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Marirò

~ "L'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque"

Marirò

Archivi tag: costume e società

Lo yacht

23 domenica Ago 2020

Posted by ili6 in Articoli, I miei racconti, Senza categoria

≈ 36 commenti

Tag

cicalecci, costume e società, donne sole, estate, I miei racconti, libertà, racconti d'estate, singletudine, yacht

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Foto web presa qui

Era una donna bella, elegante, sola e questo determinava una baraonda di curiosità e sentimenti contrastanti. Divorziata da tempo, un figlio che viveva all’estero, uno o più nipotini, aveva ereditato un piccolo appartamento al mare e da tempo era solita trascorrere lì alcune settimane estive. Cordiale con tutti e nel contempo distaccata da tutti, viveva quei giorni in maniera quasi eterea. Si recava al mare al mattino presto, faceva lunghe nuotate e risaliva a casa quando la gente iniziava ad affollare la spiaggia. Proseguiva la sua giornata curando i fiori del terrazzo e ascoltando buona musica. Tornava in spiaggia nel tardo pomeriggio, quando gli altri erano intenti a preparare la cena e la sera preferiva la compagnia dei libri o di un tablet alle riunioni ciarliere e mangerecce che si svolgevano nelle terrazze degli altri appartamenti. Alcuni la invitavano per una partita a carte, per un gelato o una passeggiata, desiderosi di fare un pochino di amicizia con quella donna sofisticata e sola e di sapere qualcosa in più di lei. Rarissimamente lei accettava.

Di lei si conoscevano il nome e l’attività lavorativa, dirigente di una amministrazione non meglio determinata, e nessuno era certo della sua età poiché, qualunque fosse, la portava benissimo. Alcune signore del complesso estivo la ammiravano per l’eleganza, mai appariscente e sempre adeguata, la invidiavano per il corpo statuario, per il portamento fiero, per la singletudine serena che sembrava vivere. Altre signore, forse la maggior parte, la temevano o la commiseravano perché sola:<<Poveretta, manco il figlio viene per stare con lei qualche giorno>>. Alcuni uomini la guardavano con occhi lascivi, si avvicinavano a lei con mille scuse e cercavano di intavolare pietose discussioni culinarie, mettendosi a disposizione per la qualsiasi. Lei, sempre gentile, li faceva fuori in tre minuti al massimo. Altri signori si limitavano a salutare e rispettavano quel suo modo di vivere in riposo e solitudine e non si univano a certi cicalecci carichi di melliflua curiosità: <<Ognuno trascorre le ferie come crede, se ama stare sola non è un problema. Magari figlio e nipoti li incontra durante l’anno e questi giorni ama trascorrerli in pace>>. Qualcuno storceva il muso: << Ma è ancora giovane e senza un uomo! Almeno qui, attorno alla divorziata non se ne vedono da anni>>.

Le donne sole, specie se belle e indipendenti, ma anche gli uomini che scelgono di essere o di ritornare single, vengono spesso considerati “diversi e sbagliati”, destano curiosità perché escono dal canone tradizionale imposto dalla società e attorno a volte si ricamano interi romanzi dai finali inquietanti. Lei sapeva e non se ne curava. Si infastidiva solo quando negli altri si innescava una specie di affanno finalizzato a cercarle un compagno. E si allontanava.

In quel condominio l’affanno cessò la volta in cui uno yacht arrivò improvviso e silenzioso nel tardo pomeriggio e ogni attività sul litorale si bloccò. In quella baia non si erano mai viste imbarcazioni lussuose, solo qualche motoscafo. Bisognava spostarsi tre-quattro baie più avanti per ammirare una imbarcazione come quella che ora tutti, bambini, ragazzi, donne e uomini, stavano guardando in silenzio. Dopo l’iniziale stupore scattò una strana animazione: foto, selfie, video, nuotate lontane quasi a raggiungere il panfilo per farsi notare dai proprietari. Tutti cercavano di capire chi, cosa, come e perché.

Ai due uomini vestiti di bianco che avevano gettato l’àncora si aggiunse un terzo uomo in pantaloncini e maglia scura che dal ponte guardava verso la spiaggia. I due uomini in bianco scesero un canotto e uno di essi lo avvicinò alla riva, restando in attesa.

Di cosa? Di chi? Si chiesero tutti.

Di lei.

Dieci minuti dopo lei scese in spiaggia con andatura lenta, pareva danzasse nel suo completo pantalone blu e ecrù. I capelli ramati erano legati in una coda e un borsone bianco ciondolava elegante dalla sua spalla. Indossava dei grandi occhiali scuri e in mano teneva un cappello di paglia. I bagnanti ora guardavano solo lei, bellissima, lei che si avvicinava alla battigia, lei che faceva un cenno con la mano verso il panfilo, lei che toglieva i sandali e arrotolava i pantaloni, lei che con agilità entrava nel canotto per raggiungere lo yacht. La videro salire la scala dell’imbarcazione e raggiungere l’uomo vestito di scuro. Il silenzio fu assoluto quando i due si abbracciarono sul ponte. A lungo.

Il crepuscolo era ormai avanzato quando le luci del panfilo si accesero rilasciando riflessi dorati sull’acqua. I due uomini in bianco tornarono a riva col canotto, dove non era dato sapere, non interessava. Tutti erano attratti dalle luci riflesse sul mare e dalle sagome della coppia a bordo.

Quella sera alcuni rientrarono a casa molto tardi, altri consumarono la cena di fretta e andarono sul lungomare a prendere il fresco. Lo yacht era sempre lì, con le sue luci accese, la sua storia e i suoi sogni.

La mattina dopo lo yacht non c’era più e anche lei non era nel suo appartamento. Tornò nel condominio due giorni dopo e preparò le valigie. Prima di chiudere la casa salutò cordialmente le signore del complesso. Tutte si accorsero che aveva una abbronzatura ancora più bella e ognuna a suo modo fu contenta che lei fosse rientrata in quella che i più consideravano “quasi normalità”.

<< Voglio tornare single!>> esclamò dopo un po’ la signora più simpatica del complesso mentre ritirava una montagna di biancheria dallo stendino. Poi sorrise al compagno di sempre.

“Quali Diritti scegli?”

27 venerdì Nov 2015

Posted by ili6 in Articoli, scuola, Senza categoria

≈ 51 commenti

Tag

calendario, costume e società, Diritti dei bambini e degli adolescenti, diritti e doveri, fratellanza, Laura Pausini, ONU, paure, UNICEF

Sono stata e sono ancora impegnata in un corposo lavoro scolastico sui Diritti dei Bambini e dell’Adolescenza che abbraccia legalità e convivenza democratica, nonché tutta l’inquietante realtà che ci sta  circondando, dai migranti a Parigi, dalla Siria all’Isis. Gli alunni stanno seguendo con interesse e interagendo in maniera tale che da giorni e giorni non riesco ad assegnare uno straccio di compito: ognuno deve  intervenire, ognuno vuole portare un esempio, qualcuno ha  una soluzione pronta,  tutti hanno sentito alla televisione che… ,ecc… : assicurati diritto di espressione, parola e opinione! E i doveri? Anche, anche…

Dopo aver presentato i 54 diritti della Convenzione Onu del 1989 e aver letto, discusso e analizzato i 40 riscritti con linguaggio semplificato dall’Unicef, dopo aver letto due libri sui diritti umani e aver fatto vedere documentari, filmati, immagini che evidenziano come non tutti i bambini del mondo hanno assicurati i diritti, nemmeno i fondamentali come cibo, medicine e una casa, dopo fiumi di parole, esempi e conversazioni , chiedo agli alunni di riflettere con calma e di scegliere due diritti ciascuno tra i quaranta esaminati, quelli che ritengono inviolabili, quelli che dovrebbero avere tutti i bimbi del mondo e di indicarmeli l’indomani, anche dopo averne discusso coi genitori, per arrivare alla selezione di 12 diritti al fine di realizzare un calendario illustrato.

Certa che avrebbero scelto il diritto di avere una casa, di giocare, di andare a scuola, di avere un nome, una famiglia, di essere tutti uguali, di rispettare le varie religioni, di non lavorare,  preparo materiale e disegni, foto, canzoni, poesie su questi diritti per offrire degli stimoli maggiori alla riflessione, ai disegni, al pensiero scritto.

Stamattina a scuola si va alla scelta e alla selezione dei 12 diritti che illustreranno nel nostro calendario 2016 e… arrivano le sorprese. Le mie previsioni erano quasi tutte sbagliate.  Gli alunni non hanno scelto i diritti che già posseggono, ma che  altri bambini del mondo non hanno, hanno scelto ciò che stanno inseguendo e, soprattutto, hanno scelto le loro paure.

A votazione e stragrande maggioranza hanno deciso per il diritto di privacy, il diritto di formare gruppi, di opinione ed espressione, di essere informati e difesi se rapiti,  diritto a mantenere contatti con entrambi i genitori anche se separati, diritto ad essere difesi dalle droghe e dagli abusi sessuali, diritto di non lavorare, diritto alla salute. Dovendo arrivare a 12, mi hanno quasi fatto un favore personale quando ho suggerito il diritto al gioco, i diritti dei disabili e il diritto alla vita.

Non sono mancati suggerimenti chiari ed espliciti, molti già contenuti nella Convenzione dei Diritti, ma che loro avrebbero voluto rimarcare meglio: il diritto di essere una bambina uguale a un bambino, senza divieti e ostacoli perché femmina, il diritto di fare un lavoretto estivo per genitori e parenti con relativo aumento di  paghetta , il diritto di non andare a scuola se la sera si è fatto tardi, il diritto (da italiano) di mettere una guardia giurata accanto a ogni migrante che accogliamo per capire se è  pericoloso o meno.

Alla fine mi chiedo se sono stata io a non aver saputo coinvolgere la classe a tal punto da far comprendere che certe necessità umane che loro hanno la fortuna di possedere, diventano sogno per altri bambini meno fortunati o se ho messo troppo impeto su certi diritti e meno su altri, influenzandoli.  Può darsi o forse sono loro che, dando per sicuri e scontati alcuni diritti, sono andati decisi verso altri aspetti che (giustamente, per carità!) li preoccupano per il loro futuro, mettendo in secondo piano la globalità e la fratellanza insita nell’argomento.

Individualismo? Personalizzazione? Un bel pizzico di egoismo? Insicurezza? Maturità? Coerenza? Non so. So che sono sì bambini di nove anni, ma non smettono di sorprendermi, nel bene e nel meno bene.

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