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Marirò

~ "L'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque"

Marirò

Archivi tag: comunicazione

Comunicare (?)

27 domenica Mag 2018

Posted by ili6 in Articoli, Senza categoria

≈ 54 commenti

Tag

comunicazione, comunicazione internettiana, comunicazione verbale e non verbale, dominazione, interrompere, la non comunicazione, manterruption, parlarsi addosso, saper ascoltare, saper conversare, voler comunicare, Zenone

 

alternative-a-email

Sappiamo comunicare?  Verbalmente e per iscritto? Sappiamo capire e farci capire, instaurando così una efficace e costruttiva conversazione? La comunicazione è una questione di feedback: come in un’eterna partita a ping pong, dice Annamaria Testa nel suo libro “Farsi capire”, ogni mossa è volta a provocare una reazione nell’avversario, che a sua volta ribatte provocando una reazione in noi. A seconda della reazione, noi decideremo come agire con l’altro.

L’argomento è serio e vastissimo e sappiamo tutti quanto danno può fare la non comunicazione: da incomprensioni e malintesi nascono disaccordi, dissapori, inimicizie, liti, guerre. Dal silenzio si origina l’indifferenza, l’aridità, la frattura.

E’ noto ai più, ma mai abbastanza, che la prima regola di una buona comunicazione è il saper ascoltare, concetto tanto ovvio quanto complicato da mettere in pratica nella giusta maniera. Argomento peraltro vastissimo che richiederebbe un post a sé.

 Durante una conversazione puoi trovare l’interlocutore muto e il chiacchierone sordo, che ti lascia parlare perché non è attento a ciò che dici, non si sforza di ascoltare e la comunicazione si spegne. Puoi trovare, non manca mai in realtà, colui/colei che non lascia spazio a nessuno, interrompe tutti per arrivare al suo monologo legiferativo, Si crede brillante, ritiene di essere il solo attore, di avere davanti a sé un uditorio attento, ma non sa di aver già perso l’opportunità di comunicare in modo efficace. Diceva Zenone “per questo abbiamo due orecchie e una sola bocca, perché sia possibile parlare di meno e ascoltare di più”. Ma…

Il modo di comunicare-conversare, le parole che usiamo, il tono di voce, lo spazio, l’attenzione che diamo all’altro, ecc… può essere un forte indicatore di chi veramente siamo. Fastidiosa e poco educata, ad esempio, è l’abitudine sempre più diffusa di interrompere e di stoppare l’interlocutore; in tv, nei talk show, si abbonda e non solo per questioni di tempo o di esigenze di ripresa. I meccanismi e i significati dell’essere interrotti e del parlarsi addosso sono complessi e minano quel “fare a turno” che è una delle chiavi della buona comunicazione umana e del vivere in armonia. Oggi si legge spesso un termine inglese che non ha il corrispettivo femminile, “MANTERRUPTION”, un uomo che interrompe una donna, che la zittisce per un complesso gioco di ruoli (vabbè, siamo alle solite!) Studi psicologici rivelano e confermano una regola non scritta: zittire gli altri non è solo una forma di ineducazione, ma è anche una questione di potere e di dominazione. Le interruzioni non sono, tuttavia, tutte uguali, ci sono quelle cooperative e positive, utili a estendere la conversazione, sostenerla, chiarire meglio, e ci sono quelle intrusive, da disaccordo, per rubare la scena, per cambiare discorso, per far capire chi detiene il potere.

Anche la moderna comunicazione scritta può avere i suoi significati. Social, chat, mail e blog (la chiamano “il nuovo modo di parlare”) si alimentano con l’interscambio dei commenti, forme comunicative che comunque ci presentano e anche in questi casi si può avere una non comunicazione dagli effetti simili a quella verbale e reale. Certo, la comunicazione internettiana è più complessa, mancano il tono di voce, lo sguardo, il ritmo, il gesto (ci aiutiamo coi faccini) e poi occorre avere varie capacità e alcune volontà. Bisogna saper scrivere, trattare argomenti interessanti e farsi comprendere, dall’altra parte bisogna volere e saper leggere gli altri, anche oltre le righe. Poi bisogna voler comunicare a doppio binario e osservare regole non sempre scritte.  In parte ne ho parlato qui. Non esiste l’interruzione, ma esiste il rifiuto del commento o il commento comandato, ad esempio “resta nel tema!”. Ci sono commenti e risposte formali e seriali che inibiscono l’ulteriore sviluppo della conversazione, ci sono monologhi e avvertimenti, domande che restano senza risposte e poi ci sono commenti esaurienti, completi, sentiti, profondi, costanti, che indicano il desiderio del conversare e dell’entrare in relazione significativa con l’altro.

Saper comunicare, verbalmente, per iscritto, in modo non verbale, paraverbale e digitale è essenziale per le relazioni umane. Prendere consapevolezza del proprio modo di comunicare e interagire con l’altro resta sempre la maniera più efficace per migliorarsi e migliorare.

Navigatori

03 giovedì Lug 2014

Posted by ili6 in amicizia, Articoli, costume e società, Senza categoria, vacanze

≈ 58 commenti

Tag

amicizia, comunicazione, estate, facebook, gelato, ineducazione, isolamento, mare, navigatori dell'etere, ospitalità ai tempi di internet, social network, web

Quadri di barche di Milena Galeoto

Quadro di barche di Milena Galeoto

Le serate estive sono lunghe, si sa, e fa piacere trascorrerle in buona compagnia, magari attorno ad un tavolo con le carte da gioco e qualcosa da bere o semplicemente sulle sdraio a chiacchierare.

Nella casa al mare da tempo siamo soliti trascorrere così i dopocena quando non si decide di uscire per una passeggiata o altro. Nella mia o nelle terrazze del gruppetto di amici, si trascorrono  serate spesso piacevoli, divertenti, arricchenti. Non amiamo giocare a carte. Preferiamo chiacchierare e poiché sono persone simpatiche, colte, cordiali, le serate scorrono in maniera piacevole ed interessante.

Così è andata nelle estati precedenti. Così non è detto che più andrà perchè nelle terrazze  è arrivato FB.

L’argomento è ormai trito e un po’ tutti ci stiamo abituando a vedere sempre più persone completamente isolate dal mondo reale ed ingobbite su uno schermo. In ogni luogo e circostanza, sino a rasentare l’ineducazione. Perché in sostanza anche di questo si tratta. Parlo di ineducazione e non di maleducazione, intendiamoci: i nostri genitori, riferito a noi anta, non potevano certo educarci  su un uso adeguato del pc semplicemente perché ne sconoscevano l’esistenza. Mia madre mi insegnò a spegnere la tv tutte le volte che c’era un ospite in casa. Altri tempi? Direi di no, non esiste un tempo (passato) per l’educazione.

Alcune sere fa…

invitati dai soliti amici a trascorrere il dopocena per un gelato, appena arrivati troviamo la seguente situazione: padrona di casa accogliente e premurosa, un’altra amica affabile e attenta, i mariti di entrambe le signore  con un tablet in mano, i tre ragazzi, figli e genero, completamente sommersi dai cellulari. Arriva una coppia di cugini e si chiacchiera tra noi, cioè tra chi di noi non ha in mano un aggeggio informatico di nessun genere. I ragazzi non esistono: a stento hanno salutato e poi ognuno è  sparito da sé dietro un display. Vabbè, son giovani (mica tanto, sfiorano i 35 anni…). I due mariti (ultrasessantenni) col  tablet o Iphone che sia, discutono a tratti tra loro perché uno dei due si è appena iscritto su fb e chiede continuamente ragguagli all’altro. La padrona di casa richiama più volte il marito all’attenzione, ma nulla da fare, solo qualche smozzicata frase di convenienza. Prendiamo il gelato, chiacchieriamo tra noi non webbizzati e trascorre così quasi un’ora. Poi la signora che siede accanto a me, cugina  dei padroni di casa, si rivolge al cugino:

-Stai navigando su FB?

-Sì, rispondo ai commenti sul quadro di Sofonisba Anguissola che ho postato.

-Bene, ne parlavamo l’altra sera su FB, ricordi?

-Sì.

-E dicevamo che ne avremmo riparlato.

-Sì

-Ora io sono qui, davanti a te. Ma tu mi stai ignorando, così come stai ignorando gli altri tuoi ospiti.

-Sono su FB, un attimo, scusami.

-Lo so, sei su FB per comunicare. Puoi farlo ora con me. Con tutti noi.

-Sì, vero. Affascina e strega questo coso!

La moglie si alza, afferra il tablet e lo butta su un divano. Il marito la guarda stizzito e indeciso sul da farsi, poi prevale un certo buon senso e chiede a tutti noi:

-Allora, come state? Riprendiamo la stagione estiva finalmente e le belle serate insieme!

Non si era nemmeno reso conto che i suoi ospiti erano a casa sua da oltre un’ora.

Mio marito si alza, dice che è annoiato, che gli è venuto  sonno, che l’indomani dovrà alzarsi presto per una bella navigata in mare con la barca di Toni. Salutiamo e andiamo via tra le scuse della padrona di casa. Mentre usciamo sentiamo l’altro amico che, sempre chino sul display, esclama:

-Ho capito come si fa ad inserire un video!

Con un po’ di tristezza chiudiamo il cancelletto del terrazzo, stando attenti a non far rumore per non disturbare i navigatori dell’etere.

***

Per ringraziare Viola per avermi assegnato il The Inspiring Blogger Award non potevo che scegliere dei  Lillà da donarle con simpatia.

Syringa-vulgaris-fiore

Grazie, Viola! 🙂

Cara maestra…

18 domenica Mag 2014

Posted by ili6 in Articoli, emozioni, io e loro, pensieri, scuola, Senza categoria

≈ 44 commenti

Tag

alunni, bisogno, cara maestra..., comunicazione, genitori, innamoramenti infantili, insegnanti, lettere, Prove Invalsi, scuola primaria, sentimenti

invalsi

Foto web

La scorsa settimana a scuola siamo stati impegnati nelle prove INVALSI (tralascio volutamente ogni commento altrimenti andrei in fibrillazione nervosa) e nella trasmissione on line dei dati. Gli alunni (e gli insegnanti) hanno lavorato l’intero anno per affrontare al meglio le suddette prove nazionali . Per chi non sapesse, sono quiz di italiano e matematica a tempo atti a testare la preparazione degli alunni delle scuole statali italiane di ogni ordine e grado. Nella Scuola Primaria sono state interessate le classi seconde e quinte e ogni alunno ha ricevuto tre fascicoletti da leggere e compilare. L’ultima pagina dei fascicoli era bianca, utile per appunti e calcoli vari.

Gli alunni si sono mostrati attenti, un po’ preoccupati e hanno messo impegno per far bene. Noi insegnanti abbiamo cercato di infondere tranquillità e quando i bambini hanno chiesto chi avrebbe corretto le prove abbiamo risposto che lo avrebbero fatto delle maestre di Roma, tanto per soddisfare la loro curiosità (e in parte corrisponde a verità).

Mentre inviavamo i dati, nell’ultima pagina di uno dei fascicoli di un bimbo di 8 anni abbiamo trovato la seguente lettera:

Cara maestra di Roma,

sono S. e sono innamorato di C., una mia compagna di classe. Con la mamma non ne posso parlare perché dice che sono piccolo, con la mia maestra nemmeno perché dice sempre che dobbiamo studiare, ma io ne voglio parlare. Questo è il mio numero (segue un numero di cellulare) mi telefoni così ne parlo con te? Aspetto che mi chiami. Ciao (segue nome e cognome dell’alunno).

Appena letta quella paginetta  tra noi insegnanti c’è stato un attimo di ilarità, poi abbiamo iniziato a riflettere…

 

❤ ❤ ❤

Un GRAZIE di cuore

a Liù per avermi insignita del Premio “Book Nomination”,

a Gina e a Arthur per aver pensato a me per il ” Lovely Blog Award”.

Che dire? Grazie!!!

Per Voi, e per tutti gli amici di questo blog, tulipani colorati, simbolo di simpatia e  amicizia. 🙂


tulipani rosa 197293

 

scarpette bianche

30 mercoledì Apr 2014

Posted by ili6 in Senza categoria

≈ 40 commenti

Tag

animali, cani, comunicazione, figuracce, scarpette bianche, vita

Non parlano, ma sanno fare interi discorsi. Siamo noi che spesso non comprendiamo cosa vogliono dirci. Sì, proprio noi che di parole ne usiamo fin troppe  e che ci riteniamo di intelligenza superiore alla qualunque. Spesso davanti a loro facciamo figure mostruose. E son lezioni, eh!

L’altra sera ne ho presa una di lezione  che ancora sto a pensarci.

Sistemavo la cena quando Tichi inizia a saltarmi addosso. <<Vuoi carezze? Più tardi, ora devo cucinare>>. Ma Tichi insiste. Gratta le mie gambe, scodinzola e zampetta verso la porta di ingresso. Cinque, dieci, venti volte.

<<Che succede?>>. E’ agitato, gratta, batte la porta  e viene a chiamarmi.<<Sei già uscito! Mi fai preparare la cena, scarpette bianche? Vai a cuccia!>>.  Ma non smette, anzi aumenta  il suo discorso e così decido di capire cosa vuole dirmi. Mi avvicino alla porta di ingresso e lui  fa salti altissimi, quasi volesse afferrare la maniglia. Vuole uscire, questo mi è chiaro, ma per andare dove? Apro  la porta e con mia grande sorpresa,  invece di dirigersi verso la strada, corre veloce verso l’appartamento di mia madre.

<<Dove vuoi andare a quest’ora? Che ti prende?>>. Lui  gratta, salta e si lancia con tutto il suo minuscolo corpo verso la porta, mi guarda, ansima, corre in tondo, graffia ancora. Decido di assecondarlo e apro la porta di ingresso di mia madre che sta guardando la tv e si sorprende nel vederci arrivare.

<<Penso che Tichi voglia salutarti>>. Ma lui nemmeno la guarda e si dirige deciso e veloce verso una delle due terrazze e, alla stessa maniera di prima, mi fa capire che devo farlo uscire.

<<Non so che sta cercando, non so che abbia, è agitatissimo. Forse ha nascosto qualcosa da qualche parte>>, dico a mia madre. Apro la porta, si fionda fuori e gira attorno a tutti i vasi. Sta cercando qualcosa, qualcosa che non trova. Torna indietro, attraversa la casa e va verso la porta dell’altra terrazza. Stavolta apro subito.

Il cane esce a razzo e inizia a girare attorno ai vasi e alla fine si ferma. Ha trovato quello che cercava e io e mia madre siamo senza parole: beve, beve  da un sottovaso che contiene  po’ di acqua.

<<Stava cercando l’acqua! Si è ricordato che da me beve spesso nei sottovasi. Ma non gli dai l’acqua?>>.

<<Certo che gli do l’acqua! La sua ciotola è sempre piena!>>, rispondo sorpresa e torno di fretta a casa. Ho un dubbio che mi attanaglia e che risolvo appena giunta nel terrazzino dove sta Tichi: la ciotola è vuota!Mi pare di ricordare di averla riempita la sera precedente, ma ora è asciutta. La riempio immediatamente e il cagnolino riprende a bere fino a saziarsi e nel frattempo noto due piume scure sul pavimento: i piccioni! Sono tornati in massa e hanno bevuto tutta la sua acqua.

Tichi scodinzola, poi mi guarda con le orecchie abbassate come se si sentisse in colpa per il trambusto creato.<<Scusa, scarpette bianche, scusa!>>.  Mi chino per accarezzarlo e lui si gira di pancia con le zampette piegate. Mi ha perdonata.  Dimentico la cena e lo accarezzo sino a che non si sistema  sul fianco e si addormenta. Forse sognerà  fresche cascatelle d’acqua.

??????????

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