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Marirò

~ "L'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque"

Marirò

Archivi della categoria: un pò di me

Ho finito!

04 giovedì Lug 2013

Posted by ili6 in Intrattenimento, Senza categoria, un pò di me, vacanze

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Quando si completa un percorso, ordinario, di routine o straordinario, un percorso di lavoro o di intenti che ha richiesto un impegno non indifferente, un tempo prolungato, che ha evocato passione, competenza, attenzione, ecc…ecc…,che ha esaltato ed appassionato, ma anche sfiancato, che si fa? Oh, si fa tanto!

Intanto si grida al mondo: HO FINITO!! E magari si aggiunge: SONO IN VACANZA, Yuppi!!

Poi si mettono in atto piccoli rituali ed abitudini che nel tempo si sono consolidati. E così ci può essere chi festeggia la fine di un percorso, di una fatica e l’inizio di una luuunga pausa di lavoro con:

-con una granita con panna e brioches al bar con le colleghe (FATTO)

-con l’acquisto di un abitino fresco, colorato, all’ultima moda (FATTO), di un costume da bagno (FATTO), di un gioiello (NON SE NE PARLA)

-con una cena a base di pesce in un buon ristorante con le amiche (GIA’ PRENOTATA)

-con una preghiera di ringraziamento per non aver avuto gravi incidenti durante il percorso, per non esserti beccata la psoriasi da stress, il fuoco di S. Antonio, l’alopecia, l’herpes, gli attacchi di panico, il distacco delle corde vocali, la vitiligine, l’ulcera e per non aver dovuto accompagnare nessun bimbetto all’ospedale o per non aver collezionato nessuna denuncia o grosso malumore dei genitori (FATTA)

-con una prenotazione in un’agenzia turistica (NON FATTA, PURTROPPO)

-con una pulizia profonda della borsa di lavoro e conseguente chiusura a doppia mandata nell’anta dell’armadio (INIZIATA)

-con un riordino accurato della scrivania e dello studio di casa con conseguente lacerazione di fogli e foglietti al ritmo di rock (DA FARE)

-con una visita in libreria, settore narrativa e hobbystica (DA RIFARE)

-con una giornata in completo ed assoluto riposo, senza muovere un muscolo (DA FARE!!!)

-con un massaggio defaticante, rilassante, tonificante, meravigliante nel centro estetico (NON FATTO, ma ci sto pensando seriamente)

E tanto altro.

Sono tutte cose che puoi fare, non fare, fare più tardi. Ma ci sono due cose che da decenni io faccio subitissimo e che non dimentico mai di fare ed una è questa:

??????????

L’orologio da polso  va in letargo!

L’orologio l’ho posato ieri mattina, a vacanze ufficiose iniziate (le ufficiali iniziano tra 2 settimane) e resterà chiuso in quel cassettino fino al 31 agosto!! Non mi mancherà e nel caso c’è sempre il cellulare e l’orologio da muro della cucina ad aiutarmi nell’ orientamento temporale. Ma il polso da oggi non avrà legami! WOW!!

Oh, …dovrò sostituire la preside la prossima settimana…ok, ok, non serve l’orologio: alla preside non è mai servito durante l’anno scolastico. Arrivava ed andava quando voleva lei e io sarò una sua perfetta sostituta!

L’altra azione immediata, repentina ed insostituibile è questa:

DSCN4727

Sveglia faccia al muro!!

Non la stacco perché questi apparecchi made in Japan sono complicatissimi da programmare, non la chiudo in un cassetto perché ha un certo volume, non la butto dal balcone perché a settembre dovrei comprarne un’altra. Quest’ultima è un’azione che mi sono ripromessa di fare quando andrò in pensione! Ci vorrà tempo, ma io non dimentico e mantengo sempre le promesse fatte!   😉

E tu  che rituale metti in atto?

BLU

21 domenica Apr 2013

Posted by ili6 in Articoli, emozioni, Intrattenimento, Senza categoria, Terra mia, un pò di me

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Ho sempre amato il colore blu : dai grembiulini scolastici ai gioielli, dall’abbigliamento ad alcuni arredi di casa. Nel mio armadio ci sono sempre  una giacca, una gonna  o un pull blu e a casa, vuoi che sia un vasetto o un posacenere, una tenda, una lampada o un cuscino, il blu non manca mai. E’ un colore che mi dà serenità, equilibrio ed armonia.

Amo e cerco il blu anche nell’arte e se siamo in una galleria, di certo mi potete trovare ferma davanti a quadri come questo

vicente romero

Pittura ad olio di Vicente Romero 

E poi sono circondata dal blu: è il colore della mia montagna di fuoco che in queste settimane ci  fa sussultare alquanto coi suoi boati e i suoi tremori

L'Etna

Etna – Fonte wikipedia

ed è il colore del mio mare. Ah, che voglia del mio blu!!

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Costa del messinese – Foto MIA

Arriverà l’estate col suo blu , arriverà, lo so,  e nel frattempo, per lavoro e per piacere,  torno ad ammirare  il maestoso Danubio che non può essere che blu!

foto_ungheria_001_Budapest_Danubio

Foto web

Vi abbraccio di blu. A dopo 🙂

Un faldone

12 venerdì Apr 2013

Posted by ili6 in emozioni, io e loro, pensieri, scuola, Senza categoria, un pò di me

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Capita  a volte per caso di ripercorrere pezzi di vita.

Dovendo  riempire delle scartoffie,  mi servivano  dei dati dimenticati e così l’altra sera sono stata costretta a cercare uno dei tanti faldoni di carte conservati negli sportelli della libreria. Ed ero  anche immusonita perché mi scocciava perdere quel tempo e perché sapevo che non sarebbe stata una ricerca  agevole : troppe carte. Come sottofondo a farmi compagnia c’erano i boati dell’Etna e i vetri che vibravano.

Ma, appena cominciai a sfogliare quelle carte, davanti agli occhi iniziò a scorrere un film, un film a lieto fine.

E mi rividi trepidante e ansiosa mentre varcavo la soglia di quella scuola insieme a migliaia di altre ragazze. Che tema uscirà? Quale argomento dovremo affrontare? Spero esca l’handicap. No,  forse meglio la valutazione.

Mi rividi con quel grosso vocabolario con la copertina rossa, quello dei concorsi: dentro i temi scritti piccoli piccoli che io stessa avevo fatto con il professore che mi preparò. Perché volevo superarlo quel concorso, volevo riuscirci e andai a studiare per un intero anno da un professore di filosofia. Fu uno studio che mi piacque e che andò oltre la pedagogia perché quel professore era davvero in gamba : un gentiluomo d’altri tempi, colto e molto profondo nei discorsi.

Sfogliavo quelle carte, alcune un pò ingiallite, altre perfette: documenti, diplomi con la cornicetta a fiorellini,a greche. attestati, relazioni, certificati. C’era di tutto in quel faldone, c’era, c’è, una vita. La mia. 

Centinaia e centinaia di carte scorrevano lente tra le mie dita: scritte quasi tutte a macchina, alcune con l’inchiostro stinto, si faceva  un po’ fatica a leggerle. Ma parlavano di me: il nome, il cognome, la data di nascita, i  percorsi, i tentativi, le speranze, i sogni.

 Eccolo il pezzo di carta che cercavo, eccolo il punteggio della prova scritta e di quella orale. Un pezzo di carta…no, non era  un semplice pezzo di carta, era qualcosa in più, molto di più: un sogno realizzato.

 Freschissimi sposi, lui mi aspettò per otto ore davanti a quel cancello, forse trepidava quanto me e quando uscii e mi vide rilassata, propose di andare a festeggiare con una  birra ghiacciata. Mia madre, che aveva letto tutti i temi che avevo elaborato in quei mesi, mi aspettava sulle scale di casa. Loro erano contenti.

-Ma che ne sappiamo? Magari alla commissione non piacerà il mio tema ed è stato tempo perso.

Ci vollero mesi per sapere che avevo superato lo scritto, mesi in cui continuai a studiare e a comprare libri. Allora i concorsi si facevano con regolarità triennale e quello studio comunque non sarebbe stato vano perchè,  chiusa la biologia in un altro cassetto di sogni, sapevo cosa volevo diventare. Ma a casa proibii di fare progetti o parlarne.

Agli orali mi presentai con una bellissima gonna a fiori con i papaveri rossi che sapeva  tanto di estate ed ero radiosa davvero perché sentivo di essere preparata, di avere un buon curriculo e percepivo che stavo per entrare in un mondo di lavoro fatto anche di sorrisi.

Si fece  tardi, quasi ora di cena. Potevo  richiudere quel faldone e sistemarlo al suo posto, ma  non ebbi  voglia di aver fretta e continuai a sfogliare e a leggere carte, intrattenendomi  con la mia vita. Quella parte di vita con il lieto fine. 

erika

Per l’elaborato grafico si ringrazia Erika, 6 anni, che da grande farà la stilista.

Guerra ai kWh : pago io !

10 mercoledì Apr 2013

Posted by ili6 in Articoli, costume e società, Senza categoria, un pò di me

≈ 25 commenti

E’ proprio vero che quando una cosa la vivi in prima persona  è tutt’ altra cosa…

Tutta colpa di questa stramaledetta crisi: una riorganizzazione dell’ economia familiare mi porta a dover essere io da un po’ di tempo a  pagare le bollette dell’energia elettrica. Io!   😦

Come dice quella frase famosa? Nella buona e nella cattiva sorte…evvabbè.

A protestare ho provato, ma dopo 30 anni di illuminazione del marito, ho dovuto cedere, pur con qualche mugugno. Mugugno anche perché la  bolletta elettrica è sempre stata  una stangata. Una volta chiamammo anche un tecnico specializzato che arrivò a dirci che pagavamo  così tanto perché ci poteva essere dispersione elettrica nei muri di casa! Mi sembrò  una corbelleria enorme, ma intanto le bollette erano sempre salate, nonostante le nostre attenzioni al risparmio e mio marito naturalmente dava la colpa a me che disperdevo chissà come e dove visto che in casa ci sto più io che lui nelle 24 h.

Sbuffi, musi lunghi e tragedie ad ogni arrivo di bolletta ed io che lasciavo correre, prestando un’attenzione distratta : pagava lui…

Ora invece  pago io e…sono diventata elettrica!!

Che si fa , quindi? Ci si lamenta in continuazione? Si va avanti a candele? Naaaa: si fa la guerra ai kWh!.

E così è iniziata la mia battaglia contro il caro-bolletta  Enel.   Mica facile, eh!

notte-stellata-van-gogh  Vincent Van Gogh- Notte stellata ( Museum of Modern Art, New York)

Sono andata a rileggere questo post di Guido ed altri articoli che offre la rete ed ho messo in pratica parecchie cosette: dal telefonino ormai sempre ricaricato a scuola (ehm…uhm…non si dovrebbe, vero?) alla sostituzione delle ultime lampade ad incandescenza con quelle a risparmio, dai led alla tv accesi non più in modo perpetuo. Naturalmente ho iniziato a prestare maggiore attenzione nello spegnere le luci nelle stanze dove non soggiorno (prima no? Sì, anche, ma a volte mi distraevo…) ed ho atteso trepidante la bolletta . Risparmio soft, circa 15 euro. Meglio di niente, ma ora pago io, quindi… alla carica!

Capisco che bisogna analizzare i grandi elettrodomestici, ma con alcuni c’è poco da fare. Dopo attenta ricognizione delle abitudini casalinghe mi rendo conto che non posso staccare l’autoclave che  porta l’acqua al 2° piano (dovrei inviare la bolletta  al mio comune di residenza visto che sono una cittadina che paga le tasse ed avrei pure io diritto ad avere l’acqua che esce dai rubinetti ad ogni ora del giorno!) e non posso staccare il frigo né fare a meno della lavatrice. Un consumo micidiale di elettricità è dato dalla bistecchiera elettrica e comincio ad usarla meno, preferendo il forno, sempre elettrico, ma dentro ci infilo tanto cibo, dalla carne alle verdure, con un unico consumo. Altro sanguisuga  è il ferro da stiro e allontano di botto qualche cattiva abitudine che prima, quando ero “distratta”, avevo : il riposino da stiratura, lasciando il ferro acceso e andare nel frattempo a fare altro, tipo innaffiare i fiori o scrivere qualche commento nei blog degli amici (questa se la legge mio marito finisce a botte….).

Intanto la seconda bolletta a mio carico scende di altri 10 euro circa. E così altro attento giro di ricognizione in casa a caccia di stand by da spegnere, uso bisettimanale della lavastoviglie e la decisione di staccare uno degli elettrodomestici più inutili che esistono: il frigo cantinetta, tenuto sempre acceso per avere  una dozzina di bottiglie di vino pronte alla temperatura ideale. Via, sciò!!

Compro  un piccolo fornetto, potente e veloce e dimentico il forno grande che solo per arrivare alla temperatura desiderata impiega 20 minuti. Scopro che se lascio le imposte aperte fino a tarda sera, le lampade stradali illuminano la casa di una bella luce arancione e non c’è bisogno di tenere lampadinette accese nelle varie stanze.

Mio marito osserva questi cambiamenti e sorride sornione: sto diventando una fissata del risparmio elettrico? No, no, ma ora pago io, quindi…non si scherza, eh!.

notte-stellata-sul-rodano-van-gogh

Vincent Van Gogh – Notte stellata sul Rodano (1888, Musée d’Orsay, Parigi)

Pochi giorni fa è arrivata la nuova bolletta : 70 euro in meno!!! 🙂

Esulto, ma non finisce qui perché il prossimo passo sarà analizzare a fondo il contratto e gli altri operatori del libero mercato.

(Si accettano consigli)

Lui, ieri, dopo aver letto la bolletta del metano, salatissima, dice:- Visto che sei stata così brava con l’energia elettrica, ora paghi tu il metano sino a fine anno?

Sono certa che anche le giraffe africane abbiano sentito il mio urlo:- Mai! Per me possiamo tornare al braciere!

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La notte stellata- Timelapse di  Daniel Lowe 

Che domenica balorda!

24 domenica Feb 2013

Posted by ili6 in emozioni, Senza categoria, un pò di me

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Cento cose da fare e invece sono qui, tra plaid e coperte, a lottare con l’influenza!

Posso capire ieri pomeriggio che un febbrone a 40 mi ha completamente stesa e addio a tutto, compreso il balletto russo che avevo già pagato.  Ma oggi questa febbre che si è decisa a scendere di poco, lasciando spazio ad un corpo dolorante e scosso dalla tosse,  ad una mente che fibrilla per il tanto da fare, ma che non riesce a  concentrarsi, una febbre che  ti fa solo inutilmente trascinare tra le stanze di casa, mi dà un nervoso…

E dovrei anche andare a votare. Qui  c’è molto umido e ad uscire non ci penso proprio. Domattina? Domattina si lavora e dovrei uscire alle 7.00 per arrivare puntuale in classe. Sempre che la febbre passi. Ma le votazioni una volta non si facevano a maggio? Cioè in periodi di non influenza?

Eppure, in questo weekend balordo, qualcosa di importante non mi è sfuggito…

Non mi sei sfuggito tu  che sei uscito ben due volte per andare in farmacia e che sei andato in giardino a raccogliere le arance sotto la pioggia perché fresche fanno più effetto. E ieri mi hai anche lasciato a disposizione la tua poltrona verde, rinunciando a non so quale partita di calcio perché io mi distraessi con qualche film. Stanotte, poi, forse sentendomi vaneggiare per la febbre alta, ti sei alzato per farmi gli impacchi di alcool: evvabè che hai preso il dischetto di cotone da strucco…ha funzionato comunque. E non sei ancora andato a votare perché –Siamo andati sempre insieme e lo faremo anche questa volta: domani.

E non mi sei sfuggita nemmeno tu che stamattina ti sei timidamente e silenziosamente presentata a casa mia per riordinare la cucina. Ed io che ti dicevo di andar  via da queste stanze inquinate di influenza e tu a rispondermi che sei refrattaria all’influenza. E in effetti non ricordo mai di averti vista a letto con la febbre. Di certo ne hai avuta in tutti questi anni, ma a noi figlie hai sempre cercato di non dare ogni pur minima preoccupazione. E non fa nulla, sai, se hai mischiato la spazzatura, ignorando l’indifferenziata. Quando, però, ho notato che avevi sottobraccio un po’ di biancheria da stirare, sono andata su tutte le furie e ti ho rincorsa per le scale per riprendermela: -Volevo solo stirare due camicie a tuo marito-ti sei giustificata. Questo mio marito che tu adori da sempre…sa attendere.

E tu che poco fa sei arrivata con i carciofi arrostiti? –Per stasera-hai detto- così puoi stare in cautela a letto. Poi mi hai portato una rivista e raccontato delle cose, facendomi sorridere. E tuo figlio è arrivato non sapendo dell’influenza: -Oh, scusami, ma scappo  perché domani ho un importante impegno di lavoro: l’influenza può essere contagiosa.

Ma nel quasi dormiveglia ti sento muovere  in cucina e chiedermi :

-Zia, quel trancio di pizza in frigo…posso?

-Sì che puoi; questa influenza mi ha tolto l’appetito.

-Non c’avrai mica starnutito sopra, vero?

Non attendi risposta e già la fetta di pizza è nel microonde a riscaldarsi. No, non mi sono nemmeno avvicinata alla pizza, ma mi piace questa tua fiducia incondizionata. Poi, scordandoti dell’influenza che può contagiare, inizi a raccontarmi della tua ragazza. Non so bene cosa, ma non importa: mi piace questa voce che mi fa compagnia.

influenza

Foto web

“Non coprirlo di buio”

02 mercoledì Gen 2013

Posted by ili6 in emozioni, un pò di me

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E’ stata una macchiolina simile a quelle macchioline scure che tu mi insegnasti a togliere con il limone e tanto sole, macchioline che si formano nella biancheria per il non uso, per vecchiaia, per mancanza di aria, di luce, di vita.

Cercavo in quel baule una tovaglia di lino, quella con le frange lunghe lunghe e, mentre rovistavo, notai quella cosina scura e così tirai fuori il pacchetto e vidi il tuo lenzuolo, quello prezioso, quello che tu ricamasti tanto e tanto tempo fa per te, per il tuo corredo di ragazza che si affacciava alla vita e all’amore. Non ti servì quel lenzuolo né ti servirono le altre trine preziose che le tue stesse mani ricamarono con sapienza e dedizione. Decideste così tu e tua sorella il giorno che rimaneste sole. Decideste che non vi sareste mai separate e che da quel momento avreste vissuto per la famiglia dell’unica sorella che si era sposata prima della scomparsa dei vostri genitori, mia nonna, e che voi due giovani  signorine vi sareste sostentate con i proventi della vigna, delle vostre  mani e menti sapienti e della fede. E così fu. Ben presto diventaste le migliori ricamatrici del paese e le più ambite e rispettate insegnanti di “mastra” per le fanciulle di ogni ceto sociale.

Ricordo, sai, ricordo quando mi regalasti questo lenzuolo. Tornavamo da Messina e tu eri adirata con quel famoso cardiologo del nord che aveva osato spostare un po’ la tua maglietta intima per procedere ad un elettrocardiogramma. Ricordo che diventasti viola in viso e che allontanasti la mano del medico dicendogli che non era necessario. Avevo 19 anni e sorrisi assistendo a quella scena; chiamai il luminare in disparte e gli spiegai che tu andavi fiera del fatto che mai nessuno aveva visto il tuo braccio dal gomito in su. Il medico fece spallucce e procedette all’esame denudandoti il petto e la visita andò male: il tuo cuore battè a mille, ma il medico non potè o non volle capire il perché. E nemmeno tu che, in seguito, rifiutasti categoricamente di farti visitare da un ginecologo e a nulla valsero le prediche, i consigli, le preghiere, le minacce: te ne andasti tra tante sofferenze e noi giovani nipoti impotenti ad assistere alla tua agonia. Però ti sapevamo fiera e convinta della decisione che dovemmo rispettare.

Ma dicevo del lenzuolo; in autostrada cercai di distrarti col paesaggio, col mare, ma eri ancora tanto agitata e poi mi dicesti che volevi darmi qualcosa appena arrivate a casa. E fu quella nuvola candida di lenzuolo. Era avvolto in una tela di lino che dispiegasti lentissimamente e poi mi dicesti: -Prendilo, usalo quando ti sposerai, godilo con serenità e sii felice. Non soffocarlo di buio.

Rimasi a guardarlo: -Lo hai ricamato tu?

-Sì, è  intagliato e sfilato con le mie mani.

Non ero capace a quei tempi di apprezzare adeguatamente certi tesori, ma restai comunque affascinata da quel cotone sottilissimo e riccamente ricamato.

-E’ cotone. Tutto questo lavoro sul cotone!

-Non si usava il lino quando ero giovane e sono tre pezze  unite a mano. Ma stai tranquilla, non si separeranno.

Mi raccontasti che lo avevi ricamato di notte, impiegando oltre due anni: non c’era fretta, eri giovanissima e lui pure. – Lui chi, zia? Non rispondesti e continuasti a dire che dopo mia nonna, la maggiore, sarebbe stato conveniente che si sposasse la seconda e tu eri la terza delle sorelle, quindi non c’era fretta di completare il tuo corredo. Poi la malattia fulminea dei bisnonni  e quella vostra decisione.   Non feci altre domande, sapevo che non le desideravi e ancora vedevo le tue guance in fiamme per quella visita medica.

-Questi-dicesti, mostrandomi i due grandi copriguanciali – li potrai usare sopra i cuscini; la sera li toglierai e al mattino li rimetterai a coprire altre federe e il letto sarà perfetto.

E lo usai il tuo lenzuolo,  cara zia, lo usai agli inizi della mia vita coniugale, quando ancora non lavoravo ed avevo più tempo per le cose belle.

 “Non coprirlo di buio”. Ma che timore che avevo di sciuparlo, di danneggiarlo col ferro da stiro e che voglia di proteggerlo e di preservarlo. E  finì nel baule insieme a tante altre belle cose.

Poi la scorsa settimana  quella macchiolina mi fece capire che il buio lo stava davvero soffocando e decisi di regalargli vita.

Ieri, Capodanno, ho  rifatto il letto; ho lavato e steso al sole il  lenzuolo  e poi  l’ho stirato con tanta attenzione. E’ stato un po’ faticoso, ma è stato anche piacevole perché sono stata ancora una volta in tua compagnia: quanti ricordi!

  La macchiolina è sparita ed è sempre meraviglioso, cara zia, e so che sarai contenta di sapere che il tuo lenzuolo ha vissuto la luce, i profumi e il calore di queste feste natalizie, caricandosi ancora  di vita.

 Tu, piuttosto, come stai lassù? Chissà quante splendide camicine avrai ricamato in tutti questi anni agli angioletti! Buon Anno Nuovo anche a te, zia Lucia.

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Buon Natale, Viktor!

19 mercoledì Dic 2012

Posted by ili6 in emozioni, io e loro, Senza categoria, un pò di me, Viaggi

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Ho ricevuto una mail di auguri di Natale inaspettata e che mi ha fatto tanto piacere, gli auguri di un bambino di sette anni conosciuto nell’ultimo viaggio di lavoro all’estero e al quale ho fatto da mamma per gioco e per qualche ora. Avrà avuto il mio indirizzo  mail dalla scuola che in quei giorni mi ospitò e che mi permise di incontrare Viktor e di non dimenticarlo più.

auguri in ceco di natale

I miei colleghi cechi sono persone cordiali, fantasiose ed  orgogliose di ciò che possiedono  e che hanno faticosamente conquistato negli ultimi decenni. In uno dei giorni che mi trovavo lì fu organizzato un gioco tra i bambini della scuola e noi insegnanti stranieri: ” genitori per due ore”. Due ore era infatti il tempo massimo perché noi docenti esteri adottassimo uno dei loro bimbi e lo aiutassimo a risolvere una specie di caccia al tesoro con varie prove ed ostacoli da superare e che si snodava nel quartiere della scuola. Gli obiettivi dell’attività proposta erano molteplici: contatto, relazione, conoscenza del territorio, arricchimento linguistico, ecc… A gioco risolto gli alunni avrebbero ottenuto un diploma  di merito e l’unico aiuto che potevano ricevere per risolvere le prove era quello del genitore adottivo, cioè di noi insegnanti esteri.

E così in quel pomeriggio freddissimo e quasi piovoso, a sorteggio capitai a Viktor. Era accompagnato dal padre e subito tra noi tre si instaurò un clima cordiale, amichevole e carico di complicità. Viktor ancora non parla inglese, io in lingua ceca so solo tre parole e l’unico modo per capirci fu tramite il suo papà che conosce  bene l’inglese.

Così, senza aver chiaro nulla, mi ritrovai con un bimbo e il suo papà a fare le corse a piedi in un’ampia zona di una città estera che conosco a mala pena. Le prove che Viktor dovette affrontare furono  di vario tipo e il superamento di una dava la possibilità di accedere all’altra altrimenti la caccia al tesoro, all’attestato di merito, si sarebbe fermata lì. Ci fu il percorso ad ostacoli con la bici per me e lui, il tiro alla fune e quello al piattello e poi di corsa alla stazione di polizia per risolvere un quiz sul comportamento stradale, poi in due palestre del quartiere per centrare alcuni canestri e per due tiri con le bocce; ancora in alcuni bar a risolvere anagrammi e parole crociate e in altri centri sociali e scuole ad abbinare figure, completare puzzles, riempire bottiglie di sabbia,  giocare a calcetto, ecc…Venti prove dislocate in posti diversi e lontani  ed io che avrei dovuto aiutare Viktor … In realtà mi resi utile solo in alcune prove , per il resto fece tutto lui ed inoltre indicò la strada a noi adulti con scorciatoie varie perché il tempo era tiranno. Che corse e che ridere! Ogni tanto incontravamo altri bimbi in compagnia dei genitori adottivi per due ore, genitori stanchi, infreddoliti, ma divertiti come me.

Nel frattempo era scesa la sera e nel frattempo iniziammo a parlare e a conoscerci meglio. La mamma di Viktor non c’era perché era al lavoro e Viktor, grazie al papà che traduceva, seppe tutto di me, dei miei alunni e persino del mio cagnolino. Sulla via del ritorno, a prove tutte superate, Viktor insistette per portarmi a casa sua perché voleva donarmi qualcosa  e così mi ritrovai a casa di persone completamente  sconosciute, di sera,  in un paese estero e senza esitare .

La casa, semplice e decorosa, era vicina alla scuola e, appena arrivati, il piccolo prese da un armadio della cucina una  tavoletta di cioccolato con la frutta candita  e me la regalò. Poi mi presentò i suoi peluches e il suo papà, vedendomi intirizzita dal freddo,  preparò un the alla fragola davvero buono. La breve strada del ritorno alla scuola la percorremmo lentamente, senza più fretta, quasi a voler allungare quel piacevole momento :  Viktor  ci dava la mano mentre si sviluppava  un parlare fitto sulla vita nei due Stati.

 In quelle due ore a tratti non credetti di essere io, sempre diffidente e contratta verso le persone che non conosco e considerai tra me come a volte tanto di bello può nascere dall’immediata  reciproca fiducia e simpatia  e ora, rileggendo la mail di Viktor, penso a quanto certe esperienze, pur semplici,  possano lasciare profonda traccia nei ricordi teneri della vita. Più della visita ad un museo o ad una cattedrale.

Viktor mi ha scritto che sta per avere un fratellino e ed ha allegato la foto dell’intera famiglia e così ho potuto conoscere anche la sua mamma che ha gli stessi bellissimi occhi blu del figlioletto.

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Caro Viktor, questa (MIA) foto l’ho scattata nel lago vicino alla tua scuola  e queste onde che si inseguono e che vanno placide verso la stessa direzione , incontrandosi poi sulle sponde, assomigliano un po’ a noi due: non so ancora se in primavera  riuscirò a tornare da te, ma so che mi piacerebbe moltissimo riabbracciarti.

Buon Natale  e felice Anno Nuovo, Viktor, Prejeme Vam Vesele Vanoce a stastny Novy Rok,  a te, alla tua bella famiglia e al fratellino che arricchirà la tua vita. Sono stata bene con te quelle due ore e il cioccolato e il the alla fragola che ho gustato a casa tua sapevano davvero di buono.

buon natale

E auguri di serene e gioiose Feste a tutti gli Amici di questo blog!

Marirò

Dedicato

08 sabato Dic 2012

Posted by ili6 in emozioni, un pò di me

≈ 20 commenti

Se è vero che il blog a volte diventa uno spazio di diario, allora mi piace raccontare dell’emozione di stamattina. Un’emozione inaspettata perché io in chiesa non volevo andare; troppe corse in questi giorni, troppi affanni a scuola e in famiglia e quell’invito di mia sorella di andare alla Messa dell’aurora alle 5.00 del mattino proprio non mi andava. Avevo la casa da riordinare, l’albero da addobbare e un pranzo da preparare per nove persone. Avevo anche un buon arretrato di sonno per via delle attività natalizie che sto preparando anche a casa per gli alunni ed ho un piede infiammato che fa un male cane e poi pioveva e fa parecchio freddo. Ma mia sorella insisteva ed insisteva per avere compagnia  e alla fine ho detto sì. Per lei.

La paura di non svegliarmi non mi ha fatta dormire e alle 5.10 sono uscita da casa con una faccia da zombie e imbacuccata come Babbo Natale. La grande chiesa era stracolma e siamo rimaste in piedi in un angolino della navata centrale e per fortuna ho trovato un pezzetto di colonna libera per poggiarmi ed evitare di dare troppo peso al piede. Un giovane prete che non conosco ha fatto una buona omelia e lentamente la messa solenne dell’Immacolata procedeva tra parti officiate in latino, il suono imponente dell’organo e i canti di un coro polifonico ben assemblato da un bravo maestro di coro e di organo.

Io c’ero e non c’ero anche perché le chiese grandi e gli affollamenti mi distraggono. Poi, dopo la Comunione, il coro ha iniziato a cantare senza accompagnamento dell’organo un inno che non ascoltavo e non cantavo da secoli ma del quale, stranamente, ricordavo ogni parola, “Dell’aurora Tu sorgi più bella” e il maestro del coro dopo la prima strofa si è spostato al centro della navata ed ha invitato tutti  a cantare. Le luci della chiesa si sono attenuate , sono rimaste accese alcune candele ed  illuminata solo la bellissima statua bianca e oro dell’Immacolata.

Ed io stavolta c’ero ed ero lì, con centinaia e centinaia di altre persone che guardavano in una sola direzione e che cantavano insieme

Bella Tu sei qual  sole,

bianca più della luna

e le stelle le più belle

non son belle al par di Te.

Ed ho sentito una mano che si poggiava al mio braccio: era la mano di mia sorella, la mia unica e splendida sorella che anni fa ho rischiato di perdere . E l’emozione mi ha sopraffatta e stavolta non ho lottato perché non avvenisse  mentre  cantavo un inno di lode all’Immacolata insieme a centinaia di persone e soprattutto insieme a lei.

tiepolo

  G. Tiepolo – Immacolata Concezione – Museo del Prado, Madrid.

18 martedì Set 2012

Posted by ili6 in pensieri, Senza categoria, un pò di me

≈ 43 commenti

–E finalmente ci siamo: congratulazioni!! Festeggerai?

-Ma sì. Ho pensato che offrirò un cocktail in facoltà ai miei colleghi; con tutti voi parenti faremo un pranzo domenicale da qualche parte e gli amici più stretti li porto a ballare.

-A ballare? Bello!!! E dove?

-Hanno aperto un nuovo locale al centro storico dove si può bere qualcosa e anche ballare. E’ un posto  elegante, ben frequentato da giovani e un po’ costoso,  ma saremo poco più di una ventina quindi si può fare.

-Io…ehm…potrei evitare il pranzo e venire invece nel nuovo locale?

-Dai, zia,…siamo tutti al di sotto dei trent’anni…

-Embè?

Lei mi guarda con una punta di sorpresa e…

-…se proprio vuoi…

Poi chiude il discorso con un sorriso. Ed io…

-Okkei…sarà per un’altra vita.

L’autista

01 mercoledì Ago 2012

Posted by ili6 in Articoli, emozioni, Senza categoria, un pò di me

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Un tempo  il corteggiamento era una cosa seria ed impegnativa, che si progettava e si realizzava con lentezza,  gradualità, persino sacrificio e con buona fantasia.

Mio padre ad esempio per  circa quattro mesi a mezzogiorno e mezza interrompeva qualsiasi cosa stesse facendo per salire sull’autobus che prendeva mia madre per il ritorno a casa all’uscita della scuola dove insegnava. Sul bus si sedeva vicino a lei, ma nella fila opposta: mai avrebbe osato stare al suo fianco e la guardava senza avere il coraggio di dirle una sola parola. Poi scendeva alla fermata successiva della sua ed aspettava pazientemente nella piazzetta che trascorressero le due ore, con la pioggia o con la canicola, per l’autobus successivo per il rientro al suo paese.  Non mancò tra loro, in quelle corse di pullman che duravano circa 20 minuti, qualche sorriso o sguardo di intesa  e qualche timido saluto. Poi il pullman cambiò itinerario: avrebbe fatto un giro troppo lungo  per mia mamma  e mio nonno, per evitare che la figlia stesse troppo in giro e potesse fare strani incontri,  prese contatti con un giovane autista che si impegnò ad accompagnare  mia madre da sola,  andata e ritorno, per il resto dell’anno scolastico. Mio papà non si scoraggiò:  prese contatti con lo stesso autista che conosceva  da tempo e che, dopo qualche titubanza,  si rese disponibile alla complicità dietro un piccolo compenso (che alla fine rifiutò), disubbidendo così agli impegni presi col nonno, ignaro perché l’autista faceva scendere mio padre un isolato prima per poi prelevarlo e portarlo a casa. Così  mamma e papà continuarono a viaggiare insieme. Lei stava seduta dietro, mio papà nel posto davanti e tra loro iniziò una moderata conversazione che li aiutò a conoscersi e ad innamorarsi. Fu l’autista che una mattina, l’ultimo giorno di scuola, si presentò a casa  del nonno con un fascio di rose inviato dal passeggero del taxi per la figlia.

E fu lo  stesso autista ad accompagnare alle scuole superiori le figlie degli sposi perché mia madre diceva che sul bus avremmo potuto fare strani incontri. Il taxi, un macchinone a 7 posti, non fu esclusivo per noi sorelle, bensì, strette e ben pigiate, entravamo in 9 ragazze, tutte femmine altrimenti apriti cielo…, per essere poi lasciate davanti ai cancelli dei vari istituti che frequentavamo e riportate a casa a fine lezioni.

A casa tornavamo affamatissime  non prima delle 15.30 e a volte anche dopo perché c’era sempre- e a turno-  qualcuna di noi in forte ritardo e da attendere all’uscita della scuola. L’autista non si capacitava :-Ma se la campanella suona alla stessa ora, perché questi ritardi? Dove sono le vostre compagne? Sono responsabile di voi! Chi le sente le vostre mamme!!

E noi:- Uhmmm…saranno impegnate nell’aula di ricerca…vedrà che ora arrivano e intanto nell’attesa,  signor Luciano, le raccontiamo la nostra giornata scolastica.

E poi le ragazze arrivavano-arrivavamo- trafelate, con le guance rosse e gli occhi a cuoricino. E l’autista faceva sempre finta di non accorgersi dei ragazzi che all’angolo della scuola  guardavano il taxi partire.

Pochi giorni fa ho rivisto l’autista: era nel laboratorio di ceramica della figlia, seduto in un angolo su una sedia a rotelle e accanto aveva un bastone per non vedenti. Entrando non lo avevo notato ed avevo appena iniziato a parlare con la proprietaria del negozio quando  una voce un po’ tremula ha domandato:- Signora, porta sempre i capelli lisci e lunghi a coda? E come sta la sua mamma?

Mi sono girata verso quella voce che aveva  immediatamente riconosciuta la mia:- Signor Luciano, che piacere! Non più a coda, i miei capelli sono un po’ più corti, ma sempre lisci. Mia madre sta discretamente bene e il mio quasi autista di famiglia come sta?

Quando sono uscita da quel laboratorio non ricordavo più il motivo per cui ero entrata: altre cose, altre storie, altri ricordi, altre emozioni  avevano preso il sopravvento.

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