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Marirò

~ "L'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque"

Marirò

Archivi tag: libri

E’ successo anche a voi, vero?

07 mercoledì Lug 2021

Posted by ili6 in Libri, Senza categoria

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comfort zone, emozione, estate, lettura, libri, priorità

Si dice che la lettura sia un’emozione e un vero piacere. Si dice anche che sia una sana e buona abitudine, specie se realizzata nella tua comfort zone. Non si dice quasi mai che può diventare una priorità. Perché a volte lo diventa, soprattutto se hai un buon libro tra le mani e consideri un peccato non continuare a leggerlo per dover, ad esempio, preparare la cena. Così esci dalla comoda e rassicurante comfort zone, cerchi soluzioni e assumi qualche rischio. Se qualche pagina sarà macchiata di verde, di giallo, di rosso, poco importerà: i libri, le emozioni, devono essere vissuti (anche in cucina).

Pagine antistress

26 lunedì Giu 2017

Posted by ili6 in Articoli, Libri, Senza categoria

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antistress, colori, coloring books, disegni da colorare, estate, libri, meditazione attiva, pensieri, psicologia, quiete, stand-by, tempo libero

Li chiamano libri antistress e uno mi fu regalato due anni fa da una mia carissima collega e amica: “Potrà esserti utile in certi momenti per rilassarti, per cacciare via i pensieri o anche solo per divertirti. So che ti piace colorare, abbinare tinte e creare sfumature. Aiuti sempre volentieri i bambini quando proponiamo i mandala per farli rilassare.” Vero, proprio così, ma il libro antistress, dopo un breve sguardo, fu posato e dimenticato.

Non so, forse è vero che certe cose arrivano da sole al momento giusto o forse sono solo coincidenze, fatto sta che pochi giorni fa, riordinando la libreria, il libro mi è capitato tra le mani e ieri pomeriggio, dopo una settimana di varie situazioni che hanno rischiato di mandarmi in tilt, mi sono seduta e ho iniziato a sfogliarlo e a “leggerlo” con un po’ di interesse. Sono una tipa diffidente per natura, difficilmente mi faccio coinvolgere dalle mode del momento, tanto per riferirmi al buon successo che questi libri da colorare per adulti hanno avuto,  e non possiedo quel disincanto che molti erroneamente mi attribuiscono verso le parolone e il martellamento persuasivo, ad esempio di certa psicologia. Delle proprietà benefiche della coloritura, però so, e lo osservo spesso nel mio lavoro con i bambini.  Così ieri ho sorriso benevolmente pensando alla mia amica e alle sue parole e ho richiuso il libro e acceso il computer, ma nemmeno la blogsfera o la partitella di burraco riuscivano a distogliere certi miei nebulosi pensieri.

Improvvisamente metto il pc in stand-by e vado a prendere l’astuccio dei colori. Perché non provare? Apro il coloring book in una pagina a caso, osservo i minuziosi disegni e mi concentro sui particolari. Decido di usare tinte quanto più possibili reali e inizio a colorare le foglie, poi i fiori. Ci vuole una buona dose di concentrazione, non è così semplice come pare, i disegni sono stretti, esigono anche fantasia e inventiva e più volte mi fermo per decidere come proseguire. Mi focalizzo sul presente, sul “qui e ora” di questa pagina, sull’ unicorno e sui tronchi d’albero e anche sull’uccello paradisiaco. Non ho fretta, una leggera calma si impossessa di me, forse sta avvenendo una sorta di meditazione attiva, forse mi sto connettendo solo con me stessa perché nemmeno il bip di un messaggino riesce a distrarmi e, mentre la mano scorre con più sicurezza, immagino il dialogo tra i due animali e, perché no, anche tra i fiori.

Ho trascorso più di un’ora così, lasciando lontano lo stress del quotidiano. La mia amigdala è rimasta in pausa mentre i miei due emisferi cerebrali si attivavano per seguire le linee e combinare i colori. Ho sprecato il mio tempo? Forse. Avrei potuto stirare, ad esempio. O forse no. Il quieto stand-by che il libro antistress mi ha regalato è stato un momento rigenerante di un percorso di vita affollato da troppi pensieri.

Domani chiamerò la mia amica per chiacchierare un po’ e  per ringraziarla ancora una volta, ma prima dovrò finire di colorare e sistemare la mia paginetta antistress.

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“Con immutato amore”

22 sabato Apr 2017

Posted by ili6 in Articoli, Libri, Senza categoria

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amori in pausa, il piacere di leggere, lettera, lettura, libri

Come stai? Sono qui, mi vedi? Ti sto aspettando. Da mesi.

Qualcosa non va più tra noi? Sei sfuggente, mi eviti, mi dimentichi, mi lasci sul più bello. So che mi pensi, a volte sento il tuo sguardo su di me, ma poi lo lasci cadere, ti giri, vai via, fai altro. Perché? Non abbandonarmi, non lasciarmi così, in un angolo. Ti prego, ti prego…

Sai che posso darti ancora tanto. Guardami, sono sempre io, mi riconosci? So che non hai dimenticato, so che sei sempre tu, so che tutto tornerà presto come prima. Devo avere pazienza, lo so.

Ricordi i nostri momenti? Tanti, tantissimi e bellissimi. Sempre insieme, noi due, sempre pronti a rubare spazi e attimi a ogni ora del giorno e della notte… Quante ne abbiamo combinate! Ricordi tutte quelle volte che mi nascondevi? O quando dicevi le bugie perché avevamo preso troppo tempo e… Ma che bello era sentire le tue mani su di me, il tuo profumo, il tuo silenzio, i sospiri, i tuoi pensieri! Non sopportavi nessun tipo di distrazione, staccavi il telefono, spegnevi la tv, ti infastidiva anche la musica di sottofondo. Volevi silenzio e la giusta luce, né forte né debole e poi sceglievi i luoghi più comodi e  belli per il nostro stare insieme. Beh, non sempre; a volte erano posti sconvenienti, anche un pizzico nauseabondi…sì, sì, sai a cosa mi riferisco…alla cucina, ad esempio, con tutti quegli odori di cibo attorno a noi, oppure al  bagno, ma a te piaceva anche così e non mi lamentavo. Mai un lamento da parte mia, nemmeno quando mi trattavi male, non tanto male, un pochino  male, ma comprendevo e restavo in attesa. E ricordi quella volta che mi lasciasti in un grande negozio? Volevi che qualcuno mi trovasse, ma io appartenevo a te e tornasti con affanno a riprendermi, accarezzandomi a lungo.  

So che qualche volta ho arrecato delusione, anche noia e stanchezza,  ma tante altre volte ho saputo dare emozione pura: batticuore e lacrime, tensione e goduria, sogno, serenità e compagnia. Non puoi aver dimenticato così!

 Oh, lo so, lo so…i pensieri, le preoccupazioni, il lavoro, gli impegni, la stanchezza, la vita frenetica, i nuovi passatempi. Ecco, questi benedetti, effimeri passatempi…

Torna da me! La gelosia mi corrode, la dimenticanza mi soffoca! Io valgo di più, non scordarlo.Ho bisogno di te e anche tu hai bisogno di me, ora più che mai. Ti prego, considera sempre quanto ti ho voluto e ti voglio bene.

Con immutato amore, 

il tuo

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Un luminoso buio

21 sabato Mag 2016

Posted by ili6 in Articoli, Senza categoria, Terra mia

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blog, blogger, blu, descrizioni, Eruzione, Etna, inquietudine, insonnia, libri, luna piena, Maggio, mamma, meraviglie, nuvole, preoccupazioni, riposo, sere di Maggio, spettacoli della natura, stelle, tecnologia, vento, vita

Le sere di Maggio ce le aspettiamo quiete, dolci, con tutti quegli elementi, dai petali odorosi ai tramonti rossi, che preannunciano la bella stagione e che ti predispongono al meglio. Ma si sa che le sere non sono tutte uguali, nemmeno le giornate, le notti,  le settimane o i mesi e che spesso ci troviamo in balia degli eventi che ci coinvolgono, Maggio o Agosto che sia. Quel che a volte non si sa o si dimentica facilmente è che ciò che potrebbe servirti  in un preciso momento te lo può regalare l’esatto contrario di quello che pensavi, sempre se sei disposta a raccoglierlo.

Ieri sera, ad esempio, dopo una giornata carica di impegni di varia natura, responsabilità e tensioni, l’unica cosa a cui aspiravo era riposare, dormire riposando. Ma non c’era modo di ottenerlo. Dormire fuori casa, anche se è la casa di tua madre, non ti predispone al massimo del riposo. Se sei lì è per accudire, per controllare che tutto vada bene per lei, per fare compagnia in un momento che è da sola e da sola non può stare. Ma lei è tranquilla, dopo il necessario si addormenta subito  e potrei fare lo stesso anche io. Ci provo, infatti e lo spero. Quel lettino, però, non lo riconosco, è comodo, ma ha un odore diverso dal mio letto. Apro il libro che ho portato dietro, penso mi aiuterà. La lampada sul comodino, con quel led, è troppo forte, aggressiva. Leggo tre pagine. Fuori c’è un ventaccio che mi distrae, che crea rumori per me insoliti e fastidiosi e perdo la concentrazione, così chiudo il libro. Niente,  non mi va, forse è anche il testo che sto leggendo che fatica a prendermi. La tv nella stanzetta è troppo piccola e non ho voglia di televisione. Accendo il tablet, giro un po’ sul web e nei blog amici. Magari riuscirò a leggere e commentare;: sto trascurando la blogsfera e non mi piace. Leggo alcuni post, lascio qualche commento, ma è sempre il vento a distrarmi. Proprio non lo amo!

Sento una sedia che si muove sul terrazzo, la porta del corridoio che vibra, un sibilo acutissimo sotto la finestra: di sonno nemmeno una traccia. Mi rigiro inquieta tra le lenzuola. Insisto con la blogsfera: questo post è lungo e impegnativo, lo leggerò domani. In questo ci sono troppi link, non mi va di aprirli. Ma che ha scritto??? Boh, forse sono io che non capisco, meglio ripassare. Belle le foto, ma oltre a scrivere “belle” non saprei che aggiungere: troppo banale.Candy Crush? No, mi innervosisce! Basta blog, blogger e tecnologia, non è il momento.

La sedia continua a passeggiare trasportata dal vento e non mi farà chiudere occhio, così decido di alzarmi e uscire fuori per sistemarla. La sferzata di vento che mi accoglie è gelida, o forse è il mio pigiama troppo leggero. Non posso permettermi un’influenza e rientro per cercare qualcosa per coprirmi. Trovo uno scialle lungo e pesante che mia mamma fece ai ferri molti anni fa e che è in attesa di essere riposto nel baule invernale. Torno sul terrazzo ben protetta alla ricerca della sedia  e…mi blocco!

Lo spettacolo che si offre ai miei occhi è stupefacente: sono le 23.30 circa e il cielo è di un blu chiaro, quasi elettrico. La luna piena, brillantissima, e il vento di tramontana che ha pulito l’aria dalla sabbia africana, rendono tutto surreale. Ci sono nuvole nere, altre marroni, altre bianche, sparse, accavallate e alternate a grandi spazi aperti di cielo pieni di stelle lontanissime, ma luminose. Chiaro e distinto si vede anche uno dei tanti satelliti che ci controllano e pare strizzarmi l’occhio.

Guardo a sud-est e vedo il mare che luccica, è color argento. Sembra increspato.  Ci sono delle lucine che si muovono , forse quelle di una grande nave. Eppure sono lontana dal mare, ma la limpidezza dell’ aria è eccezionale e ti fa vedere anche a grande distanza. Riesco a focalizzare le piste dell’aeroporto e seguo l’atterraggio di un aereo. A questa distanza mi sembra un atterraggio molto lento. Aerei, navi, stelle…che voglia di partire lontano!

Il vento pare calmarsi, o forse mi sono abituata e non sento più freddo: lo scialle di lana mi protegge benissimo. Prendo la sedia, la posiziono al centro del terrazzo, direzione nord-est, dove lo spettacolo è ancora più suggestivo: l’Etna e la nuova eruzione. Il contorno del vulcano è netto, color blu cobalto, qua e là qualche nuvolone e manciate di stelle. Si distinguono bene anche le pinete dei monti più bassi. Sul  cratere centrale spicca fulgido il rossore dell’eruzione e la colonna di cenere. Seppur non molto alte, a intervalli regolari, si stagliano nel blu le fontane di lava: giallo, arancione, rosso!

Mi siedo e sto a guardare. Non so per quanto tempo, dieci-venti minuti, ma è il tempo necessario per allentare tensioni e preoccupazioni, per meravigliarmi ancora una volta di ciò che mi circonda, per caricarmi di quel luminoso buio che mi farà dormire bene. Prima, però,  passo silenziosa nella stanza di mia mamma, la sento russare lievemente e questo sarà il dolce suono che accompagnerà il mio riposo.

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Foto presa qui. Ieri notte non ho pensato a fare foto, ma questa è ciò che più somiglia, per colori e situazioni, alla mia visione.

Di libri e…infermieri di biblioteca

18 lunedì Gen 2016

Posted by ili6 in Articoli, Libri, Senza categoria

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abitudini, bambini, biblioteche di classe, Il Piccolo Principe, L'Occhio del Lupo, lettura, libri, prestiti e restituzioni, scuola

Faccio di solito fatica a prestare i miei libri e non so bene  il perché. Il libro è un oggetto, oserei dire un oggetto  come un altro e, dopo averlo letto, sta decenni fermo su uno scaffale ad ingiallire e prendere polvere. Capita di rileggerlo, in parte o tutto, ma  succede raramente se non è da consultazione. Non amo comunque separarmene, nemmeno se è un libro lasciato a metà. Quelli che non mi sono per nulla piaciuti li elimino nella raccolta carta. Ma quelli che ho letto con piacere, non sono più oggetti, diventano qualcosa in più, diventano miei e separarmene, anche solo per il prestito di un breve periodo,  è difficile.

Le persone con cui scambio libri sono nell’ambito familiare e delle amicizie strette. Più che scambio, preferisco  sia io a prestarli, se di quella persona mi fido. Già, la fiducia…sto affidando qualcosa che ho scelto, acquistato, sfogliato, odorato, segnato, scarabocchiato, reso  lentamente e sempre più  mio e se tornasse a me sgualcito, strappato, macchiato o se non tornasse, farei un quarantotto! Eppure io non tratto sempre bene i miei libri, no, cioè, i libri che amo li tratto più che bene  perché li vivo con appunti, sottolineature, piegature,  freccioline, smiles, interiezioni, domande. ..sì, anche domande: a volte parlo con gli scrittori! E lo so, mica so’ normale, io 😉

Non amo, quindi, leggere libri altrui perché non oserei mai segnarli e con il prestito mi sento anche obbligata alla fretta della restituzione.  Non mi piace nemmeno  prendere libri nella biblioteca comunale per gli stessi motivi e scambiare libri con sconosciuti. Su Anobii  non partecipo ai gruppi che scambiano libri e non aderisco a tutte quelle pur simpatiche iniziative di libri lasciati in giro perché altri possano trovarli. Lo feci una sola volta, lasciando un libro dentro la tasca di un giaccone alla Rinascente, un bel libro, uno di quelli che ho più amato, Il Piccolo Principe. Due minuti dopo andai a riprendermelo. Ciò che amo non lo lascio in giro e ciò che non amo non so proporlo.

Di libri, però, ne regalo molti, nuovi, appositamente acquistati o se ho dei doppioni in casa. Non so, ad esempio,  quanti libri del Piccolo Principe nel tempo ho regalato: l’ultimo poche settimane fa alla ragazza di mio nipote. Anni fa ne inviai uno ad una bimba russa, e le regalai il mio, quello vissuto : fu un atto di affetto e mi chiedo se mai quella bimba lo abbia letto o ascoltato o se la sua mamma abbia compreso i miei scarabocchi, magari sorridendone. Chissà…

Ma nelle abitudini  c’è sempre l’eccezione e in questo caso è rappresentata dai  miei alunni: da sempre compro libri adatti alla loro età, perché mi piace leggerli e per  invitare i bambini alla lettura,  e con gioia li metto a disposizione. Naturalmente faccio tante raccomandazioni. Anche loro portano libri da casa e li scambiano coi compagni e chiedo che i libri vengano sempre rispettati e trattati bene. Loro  lo sanno , sono abbastanza attenti e anche io so che alla lunga  li ritroverò a brandelli. Ma  il desiderio  che un libro venga letto dai bambini invece di restare immacolato a casa mia e poi dimenticato, è più forte.  Quando diventa irrecuperabile perché troppo sgualcito, con troppo scotch, macchiato, etc…,  lo ricompro e torna nella bibliotechina di classe senza drammi.

Nei giorni scorsi sono tornati i libri che gli alunni hanno preso per le vacanze natalizie. Alcuni ho dovuto portarli a casa per “le medicazioni”, ma fa nulla, ai bambini sono piaciuti e tanto  basta. Uno, L’occhio del lupo, di Daniel Pennac, è tornato già medicato. Laura tardava a restituirlo, poi…

-C’è stato un incidente- mi dice con gli occhi lucidi-mio fratellino me lo ha tirato dalle mani, ma io…ma io..

E giù lacrime.

-Calmati, fammi vedere…ma il libro lo hai letto?

-Sì,  l’ho letto tutto e alcune parti insieme a papà. Papà diceva “bello, bello”, e mio fratellino “bello pure io” e lo ha tirato forte.

-Oh, ma che simpatici cerotti!

-Sono quelli dell’Ikea, quelli che fanno sentire di meno la ferita.

-Davvero?!  Devo comprare questi cerotti. E che voto dai nella scheda del libro?

-Dieci e lode e cuoricino. E’ una bella storia e i lupi non sono cattivi e nemmeno i bambini africani.

-Il lupo era arrabbiato con gli uomini e chiuse un occhio…

-… il bambino pure, per fargli compagnia. Poi capirono che è meglio guardare con due occhi e perdonare.

-Sai che questa pagina con i tuoi cerottini è diventata più carina? Facciamo così: smetti di piangere e porta questi magici cerotti a scuola. Li useremo se ci saranno altri strappi nei libri. Da domani sarai l’infermiera della biblioteca!

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La libreria

26 lunedì Ott 2015

Posted by ili6 in Articoli, costume e società, Libri

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cellulari, come si studia oggi, così fan tutti, fotografie, genitori senza parole, Google, l'arte di arrangiarsi, librerie vuote, libri, libri usati, pagnette, ragazzi 2.0, scuola, te lo vendo, vita reale

libreria

Foto web

Lui ha appena finito il liceo ed è un ragazzo dei suoi tempi. Non gli manca nulla, ma i genitori, affermati professionisti, lo tengono un bel po’ a stecchetto. Viaggi, corsi, palestre, fitness, festicciole, abbigliamento, motorino, musica e tecnologia non vengono risparmiati. Dove mamma e papà stringono la corda è sui contanti per la quotidianità: paghette settimanali un po’ striminzite. E lui che fa? Si organizza, sin dai tempi delle medie,  con piccoli espedienti per racimolare qualche euro: fotocopie ai compagni a prezzi stracciati che fa nello studio della madre; cd e dvd che scarica dal web a prezzi concorrenziali ai vu cumprà ; spesa alimentare a domicilio a qualche vecchietto vicino di casa; semplici commissioni per la famiglia dietro mini compenso. Insomma, piccole cose che fanno sorridere i genitori e che persino li inorgogliscono perché vedono crescere il figliolo in modo determinato e capace di risolvere i problemi con espedienti del tipo -io so come cavarmela comunque-

Ma quando una sera la  madre entra nella sua stanza  e vede tutti gli scaffali della grande  libreria  vuoti, quelli dove stavano in bell’ordine  i libri dei cinque anni di liceo del figlio, tutti libri acquistati nuovi e debitamente foderati, le prende un colpo: “Dove sono i libri?”,  gli chiede mentre osserva quelle mensole completamente vuote. “Li  hai spostati in soffitta per far posto ai prossimi testi universitari?”

“No, li ho quasi tutti venduti domenica scorsa al mercatino del libro usato. Quelli che non sono riuscito a vendere li ho depositati in una libreria. Se li venderanno, mi daranno il 50% del ricavato. A me non servivano più.”  

“Anche i dizionari di inglese e latino?”

“Sì, coi traduttori on line servono sempre meno.”

“Nei tuoi libri c’erano le note dei professori, i tuoi appunti, i voti,  anche qualche mio disegno a matita mentre ascoltavo le lezioni che dovevi ripetere a scuola. Come hai potuto?! Quanto hai guadagnato? “

“ Un piccolo gruzzoletto, speravo di più. Sempre meno studenti comprano libri, anche di seconda e terza mano, e ho dovuto abbassare i prezzi.”

“Non si studia più sui libri? Ci sono i tablet a scuola o le fotocopie?”

“No, niente tablet e nemmeno  ebook o fotocopie. Ora ci sono le fotografie.”

“Le fotografie?”

“Sì. Si chiede a un compagno di classe che ha il libro di poter scattare  le foto delle pagine da studiare e si leggono sui cellulari. Ma anche quelle foto si pagano. Poca cosa, pochi centesimi per ogni pagina fotografata. Poesie e brani che si trovano su internet sono gratis, ovviamente. “

“Ah! Noi ti abbiamo sempre comprato i libri e non hai avuto bisogno di studiare con le fotografie.”

“Certo, ed è stato un gran bene! Grazie!”

“Come si può studiare da una fotografia?! Mi spiace moltissimo che tu li abbia venduti, avresti dovuto dirmelo e te lo avrei vietato! I libri sono un ricordo e possono sempre servire nella vita!”

“A me sono tanto serviti, per lo studio e per…”

“No, non dirmi che ti sei fatto pagare per fotografarli !!!”

“Senti, mamma, se ci tieni tanto, vai nella libreria di Giovanni e ti ricompri quelli che non sono riuscito a vendere domenica scorsa! In fondo la colpa è tua e di papà che mi fate vivere con niente alla settimana! Piuttosto…se  tieni a quelle  enciclopedie di scienze e di storia, comprale tu, adesso, te le vendo…. che io ho Google!”

“Alfine… risentivo il sapore della vita…”

07 sabato Mar 2015

Posted by ili6 in Articoli, Libri, Senza categoria

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il sapore della vita, libri, nonostante tutto, oltre, rispetto di sè, Sibilla Aleramo, Una Donna

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“Alfine mi riconquistavo, alfine accettavo nella mia anima il rude impegno di camminar sola, di lottare sola, di trarre alla luce tutto quanto in me giaceva di forte, d’incontaminato, di bello;

alfine arrossivo dei miei inutili rimorsi, della mia lunga sofferenza sterile, dell’abbandono in cui avevo lasciata la mia anima, quasi odiandola.

Alfine risentivo il sapore della vita, come a quindici anni.”

Sibilla Aleramo    (da “Una Donna”)

Il crepuscolo della Lubjanka, di Alessandra Bianchi

31 giovedì Lug 2014

Posted by ili6 in Articoli, Libri, Senza categoria

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Alessandra Bianchi, blog, edp, Il crepuscolo della Lubjanka, libri, spy story, wp

Chi mi legge sa che ogni tanto parlo di libri e quello che vorrei presentare oggi è un bel libro che ho appena finito di leggere: “ Il crepuscolo della Lubjanka”, di Alessandra Bianchi, Ed.Youcanprint.

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Seguo da un paio d’anni  il blog di Alessandra Bianchi, lo seguo con interesse perché mi piace: un blog con una garbata padrona di casa, sempre attenta ai vari commenti e a ciò che i suoi tanti ospiti scrivono nei propri blog,  uno spazio frequentato da  gente gradevole che interviene  con argomenti pertinenti, attenti, anche di ampio respiro, un blog  dove si scherza persino, ma dove soprattutto si parla di libri, di scrittori e di scrittura, un blog  dove fondamentalmente si legge.

Alessandra è molto generosa con noi lettori e offre tantissime sue proposte : racconti, storie brevi, racconti lunghi, racconti a più mani, interi libri a capitoli, storie e poesie di altri scrittori,  riflessioni letterarie su vari autori. Sin da subito sono rimasta favorevolmente colpita dal suo stile di scrittura snello, asciutto, veloce, ma anche ricco e riflessivo. Le storie che scrive, infatti, ruotano attorno agli atteggiamenti dell’uomo e alle tendenze  della società moderna, generando nei lettori spunti di riflessione e occasioni di apprendimento perché dietro ai suoi scritti c’è anche  tanta attenta documentazione, vuoi storica,  scientifica o politico-sociale.

E l’accurata ricerca storica della scrittrice emerge subito nel suo ultimo libro,” Il Crepuscolo della Lubjanka”, un’emozionante spy story incentrata  sui fatti realmente accaduti in Russia   nel 1991 con la glasnot e la perestrojka., lungo e delicatissimo periodo che il mondo intero seguì con il fiato sospeso e che Alessandra Bianchi fa ripercorrere ai lettori con un’angolazione diversa, ma per quanto possibile  legata ai fatti e ai personaggi che fecero quella storia e che permisero ciò che la storia è oggi. Con un linguaggio forbito, elegante, chiaro e scorrevolissimo, ricco di elementi descrittivi e di connotazione,  di pennellate di delicato erotismo, di dialoghi serrati, la scrittrice accompagna il lettore negli eventi  di un golpe mancato e nella conoscenza di tanti personaggi e di varie istituzioni e vari palazzi della Russia di Gorbaciov, permettendo  l’ingresso nelle stanze più tetre e buie e in quelle piene di sole. Tantissimi i particolari e gli aneddoti che via via si scoprono e allarmante la spietatezza degli scontri tra vari sistemi politici e tra i servizi segreti del mondo.  Non mancano figure e passaggi di grande umanità, Susan Cooper ad esempio o Magdalina, persino l’aguzzina Nadiya (splendida la scena di quest’ultima travestita da infermiera nella Piazza Rossa)  e pagine di rara bellezza come la descrizione e l’intervento del pope nella Piazza. Grande attenzione, infine, per il popolo russo, mai spettatore passivo della sua Storia.

Così come è accaduto per altri libri di scrittori blogger di wp che ho acquistato,  ho dovuto attendere per avere il cartaceo de “ Il Crepuscolo della Lubjanka” in mano, e non perché questo libro sia stato autopubblicato dalla scrittrice; anche le piccole case editrici non in edp non garantiscono un’efficace distribuzione, lo assicuro. Personalmente, da lettrice, mi importa poco che un libro sia autoprodotto o pubblicato da editori nella formula tradizionale.  Mi importa che sia un libro interessante, coinvolgente, scritto bene e stampato leggibile. Piuttosto ringrazio Alessandra Bianchi per avere alla fine deciso di scegliere la formula di autopubblicazione invece di riporre in un cassetto le sue  pagine , dando  così a me lettrice la possibilità di leggere un  libro valido sotto molti aspetti. E che Alessandra sia capace di scrivere buoni  ed avvincenti libri per me è certo. Non siamo, inoltre,  pochi i lettori che stiamo aspettando già Natale per l’uscita -si spera-  del  suo “Matrioska”.

Il non politically correct “Tre volte all’alba” di Baricco

11 domenica Mag 2014

Posted by ili6 in Articoli, citazioni, costume e società, emozioni, Fotografia, Libri, Notizie e politica, pensieri, Senza categoria, Terra mia

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Alessandro Baricco, enigma, libri, piacere di leggere, politically correct, Ponte sullo Stretto, scrittura, Tre volte all'alba

Nell’apprestarmi ad aggiornare la mia libreria su Anobii, riflettevo su uno degli ultimi libri letti e sulla recensione e/o le stelline di gradimento da assegnare. Si tratta del  libro di Alessandro Baricco, “Tre volte all’alba” e non nascondo di essere entrata in confusione.

tre volte all'alba

Mi è piaciuto? Non mi è piaciuto? E se mi è piaciuto, perché? Consigliarlo o meno?

Ecco, ancora non lo so! Cioè, lo so, ma mi sfugge cosa so. Il libro si legge in poco più di un’ora, nemmeno 100 pagine, ed è composto da tre racconti. Non amo i libri di racconti, amo le trame lunghe, anzi amo la trama e i personaggi dell’unica trama che restano con me per un certo tempo  perché possa affezionarmi e entrare dentro le pagine.  Ma possono esserci le eccezioni.

Ho letto tanto di Alessandro Baricco: buoni libri, “Oceano mare”, ad esempio, “Seta”, bellissimo, “Castelli di rabbia”, persino “Emmaus” mi è piaciuto, e libri che non rileggerei, “City”, per dirne uno.; mi piace il suo stile asciutto, sfuggente, al contempo profondo  e a volte irriverente, ma è uno scrittore che pubblica parecchio e quindi qualche plof può capitare.

Andiamo al suo ultimo “Tre volte all’alba”. Protagonisti di ogni racconto sono  un lui e una lei che “si incontreranno per tre volte, ma ogni volta sarà l’unica, e la prima, e l’ultima”. Sottofondo comune ai tre racconti sono  le hall di squallidi alberghi dove si incontrano degli sconosciuti personaggi e l’alba, momento in cui inizia ogni storia, momento che “ contiene una luce perfetta per essere puliti”, capace di cambiare le sorti di ogni esistenza,” nella misteriosa permanenza dell’amore, nella corrente mai ferma della vita.”

Leggo il primo racconto: scrittura veloce, innovativa, asciutta, dialoghi serrati, qualche buona citazione. Bene, ma manca qualcosa. Cosa? Manca tutto il resto. Poco prima avevo letto alcuni racconti brevi di amici di rete di blog e mi erano piaciuti di più, caspita!

Leggo il secondo racconto: come il primo, gradevole, significativo. Il terzo è decisamente il migliore, il più introspettivo e forse quello che riunisce i tre racconti, no, i due, il primo e l’ultimo. Ma anche il secondo, a pensarci  bene… Ma alla fine che importa? Beh, è che il lettore vuole sapere, vuole capire, così, tanto per. Perché se questo libricino lo leggi bla bla bla, ti vien da pensare che Baricco stia prendendo per i fondelli i suoi lettori e ti dici che non può essere, non può essere che un siffatto libro venga proposto da uno scrittore famoso  e pubblicato da una spettabile casa editrice  e che, invece,  sei tu lettore che non stai cogliendo  il messaggio subliminale. Così torno all’enigmatica frase di overture:

 “Si incontreranno per tre volte, ma ogni volta sarà l’unica, e la prima, e l’ultima”

e mi rendo conto che sono davanti a un rompicapo dove le possibili spiegazioni sono infinite. Rileggo e diventa  chiaro che lo scrittore ha frantumato ogni struttura temporale : l’uomo e la donna protagonisti  s’incontrano e si ritrovano più volte nel tempo, ma in un tempo inesistente che scorre in maniera differente per ognuno di loro. Io lettrice riconosco i personaggi ma non so esattamente chi sono o chi saranno o chi sono stati. E questa cosa è spiazzante e geniale al contempo!

 La verità è che siamo abituati al politically correct e cioè, in questo caso,  a  dare un senso cronologico e consequenziale a ciò che leggiamo e agli episodi e alle scelte della vita, nostra e degli altri. Per dirne una:  studio, trovo lavoro, metto su famiglia.  Ma se provassimo a staccare i vari  pezzi di vita e li assemblassimo  in maniera differente,  potremmo arrivare a  un’altra interpretazione della realtà: metto su famiglia, trovo lavoro, studio per migliorarmi. Ottica diversa e non necessariamente sbagliata. Così come la scrittura di Baricco che stavolta non si è accontentato di scrivere, ma ha voluto divertirsi nel farlo e nell’immaginare noi lettori a scimunire per risolvere l’arcano. Complimenti , quindi, all’autore! 4 su 5 stelline Anobii!  🙂

stretto di Messina alba

Alba sullo Stretto di Messina,

punto esatto dove sarebbe dovuto sorgere

il Non politically correct Ponte.

La gazzella

12 sabato Apr 2014

Posted by ili6 in ambiente, Articoli, Film, Libri, racconti, Senza categoria

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animali, animali in estinzione, antilope, gazzella, gioco-blog, Karen Blixen, la mia Africa, libri, rispetto per gli animali

Ho raccolto l’invito di un gioco-catena proposto dalla carissima Silvia e che consiste nel postare  la foto di un animale che ci viene assegnato e fare un post al fine di sensibilizzare sul rispetto degli animali.  Sinceramente non ho capito bene le regole del giochino ma, poichè sono amica di Silvia e degli animali, poco importa ed ho deciso di partecipare.

Silvia in fondo al cuore mi ha assegnato la gazzella,

un’antilopina docile e mansueta, vittima di una miriade di predatori, attratti dalla sua bellezza e dalla sua carne tenera. Non sapendo bene che tipo di post fare, se narrativo, scientifico, poetico (manco a parlarne…), di citazione, ecc…mi sono affidata alla memoria e così ho ripreso in mano uno dei libri più belli mai letti, “La mia Africa”, di Karen Blixen e ho pensato di proporvi il brano “La gazzella Lulu”.

La regola del gioco, se vi piacerà continuarlo, vuole che ad  ogni commentatore si assegni un animale per poi postare una foto accompagnata con questo stesso testo: XXX  mi ha assegnato YYY e seguirà, se lo si vorrà, un post. Nessun obbligo, naturalmente.

Buona lettura 🙂

 

impala

Impala, comunemente chiamato antilope della savana o gazzella – foto web presa qui

La gazzella

di Karen Blixen

Lulu era una giovane antilope della tribù delle antilopi dei boschi, le più belle forse delle antilopi africane. Poco  più grandi dei daini, vivono nei boschi o nelle macchie : timide, ritrose, a differenza delle  antilopi della pianura, si fanno vedere di rado. Ma le colline del Ngong e tutta la zona  circostante erano il loro paradiso : di mattina presto le si vedeva sbucare dai cespugli,  uscire nella radura. La loro pelliccia, in quella luce, splendeva come rame; il maschio si   distingueva per le corna dalle curve delicate.

Fu così che Lulù divenne un membro della mia famiglia.

Una mattina (…) mentre passavo  in macchina per il Ngong un gruppetto di bambini kikuyu mi chiamò gridando dal ciglio della  strada : avevano in collo una piccola antilope e me la mostravano da lontano. Dovevano averla trovata dentro la macchia e speravano di vendermela. Ma io ero in ritardo per l’appuntamento a Nairobi, non avevo tempo per pensare alle antilopi. Non mi fermai nemmeno. Al pomeriggio,  tornando alla fattoria, arrivata allo stesso posto, fui accolta di nuovo dal medesimo urlo. I  bambini  erano ancora là, sul ciglio della strada, un po’ stanchi e delusi. Dovevano aver cercato di vendere l’antilope a tutti quelli che passavano per strada, ma adesso  si avvicinava il tramonto ed erano ansiosi di concludere l’affare. Tendevano la bestia verso di me, per tentarmi. Sennonchè io avevo avuto una giornata   faticosa, così continuai per la mia strada senza curarmi di rispondere. Tornai a casa, pranzai e me ne andai a letto senza pensarci più.

Mi ero addormentata che mi mi  svegliai con un gran senso di terrore. L’immagine dei bambini e dell’antilope si era  ricomposta e mi stava davanti , nitida come un quadro. Mi alzai a sedere sul letto non meno atterrita che se qualcuno avesse cercato di soffocarmi. Che sarebbe successo dell’antilope  in mano ai suoi catturatori che l’avevano tenuta tutto quel caldo giorno sospesa per le  gambe riunite ? Così piccola certo non sapeva mangiare da sé. Io, levita e prete allo stesso tempo, le ero passata due volte davanti senza badarle; e ora dov’era? Mi alzai in preda al panico, svegliai i servi , dissi che dovevano trovare l’antilope e portarmela la  mattina, altrimenti li avrei licenziati tutti quanti. Si misero subito in moto (…)

La mattina dopo, molto presto, avevo  appena bevuto una tazza di tè, quando entrò il mio domestico Juma con l’antilope fra le  braccia : era  una femmina, le mettemmo nome Lulu, che nella  lingua suaheli significa  “perla “. Lulu era piccola  come una gatta e aveva grandi occhi viola, sereni, le zampe così   fragili che, nel piegarsi e nel  distendersi, pareva si dovessero spezzare. Le orecchie, lisce  come seta, erano straordinariamente espressive; il naso nero come un tartufo. Gli zoccoli minuscoli le davano l’aria di una damigella cinese vecchio stile, con i piedi stretti nei lacci. Tenere in mano una cosa così perfetta era un’esperienza rara.

la mia africa

 

E Serena Settimana Santa a voi tutti 🙂 

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