproche.

I bambini a casa raccontano tutto e i genitori mi telefonano ogni due giorni per il suo comportamento. Sono riuscita per due volte a evitare che andassero dalla preside, ora non riesco più a difenderla e sto cominciando a pensare di andare io a parlare con la preside che conosce bene il Coronavirus per averlo preso in primavera e essere stata due mesi ricoverata in ospedale.

Davvero non so che fare. Datemi un consiglio, per favore.

 Detesto chi fa la spia. Sto però iniziando a detestare la mia collega. Il nostro rapporto ventennale è sempre stato sereno, mai amichevole perché lei non è disposta all’amicizia verso nessuno e io di lei ho rispettato anche questo.

Ora sto vacillando.

Litigi e amarezze

03 lunedì Nov 2014

Posted by ili6 in Articoli, io e loro, scuola, Senza categoria

≈ 57 commenti

Tag

amarezza, autoregolamentazione delle dispute, bambini violenti, bullismo, litigio, senso di sconfitta, spedizione punitiva, vita di maestra

 

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Foto web

Succede che due bambini litighino a scuola durante la ricreazione per un misero pupazzetto, si accapiglino un attimo prima che la maestra si fiondi a dividerli e a ripristinare la calma. Uno dei due ne esce con un graffio in viso. Roba di poco conto, ma il bimbo ferito piange e chiede di andare dalla mamma, che insegna in un’altra classe, a farsi consolare un attimino. La maestra non acconsente e, dopo aver disinfettato il graffietto, richiama i due litiganti e riprende il lavoro.

Due minuti dopo il bimbo col graffio chiede di andare in bagno e la maestra glielo concede anche se ha il presentimento che lui andrà dalla mamma a piagnucolare. Non può verificare, non può accompagnarlo in bagno in quel momento, decide di fidarsi. E sbaglia.

Il bimbo va nella classe della mamma e fa una sceneggiata, la mamma lo consola, gli alunni della mamma pure. Il bimbo si rincuora e torna in classe più sereno. Alla sua maestra nega di essere andato dalla madre e la giornata lavorativa prosegue normalmente.  La maestra prima dell’uscita da scuola manda i due bambini, che ancora si guardano in cagnesco, nel corridoio e li invita a chiarirsi tra loro. L’autoregolazione del conflitto funziona, i due alunni fanno pace, si chiedono reciprocamente scusa, ammettendo  entrambi di aver avuto una parte di torto nella lite.

La maestra si rasserena, il graffietto non si vede quasi più, i bambini vanno a casa tranquilli.

L’indomani l’alunno che aveva graffiato il compagno si assenta e anche il giorno dopo. Il terzo giorno viene accompagnato dalla madre che consegna alla maestra un certificato del pronto soccorso: violente epistassi da contusione.

-C’è stata una lite sul bus della scuola.

La maestra fa quattro domande al bambino, lui non ha chiari ricordi, ma alla maestra  tutto comincia a essere spaventosamente chiaro. Poi va dalla collega, mamma del bambino ferito.

-Dimmi che non è stata una spedizione punitiva di quel gruppetto dei tuoi alunni per il graffietto a tuo figlio.

La collega impallidisce. Chiama tre dei suoi alunni in disparte, alunni di 10 anni altamente problematici, che candidamente ammettono che sì, quel bambino meritava una lezione.

Le due maestre si guardano, nei loro occhi c’è tanta sconfitta, tanta amarezza. Gli occhi del bambino che ha sferrato i pugni al naso  invece brillano di vittoria e di luce  sinistra.

La maestra torna in classe, è arrabbiata, è amareggiata, deve parlare alla classe, deve dire, fare qualcosa. Entra e trova i due ex litiganti  che ridono e si divertono con un giornalino di Topolino. Entrambi non hanno ben capito cos’era  successo sul bus e perchè. Poi uno chiede all’altro:

-Ti fa ancora male il naso?

-Sì, un pochino, ma sta passando.

– Sono stati cattivi quei bambini a pestarti  senza motivo.

-Sì, molto cattivi.

-Io con loro non parlerò mai  più.

-Nemmeno io, mai più.

La maestra decide così di non dire nulla. Forse sta sbagliando di nuovo, ma  non ha nessuna voglia di interrompere quel momento di  intesa tra due bambini di appena  8 anni. Sa che dovrà riprendere il discorso, ma lo farà quando si sentirà meno amareggiata e sa anche che in quel momento non vorrebbe  trovarsi nei panni della sua collega che ha già convocato i genitori di quei tre bambini. Inutilmente.

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