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Marirò

~ "L'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque"

Marirò

Archivi tag: dolore

Le grandi paure

25 giovedì Ago 2016

Posted by ili6 in Articoli, Senza categoria

≈ 36 commenti

Tag

blogger, cancro, dolore, Giappone, le grandi paure, prevenzione, sgomento, Terremoto, web

Addolorata e angosciata come tutti, ieri ho avuto poche parole. Anche io sono stata incollata alla tv, per tutto il giorno ho ascoltato e riascoltato notizie, interviste, opinioni, ho visto e rivisto le  drammatiche immagini del terremoto al Centro Italia, i filmati, in tv e su internet, uguali e già conosciuti  nella sostanza. Non riuscivo a scollarmi dagli schermi,  come fosse un’ossessione o  un mantra capace di allentare quella ancestrale paura che ho per la terra che trema. Eppure ai terremoti, vivendo ai piedi di un vulcano attivo, sono abituata.

Dei terremoti ho già parlato qui in occasione di quello avvenuto in Emilia e non saprei che altro aggiungere di diverso e di più significativo.

 Ieri ho anche letto parecchi post, qui su wordpress; è bastato inserire la parola chiave “terremoto” sulla pagina Lettore e sono apparsi tantissimi articoli di blogger, che leggo o sconosciuti,  che hanno scritto di tutto e di più. Chi ha dato consigli, chi ha riportato notizie utili per la solidarietà e gli aiuti, chi ha espresso il dolore in versi o ha proposto di pregare, chi ha scritto sulla affascinante potenza distruttrice di Madre Natura. chi, in preda all’ira, ha inveito contro la qualsiasi, dai politici ai giornalisti, ai soccorsi che dovevano trovarsi sul posto cinque minuti dopo la prima scossa o ai sismologi che non sanno avvertire in tempo. C’è stato chi ha dato rigorose spiegazioni scientifiche e altri che  hanno dato di testa, chiamando in causa il caldo, le tempeste solari, le trivelle (e chi si è astenuto al voto all’ultimo referendum), gli americani, gli extraterrestri (non potevano mancare!) e via dicendo. In questo post si raccoglie una piccola carrellata di sciocchezze (per dirla pulita) prese dal web.

Molti blogger, dicevo,  siamo rimasti in silenzio, ammutoliti. Ognuno reagisce a suo modo. Un post mi ha colpita più di altri: scritto con una garbata leggerezza da MD, un blogger oncologo,  qualche mese fa e riferito ai tanti terremoti del Giappone (sempre meno distruttivi grazie alle rigorose leggi antisismiche adottate), scuote il lettore per un parallelismo efficace tra le più grandi e destabilizzanti paure dell’essere umano, cancro e terremoti. L’ imperativo che li lega è quello di tentare di sconfiggerli, puntando sulla prevenzione dell’uno e dell’altro. E qui ad essere chiamati in causa, con la dovuta umiltà,  siamo tutti noi. Nessuno escluso.

sismografo

Robert Capa: “La verità è l’immagine migliore, la migliore propaganda.”

12 sabato Set 2015

Posted by ili6 in Articoli, costume e società, Fotografia, Notizie e politica

≈ 53 commenti

Tag

accoglienza, bianco e nero, dolore, emozione, fame, fotografia, guerra, migranti, miseria, mostra fotografica, Robert Capa, Seconda Guerra Mondiale, Sicilia, soldati, Troina, Ungheria

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Sono stata a visitare la mostra dedicata al grande fotoreporter di guerra Robert Capa, che racconta gli anni della seconda guerra mondiale in Italia. Le circa ottanta foto esposte nella bella location della Torre Capitania di Troina (EN), un paesino arroccato sui Nebrodi, sono straordinarie e colpiscono per la maestria tecnica del  fotografo più famoso del secolo scorso, per  la nitidezza, i chiaroscuri, le mille sfumature del bianco e nero, ma soprattutto scatenano una forte emozione  per la scelta dei soggetti,  per  la spontaneità, la delicatezza e la cruda realtà  delle inquadrature che catturano il “ momento decisivo” capace di raccontare, senza bisogno di parole, le atrocità della guerra.

 Robert Capa – Sperlinga 1943

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Robert Capa – Troina 1943

Molte delle foto esposte sono “tornate a casa”, nei luoghi, cioè,  dove Capa le scattò, a Troina e dintorni, e questo crea nei siciliani accorsi a visitare la mostra, un’emozione in più.

Robert Capa . Troina 1943

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Robert Capa – Agrigento 1983

Le foto di Capa testimoniano quanto banale e a volte noiosa fosse la guerra, ma anche drammatica, fatta da uomini che a volte non sapevano neanche perché erano lì, ad uccidere per non essere uccisi.  Nei suoi fotogrammi c’è la gente comune,  ci sono i volti di giovanissimi soldati americani e tedeschi  stanchi e impauriti,  i luoghi  ridotti in macerie,  ci sono affamati e assetati,  morti e feriti,  sale ospedaliere improvvisate nelle chiese,  madri che urlano  il dolore per i figli morti,  sguardi di bimbi disorientati. Soldati e civili vittime di una stessa  strage. L’obiettivo di Robert Capa tratta tutti con la stessa equità, fermando la paura, l’attesa, la solitudine, la fame, il riposo, la solidarietà, la speranza.

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Robert Capa – Benvenuto agli Americani a Monreale -23 Luglio 1943

Robert  Capa, che  fu tra i primi a capire l’importanza del mezzo fotografico come arma di denuncia e di testimonianza, era ungherese e, se fosse vissuto oggi, non avrebbe avuto bisogno di spostarsi per il mondo  per raccontare di guerra. Avrebbe potuto documentare la guerra che si sta svolgendo nel suo Paese , una guerra al momento senza bombe, ma con lo stesso bagaglio di disorientamento, disperazione, paura, attesa e speranza.

Ungheria 2015

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“Un inferno che gli uomini si sono fabbricati da soli.” Robert Capa

I sorrisi di Renata

17 venerdì Ott 2014

Posted by ili6 in costume e società, emozioni, I miei racconti, Senza categoria

≈ 62 commenti

Tag

amore, convivenza, copie di fatto, coppie, corteo funebre, dolore, figli, funerale, madre, morte, padre, perdita, prima fila, separazioni, sorriso

 

foglia morta

Foto web

Anche Annalisa era andata a quel funerale, pur conoscendo poco quella  signora uccisa da  una malattia fulminante . La notizia aveva lasciato tutti sgomenti e in paese se ne  parlò per giorni.

-E i bambini? Che fine faranno i bambini?

Renata era una bella e giovane donna  e anche in  palestra aveva riscosso tanta simpatia  con le battute sempre allegre,  le parole cortesi e  i suoi sorrisi. Lavorava in  banca e la sera faceva due ore di palestra anche per combattere quel dannato grasso nel sangue che la tormentava da tempo. Alcune volte portava con sé i figlioletti,  che trascorrevano quel tempo  con qualche attrezzo ginnico o coi videogiochi. Annalisa la conobbe  proprio lì.  Chiacchieravano del più e del meno e rimase ben presto contagiata dalla sua serenità e dai  sorrisi. Spesso, all’uscita, un gentile e premuroso signore veniva a prenderla e lei lo aveva presentato come il suo compagno. Una sera fredda e piovosa, Renata e il suo compagno diedero un passaggio ad  Annalisa  sino a casa e lei notò una gran bella atmosfera dentro quell’automobile. Ne fu contenta per quella signora che, si diceva,  avesse sofferto nel precedente matrimonio.

La chiesa era  stracolma e in tutti i presenti si percepiva  incredulità e vero dispiacere. Il dolore dei genitori, della sorella e degli amici più stretti era  evidente e quello dei bambini oltre ogni dire. Sedevano  in prima fila coi nonni e il loro papà.  In seconda fila stava  la sorella con la sua famiglia,  in terza fila la nuova famiglia dell’ex marito di Renata col piccolino appena nato.

Annalisa cercò  quel signore tanto gentile che aveva  conosciuto in quella serata piovosa e lo notò seduto in fondo alla chiesa accanto ad una giovane donna che gli somigliava.

La cerimonia funebre fu  commovente e  lenta, come se nessuno avesse voglia di  staccarsi da Renata. Tutti guardavano quella bara di legno lucidissimo, interamente ricoperta di rose rosa e la foto sorridente che era adagiata sopra.

Finita la messa, la gente si affollò attorno ai genitori per le condoglianze. Qualcuno strinse la mano anche all’ex marito di Renata e fece una carezza ai bambini. Annalisa si sentì soffocare,  uscì  fuori e vide accanto al carro funebre il compagno di Renata. Tanti amici  si stringevano  a lui che si sorreggeva  a quella giovane donna . Era stravolto dal dolore. Annalisa si avvicinò, si presentò  e gli strinse la mano. Lui ringraziò, si ricordò di lei e del passaggio che le avevano dato. Poi le presentò sua  figlia.

I bambini di Renata uscirono  dalla chiesa con il padre che li accompagnò  dentro un’auto. Il piccolo scese dall’auto e corse ad abbracciare il compagno di Renata. Lacrime su lacrime. Il padre lo staccò delicatamente, lo riportò sull’auto e  tornò sul sagrato della chiesa. Renata era ancora dentro  e il  carro funebre la stava aspettando . 

Immobile davanti allo sportellone  dell’auto stava pallidissimo il compagno di Renata,  di fianco al carro funebre c’era l’ex marito, solo, silenzioso, distaccato. La sua nuova famiglia rimaneva in disparte e ora lui, fuori dalla chiesa, lasciava la prima fila all’uomo che da anni aveva  vissuto con Renata, facendo  da padre e da amico ai suoi figli.

Renata  venne portata fuori  e sistemata dentro il carro funebre. Il compagno  accarezzò la bara. I genitori, che non  avevano mai accettato del tutto quel nuovo amore della figlia, si fermarono. Fermo era anche l’ex marito e tutti erano immobili.

 Davanti alla morte tutto si ferma, tutto è silenzio, tutto perde importanza e tutto prende  importanza.

Il compagno di Renata continuò ad accarezzare quel lucido legno con gesti lenti  e delicati e  infine  chiamò l’ex marito :- L’abbiamo amata entrambi. Vieni, avvicinati.

I due uomini si abbracciarono e un lungo pianto liberò in entrambi le emozioni e forse  sciolse  dissidi e rancori.  Si avvicinarono  i genitori , la sorella,  gli altri parenti, gli amici delle due coppie. Qualcuno andò a prendere i figli di Renata  che si sistemarono nella  prima fila di quel triste corteo, tra i due uomini che li presero rispettivamente per mano. 

 Le persone che Renata aveva più amato erano tutte lì,  insieme, vicine,  ognuno  composto nel proprio dolore. Il corteo si avviò.

Annalisa  fu certa che  Renata, ovunque già fosse, stesse sorridendo dolcemente.

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Sono le 20.00 di una calda serata autunnale e Annalisa si accinge a salutare il gruppo di signore della palestra per rientrare a casa.

-Ricordi Renata? Quella signora dal bel sorriso che è morta meno di un anno fa?

-Sì, certo.

– Domani ci saranno i funerali del suo compagno. Qualcuna di noi andrà. Vuoi venire?

-Cosa è accaduto? Un incidente?

-No, si è lasciato andare, non si curava più, non aveva più stimoli per vivere senza Renata e senza i suoi bambini.

Interviene un’altra signora: -Tutti quegli abbracci al funerale di Renata… L’ex marito è stato crudele, non gli ha permesso più di vedere quei  bambini che lui amava, i genitori di Renata lo hanno allontanato…povero uomo, adorava davvero quella donna!

-E dei bambini sapete qualcosa?

-Poco, non credo stiano benissimo senza la  mamma e si stanno adattando nella nuova famiglia del padre. Ma sono dei ragazzini, hanno  una vita davanti, ce la faranno.  Verrai al funerale?

-Sì, verrò – risponde sicura Annalisa-  Ora Renata può accogliere il suo amore e mi auguro che, in qualsiasi luogo si trovino, lui e lei potranno riprendere a sorridere .

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