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Marirò

~ "L'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque"

Marirò

Archivi tag: emozioni

Per favore, un like…

16 mercoledì Giu 2021

Posted by ili6 in Articoli, Senza categoria, un pò di me

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beach soccer, blog, cuore di mamma, emozioni, estate, facebook, pandemia, ritorno alla normalità, scuola

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Una settimana fa, prima pizza in pizzeria dopo un lungo intero anno: ero emozionata. Il contesto, inoltre, era perfetto: sul lungomare, noi due soli, sotto le stelle.

Eravamo in pochi nel piccolo spazio all’aperto della pizzeria, quasi timorosi l’un l’altro. Distanziamento tra i tavoli discreto, zona tavoli max 2 e zona tavoli max 4. Tendo a confondermi con le regole che cambiano in continuazione e coi colori che vanno e vengono, quindi mascherina fpp2 rigorosamente indossata e tolta solo all’arrivo delle patatine: non riesco ancora ad abbassare la guardia nonostante sia vaccinata con doppia dose e continuo a guardare storto chi non si comporta secondo le regole. Ci vorrà tempo per abbassare le difese, la pandemia mi ha turbata.

Mentre consumiamo la pizza, buona, anzi ottima per quel gusto in più chiamato “ritorno alla normalità”, notiamo una giovane signora che si ferma a discutere tra i vari tavoli con il cellulare in bella vista. Non ha fiori in mano da vendere, né oggettini vari. Parla coi clienti che iniziano a smanettare coi cellulari. Penso a una intervista, a un sondaggio, non so. Lo scopro quando arriva al nostro tavolo.

-Scusate, avete Facebook?

-Io no, mio marito.

Si rivolge, così, a mio marito:

-Per favore, mi serve un like. E’ per mio figlio, per un suo disegno sul beach soccer, il liceo deve scegliere il logo, vince il disegno che prende più like entro le 21.00 di stasera. Ho chiesto a tutti i miei amici e parenti, a tutti i gruppi Wapp che conosco, non so più a chi chiedere e l’altro disegno è in vantaggio. Mio figlio ci tiene tantissimo così non sono riuscita a stare ferma e sto girando tutti i locali, ho altri dieci minuti di tempo per aiutarlo.

Ha la voce tremula e concitata, chiaro che ha fretta di andare nelle altre due pizzerie vicine: -Per favore…la concorrenza è agguerrita…non ho più tempo…

Mio marito prende il cellulare, si fa guidare dalla signora e mette il like al disegno. Lei ringrazia e corre verso l’altra pizzeria.

Alcuni giorni dopo ho cercato sul web il sito del liceo che frequenta il ragazzo e ho scoperto che il suo disegno ha vinto il concorso per una manciata di likes in più rispetto al disegno rivale. Con la vittoria lo studente si aggiudica la partecipazione gratuita alle gare, pubblicazioni, interviste, notorietà paesana. E felicità.

-Cuore tecnologico di mamma- ha commentato mio marito.

Beh, il disegno che ha vinto è carino, l’iniziativa pure, il cuore tecnologico di mamma è pur sempre un vero cuore di mamma, ci sarà un ragazzino felice, la scuola è finita, si torna al mare e in pizzeria, riprendo il blog.

L’estate è arrivata! 🙂

All’autunno si penserà poi.

Signori uomini, suvvia, non abbiate paura di essere un pizzico romantici!

10 domenica Nov 2019

Posted by ili6 in Articoli, Senza categoria

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affettuosità, emozioni, Jack Vettriano, paure, romanticismo, uomini e donne

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Jack Vettriano –  Back where you belong

 

“Se inizierò a parlare di amore e stelle, vi prego: abbattetemi”

CHARLES BUKOWSKI

“Per qualche uomo, non si creda così raro, verrebbe quasi da dire: abbattetelo pure!”

MARIRO’

È risaputo che gli uomini siano poco inclini al romanticismo, cioè a quei piccoli gesti spontanei e sorprendenti capaci di dare colore a un rapporto di coppia, questo diventa sempre più vicino allo zero quanto più il rapporto si protragga nel tempo. Mia nonna avrebbe detto: «Gli uomini posseggono una vena romantica stitica che spesso fa venire il mal di pancia». Sempre mia nonna: «Contano i fatti e gli equilibri, non le parole». Oggi, nell’era 2.0, pare che gli uomini (ma anche le donne) abbiano dimenticato il termine romanticismo, relegandolo semmai nelle prime fasi del corteggiamento per poi farne un uso sporadico, ritenendolo inutile e banale smanceria/perdita di tempo nonché ipotetico indicatore di debolezza. I maschi per “costituzione”, le femmine per “emulazione”.

Succede così che, in una giornata particolarmente calda, una donna si senta dire dal suo uomo: «Ah, senti, mangia questo cioccolatino prima che mi si squagli in tasca». Il cioccolatino è quello che nei bar viene servito gratuitamente col caffè e non è bello lasciarlo lì, anche perché di solito è di qualità. Ora, non che la donna ami sentirsi dire frasi del tipo: «Mia adorata, ti ho pensata mentre sorseggiavo il caffè del mattino e ho rinunciato a questo per te!» Uno scoppio di risate non basterebbe a giustificare la comicità del momento. Magari sarebbe adeguata la classica frase: «Cara, vuoi un cioccolatino?» Domanda semplice e un po’ anonima, adeguata alla circostanza, non compromettente per chi teme di svelare qualche sentimentalismo, però chiamiamola gentilezza da opportunismo. Invece: «Ah, senti, mangia questo cioccolatino prima che mi si squagli in tasca». Che galanteria! Ma… scusa: «Chi è senti?» Una donna, un uomo? Avrà pure un nome di battesimo, eh…! «Mangia questo cioccolatino», per caso è un ordine? «Prima che mi si squagli in tasca». Roba da sentirsi un cestino dei rifiuti! Inutile girarci attorno: le parole… le parole… pietre o fiori!

Perché gli uomini hanno timore di esprimere i propri sentimenti? Perchè hanno paura di un pizzico di romanticismo, dato o ricevuto? Non quello “oppiaceo” di Marx ma di quel pizzico che ogni tanto nasce con spontaneità e sincerità, in allegria e spensieratezza. Quel “tanticchia”, direbbe sempre mia nonna, che può contribuire a dare un po’ di colore a un momento della giornata e che, soprattutto, diventa indice di sano equilibrio tra la parte razionale logica e quella illogica sentimentale, connaturata in ciascun essere. Il quotidiano dovuto non esclude le emozioni, tende semmai a eliminare quelle negative. Sentimentalismi e romanticismi non sono in collisione con la ragione ma germogliano da essa; la ragione crea i valori e in essi lascia libera azione ai sentimenti liberandoli da ogni catena. I nostri maschi invece, spesso tendono a considerare sentimento e romanticismo una sorta di vulnerabilità, non sanno rilassarsi in quanto sempre protesi a mantenere il ruolo di imperturbabili duri, ligi alla società della clava, atavica e selvaggia. Le donne, oggi più che mai, non cercano smancerie e banalità e non si lasciano facilmente incantare da galanterie, rose rosse e ammennicoli vari. Continuano a saper apprezzare le giuste parole, i piccoli, sporadici e sinceri moti romantici che, credo, siano capaci di valorizzare anche i signori uomini perché, se equilibrati, contribuiscono a un miglioramento della nostra esistenza. E tutti noi, maschi e femmine, siamo sempre alla ricerca di un miglioramento della nostra vita.

Sì, cara nonna, nella vita contano razionalità, gesti e concretezze, tu hai ragione, ma conta anche la banalità di un cioccolatino poichè, anche questo tu lo sai, dietro un piccolo dono, del suo quanto, del suo come e del suo perchè, ci sta un universo intero. La banalità del bene è pur sempre una gran bella emozione.

 

UNA BAMBINA

25 domenica Nov 2018

Posted by ili6 in Arte, poesie, Senza categoria

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25 novembre, Alba Donati, Bueno Xavier, donne, emozioni, poesie, violenza sulle donne

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Bueno Xavier – “Bambina con il fiocco rosso” –

 

UNA BAMBINA

 

C’è una bambina che con una certa ostinazione dice:
“a me i maschi non mi piacciono, solo le femmine!”
Non avrà mica sentito cosa fanno gli uomini alle donne in Bangladesh?

O non avrà letto di Jacqueline Newton che ebbe il viso e il corpo
bruciati dall’acido muriatico ad opera del marito che lei voleva lasciare?

O avrà forse sentito che in Galles, per dirne una,
ogni settimana due donne muoiono uccise dai loro uomini?
Non si sarà informata, per caso, sulle infibulazioni, le sterilizzazioni,
o altre robe del genere? E dei padri che violentano le piccole bambine?

Non avrà mica riflettuto sul perché le donne mai uccidono gli uomini
e sempre ne sono uccise?

No, lei dice che all’asilo i maschi le danno le spinte.
E questo lei proprio non lo capisce. Che bisogno c’è di correre
e di spingere? Quella bambina non ha ancora studiato la storia,
ma ha un’idea tutta sua di come ogni storia dovrebbe cominciare:
c’era una volta una principessa in un regno incantato.

 ALBA DONATI 

Poesia tratta dal testo ” Tu, paesaggio dell’infanzia“, Ed. La nave di Teseo

 

 

Crocchette di carezze

05 venerdì Ott 2018

Posted by ili6 in Articoli, Cucina, emozioni, Senza categoria

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autunno, carezze, crocchette di patate, cucina, emozioni, influenza, mamma, ricordi

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Mattinata incolore, grigia, umida, lenta. La lentezza è forse l’aspetto che oggi più mi piace. Ancora un po’ febbricitante per una violenta infreddatura, mi alzo tardi e piena di dolori. Ah, Autunno! Nemmeno il tempo di entrare e già mi metti ko! I disturbi influenzali, grazie all’estate, tendiamo a dimenticarli e ci sorprendono sempre all’inizio di stagione.

Sola in casa, faccio una blanda colazione. In cucina si sente l’odore delle lenticchie che di buon’ora mio marito ha preparato per il pranzo, pensandomi mezza moribonda. Bene, non ho granchè di forze e avrò un pensiero in meno in questa mattinata piovosa. Mi accomodo sul divano, ma di leggere non ho voglia. Guardo il finale di un film già visto e faccio zapping col telecomando. Non so bene che sto guardando così passo al tablet, gioco qualche partita a burraco e le perdo tutte, nella blogsfera lascio qualche commento distratto. Spengo tutto, ho solo voglia di stare con gli occhi chiusi.

Sì, lo so: se ci fossi ancora tu, tu in forze e salute, saresti qui a riassettare in cucina o a rifare il letto, sapendomi con la febbriciattola. Mi manchi, sai? Tanto. E non certo per l’aiuto in casa.  “Dai, mamma, è solo un po’ di raffreddore, non preoccuparti, sta già passando.” “Ma è meglio che non ti affatichi.” Il tuo modo di proteggermi. Sempre.

Apro gli occhi, buona parte della mattinata è trascorsa. Sono inquieta, ho voglia di carezze e di coccole. Penso ai dolcetti che ho in casa: “Se ne prendessi uno col caffè?”, ma non ho fame, i sapori sono anche alterati dal raffreddore. Misuro la febbre e vedo che sta andando via. Mi alzo dal divano e vado in cucina. Tu mi sorridi da sopra il mobile e passo lenta la mia mano sul vetro: le nostre tre carezze della sera…Ho bisogno di carezze, stamattina più che mai.

Vicino al forno noto tre patate lesse di due giorni fa. Sono tristi, quasi quanto me. Sciacquo le tazze della colazione e…all’improvviso so cosa devo fare: le crocchette di patate! Sì, voglio coccolarmi, quindi preparerò le crocchette di patate, quelle che solo tu sapevi fare eccellenti. Non ne mangio né ne preparo da anni e saranno la mia carezza di oggi.

 “Perché a te vengono così morbide e croccanti?”

“Non lo so, forse perché mi piace accarezzare a lungo l’impasto.”

Quante volte ti ho osservata prepararle, ma mai che mi venissero buone come le tue. In cucina non eri molto brava, come ogni mamma lavoratrice hai avuto sempre poco tempo da dedicare ai fornelli. Ma come preparavi tu la pasta al forno siciliana, quella con le micropolpettine e senza besciamella, e le crocchette di patate…no, nessuno chef stellato ti potrebbe mai eguagliare.

“Devi schiacciare le patate quando sono ancora calde”, mi dicevi, “dosare bene le uova e i due formaggi grattugiati e non dimenticare il basilico, che non deve mancare nella cucina dei siciliani.”

“Ora si usa friggerli a bastoncino o a palline. Tu dai sempre la forma di polpette schiacciate.”

“Che importa? Conta il sapore, non la forma, lo sai.”

Recupero energie nascoste e inizio a pelare, schiacciare, inserire gli ingredienti, compreso il basilico e impasto a lungo, con calma, come facevi tu. Preparo la padella per la frittura e faccio come te, niente olio di semi, ma olio di oliva, quello delle vigne del signor Antonio, quello che dà un sapore unico alle pietanze. Friggo le polpette schiacciate e già ho fame. Ricordi? A volte me li facevi trovare belle calde quando tornavo affamata dal lavoro e iniziavo a mangiarle sin sulle scale.

Ne assaggio due, poi altre due e inizio a preparare la tavola perché è già ora di pranzo. Mio marito mi aiuta ad apparecchiare e anche lui assaggia le crocchette: “Che bella sorpresa! Le crocchette di tua mamma non sono mai arrivate intatte a tavola. Ti sono venute buonissime, quasi come le sue.”

Sono contenta per quel suo “quasi”, non avrei voluto che fossero squisite come le tue perché le tue, e solo le tue, dovranno restare tali. E sono contenta anche per le carezze che mi sono regalata e che ci siamo scambiate mentre le preparavo.

Senza parole

25 venerdì Nov 2016

Posted by ili6 in Articoli, Senza categoria

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donne, emozioni, femminicidio, l'altra metà del cielo, la bellezza di essere donna, la violenza è il rifugio degli incapaci, mai più immagini violente sulle donne, noi siamo così

25 novembre

 

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Una coppia di anziani a passeggio in un giardino in una foto d'archivio. ANSA
Una coppia di anziani a passeggio in un giardino in una foto d’archivio. ANSA
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Un pensiero bello

18 domenica Set 2016

Posted by ili6 in Articoli, scuola, Senza categoria

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emozioni, fine dell'estate, genitori e figli, pensieri belli, primi amori, ritorno a scuola, scuola, vita di maestra

innamorati

Primi giorni di scuola in una quinta elementare qualsiasi. Complice una gradevole lettura sulle vacanze e sui primi amorini estivi, la domanda della maestra è scontata. Non lo sono parecchie  risposte degli alunni:

Maestra-E voi in estate vi siete innamorati? Su, raccontate! Non voglio curiosare, non voglio nomi, ma ditemi se e  perchè vi siete innamorati.

G.:-Sì, mi sono innamorato dei suoi occhi colore del cielo.

D.:-Sì, era bello, elegante, noi diciamo figo, e mi faceva ridere.

F.:Dai, maestra,…lo sa tutta la scuola che da un anno io…io ho un pensiero bello in questa classe. Non potevo innamorarmi di un’altra!

Maestra:- Giusto!

S.(il pensiero bello di F.): -No, ho già il mio pensiero bello.

K.– Non farmi pensare, maestra! Dovrò aspettare giugno per rivederlo! ( si emoziona e le scappa una lacrima).

Maestra.- No, non pensarci, giugno arriverà presto.

E:-No, tutti i ragazzini di questa estate erano insipidi.

Maestra: Caspita!

C.:-Io sì, ma lei no. Pensava a mangiare gelati. Si farà una buffa!

S.(fidanzata da due anni con L).- No, io sono già impegnata.

Maestra:-Così tanto da non avere distrazioni, brava! Cosa ti piace di lui?

S.– Tutto.

L.(fidanzato da due anni con S.): – Io non mi sono innamorato, ma due si sono innamorate di me.

S.(saltando dalla sedia):- E tu che hai fatto?!?!

L.-Niente, lo giuro!

Maestra: Niente perché sei anche tu innamorato?

L.– Certo e di lei mi piace Più. Di. Tutto. (S. si siede, occhi dolci, guance come il fuoco).

A.:-Non me lo chiedere, maestra, perché non te lo dico.

Maestra: ok, ok.

R.:-Non lo so. Mi piaceva la sua voce e come mi parlava. Mi piaceva fare giri in bici insieme e nuotare con lei. Non lo so, ma la penso ogni giorno.

Un compagno gli chiede:- Ti manca?

R.– Sì.

Compagno: -Allora ti sei innamorato.

N:– Sì, mi sono un poco innamorata, ma già non ci penso più.

Maestra:-Oh!

N:– Ci saranno amori migliori.

Maestra: Già. Hai ragione.

P.:- No, mi vergognavo a innamorarmi.

Compagna:- Ma che c’è da vergognarsi? Sono pensieri naturali.

P.:– Poi mia mamma, mia zia, …mi avrebbero preso in giro.

Compagno:- Mica glielo dovevi dire!

P.:-Quelle si accorgono anche di una zanzara che vola nella casa accanto!

Maestra: Altri vogliono aggiungere qualcosa? No? Ok. Grazie per queste risposte, mi avete fatta tornare ragazzina di 10 anni, con i miei primi batticuori! Belle sensazioni, anche qualche sofferenza, insomma sentimenti uguali a quelli che molti di voi state provando. Sono identici  anche alle sensazioni che i vostri genitori provarono alla vostra età: affetti, simpatie, amicizie forti, che hanno avuto anche loro. Non chiamiamoli amore, non lo sono ancora. Chissà se per i vostri genitori  quei pensieri belli finirono presto, come quello mio per Gaetano, o se continuarono a lungo o per sempre. Chiedeteglielo, saranno contenti di parlarne e anche di ascoltarvi. Potrebbero consigliarvi tante cose. Non abbiate timori, nessuno sarà preso in giro e non si arrabbieranno.  Se vi viene qualche dubbio loro sapranno risolverlo nel modo giusto. I genitori sono le guide più esperte, più fidate, della vostra vita. Soprattutto non affidate le vostre prime cotte  a un telefonino o a Facebook. Il vostro punto di riferimento sicuro sono mamma e papà, non dimenticatelo mai.

F:– Maestra, ora posso sedermi con S.?

Maestra:– Cioè con il tuo pensiero bello? Ma sì,  mi piacciono i pensieri belli, però… niente distrazioni quando si studia! 😉

 

I Macchiaioli e le giubbe rosse

18 lunedì Lug 2016

Posted by ili6 in Arte, Articoli, Senza categoria

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arte, chiaroscuro, Chiostro del Bramante, collezioni private, donne, emozioni, garibaldi, I Macchiaioli-Le collezioni svelate, il senno di poi, le camicie rosse, Le cucitrici di camicie rosse, luce, Odoardo Borrani, Roma, Storia, Sud, Unità d'Italia, vergogne storiche, verismo, verità storiche

Nei giorni scorsi ho visto  al Chiostro del Bramante di Roma, l’interessante  mostra de I Macchiaioli-Le collezioni svelate. La mostra ospita molte tele importanti di artisti italiani che, a metà dell’Ottocento, crearono un movimento pittorico  basato sul verismo e su un uso del colore tramite macchie e violenti contrasti luminosi. I Macchiaioli, in contrapposizione all’arte Rinascimentale, ritraevano la natura direttamente all’aria aperta, appuntando su taccuini e tavolette le impressioni che ricevevano dal vero, prediligendo  i paesaggi della campagna toscana, la vita quotidiana, il tempo libero e la villeggiatura, i poveri e la loro condizione sociale e soprattutto la tragica situazione bellica dell’Unità d’Italia .  Con la tecnica del ton gris e dell’utilizzo dello specchio nero per rendere il chiaroscuro, nacque una pittura tutta italiana che anticipò la più famosa e amata arte dell’Impressionismo  francese.

I  “macchiajuoli”, termine che venne usato in modo dispregiativo,  non furono compresi e  apprezzati nel mercato artistico del tempo e i loro bei quadri furono acquistati prevalentemente  da privati per passione, amore dell’arte e  per  spirito di mecenatismo, per  aiutare, così,  quei giovani artisti, rei di vivere in uno Stato politicamente e geograficamente smembrato,  ad andare avanti e a continuare a proporre una ricerca e un rinnovamento dell’arte.La mostra di Roma “svela” le collezioni private dei mecenati e  mostra al pubblico un centinaio di splendidi quadri di Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Giuseppe De Nittis, Odoardo Borrani, Oscar Ghiglia, Federico Zandomeneghi e pochi altri. La mostra, inoltre,  permette al visitatore di scoprire il clima storico che fa da sfondo alla vicenda di questi artisti, legata soprattutto alle violente situazioni del Risorgimento.

Tante le tele che mi hanno colpita. Fra queste c’è il bellissimo quadro “Cucitrici di camicie rosse” di Odoardo Borrani.

Borrani Odoardo_Le cucitrici di camicie rosse (1863, coll privata)[1]

Odoardo Borrani – “Cucitrici di camicie rosse”, 1863

La prima cosa che salta all’occhio è la data, 1863, cioè due anni dopo la proclamazione dell’Unità d’Italia, quindi a “cose” fatte. Un dettaglio non indifferente se si analizza bene la scena che Borrani rappresenta col “senno di poi”. Il quadro è, secondo i critici d’arte, un inno al Risorgimento. Per me è un inno poco convinto. La scena rappresentata è intima e carica di simboli. Vuole sottolineare, come scritto da tante parti, il contributo delle donne, delle madri, delle sorelle dei tanti soldati che combatterono per l’Unità d’Italia. E sin qui nulla da dire: le “cucitrici” che cuciono la lana rossa sin dal primo mattino, la pendola segna le 7.15, simboleggia il rito, la preghiera, la partecipazione alle vicende del tempo. La stanza è luminosa, ben arredata, borghese, quasi opulenta per quei tempi di guerra. Si nota un quadro color seppia dell’eroe del tempo, Garibaldi, e colpisce quel bastone della tenda a forma di freccia, chiaro simbolo di guerra e lotta. E morte. Le donne sono concentrate nel lavoro e sono serie, troppo serie. Nessuna sorride, nessuna guarda verso la finestra, come se temessero di venire a conoscenza dei misfatti dei loro uomini  verso altri uomini e altre donne. Forse ascoltano le ultime novità che riguardano il Sud d’Italia e che sta raccontando la donna di spalle ultima arrivata e le altre stanno con gli occhi abbassati, in silenzio. Ecco, colpisce il silenzio  di queste donne che cuciono le giubbe garibaldine. Non sono convinte, non sembrano soddisfatte, orgogliose, contente. Sono preoccupate, perplesse e forse anche addolorate e vergognate.

Non so se la mia analisi di semplice donna del Sud  sia esatta o se è viziata dal “senno di poi” della Storia. La “macchia”  ha comunque saputo indirizzarmi alle emozioni personali che derivano dall’ambiente in cui vivo. Proprio come  i Macchiaioli che seppero riprodurre  le loro emozioni dal Vero.

CANZONE DEL DESIDERIO DI GIUBILO

16 giovedì Giu 2016

Posted by ili6 in Articoli, poesie, Senza categoria

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amore triste, Canzone del desiderio di giubilo, desiderio di giubilo, emozioni, impegno al cambiamento, Juana de América, Juana de Ibarbourou, periodi bui, poesia, poeti uruguaiani, speranza

Andremo per mari mai navigati
a pescare i rossi pesciolini dell’allegria.
Quando mi sentirai ridere, amore taciturno,
crederai di ascoltare la musica dei miei braccialetti sottili.

O penserai che il vento, a cavalcioni sulla prua,
si è messo a canticchiare una gioiosa canzone di marinai.
E nelle tue pupille erranti non si rifletterà ancora
la schiuma sconosciuta dei miei denti
fra il corallo appena lavato dalle labbra fresche.

Siccome non sai che so ridere, amore singhiozzante,
rimarrai con gli occhi fissi sull’acqua.
A evocare uccelli di isole remote
o brevi canzoni chiare.

E lo stupore ti metterà in bocca
il ronzio di tutte le parole mai dette.
Quando capirai che ho gettato al porto del giubilo
la nostra notturna ebrezza d’essere tristi.

JUANA DE IBARBOUROU  (da La rosa de los vientos, 1931)

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Juana de Ibarbourou o Juana de América, poetessa Uruguaiana, (1895-1979)

Questa poesia, letta e riletta, fatico a ben  inquadrarla. Sicuramente non mi ha lasciata indifferente e quando il poetare colpisce, ha già assolto al suo compito. Mi è chiara l’atmosfera onirica, mi piace quel diffuso sentore di mare,  quel tintinnio di braccialetti sottili, suono dolce, leggero, di  gioia. Noto la dolcezza, il tentativo,l’impegno di  trasformare un amore triste,  piangente, taciturno.

Qualcosa, però, continua a sfuggirmi. Tuttavia, nei versi della poetessa Uruguaiana  predomina la speranza e l’impegno di un cambiamento positivo, pur nella consapevolezza di una realtà difficile e pesante. Un concetto che possiamo estendere al periodo buio e singhiozzante che, in vari versanti, stiamo vivendo.

Polvere di stelle

06 venerdì Mag 2016

Posted by ili6 in Articoli, Libri, scuola, Senza categoria

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alunni, auguri, bambini, dediche, desiderio, Einaudi Ragazzi, emozioni, essere genitori, festa della mamma, libri belli, mamma, nascita, Polvere di stelle, scale di vita, Stefano Bordiglioni, stelle, vita, voglia di dolcezze

-Mamma, ma io dov’ero prima di nascere?

-Su una stella, piccolo mio.

-E che facevo sulla stella?

-Aspettavi.

-Che cosa aspettavo?

-Aspettavi che io e papà ti venissimo a cercare. Aspettavi di nascere.

-E come ho fatto a scendere dalla stella?

-E’ stato facile, piccolo mio: io e il tuo papà ti volevamo così tanto che il nostro amore ha costruito una scala lunghissima nel cielo. Così tu sei potuto scendere.

-E come facevate, tu e il papà, a sapere che io ero proprio su quella stella?

-Lo sapevamo e basta. Non potevi essere da nessun’altra parte: la tua stella brillava più forte delle altre. Eri tu che dicevi “Mamma, papà, sono qui”. Eri tu che ci chiamavi.

-Vi chiamavo?!

-Certo, ci chiamavi fortissimo, perché eri stanco di startene tutto solo lassù sulla tua stella.

-E voi avete costruito la scala…

-Certo, anche noi eravamo stanchi di stare lontani da te e così abbiamo costruito una scala che arrivasse fino in cielo.

-Mamma, ma anche tu prima di nascere avevi una stella tua?

-Certo, piccolo mio. Anche io avevo una stella tutta mia. Anche io ero polvere di stelle.

-E anche papà?

-Sì, anche papà.

-Tutte le persone hanno la loro stella prima di nascere?

-Sì, piccolo mio, tutte le persone hanno la loro stella e lì aspettano che una mamma e un papà costruiscano una scala per loro.

-E anche il mio gattino aveva la sua stella?

-Certo, anche Briciola era polvere di stelle e ha aspettato che la sua mamma e il suo papà lo cercassero. Tutti noi esseri viventi siamo fatti di polvere di stelle e aspettiamo lassù, da qualche parte dell’universo, che l’amore di una mamma e di un papà ci faccia nascere.

 

Stefano Bordiglioni

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Copertina e scheda del libro qui

Questo brano,  tratto dal libro  “Polvere di stelle”, di Stefano Bordiglioni, edito da  Einaudi Ragazzi, è presente nel libro di lettura adottato dalla mia classe.

Quando lo lessi, prima di proporlo agli alunni, mi emozionai non poco. Rimasi, però, un attimo perplessa pensando ai miei bambini di dieci anni, alcuni parecchio agitati e  turbolenti,  e tutti già con le tipiche, difficili caratteristiche preadolescenziali. Che ne avrebbero pensato di un brano così dolce, lieve e poetico? Chissà che smorfie e sorrisetti maliziosi…

Quanto mi sbagliavo! Le emozioni non hanno età.

L’altra mattina dissi agli alunni che avrebbero ascoltato una bella lettura e, nel leggerla, misi tutta me stessa.  Nella classe scese il silenzio più totale  sin dalle prime battute e quando finii di leggere, inaspettato e spontaneo, partì  l’ applauso della classe.  A grande richiesta, e con piacere,  dovetti leggere “Polvere di stelle” tre volte di seguito e mi accorsi anche di occhietti lucidi.

-Vi è piaciuta, vero?

-Tantissimo, maestra! E’ troppo bella! Leggila ancora!

-No, sarete voi a leggerla, invece, alla vostra mamma per la sua festa. Vedrete che le piacerà. Esercitatevi bene, dando la giusta intonazione, con le dovute pause e domenica, prima di consegnare il vostro biglietto alla mamma, leggerete questo brano ad alta voce proprio a lei.

-La mamma si emozionerà!

L’indomani, pur non avendo lettura, erano tutti con il libro aperto e si esercitavano a leggere. Così li ho ascoltati con attenzione e sono stati eccellenti. Alcuni ne avevano anche memorizzato delle parti.

-Ma ditemi, perché questo brano vi è così tanto piaciuto?

-Perché parla della mamma. -Perché è a due voci. -Perché è dolce. -Perché è scritto bene. -Perché parla del mistero della nascita. -Perché siamo delle stars, wow!

-Vero, ma vi è piaciuto solo per questo? Perché in molti vi siete così tanto emozionati?

Interviene il più pestifero e distrattone della classe: -Maestra, mi è piaciuto perché parla di noi bambini e mi sono emozionato perché mi ha fatto capire che mamma e papà mi hanno desiderato.

Continua Lucia: –Sì, anche io mi sono sentita  desiderata, voluta, cercata.

Conclude Sofia: –Non siamo nati per sbaglio. Siamo nati dall’amore di quella  scala. Però, chissà che fatica hanno fatto mamma e papà per tenere ferma quella scala così lunga!

Iniziano a discutere tra loro e decido di non intervenire, non è più necessario, ma sto in ascolto e ciò che sento mi piace e comprova quanto sanno essere belle le emozioni e quanto tutti  abbiamo bisogno di conferme e dolcezze. A qualsiasi età.

Nel complimentarmi ancora con l’autore, dedico questo brano a voi genitori che avete voluto e saputo costruire quella scala per raccogliere le vostre stelle, ai miei genitori che mi hanno raccolta lassù, e anche a tutti quei genitori mancati che, pur avendo tentato di costruire quella  lunga e faticosa scala, non sono riusciti a trovare la loro stella.

Capitani…

12 sabato Mar 2016

Posted by ili6 in Articoli, Musica, Senza categoria

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capitani coraggiosi, Claudio Baglioni, concerti, emozioni, fatica, Gianni Morandi, marito e moglie, musica, uomini, vita

Gli uomini: sempre faticosi e complicati! Spesso sudiamo  sette camicette per portarvi dove  noi donne desideriamo. Vi dobbiamo prendere per il verso giusto, montare scenette, programmare tempi e modi, … ma che fatica! Se dovete dire un sì, perché capita che è un sì, fatelo subito, senza tergiversare, senza costringerci a manfrine e tarantelle, senza farci scontare per giorni quel sì che poi vi potrà anche piacere. Echecavolo! Alla lunga  potremmo  stufarci, eh! Dite che le ingarbugliate siamo noi, eccertochesì, ci ammatassiamo  se per ottenere una quisquilia dobbiamo progettare per mesi! Una lotta, siete una lotta continua e costante!

Due mesi fa, ad esempio,  ho dovuto progettare minuziosamente  un’idea  per  “incastrare” il mio coniuge e se non ci fosse stata anche la fortuna di mezzo….

Conosco  i suoi momenti “giusti” e così, in uno di questi ho buttato la richiesta: -Mi piacerebbe vedere quel concerto, mi accompagni?

-Eh, uh, oh, ok.

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 Okkey!!!  Non  ne parlo più, prendo l’ok e lo lavoro per bene,” ‘nzamai” rimuginasse  e cambiasse idea.  In realtà l’idea lui la cambia, ma in modo “soft”. Al momento di acquistare i biglietti gli chiedo se preferisce andare il venerdì o il sabato. Un grande errore, il mio, e lui, ironico, risponde che andremo  giovedì. Ma il concerto di giovedì non c’è !!!  Incasso il colpo, me ne dico di cotte e di crude, faccio l’ offesa per  due giorni,  sono  arrabbiata e delusa. Ma gli sto chiedendo la luna?!?  Poi dimentico, restando sempre all’erta.  Non trovo amiche disponibili per andare, ma quel concerto IO voglio vederlo!

Improvvisamente il web mi informa che per l’enorme richiesta di fans, il duo Morandi-Baglioni aggiunge un’ulteriore  data in Sicilia e sarà di giovedì. In un nanosecondo acquisto i biglietti via Internet e quando glieli presento, lui mi dice: -Allora non hai capito.

-Sì, tesoro, ho capito perfettamente. Andremo di giovedì, come hai detto tu, giusto?

-Ma…

-Faranno tre serate, hanno aggiunto il giovedi  per farti contento!

Si azzittisce e io pure. So che non devo  gridare vittoria e soprattutto so che andrò al concerto di  Baglioni, l’uomo che con le sue canzoni ha accompagnato la mia vita e tutti i momenti belli e meno belli trascorsi con mio marito.  Claudio…l’uomo con cui volentieri sarei fuggita,…vabbè, vaneggio… Ci sarà anche Morandi, mi sta bene,  lo considero il bravo ragazzo, il buon vicino di casa, il cantante di alcuni bei pezzi.  Claudio è un altro discorso…tutto e solo mio, ovviamente. Ho visto già altri suoi concerti, in uno sono persino riuscita a sfiorargli una mano…ok, ok, datemi della scema, accetto tutto: lo adoro!

Arriva il gran giorno. Ci penso da tre e non sto nella pelle, ma mi contengo alla grande. Lui pare l’abbia scordato e  glielo ricordo al mattino, di sfuggita.  Forse si lamenta, forse no, boh, poco importa…si va al concerto! Nel pomeriggio non riesco più a contenermi, mi faccio bella, mi sento agitata come una ragazzina. In fondo i concerti servono a toglierti di colpo decenni di dosso: canterò e ballerò, ne sono certa. E sognerò. E lui? Dormirà? Sbufferà?  Pare calmo e rassegnato, magari gli piacerà, chissà.

Verso le 18.00 gli dico che i nostri posti  non sono numerati e sarebbe opportuno andare per sistemarci al meglio. Io sono pronta da un pezzo, ma lui deve vedere il telegiornale, leggere il televideo, fare due telefonate…Non resisto, gli  faccio  fretta,  mi metto in macchina e ascolto un CD, ovviamente di Baglioni. Arriva con comodo, sto  zitta, temo sempre che cambi idea e giri l’auto sul più bello. Se lo farà, divorzierò, senza se e senza ma.

Partiamo e troviamo la tangenziale bloccata: era prevedibile. Facciamo un giro pazzesco, entriamo in città, semiparalizzata forse dai tremila automobilisti che stanno andando al concerto come noi. Capisce che siamo in ritardo, inizia a volare, a  fare strade paurose e decido di chiudere gli occhi e ascoltare Claudio in cuffia. Finalmente arriviamo. Posteggiamo molto distante e inizio a correre verso il Palasport. Mi viene dietro dandomi della pazza e forse un po’ lo sono, una pazza felice! Felice per il concerto e per essere riuscita a trascinarlo. Non troviamo posti a sedere, siamo tra gli ultimi e alla fine ci sediamo sulla  scalinata, dove non si potrebbe. La sorveglianza ci rimprovera, ma siamo davvero tanti, hanno venduto più biglietti del dovuto, che si stiano zitti che il bello sta per iniziare e so io che fatica ho dovuto fare!

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Si accendono le luci, i musicisti prendono posto, partono le prime note, entrano Claudio e Gianni: il Palasport esplode e io pure! Si balla e si canta a squarciagola, siamo forse cinquemila persone, non so,  quasi tutti in piedi. Lo spettacolo è di alto livello, per orchestra, scenografia e naturalmente per le performance dei due “Capitani Coraggiosi” che trascinano all’inverosimile. Accanto a me c’è un altro Capitano, quello della mia vita, che osservo di sottecchi in continuazione: inizialmente impassibile, comincia a ciondolare la testa e battere il piede a suon di musica. Poi canta! Canta con me e coi cinquemila. A metà concerto si alza, ancheggia, mi prende sottobraccio, mi cinge le spalle, segue il mio ritmo, sorride, applaude. E io mi spello le mani, per Baglioni, per Morandi, per  il mio faticoso, ma sempre bel, Capitano e per Me.

 

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