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Marirò

~ "L'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque"

Marirò

Archivi tag: coppie

H.24 (Loro)

04 domenica Feb 2018

Posted by ili6 in Articoli, I miei racconti, Senza categoria

≈ 58 commenti

Tag

circostanze di vita, coppie, famiglia, h24, incomprensioni, interessi, lavoro, Lui e Lei, nuovi equilibri di coppia, pensionamento, solitudini

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(Ultima parte di tre)

LEI

Ho mal di testa. Pier Ferdinando non tornerà al suo amato lavoro, i quadri organizzativi dell’azienda ora non lo consentono. A pranzo mi dovrà ascoltare! Che si inventi la qualsiasi per darsi una mossa, consulenze private, palestra, ippica,… qualcosa che gli dia un pochino di entusiasmo. Gli ho detto del bricolage, del cortile da sistemare, della biblioteca,…mi ha guardata come fossi un ‘ebete! Mi ha parlato di campeggi. I campeggi…alla nostra età!

LUI

Ho mal di testa. Lionella fa discorsi strampalati, vuole che mi metta a zappare il cortile, che mi inventi un hobby, che …che…che… Non le piace nulla di ciò che le propongo: lunedì c’è la carioca con le amiche, martedì c’è da stirare, poi ci sarà da curiosare all’outlet… No, più tardi mi sentirà, ci sono io, anche io e da adesso le giornate le programmeremo insieme, che le piaccia o meno. Tanto per iniziare  desidero eliminare qualche mobile e crearmi una stanzetta per fare sport in casa, io non amo le palestre con tutta quella gente che suda e alza la polvere. Comprerò qualche attrezzo sul web. E poi voglio un cane e un gatto! Farà storie, grosse storie, ma dovrà rassegnarsi!

……    ……

Lei: Che programmi hai per pomeriggio? Io andrò dalla mamma di Marta, sta male e noi amiche facciamo i turni per farle compagnia e sollevare un pochino Marta dall’assistenza.

Lui: Pomeriggio farò una visita al canile comunale. Voglio prendere un cane, lo desidero da tempo.

Lei: CosAAA?! Toglilo dalla testa, un cane a casa mia non entrerà mai! Hai scordato che sono allergica ai peli dei quadrupedi?!

Lui: Casa tua??? Casa nostra, vorrai dire! Anche mia! Ci saranno degli antistaminici per la tua allergia e poi pensavo di costruire una cuccia vicino al garage, in cortile, fuori, così la mia madame non si turberà!

Lei: Mai e poi mai! Che ne sai te della tua madame? Quanto l’hai vissuta negli ultimi decenni? Lavoro, ufficio, colleghi, mai casa e famiglia, mai! Sempre e solo al minimo sindacale!

Lui:  Cosa vi è mancato? Non venirmi a dire che ti sono mancato io, eh! Sei ben organizzata con le amiche, la palestra, il computer, la casa, le figlie. Mai una richiesta o uno spazio per me, con me. Mai un interesse da parte tua sul mio lavoro, il mio ambiente, mai!

Lei: Il tuo ambiente! Questo è il tuo ambiente! Qui c’è la tua famiglia. Sai cosa è una famiglia? O sai solo di lavoro, colleghi e segretaria?! A stento conosci i tuoi nipoti. Tua moglie, poi… Hai avuto da me dedizione, fedeltà, rispetto e hai dato a me, a noi, solo serenità economica. Ho dovuto riempire la tua assenza, anche nelle forme più sciocche!

Lui: Non  nego di essere stato un po’ distante. Ti sei chiesta il perché? A casa non esistevo, sono stato un ospite, non avevo un ruolo, non potevo intervenire nei discorsi con le ragazze, tu sempre presa dalle tue giornate. Voi tre, voi tre e io. E, non lo crederai, ma anche io ti ho sempre rispettata. Riconosco il tuo impegno, la tua solitudine, ma pure tu devi ammettere di avere sbagliato su tante cose. Avrei preferito meno camicie stirate alla perfezione, più disordine in casa e la Lionella di venti anni fa!

Lei: Lo sai quanto ho pianto quando decidesti di prolungare il lavoro? O quando mi dicesti che avresti pranzato ogni giorno coi colleghi? O tutte quelle volte che andavo a fare la mammografia e poi non mi chiedevi l’esito? Mi hai dato un guscio di casa e due figlie e mi hai detto che il mio posto era qui e ho fatto del mio meglio perché tutto andasse bene, anche per te: quante volte ho disturbato la tua carriera con delle richieste? Credevi non avessi desideri?!? Credi sia stato facile crescere da sola due figlie?!

Lui: Avrei voluto essere disturbato! Sapere che nei tuoi pensieri c’ero anche io! Ma tu dovevi dimostrare al mondo di farcela anche senza di me! Ora siamo noi due, h 24, e sei, e siamo… smarriti.

Lei: H 24, già. Sono stata dal tuo capo per chiedergli di riprenderti. Inutilmente.  Non sei felice da solo con me e non sopporto di vederti così abbattuto, senza un programma, una meta, un interesse…

Lui: Ho chiamato Paola, per un attimo ho pensato che andare a vivere con loro avrebbe dato un senso maggiore  al nostro continuare insieme. Anche tu non sei felice h.24 con me, mi sento  di peso. Dove abbiamo sbagliato tutti e due non lo so. O forse sì.

Lei: Non possiamo cancellare gli errori, forse possiamo decidere come proseguire. Siamo ormai anziani, abbiamo bisogno di …Rispondi tu al telefono?

Lui: No, vai tu, sicuramente cercano te.

…….    …….

Lui: Che succede? Chi era? Sei pallida.

Lei: Karola. Suo marito ha perso il lavoro tre mesi fa, non riescono più a farcela al Nord, mi ha chiesto se possono venire a vivere da noi, lui riprenderà il lavoro nella serra del padre, Marcolino si trasferirà nella scuola qui vicino e, se tutto andrà bene, poi affitteranno una casa.

Lui: Non ho mai sopportato il marito di Karola, lo sai.

Lei: Non lo conosci.

Lui: E quando pensano di trasferirsi?

Lei: Il prossimo mese, forse prima.

Lui: Tu che dici?

Lei: Non possiamo chiudere la porta in faccia a nostra figlia. Dico sì. E tu?

Lui: Quello che dici tu. Marcolino prenderà la stanza delle ragazze e Karola e il marito si adatteranno in mansarda? Ci andrà di mezzo il tuo bricolage…

Lei: Figurati…non ho più la forza per lavorare il legno. Sì, si può fare.

Lui: Dobbiamo rifare il bagno e comprare alcuni mobili nuovi. Andiamo all’Ikea nel pomeriggio?

Lei: No, io andrò dalla mamma di Marta, tu inizia a prendere misure, cerca un idraulico, fai preventivi e organizza per la prossima settimana. Sarà un compito tuo, io sono stanca, ti seguirò volentieri, ma a distanza.

Lui: Ti fidi?

Lei: Sempre. Ah, dimenticavo: porteranno anche Mia.

Lui: Chi è Mia?

Lei: La loro bassottina. Pensa, quindi, alla cuccetta nel cortile. Io chiamerò il medico per l’allergia. Vuoi un caffè?

Lui: Sì, bello forte. Grazie.

 

“Gli uomini, quando corteggiano, non si differenziano dai gorilla”

13 venerdì Mag 2016

Posted by ili6 in Articoli, Intrattenimento, Senza categoria

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Tag

animali, bonobo, categorie, coppie, corteggiamento, diamante mandarino, etologia, evoluzione, gorilla, homo sapiens, istinto, mantide religiosa, non si salva nessuno, pavone, peli e piume, Roberto Marchesini, scimpanzè, sessualità, tanto per dire, uccello del paradiso, uccello giardiniere, uomini e donne

Ho letto un simpatico articolo  sull’altra metà del cielo e su come i signori uomini,  nella fase del corteggiamento, non siano per nulla dissimili dagli animali, dai quali tutti discendiamo. Ma noi umani non ci siamo evoluti? Nel corteggiamento pare di no.  Procediamo per gradi : l’articolo poteva sembrare a prima vista uno dei tanti da ombrellone,  solo che  a suggerire categorie e similitudini, soprattutto ad affermare che i maschi, nell’atto del corteggiamento, regrediscono a modalità infantili e all’istinto primordiale, è stato Roberto Marchesini, etologo e zooantropologo di fama mondiale che  insegna in diversi atenei, tiene conferenze in tutto il mondo sulla relazione tra l’uomo e le altre specie animali e che ha pubblicato autorevoli libri scientifici.  Così l’articolo, pur nella sua ironia,  ha assunto un che di serio e …pare che non si salvi nessuno!!!

Riuscire a distinguere gli uomini sin  dal corteggiamento,  saperli incasellare nelle giuste categorie, scoprire in tempo chi si nasconde sotto  “peli e piume”,  può tornare utile a noi donne. Poi ognuno deciderà se lasciarsi incantare, soccombere, accettare o semplicemente godersi lo spettacolo…e ciaociao.

Bonobo

UOMO BONOBO Corteggia con seducente leggerezza, è irresistibilmente disinibito, spontaneo e ti  fa capire subito che ha voglia di sesso, specie quando  ha delle preoccupazioni. Per il bonobo la sessualità è la chiave per risolvere ogni situazione, anche le più sgradevoli : praticamente un ansiolitico. Per l’uomo-bonobo il motto è fare sesso e non guerra. Peccato che, però, voglia fare solo quello, senza approfondire la relazione. Donna avvisata….mezza salvata!

gorilla

UOMO GORILLA  E’ il macho per eccellenza, il maschio alfa,  anche se in via di estinzione. Un po’ rozzo, mette subito in chiaro che comanda lui, che domina e che non si accontenta di una sola donna. Sa darti sicurezza, ma issa paletti e tende a farsi l’harem. Può piacere, ma la donna deve  mettere in conto  dolori, doppie vite, bugie e complicazioni. Ci stai?

scimpanze

UOMO SCIMPANZE’  Perfetto per complicare ogni cosa, somiglia al classico e allegro “figlio dei fiori”. Con lui la vita non sarà facile, ma eccitante. Si sente libero, ma vuole la gerarchia che, però, non rispetta. I tradimenti sono all’ordine del giorno,  furbescamente di nascosto. Se te la senti di affrontarli…

Regent's bowerbird

UOMO UCCELLO GIARDINIERE E’ uno spettacolo perché ti ammalia con le sue ricchezze: al primo appuntamento sfodera un macchinone, la prima cena sarà  in un castello. Ti mette a disposizione bacche e fiori, firmamenti e lingotti (anche di plastica).Conquisterà la tua fiducia con la devozione e le sue grandi doti. Tra i passerotti funziona e perdura, tra gli umani non v’è  certezza perché,  affievolita la passione, l’uomo giardiniere andrà  alla ricerca di…un altro giardino.

paradisea

UOMO PARADISEA  Vive l’attimo e quell’attimo lo rende paradisiaco. Con danze incredibili, è capace di stordire e ipnotizzare le donne , proprio come l’uccello del paradiso che sfodera ogni muscolo, compreso quello….  Nulla di male in questo, sia ben chiaro, ma sia chiaro anche che al mattino potrà già essere volato via.

pavone

UOMO PAVONE  Tutto sex appeal, le sue doti, estetiche, ma anche di intelligenza,  furbizia,  capacità professionale, parola, poesia,  etc etc…, sono sempre in bella mostra. Tu, donna, te le puoi caricare, ok, ma tieni conto che spesso sono un grande impiccio, specie nel confronto perché tu vali meno e sarai relegata a svolgere mansioni diverse,(per intenderci di casa e prole). Resterai nell’ombra e a pavoneggiarsi sarà solo lui. Accetti?

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UOMO DIAMANTE MANDARINO Sarebbe il top per una donna: sono uomini che si fanno scegliere, che amano costruire una famiglia, un nido per la vita, non creano competizioni nella coppia, collaborano e sono sottomessi e fedeli. Unico neo :sono gelosissimi, spesso anche dell’aria che le loro donne respirano. A te la scelta.

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UOMO MANTIDE  Per finire ecco un uomo davvero raro, colui che si dà totalmente alla sua donna e ne diventa nutrimento perché lei possa essere felice e  mettere al mondo dei figli. Come il maschio  della mantide religiosa che muore durante l’accoppiamento, lasciandosi divorare dalla femmina per dargli le proteine utili a far crescere la sacca delle uova e garantire la prosecuzione della specie, il maschio si trasforma in casa per i suoi piccoli. Roba parecchio  macabra,  ma a pensarci bene è un gesto d’amore pazzesco! O no???

Beh, care donne, non resta che scegliere con la dovuta accortezza  😉 🙂 😀

(foto tratte dal web)

Micetta

14 martedì Apr 2015

Posted by ili6 in Articoli, I miei racconti

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anziani, coppie, figli, imparare a bastarsi, ospedale, sorrisi sdentati, tenerezza, vecchiaia, vita

In quello stanzone di ospedale, dove si è indifesi nel corpo e nell’anima, ho avuto modo, mio malgrado, di osservarli a lungo. Entrambi ultraottantenni, lei inchiodata nel lettino per la rottura del femore, lui su una sediolina di ferro per accudirla in ogni cosa possibile. I due figli maschi della coppia sarebbero arrivati dalla Germania, dove vivono e lavorano da anni, e loro non avevano nessuno a cui rivolgersi o non avevano voluto disturbare altri parenti.  

Lui,  con evidenti difficoltà motorie, chiede al caposala e a tutte noi il permesso di poter restare accanto alla moglie nonostante il reparto esclusivamente femminile. Nessun problema per noi e si sistema su quella sediolina, dividendo il pranzo con la signora. Durante le ore del giorno quando lei dorme, lui si appisola  sulla sedia col pericolo di cadere. Tutte le volte che è necessario gli chiediamo di accomodarsi nel corridoio per  sistemare le nostre ammalate. Lei si preoccupa per lui, ha paura che si stanchi  giorno e notte lì, che cada addormentato da quella scomoda sedia, gli dice di andare a casa che lei se la caverà comunque. E lui a ripeterle: “Non ti lascio.”

Poi arriva per lui una sedia più comoda, portata dalla parente di un’altra ammalata. E arrivano i tranci di pizza, i panini imbottiti, i succhi di frutta che portiamo da casa in doppio.

Quando lei si lamenta per i dolori lui la incoraggia a non pensarci e porta il discorso su cose e situazioni liete del passato, per distrarla, per farla sorridere. E così conosciamo del pranzo di nozze festeggiato nella sagrestia della chiesa con pasticcini, cannoli e rosolio, impariamo la ricetta del “macco di fave” che come lo prepara la signora è una poesia, ascoltiamo delle preoccupazioni per i figli, uno in separazione, l’altro che non intende sposarsi e altri piccoli e teneri aneddoti di quella lunga  vita insieme.

Il sabato di Pasqua l’ortopedico annuncia alla signora le imminenti dimissioni e ordina  un ricovero per un mese  in un centro di riabilitazione fisioterapica. Lui non si scompone: “Non ti lascio, mi farò ricoverare a pagamento e starò con te. Magari farò qualche esercizio per  il ginocchio”. Lei a dire no, si sarebbe annoiato, bastava che andasse a trovarla ogni due giorni e poi occorreva pensare ai gatti di casa.   Ma lui è sicuro e deciso: “Senza te non so cosa fare a casa, i gatti se la caveranno in giro per il quartiere. Io ho da pensare alla mia gattina. Ricordi che ti chiamavo Micetta?”

“ Tanto tempo fa! Mi chiamavi Micetta perché  mi chiamo Domenica,  cioè Micia. Perchè hai smesso di chiamarmi Micetta?”

“Boh, forse perché eri cresciuta. Ora è arrivato il tempo di ricominciare.” E lei fa un bellissimo sorriso sdentato, proprio uguale  a quello dei neonati.

E’ il regalo di Pasqua che si fanno a vicenda.

Nel pomeriggio arrivano i figli: baci, abbracci, sorrisi, regali. Si informano su tutto, sono stanchi del viaggio aereo. Propongono al padre  di sostituirlo per la notte, ma lui dice che non è necessario, che si è abituato a quella sedia imbottita e riesce a dormire . I due figli, quarantenni avanzati,  non insistono e decidono di andare a cenare in un noto ristorante della zona perché hanno tanta voglia di mangiare italiano. Quando vanno via lei sospira: “Ah, questi ragazzi che non crescono!” E lui: “ Ehi, Micetta, stai tranquilla, noi abbiamo imparato a bastarci.”

ALLARME ONU, NEL 2050 PIU' ANZIANI CHE BAMBINI

Foto web

I sorrisi di Renata

17 venerdì Ott 2014

Posted by ili6 in costume e società, emozioni, I miei racconti, Senza categoria

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amore, convivenza, copie di fatto, coppie, corteo funebre, dolore, figli, funerale, madre, morte, padre, perdita, prima fila, separazioni, sorriso

 

foglia morta

Foto web

Anche Annalisa era andata a quel funerale, pur conoscendo poco quella  signora uccisa da  una malattia fulminante . La notizia aveva lasciato tutti sgomenti e in paese se ne  parlò per giorni.

-E i bambini? Che fine faranno i bambini?

Renata era una bella e giovane donna  e anche in  palestra aveva riscosso tanta simpatia  con le battute sempre allegre,  le parole cortesi e  i suoi sorrisi. Lavorava in  banca e la sera faceva due ore di palestra anche per combattere quel dannato grasso nel sangue che la tormentava da tempo. Alcune volte portava con sé i figlioletti,  che trascorrevano quel tempo  con qualche attrezzo ginnico o coi videogiochi. Annalisa la conobbe  proprio lì.  Chiacchieravano del più e del meno e rimase ben presto contagiata dalla sua serenità e dai  sorrisi. Spesso, all’uscita, un gentile e premuroso signore veniva a prenderla e lei lo aveva presentato come il suo compagno. Una sera fredda e piovosa, Renata e il suo compagno diedero un passaggio ad  Annalisa  sino a casa e lei notò una gran bella atmosfera dentro quell’automobile. Ne fu contenta per quella signora che, si diceva,  avesse sofferto nel precedente matrimonio.

La chiesa era  stracolma e in tutti i presenti si percepiva  incredulità e vero dispiacere. Il dolore dei genitori, della sorella e degli amici più stretti era  evidente e quello dei bambini oltre ogni dire. Sedevano  in prima fila coi nonni e il loro papà.  In seconda fila stava  la sorella con la sua famiglia,  in terza fila la nuova famiglia dell’ex marito di Renata col piccolino appena nato.

Annalisa cercò  quel signore tanto gentile che aveva  conosciuto in quella serata piovosa e lo notò seduto in fondo alla chiesa accanto ad una giovane donna che gli somigliava.

La cerimonia funebre fu  commovente e  lenta, come se nessuno avesse voglia di  staccarsi da Renata. Tutti guardavano quella bara di legno lucidissimo, interamente ricoperta di rose rosa e la foto sorridente che era adagiata sopra.

Finita la messa, la gente si affollò attorno ai genitori per le condoglianze. Qualcuno strinse la mano anche all’ex marito di Renata e fece una carezza ai bambini. Annalisa si sentì soffocare,  uscì  fuori e vide accanto al carro funebre il compagno di Renata. Tanti amici  si stringevano  a lui che si sorreggeva  a quella giovane donna . Era stravolto dal dolore. Annalisa si avvicinò, si presentò  e gli strinse la mano. Lui ringraziò, si ricordò di lei e del passaggio che le avevano dato. Poi le presentò sua  figlia.

I bambini di Renata uscirono  dalla chiesa con il padre che li accompagnò  dentro un’auto. Il piccolo scese dall’auto e corse ad abbracciare il compagno di Renata. Lacrime su lacrime. Il padre lo staccò delicatamente, lo riportò sull’auto e  tornò sul sagrato della chiesa. Renata era ancora dentro  e il  carro funebre la stava aspettando . 

Immobile davanti allo sportellone  dell’auto stava pallidissimo il compagno di Renata,  di fianco al carro funebre c’era l’ex marito, solo, silenzioso, distaccato. La sua nuova famiglia rimaneva in disparte e ora lui, fuori dalla chiesa, lasciava la prima fila all’uomo che da anni aveva  vissuto con Renata, facendo  da padre e da amico ai suoi figli.

Renata  venne portata fuori  e sistemata dentro il carro funebre. Il compagno  accarezzò la bara. I genitori, che non  avevano mai accettato del tutto quel nuovo amore della figlia, si fermarono. Fermo era anche l’ex marito e tutti erano immobili.

 Davanti alla morte tutto si ferma, tutto è silenzio, tutto perde importanza e tutto prende  importanza.

Il compagno di Renata continuò ad accarezzare quel lucido legno con gesti lenti  e delicati e  infine  chiamò l’ex marito :- L’abbiamo amata entrambi. Vieni, avvicinati.

I due uomini si abbracciarono e un lungo pianto liberò in entrambi le emozioni e forse  sciolse  dissidi e rancori.  Si avvicinarono  i genitori , la sorella,  gli altri parenti, gli amici delle due coppie. Qualcuno andò a prendere i figli di Renata  che si sistemarono nella  prima fila di quel triste corteo, tra i due uomini che li presero rispettivamente per mano. 

 Le persone che Renata aveva più amato erano tutte lì,  insieme, vicine,  ognuno  composto nel proprio dolore. Il corteo si avviò.

Annalisa  fu certa che  Renata, ovunque già fosse, stesse sorridendo dolcemente.

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Sono le 20.00 di una calda serata autunnale e Annalisa si accinge a salutare il gruppo di signore della palestra per rientrare a casa.

-Ricordi Renata? Quella signora dal bel sorriso che è morta meno di un anno fa?

-Sì, certo.

– Domani ci saranno i funerali del suo compagno. Qualcuna di noi andrà. Vuoi venire?

-Cosa è accaduto? Un incidente?

-No, si è lasciato andare, non si curava più, non aveva più stimoli per vivere senza Renata e senza i suoi bambini.

Interviene un’altra signora: -Tutti quegli abbracci al funerale di Renata… L’ex marito è stato crudele, non gli ha permesso più di vedere quei  bambini che lui amava, i genitori di Renata lo hanno allontanato…povero uomo, adorava davvero quella donna!

-E dei bambini sapete qualcosa?

-Poco, non credo stiano benissimo senza la  mamma e si stanno adattando nella nuova famiglia del padre. Ma sono dei ragazzini, hanno  una vita davanti, ce la faranno.  Verrai al funerale?

-Sì, verrò – risponde sicura Annalisa-  Ora Renata può accogliere il suo amore e mi auguro che, in qualsiasi luogo si trovino, lui e lei potranno riprendere a sorridere .

Giusy e Raimondo a Ballando…

12 domenica Ott 2014

Posted by ili6 in Articoli, emozioni, Intrattenimento

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Tag

audience, Ballando con le stelle, coppie, disabilità, forza di volontà, Giusy Versace, handicaps, incidente, maestri di ballo, paraolimpiadi, protesi, Raimondo Todaro, sorriso, spettacolarizzazione, spettacolo, superamento degli ostacoli, tv

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Ieri sera ho visto la seconda puntata dello show “Ballando con le stelle”, su Rai 1. E’ un programma che seguo quando il sabato sera sono a casa e dopo aver quasi litigato col marito che invece non lo sopporta e vuole vedere lo sport. Fortuna che in casa abbiamo due televisori…

Il programma mi piace perché amo ballare e, non potendolo fare per via del mio pigro cavaliere, sogno e mi rilasso coi ballerini di Ballando.

Non avevo seguito la prima puntata, non leggo il gossip e non sapevo nulla dei vip partecipanti. Mi bastava sapere che anche in questa edizione  c’è il bravissimo Raimondo Todaro, mio concittadino, per il quale tifo in modo sfacciato, ma anche Sara Di Vaira e Samanta Togni sono  maestre di ballo che mi piacciono da sempre. Ok, è un programma di intrattenimento che mi piace, mi rilassa e mi emoziona. Nulla di grave, anzi.

Ieri sera ho così conosciuto i vip in gara. Stendiamo un velo pietoso su alcuni, adrenalina alle stelle e ormoni scoppiettanti durante l’ esibizione di Giulio Berruti e l’attesa per Raimondo Todaro con la sua partner. Di quest’ultima, di Giusy Versace non sapevo nulla, lo confesso. Ho appreso in diretta e mentre navigavo in contemporanea nel web  che è una campionessa paraolimpica , che ha vinto tante medaglie nell’atletica leggera  con le protesi in carbonio perché ha perso le due gambe in un incidente stradale alcuni anni fa. E’ una ragazza  molto bella, con un sorriso radioso. Si sottolinea giustamente la sua caparbietà, la forza di volontà, l’importante messaggio che dà anche con la sua partecipazione a Ballando. Perché Giusy balla nonostante le protesi e  stava per farlo con il mio maestro preferito. E mi batteva il cuore per entrambi. Perché, mannaggia, una disabilità è una disabilità. E’  un ostacolo, una difficoltà in più, un muro da scalare. Sempre, qualsiasi sia la disabilità e nelle varie circostanze. Non nascondiamolo e non dimentichiamolo.

Una disabilità si può aggirare, si può compensare, superare degnamente, egregiamente, con forza di volontà, con sacrifici, con l’aiuto della scienza, si può imparare a conviverci a testa alta e si può anche continuare a sorridere.  Si può, ma anche si può non farcela. Giusy Versace c’è riuscita, riprendendo in mano la sua vita, il lavoro, gli affetti , le passioni, e si sta impegnando a diffondere al mondo il chiaro e forte  messaggio.

Ieri sera ha emozionato tutti quando, dopo aver iniziato a ballare abbastanza bene,  la sua protesi è volata durante una vorticosa piroetta ed è rimasta abbracciata al collo di Raimondo, avvertendolo che aveva perso la gamba destra e non poteva più stare in piedi.

Sono stati momenti di imbarazzo, ma anche di tenerezza infinita e di grande coraggio. Raimondo Todaro  ha continuato  a ballare con lei, sorreggendola e coccolandola  e lei  sorrideva con le lacrime agli occhi, muovendo le mani a scusarsi, ma senza perdere quello splendido  sorriso. Il pubblico era tutto in piedi, pure io in piedi nella mia camera da pranzo, e quando Giusy è tornata dopo la pubblicità inserita ad hoc,  ha  semplicemente detto che con lei questo può accadere, che era  felice che la protesi non avesse  colpito qualcuno e che continuerà a ballar se il pubblico, la giuria e il maestro lo vorranno.

Io sono una del pubblico e sì, Giusy, desidero  vederti ballare ancora e sorridere tra le braccia di Todaro. Te lo meriti.  E poco mi importa delle classifiche, dell’audience del programma, dello scoop, della spettacolarizzazione a ogni costo, delle polemiche, della pubblicità. Se ami ballare, continua a farlo. Eri bellissima ieri sera, tra le braccia del mio ballerino preferito. Bellissima fuori e splendida dentro!

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Giusy Versace e Raimondo Todaro

Coriandoli

03 lunedì Mar 2014

Posted by ili6 in Articoli, I miei racconti, Musica, Senza categoria

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Tag

alta marea, Antonello Venditti, ballo, carnevale, coppie, coriandoli, effimero, magia, musica, sguardi

stellefilanti

Tanta gente affollava il locale e in molti si divertivano a ballare la musica dance, i valzer, i latino americani. Ogni tanto il dj proponeva un gruppo di lenti, nella sala si abbassavano le luci e le coppie iniziavano a  ballare in silenzio, tra i pensieri, le sensazioni, i ricordi.

 Fu quando partì il sax di Alta Marea che i due si videro. Stavano ballando coi propri partner e i  loro sguardi si incrociarono e si incollarono via via ad ogni giro di lento. Non si erano notati prima, nessuno dei due sapeva chi fosse l’altro: un uomo e una donna tra gli uomini e le donne di quell’elegante sala carica di musica e di coriandoli. I loro sguardi, inizialmente distratti, casuali, veloci, divennero sempre più attenti e voluti. Sguardi di nulla, di silenzi, di bianco e di parole, di suoni, di pensieri, di rosso.

Lo so lo sai la mente vola

fuori dal tempo e si ritrova sola

senza più corpo né prigioniera

nasce l’aurora.

Consapevolmente, ma in modo impercettibile, iniziarono ad aggiustare il ritmo del ballo coi partners per ritrovarsi ad ogni giro esattamente una di fronte all’altro.

Tu sei dentro di me come l’alta marea

che scompare e riappare portandoti via

I loro visi erano inespressivi: parlavano gli occhi. E le mani. Le mani di lui sui fianchi della compagna, si muovevano lungo la sua schiena in piccoli cerchi e poi scendevano sui lobi dei reni, mentre guardava lei.

Sei il mistero profondo, la passione, l’idea

sei l’immensa paura che tu non sia mia.

Le mani di lei sulle spalle del compagno, si muovevano per risalire al collo, alla  nuca e le dita si soffermavano sull’attaccatura dei suoi capelli, mentre guardava lui. 

Lo so lo sai il tempo vola

ma quanta strada per rivederti ancora

I loro occhi  si fissavano, si chiudevano, si fermavano, si allungavano, si volevano. Erano pioggia, mare, acqua. Erano luce, scintille, fuoco. Erano brezza, vento, aria. Erano forza, passione, terra.

per uno sguardo per il mio orgoglio

quanto ti voglio

Furono frazioni di attimi  di intenso tra il testo e le note che scorrevano. Un gioco o forse un bisogno, un capriccio o forse un istinto, o forse un nulla.

 …per dirti quanto ti voglio

…per dirti quanto ti voglio

…per dirti quanto ti voglio

Il  lunghissimo minuto finale del sax fu accompagnato da una delicata e persistente pioggia di coriandoli argentati che regalò ai loro sguardi, immersi nella luce ovattata della sala, bagliori e sfolgorii inconsueti e confusi. Quando le ultime note di Alta Marea si affievolirono e i coriandoli smisero di volteggiare, i loro occhi finirono  di cercarsi. L’attimo si era concluso, così come termina una canzone, come si esaurisce la pioggia, come si ferma un pensiero. Ognuno si allontanò col proprio partner e si dispersero nella sala.

Un’ora dopo lei, mentre il barista le porgeva un’acqua tonica, sentì una voce alle sue spalle: –Posso offrire qualcosa alla dama che, a distanza, ha ballato Alta Marea con me?

–Grazie, ho già fatto– disse lei, indicando il bicchiere – I coriandoli donano allegria, ma fanno venir sete.

–Vero, contribuiscono a veicolare nell’aria varie cose, compresa la magia.

– Già, l’effimera magia.

–Posso conoscere il suo nome per tenerlo nel cassetto dei ricordi insieme alle sensazioni durate il tempo di una canzone?

–Azzurra-rispose lei dopo aver pensato un attimo- Le piace Azzurra?

-Molto. Azzurra come i suoi occhi, come il mare quando si ritrae e torna quieto.

-Ed io che nome potrò conservare dentro quel cassetto?

– Le piace Indaco?-rispose lui un secondo dopo.

-Sì, Indaco come il mare profondo, come quel coriandolo che ha ancora posato sulla spalla– disse lei.

Sorridendo, lui prese quell’esile pezzetto di carta color indaco, lo guardò e lo diede a lei:- Effimera magia di un momento che non dimenticherà.

Lei cercò sul banco del bar un coriandolo azzurro e lo porse a lui  :-Effimera magia di un momento che non scorderà.  E, sorridendo a quegli occhi scuri, si allontanò.  

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