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cellulari, come si studia oggi, così fan tutti, fotografie, genitori senza parole, Google, l'arte di arrangiarsi, librerie vuote, libri, libri usati, pagnette, ragazzi 2.0, scuola, te lo vendo, vita reale
Foto web
Lui ha appena finito il liceo ed è un ragazzo dei suoi tempi. Non gli manca nulla, ma i genitori, affermati professionisti, lo tengono un bel po’ a stecchetto. Viaggi, corsi, palestre, fitness, festicciole, abbigliamento, motorino, musica e tecnologia non vengono risparmiati. Dove mamma e papà stringono la corda è sui contanti per la quotidianità: paghette settimanali un po’ striminzite. E lui che fa? Si organizza, sin dai tempi delle medie, con piccoli espedienti per racimolare qualche euro: fotocopie ai compagni a prezzi stracciati che fa nello studio della madre; cd e dvd che scarica dal web a prezzi concorrenziali ai vu cumprà ; spesa alimentare a domicilio a qualche vecchietto vicino di casa; semplici commissioni per la famiglia dietro mini compenso. Insomma, piccole cose che fanno sorridere i genitori e che persino li inorgogliscono perché vedono crescere il figliolo in modo determinato e capace di risolvere i problemi con espedienti del tipo -io so come cavarmela comunque-
Ma quando una sera la madre entra nella sua stanza e vede tutti gli scaffali della grande libreria vuoti, quelli dove stavano in bell’ordine i libri dei cinque anni di liceo del figlio, tutti libri acquistati nuovi e debitamente foderati, le prende un colpo: “Dove sono i libri?”, gli chiede mentre osserva quelle mensole completamente vuote. “Li hai spostati in soffitta per far posto ai prossimi testi universitari?”
“No, li ho quasi tutti venduti domenica scorsa al mercatino del libro usato. Quelli che non sono riuscito a vendere li ho depositati in una libreria. Se li venderanno, mi daranno il 50% del ricavato. A me non servivano più.”
“Anche i dizionari di inglese e latino?”
“Sì, coi traduttori on line servono sempre meno.”
“Nei tuoi libri c’erano le note dei professori, i tuoi appunti, i voti, anche qualche mio disegno a matita mentre ascoltavo le lezioni che dovevi ripetere a scuola. Come hai potuto?! Quanto hai guadagnato? “
“ Un piccolo gruzzoletto, speravo di più. Sempre meno studenti comprano libri, anche di seconda e terza mano, e ho dovuto abbassare i prezzi.”
“Non si studia più sui libri? Ci sono i tablet a scuola o le fotocopie?”
“No, niente tablet e nemmeno ebook o fotocopie. Ora ci sono le fotografie.”
“Le fotografie?”
“Sì. Si chiede a un compagno di classe che ha il libro di poter scattare le foto delle pagine da studiare e si leggono sui cellulari. Ma anche quelle foto si pagano. Poca cosa, pochi centesimi per ogni pagina fotografata. Poesie e brani che si trovano su internet sono gratis, ovviamente. “
“Ah! Noi ti abbiamo sempre comprato i libri e non hai avuto bisogno di studiare con le fotografie.”
“Certo, ed è stato un gran bene! Grazie!”
“Come si può studiare da una fotografia?! Mi spiace moltissimo che tu li abbia venduti, avresti dovuto dirmelo e te lo avrei vietato! I libri sono un ricordo e possono sempre servire nella vita!”
“A me sono tanto serviti, per lo studio e per…”
“No, non dirmi che ti sei fatto pagare per fotografarli !!!”
“Senti, mamma, se ci tieni tanto, vai nella libreria di Giovanni e ti ricompri quelli che non sono riuscito a vendere domenica scorsa! In fondo la colpa è tua e di papà che mi fate vivere con niente alla settimana! Piuttosto…se tieni a quelle enciclopedie di scienze e di storia, comprale tu, adesso, te le vendo…. che io ho Google!”