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Marirò

~ "L'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque"

Marirò

Archivi tag: estate

Il nuovo che verrà.

15 lunedì Ago 2022

Posted by ili6 in Articoli

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blog, estate, ferragosto, il nuovo che verrà, pensione, scuola

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Buon Ferragosto, amici di WP. Come state? Spero bene. Ogni tanto ritorno 🙂

No, non ho intenzione di chiudere, privatizzare o abbandonare il blog, ho avuto periodi intensi che mi hanno distratta dallo scrivere e dal leggere nella blogsfera e la voglia di riprendere sta tornando. Avrò adesso più tempo libero perché ho deciso di anticipare di un paio di anni il pensionamento. Decisione presa non con facilità o entusiasmo eccessivo; l’idea di iniziare rapporti affettivi con nuovi alunni e poi doverli lasciare a metà percorso mi turbava. Non amo lasciare, preferisco non iniziare. Mi sento comunque inquieta anche se ancora non riesco a percepire appieno la portata della mia scelta di anticipo. Ho amato il mio lavoro, mi mancherà tanto e questo è un dato di fatto ma saprò trovare nuovi equilibri.

Pensavo proprio ieri a quanto il nostro inconscio a volte ci possa aiutare nell’affrontare il nuovo che sarà.

Cercavo qualcosa da indossare per la cena della sera e mi sono improvvisamente resa conto di non aver acquistato nulla di nuovo in questa estate che sta per finire. Di acquisti ne ho fatti ma sono stati tutti acquisti invernali! A giugno, a Madrid, 36 gradi costanti, ho comprato una felpa molto pesante. Le mie amiche hanno storto il naso, io l’ho acquistata in un baleno, senza riflettere. A luglio, a Torino, un caldo asfissiante, ho fatto un unico acquisto nell’elegante Via Roma: un pullover di lana pregiata. Ok, comprato con uno sconto speciale, con una commessa che sa fare il suo lavoro, insomma…al momento attende insieme alla felpa in un cassetto. I primi di agosto, a Palermo, ho comprato una bella borsa, anch’essa super scontata e super firmata: c’erano tanti modelli leggeri e sportivi, tanti colori luminosi e solari e io che ho scelto? Pelle nera! Una classica borsa di pelle nera, eterna e tanto invernale.

Roba da psicologo!

Per la cena di Ferragosto ho rimediato con un vecchio abito che ancora mi sta bene e ho realizzato che non avrò il tempo di far fare un giro a ogni vestito sino alla fine dell’estate: l’armadio è strapieno di roba leggera. Dei nuovi acquisti invernali non sono affatto pentita, mi piacciono e a pensarci bene forse inconsapevolmente in quei negozi questa estate è iniziata la mia “lotta”, il mio adattamento verso il nuovo che mi attende. Sarà dura? Non so, forse. So che saranno necessarie delle coccole, almeno nel primo periodo, e ho iniziato a farmele.

Buon proseguo d’estate, carissimi. Non spingo il tempo, vorrei anzi in qualche modo trattenerlo. Domani forse andrò a comprare un nuovo costume. Qui fino a ottobre inoltrato si possono fare caldi bagni e adesso potrò farli anche io.

🙂

E’ successo anche a voi, vero?

07 mercoledì Lug 2021

Posted by ili6 in Libri, Senza categoria

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comfort zone, emozione, estate, lettura, libri, priorità

Si dice che la lettura sia un’emozione e un vero piacere. Si dice anche che sia una sana e buona abitudine, specie se realizzata nella tua comfort zone. Non si dice quasi mai che può diventare una priorità. Perché a volte lo diventa, soprattutto se hai un buon libro tra le mani e consideri un peccato non continuare a leggerlo per dover, ad esempio, preparare la cena. Così esci dalla comoda e rassicurante comfort zone, cerchi soluzioni e assumi qualche rischio. Se qualche pagina sarà macchiata di verde, di giallo, di rosso, poco importerà: i libri, le emozioni, devono essere vissuti (anche in cucina).

Per favore, un like…

16 mercoledì Giu 2021

Posted by ili6 in Articoli, Senza categoria, un pò di me

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beach soccer, blog, cuore di mamma, emozioni, estate, facebook, pandemia, ritorno alla normalità, scuola

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Una settimana fa, prima pizza in pizzeria dopo un lungo intero anno: ero emozionata. Il contesto, inoltre, era perfetto: sul lungomare, noi due soli, sotto le stelle.

Eravamo in pochi nel piccolo spazio all’aperto della pizzeria, quasi timorosi l’un l’altro. Distanziamento tra i tavoli discreto, zona tavoli max 2 e zona tavoli max 4. Tendo a confondermi con le regole che cambiano in continuazione e coi colori che vanno e vengono, quindi mascherina fpp2 rigorosamente indossata e tolta solo all’arrivo delle patatine: non riesco ancora ad abbassare la guardia nonostante sia vaccinata con doppia dose e continuo a guardare storto chi non si comporta secondo le regole. Ci vorrà tempo per abbassare le difese, la pandemia mi ha turbata.

Mentre consumiamo la pizza, buona, anzi ottima per quel gusto in più chiamato “ritorno alla normalità”, notiamo una giovane signora che si ferma a discutere tra i vari tavoli con il cellulare in bella vista. Non ha fiori in mano da vendere, né oggettini vari. Parla coi clienti che iniziano a smanettare coi cellulari. Penso a una intervista, a un sondaggio, non so. Lo scopro quando arriva al nostro tavolo.

-Scusate, avete Facebook?

-Io no, mio marito.

Si rivolge, così, a mio marito:

-Per favore, mi serve un like. E’ per mio figlio, per un suo disegno sul beach soccer, il liceo deve scegliere il logo, vince il disegno che prende più like entro le 21.00 di stasera. Ho chiesto a tutti i miei amici e parenti, a tutti i gruppi Wapp che conosco, non so più a chi chiedere e l’altro disegno è in vantaggio. Mio figlio ci tiene tantissimo così non sono riuscita a stare ferma e sto girando tutti i locali, ho altri dieci minuti di tempo per aiutarlo.

Ha la voce tremula e concitata, chiaro che ha fretta di andare nelle altre due pizzerie vicine: -Per favore…la concorrenza è agguerrita…non ho più tempo…

Mio marito prende il cellulare, si fa guidare dalla signora e mette il like al disegno. Lei ringrazia e corre verso l’altra pizzeria.

Alcuni giorni dopo ho cercato sul web il sito del liceo che frequenta il ragazzo e ho scoperto che il suo disegno ha vinto il concorso per una manciata di likes in più rispetto al disegno rivale. Con la vittoria lo studente si aggiudica la partecipazione gratuita alle gare, pubblicazioni, interviste, notorietà paesana. E felicità.

-Cuore tecnologico di mamma- ha commentato mio marito.

Beh, il disegno che ha vinto è carino, l’iniziativa pure, il cuore tecnologico di mamma è pur sempre un vero cuore di mamma, ci sarà un ragazzino felice, la scuola è finita, si torna al mare e in pizzeria, riprendo il blog.

L’estate è arrivata! 🙂

All’autunno si penserà poi.

Lo yacht

23 domenica Ago 2020

Posted by ili6 in Articoli, I miei racconti, Senza categoria

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cicalecci, costume e società, donne sole, estate, I miei racconti, libertà, racconti d'estate, singletudine, yacht

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Era una donna bella, elegante, sola e questo determinava una baraonda di curiosità e sentimenti contrastanti. Divorziata da tempo, un figlio che viveva all’estero, uno o più nipotini, aveva ereditato un piccolo appartamento al mare e da tempo era solita trascorrere lì alcune settimane estive. Cordiale con tutti e nel contempo distaccata da tutti, viveva quei giorni in maniera quasi eterea. Si recava al mare al mattino presto, faceva lunghe nuotate e risaliva a casa quando la gente iniziava ad affollare la spiaggia. Proseguiva la sua giornata curando i fiori del terrazzo e ascoltando buona musica. Tornava in spiaggia nel tardo pomeriggio, quando gli altri erano intenti a preparare la cena e la sera preferiva la compagnia dei libri o di un tablet alle riunioni ciarliere e mangerecce che si svolgevano nelle terrazze degli altri appartamenti. Alcuni la invitavano per una partita a carte, per un gelato o una passeggiata, desiderosi di fare un pochino di amicizia con quella donna sofisticata e sola e di sapere qualcosa in più di lei. Rarissimamente lei accettava.

Di lei si conoscevano il nome e l’attività lavorativa, dirigente di una amministrazione non meglio determinata, e nessuno era certo della sua età poiché, qualunque fosse, la portava benissimo. Alcune signore del complesso estivo la ammiravano per l’eleganza, mai appariscente e sempre adeguata, la invidiavano per il corpo statuario, per il portamento fiero, per la singletudine serena che sembrava vivere. Altre signore, forse la maggior parte, la temevano o la commiseravano perché sola:<<Poveretta, manco il figlio viene per stare con lei qualche giorno>>. Alcuni uomini la guardavano con occhi lascivi, si avvicinavano a lei con mille scuse e cercavano di intavolare pietose discussioni culinarie, mettendosi a disposizione per la qualsiasi. Lei, sempre gentile, li faceva fuori in tre minuti al massimo. Altri signori si limitavano a salutare e rispettavano quel suo modo di vivere in riposo e solitudine e non si univano a certi cicalecci carichi di melliflua curiosità: <<Ognuno trascorre le ferie come crede, se ama stare sola non è un problema. Magari figlio e nipoti li incontra durante l’anno e questi giorni ama trascorrerli in pace>>. Qualcuno storceva il muso: << Ma è ancora giovane e senza un uomo! Almeno qui, attorno alla divorziata non se ne vedono da anni>>.

Le donne sole, specie se belle e indipendenti, ma anche gli uomini che scelgono di essere o di ritornare single, vengono spesso considerati “diversi e sbagliati”, destano curiosità perché escono dal canone tradizionale imposto dalla società e attorno a volte si ricamano interi romanzi dai finali inquietanti. Lei sapeva e non se ne curava. Si infastidiva solo quando negli altri si innescava una specie di affanno finalizzato a cercarle un compagno. E si allontanava.

In quel condominio l’affanno cessò la volta in cui uno yacht arrivò improvviso e silenzioso nel tardo pomeriggio e ogni attività sul litorale si bloccò. In quella baia non si erano mai viste imbarcazioni lussuose, solo qualche motoscafo. Bisognava spostarsi tre-quattro baie più avanti per ammirare una imbarcazione come quella che ora tutti, bambini, ragazzi, donne e uomini, stavano guardando in silenzio. Dopo l’iniziale stupore scattò una strana animazione: foto, selfie, video, nuotate lontane quasi a raggiungere il panfilo per farsi notare dai proprietari. Tutti cercavano di capire chi, cosa, come e perché.

Ai due uomini vestiti di bianco che avevano gettato l’àncora si aggiunse un terzo uomo in pantaloncini e maglia scura che dal ponte guardava verso la spiaggia. I due uomini in bianco scesero un canotto e uno di essi lo avvicinò alla riva, restando in attesa.

Di cosa? Di chi? Si chiesero tutti.

Di lei.

Dieci minuti dopo lei scese in spiaggia con andatura lenta, pareva danzasse nel suo completo pantalone blu e ecrù. I capelli ramati erano legati in una coda e un borsone bianco ciondolava elegante dalla sua spalla. Indossava dei grandi occhiali scuri e in mano teneva un cappello di paglia. I bagnanti ora guardavano solo lei, bellissima, lei che si avvicinava alla battigia, lei che faceva un cenno con la mano verso il panfilo, lei che toglieva i sandali e arrotolava i pantaloni, lei che con agilità entrava nel canotto per raggiungere lo yacht. La videro salire la scala dell’imbarcazione e raggiungere l’uomo vestito di scuro. Il silenzio fu assoluto quando i due si abbracciarono sul ponte. A lungo.

Il crepuscolo era ormai avanzato quando le luci del panfilo si accesero rilasciando riflessi dorati sull’acqua. I due uomini in bianco tornarono a riva col canotto, dove non era dato sapere, non interessava. Tutti erano attratti dalle luci riflesse sul mare e dalle sagome della coppia a bordo.

Quella sera alcuni rientrarono a casa molto tardi, altri consumarono la cena di fretta e andarono sul lungomare a prendere il fresco. Lo yacht era sempre lì, con le sue luci accese, la sua storia e i suoi sogni.

La mattina dopo lo yacht non c’era più e anche lei non era nel suo appartamento. Tornò nel condominio due giorni dopo e preparò le valigie. Prima di chiudere la casa salutò cordialmente le signore del complesso. Tutte si accorsero che aveva una abbronzatura ancora più bella e ognuna a suo modo fu contenta che lei fosse rientrata in quella che i più consideravano “quasi normalità”.

<< Voglio tornare single!>> esclamò dopo un po’ la signora più simpatica del complesso mentre ritirava una montagna di biancheria dallo stendino. Poi sorrise al compagno di sempre.

La Controra

29 giovedì Ago 2019

Posted by ili6 in Articoli, Senza categoria

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buone abitudini, caldo, cattive abitudini, dolce far niente, estate, Jean Francois Millet, la controra, ricordi

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Jean-François Millet – Pausa di mezzogiorno, 1866 – Museum of Fine Arts, Boston

La Controra è uno spazio temporale delle giornate ben definito, sacro e intoccabile, specie al Meridione. Le “contra horas” vanno dalle 14.00 alle 16.00 e tutto si ferma. A Luglio e Agosto in questo lasso di tempo non si muove foglia, nessuno per strada, persone, cani o gatti, pochissime automobili in giro. I rumori sono al minimo; litigate afone, tv a basso volume, niente giochi a pallone o con le bici. Le ore caldissime della giornata creano una volontaria interruzione del fluire del tempo nell’attesa che la calura si attenui e che la quotidianità possa riprendere. Questo succede nelle campagne e nelle case di città e, vuoi per abitudine o per pura piacevolezza, di solito si espande anche nelle stagioni meno calde, divenendo sana consuetudine. Sana? Sì, sana poiché, a differenza dei luoghi comuni, le ore-contro sono molto positive; in tanti le dedicano al sonnellino ristoratore che permetterà di arrivare attivi fino a tarda sera. Al Sud la sera è sera-notte, si lavora sino a tardi, si sta fuori, si fa shopping, si cena, si passeggia ben oltre la mezzanotte. Le due ore di fermo pomeridiano vengono quindi ampiamente recuperate.

La Controra non sempre è destinata al sonnellino, tutt’altro. Chiusi gli scuri dei balconi per difendersi dal sole, diventa il tempo per la casa e la famiglia, per il dialogo, per la lettura, per la scrittura, per i giochi on line, per un film, per i propri pensieri, per la creatività, per fare l’amore. Diventa anche il tempo per qualcosa di più nascosto, nella consapevolezza che in quelle ore nessuno ti scoprirà facilmente. Io, ad esempio, ho imparato a guidare grazie alla Controra, e avevo appena 15 anni. Mia madre la sera obbligava la ritirata alle 20.00, ma se alle 14.30 mi riunivo nell’ampio androne a pianoterra con amiche e cugine per chiacchierare o ascoltare la radio sommessamente, lei acconsentiva e sonnecchiava davanti alla tv. Prendere le chiavi dell’auto e guidarla, spingendola prima a mano perché non sentisse il rumore del motore e poi fare giri sempre più ampi nel quartiere, fu il nostro segreto e amato gioco della controra: bellissimo! Quando lei se ne accorse chiamò i Carabinieri che organizzarono dietro l’angolo di casa un blocco per noi ragazze (alle 15.00 del pomeriggio!) e in sei finimmo in Caserma. Ma questa forse l’ho raccontata già in un vecchio post e ho detto anche che con me c’erano la figlia del maresciallo e quella dell’appuntato. Che ramanzina della Madonna che prendemmo!!!

Ora sono sul terrazzo, proprio nella controra, all’ombra del glicine e mi sto riposando con i ricordi. Qui soffia una leggera brezza di mare, dentro fa troppo caldo. Sto osservando l’ampio spiazzo interno del complesso e le case che si affacciano su di esso: porte tutte chiuse, nessuno in giro, silenzio. Normale. Tra un’ora si inizierà a sentire l’aroma del caffè e il tintinnio dei cucchiaini nelle tazzine, alcuni bimbi riprenderanno a giocare con la palla e comincerà la processione ciarliera di gente che scenderà in spiaggia.

Gli appartamenti dentro la mia visuale sono tutti occupati, tutti meno uno, quello del signor Gianni che per ferragosto va in crociera: beato lui. Quasi mi addormento quando noto un uomo che cammina piano e tiene in mano qualcosa, forse un fazzolettino di carta che non disdegna di buttare nel terrazzino del signor Gianni. Si ferma, attende all’ombra, ma lei non lo raggiungerà perché oggi ha ospiti. Una storia che tutto il complesso conosce…vabbè, stavolta ai due va buca. Due minuti dopo una signora toscana che ha affittato l’appartamento proprio sopra a quello del signor Gianni, si affaccia dal balcone e pulisce la tovaglia del pranzo sul terrazzino disabitato, rientra e poi torna con la paletta della pattumiera e lascia cadere giù la ghiaietta della spiaggia. Il rumore dei sassolini infrange il silenzio della controra. Eh, signor Gianni, i topi ballano quando il gatto va in vacanza, si sa.

Protetta dal glicine, vedo e non vengo vista. Noto movimenti in due appartamenti distanti e dopo un po’ una coppietta di ragazzini, con giri guardinghi e vari cenni, si incammina verso angoli più isolati del complesso. Sorrido: non tutti pensano a imparare a guidare l’auto durante la controra… Oh, vedo Mariella. La moglie sempre ingioiellata dell’ingegnere esce dal cancelletto del suo terrazzo con la scopa in mano. Di certo non vorrà spazzare il vialetto a quest’ora. Quindi? Fa alcuni passi e guarda a destra, a sinistra, in alto, la scopa sempre in mano. Si avvicina cauta al cancelletto del signor Gianni e, dopo aver guardato ancora in giro, prende la scopa e la pulisce energicamente dai pelucchi proprio sul cancello del crocerista. Mariella!!!

Quanta vita nella controra! Che faccio? Un pisolino? Inizio un nuovo libro? Scrivo un post? Intanto ho già voglia di caffè.

Quando brucia il mare

11 giovedì Lug 2019

Posted by ili6 in ambiente, Articoli, Senza categoria

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Catania, estate, Incendio, lidi balneari, Playa, prevenzione, tristezza, vigili del Fuoco

Fa impressione assistere in tv ai cataclismi metereologici cui ci stiamo abituando sempre più spesso, ma quando questi colpiscono luoghi che ami e che fanno parte della tua vita, l’impressione diventa vero dolore e sgomento.

Giornata di fuoco ieri nella mia città, un fuoco violento e distruttivo che ha terrorizzato moltissime persone e ha danneggiato una delle zone più belle di Catania: la Playa. Trenta e più chilometri di sabbia finissima che dal porto di Catania arriva alla Provincia di Siracusa, una striscia ricca di stabilimenti balneari, di alberghi, di zone per lo sport, di discoteche, di verde, di servizi di vario genere. Una zona molto amata dalle famiglie di Catania, un luogo bello e pulito, soprattutto a misura di bambini. Credo non esista un catanese che non abbia frequentato a lungo la Playa nelle spiagge libere o nei confortevoli lidi balneari. L’ho fatto pure io nei miei primi vent’anni di vita e ho ricordi molto belli e affettuosi.

Ieri mattina sin dall’alba si è compreso che qualcosa sarebbe andata storta nella giornata. Ci ha svegliati una pioggerella fastidiosa, sporca di polvere e il cielo aveva un colore strano, chiazzato di nuvole arlecchino. Poi il vento di Scirocco, forte impetuoso caldissimo e le temperature che via via arrivavano oltre i quaranta gradi. Un mix di potenziale pericolo e spesso basta un niente per far scoppiare violenti incendi. Quello della Playa, proprio a ridosso della città, è stato violentissimo: partito dalle sterpaglie della boscaglia vicina ai lidi e alimentato dal vento, si è propagato facilmente e ha seminato il panico tra i moltissimi bagnanti, intrappolati sulla battigia senza sapere che fare. I Vigili del Fuoco sono arrivati in massa,ma anche Forestali e Protezione Civile, bloccando la città, lottando per contenere gli incendi e traendo in salvo moltissime persone con ogni mezzo acquatico e evitando l’esplosione di un grosso distributore di carburante vicinissimo alle fiamme. Tutti gli stabilimenti balneari hanno messo a disposizione barchette e canotti, persino i pedalò, per trasportare i bagnanti via mare in zone più sicure. Nulla si è potuto fare per parecchie automobili posteggiate lungo il Viale, pochissimo per due lidi, molto danneggiati dal fuoco e per una parte degli alberi del bellissimo Boschetto della Playa.

Tanta paura, molta confusione e tanta rabbia mescolata a dispiacere. I Vigili del Fuoco stanno cercando di capire le cause dell’incendio. I 43 e più gradi delle 14.00 di ieri non fanno pensare all’autocombustione. Quindi? Quindi la rabbia monta impetuosa come lo Scirocco di ieri se si pensa a un mozzicone di sigaretta o al motore difettoso di un’auto che mandava scintille tra le sterpaglie. La rabbia colpisce proprio le sterpaglie: perché nessuno, proprietari o Amministrazione Comunale, ha ripulito i terreni circostanti? Perché non si fa seria prevenzione per gli incendi che sanno devastare ogni cosa? E ancora: perché non ci si rende conto della preziosa presenza dei Vigili del Fuoco e non se ne incrementa il numero e il Valore Professionale e Umano nella nostra Nazione? Sempre ieri altri incendi sono scoppiati nella Provincia di Catania e i Vigili del Fuoco sono arrivati dopo molte ore perché le poche unità erano tutte impegnate a salvare la città. Quando sono arrivate squadre da altre Province dell’Isola e dalla Calabria il danno era già molto esteso.

Oggi non andrò a vedere i danni che il fuoco ha fatto alla mia Playa, molti miei concittadini lo faranno ma io preferisco restare nel limbo e nella speranza che non siano così gravi. Troppo dispiacere. Però, …CATANIA! So che anche stavolta saprai rialzarti, sei abituata a risorgere dalle ceneri e lo farai anche adesso. La stagione balneare è agli inizi, durerà a lungo e saprai risollevarti velocemente. Lo farai col l’aiuto di ogni Catanese che Ti ama e con una consapevolezza nuova e bella, di rispetto per ogni tuo angolo e vita, mare, arte, cultura, vigne, vulcano, che saprà scaldare il cuore più forte del sole che ci brucia.

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P.S. Un attimo prima di pubblicare questo post ho letto sul web che il proprietario di uno dei lidi più danneggiati, insieme ai dipendenti, a tanti proprietari di altri lidi e a molti volontari, ha lavorato duramente tutta la notte e il lido due ore fa ha riaperto ai clienti. Forza Catania: sai essere grande con noi!

 

 

Divani

05 mercoledì Set 2018

Posted by ili6 in Articoli, Senza categoria

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abitudini e convinzioni, cambiamenti, casa, divani, estate, Giovanni Boldini, relax

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Giovanni Boldini- Il ritratto di Alaide Banti su divano rosso- 1885

Nell’ampio soggiorno-cucina c’è  il divano verde, un due posti molto comodo e avvolgente. Riferimento per  la famiglia, soprattutto è sempre stato il mio divano, la mia àncora del benessere  e, seduta, sdraiata, distesa, stiracchiata, stravaccata, su quei cuscinoni ho fatto di tutto: conversazione, pensieri, riposo, sonno leggero e profondo, lettura, scrittura, musica, computer, televisione, merenda, pizza, cruciverba, sesso. Ma arriva il momento che quei cuscini necessitano di essere rifoderati e del caro divano verde per oltre due settimane resta solo la scocca di legno duro e inospitale.

Prego il tappezziere di fare presto perché in casa non so dove sedermi,- sì, gli ho detto proprio così e mi ha guardata strana- ma in estate i tempi si allungano sempre, si sa. I primi giorni mi sento perduta; a casa, come in tutte le case, ci sono sedie, poltrone, sdraio, letti,  altri divani, ma manca il MIO divano. Le ore peggiori sono quelle del dopopranzo e del dopocena, in effetti le uniche per l’utilizzo del divano, ma sono ore importanti. Inizio così a passare in rassegna le altre eventuali “sedute riposanti” sparse nelle varie stanze. Lì manca la lampada per la lettura, là non c’è la tv, qui è sicuramente scomodo, quella stanza è lontana da tutto, la poltrona è del marito. No, proprio non so dove trovare un posto per il relax e il divano verde mi manca come non mai. Torno dal tappezziere, sono disposta anche a pagare di più, lui mi dice che è Agosto, lavora solo al mattino e dovrò pazientare.

Confusa, scoraggiata, infuriata (mai più lavori d’estate!) nelle ore X mi aggiro inquieta per le stanze, sembro un fantasma, persino il marito si impietosisce e si rende quasi disponibile a cedere la sua amata poltrona, finchè una sera decido di provare il vecchio, inutile, ingombrante divano a righe dello studio. Eredità di famiglia, è un classico  tre posti a conchiglia che da tempo penso di eliminare per far posto a una nuova libreria. Sempre ignorato come divano, è di solito deposito di libri, carpette, fogli e quaderni, borse di lavoro, giacche. Lo sgombero di tutto, sposto il tavolinetto con la lampada che c’è accanto, prendo un paio di cuscini morbidi, il tablet e cerco il libro che sto leggendo, inforco gli occhiali e mi sdraio. Mi accorgo subito che lo studio, senza la tv che distrae e spesso infastidisce, è una stanza migliore del soggiorno per la lettura e il pc, di sera è anche più fresca e ci sono meno odori. La luce della lampada è buona, il wi-fi è potente e il divano è…non so ancora come è, ma è un tre posti e ci entro tutta. Nel due posti le gambe stanno comode sul bracciolo imbottito, qui però mi muovo con più agilità. Prendo meglio la posizione con un po’ di prove e trovo quella ideale per me. Nei giorni seguenti mi rilasso col tablet, scrivo col portatile sulle gambe, leggo e faccio il pisolino della controra. Ma che bello, ho trovato il sostituto dell’amato divano verde! Una buona alternativa. E dire  che lo avevo così lungamente ignorato nella sua funzione principale e che pensavo di eliminarlo: devo ricredermi.

In fondo succede così nella vita anche per altre cose, vero? Non so, un caldo pullover  ignorato per anni nell’armadio col rischio dei tarli e riscoperto per caso o un libro che a lungo ti ostini a non iniziare e quando infine lo cominci, perché magari non hai al momento nient’altro per le mani, sa come sorprenderti. O, di più, nelle amicizie, nei rapporti tra colleghi, negli amori. Forse è proprio vero che una larga parte di noi è fatta di abitudini e baricentri che si sono consolidati nel tempo e lasciano poco spazio al nuovo o diverso, di convinzioni che necessitano di piccoli passi per essere smussate e ammorbidite, di immobilità che chiede solo un po’ di ricerca, sperimentazione e movimento per non diventare stantia e permettere l’apertura verso semplici e nuove opportunità o prospettive .

Ieri il tappezziere mi ha consegnato i cuscinoni del divano verde, ora più bello di prima con le nuove fodere.  Beh…vi lascio indovinare su quale divano ieri sera  mi sono sdraiata per scrivere questo post 🙂

Tutta nuda

04 lunedì Set 2017

Posted by ili6 in Arte, Articoli, costume e società, Senza categoria

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art. 612 bis codice penale, Catania, costumi e società deviata, diritti, donna, era digitale, estate, fatti di cronaca, ladri di itimità, Luciano Folgore, malafede, nudo, privacy, Serge Marshennikov, smartphone, sollazzi stupidi, violazione

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“Morning light” di Serge Marshennikov 

Estate torrida, questa che in Sicilia pare non debba finire mai. E il gran caldo, si sa, può portare a prendersi delle libertà tra le mura della propria casa. Questo ha pensato e fatto una giovane signora della mia città: girava nuda per casa certa di non essere vista da nessuno. Il caseggiato di fronte è disabitato da anni e lei stava esercitando un semplice diritto, intimo e privato, nella tranquillità e solitudine della sua dimora. La signora, però, non si era accorta che da alcuni giorni nella casa dirimpettaia erano stati avviati dei lavori di ristrutturazione e che un gruppo di muratori l’aveva notata. Notata, filmata, fotografata e …condivisa. Appena compreso ciò , la giovane donna non ha esitato un attimo a denunciare il fatto alla polizia. Due uomini ora rischiano la galera  per interferenze illecite nella vita privata mediante l’uso di strumenti di ripresa visiva. Il reato è punibile con una condanna compresa tra 6 mesi e 4 anni di reclusione ( articolo 615 bis del codice penale che punisce chiunque, mediante l’uso di strumenti di ripresa visiva o sonora, si procura indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita privata che si svolgono all’interno di abitazioni private o di altri luoghi di privata dimora).

Il fatto non ci sorprende, purtroppo. Siamo nell’era 3.0, dello smanettamento forsennato, del non rispetto, del sollazzo stupido o, peggio, finalizzato a turpi azioni di tipo ricattatorio. Qualcuno si è sorpreso per la denuncia della vittima, altri si sono meravigliati per la severità dell’eventuale condanna, molti hanno dimostrato solidarietà alla signora e non è mancato chi ha incolpato la stessa che avrebbe comunque dovuto provvedere ad abbassare le tapparelle delle finestre invece di rischiare e di costringere dei lavoratori a interrompere le proprie mansioni. Stendiamo un velo pietoso su questi “illuminati” pensatori.

In parecchi, invece, abbiamo riflettuto sulla vacuità dei nostri giorni. Come si cambia! Un tempo riuscire a carpire fortuitamente la visione di un corpo nudo di donna, financo di una caviglia, avrebbe ispirato sentimenti e  intimi e inconfessabili turbamenti, splendidi versi poetici, mirabili brani letterari, tele strepitose. Oggi…si fa un  filmino di pessimo gusto e qualità da condividere, nell’ipotesi migliore, con gli amici della birreria. E si finisce, si spera, in carcere.

Siamo ormai terra terra.

Da persona, donna o uomo che io possa essere, rivendico, insieme alla mia concittadina, il diritto di girare nuda per casa mia, estate o inverno che sia, in assoluta intimità e di non avere violata la mia privacy per nessun motivo. Da donna potrei, forse, solo accettare di divenire inconsapevole Musa di splendidi versi poetici ma, ahimè,  sarei dovuta nascere in altra epoca.

“Tutta nuda”

Te, nuda dinanzi la lampada rosa,

e gli avori, gli argenti, le madreperle,

pieni di riflessi

della tua carne dolcemente luminosa.

Un brivido nello spogliatoio di seta,

un mormorio sulla finestra socchiusa,

un filo d’odore, venuto

dalla notte delle acacie aperte,

e una grande farfalla che ignora

che intorno a te

non si bruciano le ali,

ma l’anima.

Luciano Folgore

(da Città veloce. 1919)

Bolero

31 lunedì Lug 2017

Posted by ili6 in Articoli, I miei racconti, Musica, Senza categoria

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Agosto, Bolero di Ravel, catarsi, condomini, convivenze, estate, I miei racconti, Maya Plisetkaya, musica, racconti sotto l'ombrellone

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Cris abita in un palazzetto un po’ aristocratico e un po’ demodè da quasi un anno. Un voluto trasferimento lavorativo l’ha portata in quella bella e fredda città del Nord e, benchè le manchino tanto il suo Sud e la sua famiglia, non se ne lamenta e considera tutto come una necessaria parentesi di vita o come una opportunità di cambiamento. La città è interessante, c’è sempre qualcosa da vedere nei  pomeriggi liberi: mostre, monumenti, paesaggi, quartieri eleganti. Per il resto le sue conoscenze si fermano all’ambito lavorativo e, seppur superficiali, tra qualche famigliola del palazzotto. Non ha ancora chiaro chi abiti quei nove appartamenti, sa che in quello sopra di lei sta una anziana coppia di coniugi, peraltro fredda e distaccata, tipico di chi non vuole avere rapporti con “stranieri”, in quello di fronte vivono due sorelle avanti negli anni con cui ha preso qualche the e speso alcune chiacchiere e l’appartamento sotto è di un vedovo, un cardiologo che vi abita  con due ragazzini e l’anziana madre, signora gentile e sorridente, forse l’unica ad averla accolta in quello stabile, dopo il portiere. Cristina non dà fastidio a nessuno, è attenta alle regole di civile convivenza e non ha tempo e voglia di instaurare vere amicizie. Aspetta Ferragosto per ritornare a casa sua, dove il cielo è azzurro come i suoi occhi e il mare ha tutte le tonalità del blu. Dove ha lasciato lui. Dove forse lui non l’attende più.

Pochi giorni fa, però, in una notte calda e stellata, per la prima volta Cristina arrecò disturbo e qualche scompiglio tra gli abitanti del condominio. Inquieta e pensierosa, si sentiva sola come non mai e ebbe una decisa crisi di nostalgia per la sua famiglia, per gli amici, la sua casa, il suo blu. E per lui.
Per calmarsi era necessaria un po’ di buona musica; Cristina sapeva che era già trascorsa l’una e poteva infastidire qualcuno, ma al diavolo tutto e tutti. Così accese lo stereo a tutto volume e le note del Bolero di Ravel invasero i suoi pensieri, l’appartamento e lo stabile. Quella melodia uniforme, ripetuta e crescente, pazza e provocatoria, lei sa anche ballarla, non su un tavolo come vide magnificamente fare a una ètoile a teatro, ma a piedi nudi su un tappeto. E’ una musica che le ha sempre dato forza, magia, catarsi e sostegno. Così, al lieve attacco del flauto, Cristina accennò qualche timido passo di danza per prendere il ritmo e, quando sentì l’ingresso del clarinetto e del fagotto, tentò di svuotare i pensieri e iniziò a infondere plasticità al suo corpo con semplici movimenti geometrici. Ah, se lui l’avesse vista in quel momento mentre alzava lentamente le braccia o inarcava la schiena: sarebbe rimasto incantato! Ma lui, il suo lui, chissà dov’era.   Nella partitura entrarono altri gruppi strumentali dagli impasti timbrici sempre più complessi e raffinati e lei mise forza, ampiezza e stile ai movimenti, seguendo il ritmo del tamburo che le faceva martellare cuore e mente. Cris era straordinaria nella sequenza crescente e sferzante dei movimenti, sempre più sensuali e decisi. Accompagnava il crescendo musicale con piroette, piegamenti, abbracci e sguardi sempre più fieri e determinati. Se solo lui avesse incontrato quegli sguardi! Avrebbe capito che lei stava affrontando tutto con estrema forza per il loro futuro. Avrebbe meglio compreso l’ opportunità che gli stava offrendo con quel lavoro al Nord: lasciare tutto e tutti per correre da lei, per cambiare vita, insieme, per sempre.
La musica del Bolero si avvicinava al culmine con la progressiva partecipazione di tutta l’orchestra e riempiva ogni angolo dell’appartamento. Cris sentì lo squillo del telefono e il campanello della porta, sicuramente il portiere e qualche altro suo vicino erano corsi per protestare, ma lei ignorò e continuò la sua danza forsennata, incantatoria, orgiastica. No, no, lui non l’avrebbe mai seguita, non sarebbe stato capace di dare un colpo di spugna a quel tanto o poco che aveva costruito laggiù, e lei lì non poteva farne parte. No, no…era arrivato il tempo di chiudere.
Nell’accordo dissonante finale del Bolero si ritrovò a terra in posizione balasana. Lentamente riprese a respirare, aprì gli occhi e, nel silenzio ritrovato, attese che il ritmo del cuore tornasse normale. Poi si sdraiò supina e stette a lungo a osservare gli stucchi del soffitto di quella stanza. Sentiva movimento sulle scale e qualche borbottio e decise di non farci caso. Si alzò, fece una lunga doccia, poi andò a dormire senza sogni.
Il pomeriggio seguente preparò dei biscotti al pistacchio e cannella, antica ricetta di famiglia, e ne lasciò due vassoi in portineria per chi avesse voluto assaggiarli. Accompagnò i vassoi con un biglietto di scuse rivolto a tutti gli abitanti del palazzo. Il portiere non mancò di riferire qualche lamentela e la pregò di non ripetere l’accaduto.

La domenica si annuncia assolata, ma non caldissima grazie al maestrale e Cris decide di andare a pedalare sul lungofiume. Mentre sta per uscire il portiere la blocca e la informa che i biscotti erano buonissimi e sono stati molto graditi,  soprattutto dalle sorelle dirimpettaie, dal cardiologo e da sua madre. Quest’ultimo ha lasciato per lei un biglietto : “Ottimi sia i biscotti che le note vorticose dell’altra notte. Si potrà ripetere, ogni tanto. Armando.”
Cristina adesso sa il nome del medico incrociato tre o quattro volte sulle scale con distratti buongiorno e buonasera. Di lui non sa altro, solo poche notizie dette dalla madre quando entrambe scambiano due parole mentre si ritrovano a stendere i panni nei rispettivi balconi.
Qualcosa le dice che ci sarà modo e tempo per saperne di più.

Sereno e felice Agosto a chi passa da qui

Pagine antistress

26 lunedì Giu 2017

Posted by ili6 in Articoli, Libri, Senza categoria

≈ 49 commenti

Tag

antistress, colori, coloring books, disegni da colorare, estate, libri, meditazione attiva, pensieri, psicologia, quiete, stand-by, tempo libero

Li chiamano libri antistress e uno mi fu regalato due anni fa da una mia carissima collega e amica: “Potrà esserti utile in certi momenti per rilassarti, per cacciare via i pensieri o anche solo per divertirti. So che ti piace colorare, abbinare tinte e creare sfumature. Aiuti sempre volentieri i bambini quando proponiamo i mandala per farli rilassare.” Vero, proprio così, ma il libro antistress, dopo un breve sguardo, fu posato e dimenticato.

Non so, forse è vero che certe cose arrivano da sole al momento giusto o forse sono solo coincidenze, fatto sta che pochi giorni fa, riordinando la libreria, il libro mi è capitato tra le mani e ieri pomeriggio, dopo una settimana di varie situazioni che hanno rischiato di mandarmi in tilt, mi sono seduta e ho iniziato a sfogliarlo e a “leggerlo” con un po’ di interesse. Sono una tipa diffidente per natura, difficilmente mi faccio coinvolgere dalle mode del momento, tanto per riferirmi al buon successo che questi libri da colorare per adulti hanno avuto,  e non possiedo quel disincanto che molti erroneamente mi attribuiscono verso le parolone e il martellamento persuasivo, ad esempio di certa psicologia. Delle proprietà benefiche della coloritura, però so, e lo osservo spesso nel mio lavoro con i bambini.  Così ieri ho sorriso benevolmente pensando alla mia amica e alle sue parole e ho richiuso il libro e acceso il computer, ma nemmeno la blogsfera o la partitella di burraco riuscivano a distogliere certi miei nebulosi pensieri.

Improvvisamente metto il pc in stand-by e vado a prendere l’astuccio dei colori. Perché non provare? Apro il coloring book in una pagina a caso, osservo i minuziosi disegni e mi concentro sui particolari. Decido di usare tinte quanto più possibili reali e inizio a colorare le foglie, poi i fiori. Ci vuole una buona dose di concentrazione, non è così semplice come pare, i disegni sono stretti, esigono anche fantasia e inventiva e più volte mi fermo per decidere come proseguire. Mi focalizzo sul presente, sul “qui e ora” di questa pagina, sull’ unicorno e sui tronchi d’albero e anche sull’uccello paradisiaco. Non ho fretta, una leggera calma si impossessa di me, forse sta avvenendo una sorta di meditazione attiva, forse mi sto connettendo solo con me stessa perché nemmeno il bip di un messaggino riesce a distrarmi e, mentre la mano scorre con più sicurezza, immagino il dialogo tra i due animali e, perché no, anche tra i fiori.

Ho trascorso più di un’ora così, lasciando lontano lo stress del quotidiano. La mia amigdala è rimasta in pausa mentre i miei due emisferi cerebrali si attivavano per seguire le linee e combinare i colori. Ho sprecato il mio tempo? Forse. Avrei potuto stirare, ad esempio. O forse no. Il quieto stand-by che il libro antistress mi ha regalato è stato un momento rigenerante di un percorso di vita affollato da troppi pensieri.

Domani chiamerò la mia amica per chiacchierare un po’ e  per ringraziarla ancora una volta, ma prima dovrò finire di colorare e sistemare la mia paginetta antistress.

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