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Marirò

~ "L'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque"

Marirò

Archivi della categoria: Terra mia

Un luminoso buio

21 sabato Mag 2016

Posted by ili6 in Articoli, Senza categoria, Terra mia

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blog, blogger, blu, descrizioni, Eruzione, Etna, inquietudine, insonnia, libri, luna piena, Maggio, mamma, meraviglie, nuvole, preoccupazioni, riposo, sere di Maggio, spettacoli della natura, stelle, tecnologia, vento, vita

Le sere di Maggio ce le aspettiamo quiete, dolci, con tutti quegli elementi, dai petali odorosi ai tramonti rossi, che preannunciano la bella stagione e che ti predispongono al meglio. Ma si sa che le sere non sono tutte uguali, nemmeno le giornate, le notti,  le settimane o i mesi e che spesso ci troviamo in balia degli eventi che ci coinvolgono, Maggio o Agosto che sia. Quel che a volte non si sa o si dimentica facilmente è che ciò che potrebbe servirti  in un preciso momento te lo può regalare l’esatto contrario di quello che pensavi, sempre se sei disposta a raccoglierlo.

Ieri sera, ad esempio, dopo una giornata carica di impegni di varia natura, responsabilità e tensioni, l’unica cosa a cui aspiravo era riposare, dormire riposando. Ma non c’era modo di ottenerlo. Dormire fuori casa, anche se è la casa di tua madre, non ti predispone al massimo del riposo. Se sei lì è per accudire, per controllare che tutto vada bene per lei, per fare compagnia in un momento che è da sola e da sola non può stare. Ma lei è tranquilla, dopo il necessario si addormenta subito  e potrei fare lo stesso anche io. Ci provo, infatti e lo spero. Quel lettino, però, non lo riconosco, è comodo, ma ha un odore diverso dal mio letto. Apro il libro che ho portato dietro, penso mi aiuterà. La lampada sul comodino, con quel led, è troppo forte, aggressiva. Leggo tre pagine. Fuori c’è un ventaccio che mi distrae, che crea rumori per me insoliti e fastidiosi e perdo la concentrazione, così chiudo il libro. Niente,  non mi va, forse è anche il testo che sto leggendo che fatica a prendermi. La tv nella stanzetta è troppo piccola e non ho voglia di televisione. Accendo il tablet, giro un po’ sul web e nei blog amici. Magari riuscirò a leggere e commentare;: sto trascurando la blogsfera e non mi piace. Leggo alcuni post, lascio qualche commento, ma è sempre il vento a distrarmi. Proprio non lo amo!

Sento una sedia che si muove sul terrazzo, la porta del corridoio che vibra, un sibilo acutissimo sotto la finestra: di sonno nemmeno una traccia. Mi rigiro inquieta tra le lenzuola. Insisto con la blogsfera: questo post è lungo e impegnativo, lo leggerò domani. In questo ci sono troppi link, non mi va di aprirli. Ma che ha scritto??? Boh, forse sono io che non capisco, meglio ripassare. Belle le foto, ma oltre a scrivere “belle” non saprei che aggiungere: troppo banale.Candy Crush? No, mi innervosisce! Basta blog, blogger e tecnologia, non è il momento.

La sedia continua a passeggiare trasportata dal vento e non mi farà chiudere occhio, così decido di alzarmi e uscire fuori per sistemarla. La sferzata di vento che mi accoglie è gelida, o forse è il mio pigiama troppo leggero. Non posso permettermi un’influenza e rientro per cercare qualcosa per coprirmi. Trovo uno scialle lungo e pesante che mia mamma fece ai ferri molti anni fa e che è in attesa di essere riposto nel baule invernale. Torno sul terrazzo ben protetta alla ricerca della sedia  e…mi blocco!

Lo spettacolo che si offre ai miei occhi è stupefacente: sono le 23.30 circa e il cielo è di un blu chiaro, quasi elettrico. La luna piena, brillantissima, e il vento di tramontana che ha pulito l’aria dalla sabbia africana, rendono tutto surreale. Ci sono nuvole nere, altre marroni, altre bianche, sparse, accavallate e alternate a grandi spazi aperti di cielo pieni di stelle lontanissime, ma luminose. Chiaro e distinto si vede anche uno dei tanti satelliti che ci controllano e pare strizzarmi l’occhio.

Guardo a sud-est e vedo il mare che luccica, è color argento. Sembra increspato.  Ci sono delle lucine che si muovono , forse quelle di una grande nave. Eppure sono lontana dal mare, ma la limpidezza dell’ aria è eccezionale e ti fa vedere anche a grande distanza. Riesco a focalizzare le piste dell’aeroporto e seguo l’atterraggio di un aereo. A questa distanza mi sembra un atterraggio molto lento. Aerei, navi, stelle…che voglia di partire lontano!

Il vento pare calmarsi, o forse mi sono abituata e non sento più freddo: lo scialle di lana mi protegge benissimo. Prendo la sedia, la posiziono al centro del terrazzo, direzione nord-est, dove lo spettacolo è ancora più suggestivo: l’Etna e la nuova eruzione. Il contorno del vulcano è netto, color blu cobalto, qua e là qualche nuvolone e manciate di stelle. Si distinguono bene anche le pinete dei monti più bassi. Sul  cratere centrale spicca fulgido il rossore dell’eruzione e la colonna di cenere. Seppur non molto alte, a intervalli regolari, si stagliano nel blu le fontane di lava: giallo, arancione, rosso!

Mi siedo e sto a guardare. Non so per quanto tempo, dieci-venti minuti, ma è il tempo necessario per allentare tensioni e preoccupazioni, per meravigliarmi ancora una volta di ciò che mi circonda, per caricarmi di quel luminoso buio che mi farà dormire bene. Prima, però,  passo silenziosa nella stanza di mia mamma, la sento russare lievemente e questo sarà il dolce suono che accompagnerà il mio riposo.

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Foto presa qui. Ieri notte non ho pensato a fare foto, ma questa è ciò che più somiglia, per colori e situazioni, alla mia visione.

Sorprese etnee…

01 domenica Feb 2015

Posted by ili6 in Articoli, natura, Sicilia, Terra mia

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colata lavica, Etna, forza della natura, inquietudine, Sicilia, vulcano

Una settimana, questa di fine gennaio,  di freddo, pioggia e neve, tanta neve sull’Etna. Le nuvole, però, nascondevano la montagna. Si sapeva che da ieri notte il vulcano aveva innalzato i tremori e buttava cenere a est. Ma sabato e domenica la sorveglianza si dirada…inoltre le tempeste di neve non hanno permesso agli elicotteri il tempestivo monitoraggio. Poi verso le 18.00 di oggi le nuvole  si sono allontanate, le stelle sono tornate  e…

ecco cosa abbiamo e stiamo vedendo:

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 1 Febbraio 2015 – Foto presa da qui 

 

uno spettacolo magnifico e inquietante al contempo. La colata lavica, velocissima per via di alcuni ingrottamenti, è già a quota 1900, non nella rassicurante Valle del Bove, ma nella zona sud occidentale,  abitata. Al momento che scrivo è a ridosso della zona denominata “Vigne di Biancavilla”, una bella zona residenziale di ville e di campi coltivati.

L’augurio è che il primo parossismo del 2015 duri come i recenti altri, un paio di giorni e via, altrimenti il via dovranno prenderlo tanti abitanti (e di gran fretta!)

 

Anti…tutto un po’

22 mercoledì Ott 2014

Posted by ili6 in citazioni, Fotografia, Intrattenimento, natura, Senza categoria, Terra mia

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autunno, bosco, Dostoevskij, Elena la Verde, Etna, fotografia, mare, pavone, Piazza Armerina

Ogni tanto è bene mettere un po’ di ordine nella miriade di foto che accumuliamo nei nostri pc. Per raccapezzarmi nella ricerca, intitolo le cartelle che le contengono per  data, per evento, per viaggio, ecc…. Una cartella  l’ho intitolata  “Anti…” e dentro ho sistemato parecchie foto, pasticciandole anche. Ve ne propongo qualcuna…


antistress

  Passeggiando in autunno nei  boschi dell’Etna

 

antibuio

I colori, se li cerchi, li trovi sempre

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Etna = Casa

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Piazza Armerina – Villa Romana del Casale – Stanza delle ragazze in bikini

antimediocre

La sana curiosità e un pizzico di vanità fanno sempre bene.

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Ce ne vuole di fantasia per riuscire  ad immaginare in questo “incontro” tra una vespa e un  motorino,  un “Grillo che spicca il volo”.(scultura di  Elena La Verde  )

antidepressivo

 Qualcosa di nuovo e di buono alla fine nasce sempre

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Balcone stenditoio  con profumatore naturale.

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“La Bellezza Salverà il Mondo” – Fedor Dostoevskij

🙂

Anapo e Ciane

25 giovedì Set 2014

Posted by ili6 in emozioni, Fotografia, Senza categoria, Terra mia

≈ 48 commenti

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amore, Anapo, Ciane, fiume, leggende, mito, Ovidio, papiro, Sicilia, Siracusa

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Fiume Ciane – Siracusa

Persino Ovidio ne cantò le bellezze e  limpidezze nelle sue “Metamorfosi” e se dovesse capitarti di passare da là, là dove l’Anapo e il Ciane si uniscono scorrendo assieme, tra  cefali saltellanti e voli di  aironi cenerini, e se deciderai di risalire un tratto del  trasparente Ciane, dove i rami degli alberi si uniscono ad altri rami e le radici bagnate dall’acqua segnano tragitti nascosti e alcove per pesci innamorati, potrai avere la sensazione di trovarti in un luogo incantato e incontaminato dove ancora nascono in maniera spontanea migliaia di papiri.

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“Cyperus Papyrus Linneo” presso il fiume Ciane

In questo luogo che Siracusa ci offre, potrai persino metterti in ascolto di una storia custodita in fondo alle sue acque, in uno scrigno che conserva la bellezza dell’amore.

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Il fiume Anapo – Siracusa

Anapo e Ciane  scorrevano da soli quando si intravidero, si riconobbero e si scelsero. Si amarono intensamente per poche lune, poi la tempesta della vita li sorprese e li separò.

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Fiumi Ciane e Anapo che confluiscono…

Ma l’amore, almeno quello delle fiabe, dei miti e delle leggende, non conosce fine e la Natura seppe trovare il modo per riunire i due innamorati che da secoli sono un tutt’uno, seppur per un breve, intenso,  ultimo tratto, prima di essere accolti dal  mare che bagna la città.

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…verso il Porto Grande di Siracusa.

Il pane integrale

06 mercoledì Ago 2014

Posted by ili6 in Arte, emozioni, Fotografia, Senza categoria, Terra mia, un pò di me

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Isola Bella, mare, marito e moglie, pane integrale, Salvador Dalì, Sicilia

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Salvador Dalì – Cestino di pane

Non lo sopporto, non mi piace proprio il pane integrale. E tu lo sai! Da trenta e passa anni lo sai, cavolo! E che fai? Mi fai trovare nel cestino il pane integrale! Ma non conto proprio nulla, eh! Oh, lo so, ora mi dirai che è buono, che fa bene all’intestino, che qua, che là :DETESTO. IL. PANE .INTEGRALE., chiaro?!? Sa di pollaio, di galline, di canigghia!

Avevamo concordato un pranzo light: insalata, mozzarella, prosciutto e melone, tanta frutta. Troppe pizze e fritture, troppi gelati in questi giorni , così niente cibi pesanti e mattinata tutta da dedicare al mare. Ti  avevo chiesto di comprare due panini prima di andare dal meccanico. Nel frattempo avevo preparato con cura una bella insalata, non una cosa così, non un assemblaggio di erbe a come capitava. Mi sentivo  serena, in vacanza, felice per non dover cucinare e avevo deciso di apparecchiare bene la tavola e di usare tovaglia e  piatti belli, anche se eravamo solo noi due. Siamo importanti noi due. Così, invece dell’insalatiera  pirex avevo tirato fuori il vassoio di cristallino, divertendomi a sistemare le verdure, stando attenta ai colori e alla consistenza: una striscia di lattuga belga, una di cetrioli, poi il radicchio seguito dalla linea di pomodori. Il giallo del mais stava bene accanto al rosso dei pomodori e all’arancio della carotina julienne. Ad arte, poi, avevo distribuito  le ciliegine di mozzarella e i ciuffetti di indivia riccia: quel vassoio sembrava un quadro di Mondrian! E non parliamo del prosciutto e melone  sistemato come fosse il più bel  tulipano olandese! Ma al momento di preparare il pane …mi sono crollate le braccia e le spalle, cavolaccio a te!

Non sono esigente a tavola, saranno due o tre i cibi che non gradisco e tra questi tutto ciò che è integrale: dalla pasta al pane, dai biscotti alle gallette …bleah…. A te piace l’integrale e non negarmi che almeno due volte a settimana compro il panino o il grissino integrale PER TE. Per me qualsiasi tipo di pane, bianco, di semola, soffiato, intrecciato, lungo, tondo, schiacciato, non importa, qualsiasi cosa purchè non integrale.

E ora che faccio? Che mangio?? Come si fa a mangiare un’insalata senza pane?!? Perché io quel coso scuro e molle non lo voglio manco vedere a tavola! Guerra!guerra! ora scateno una guerra!

Torni a casa e sei stanco e accaldato, mi comunichi subito che il costo di riparazione dell’auto non è spaventoso e si vede che sei sollevato.  Io intanto  sto muta come un pesce anche se le notizie dell’officina mi rincuorano. Ti cambi, ti siedi a tavola:

-Allora, che si mangia? Oh, che bella tavola! E’ festa?

Con fare scenico degno di Rosina Anselmi, deposito sulla tavola le portate una alla volta e alla fine il cestino del pane, proprio sotto il tuo naso. Mi siedo di fronte a te e gioco col tovagliolo. Ti servi, condisci l’insalata, spezzi un panino.

-Quindi l’auto si può riparare facilmente?

-Per fortuna sì e ce la possiamo fare con modica spesa, temevo molto peggio. Sono momenti difficili per tutti, anche per noi, lo sai. Ma non mangi? Era caldo il mare stamat…

Ti alzi di botto, fai cadere la sedia e vai verso la porta di ingresso. Ti corro dietro.

-Dove stai andando??

– Ho sbagliato a comprare il pane! Il supermercato sarà ancora aperto.

-Ma vieni qui, torna a tavola. Che vuoi che sia un panino integrale… e poi  col marino sarà anche buono. Lo dice persino quella pubblicità…

-Davvero?

-Davvero.

Ci sediamo, condisco l’ insalata, spezzo il panino e ne mastico un po’. Tu mi guardi inghiottire con quegli occhi che con tutta la luce che c’è nel terrazzo sembrano ancora più cerulei e aspetti…

-Eh, mangiabile, dai, …direi buono, sì…

Sorridi.

-Allora col marino  possiamo usare questo pane : ottimo!

-Sì, certo. Per  O G G I  sì.

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 Isola Bella – Taormina – Sicily

Con questo semplice, e forse banale, ma anche no, spezzone di quotidianità familiare vi lascio per  un po’ e auguro a tutti un buon proseguo d’estate e un felice e stellato Ferragosto. 🙂

Marirò

Le finestre

09 mercoledì Lug 2014

Posted by ili6 in ambiente, Articoli, citazioni, Fotografia, Libri, natura, Senza categoria, Terra mia, vacanze

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Antonio Tabucchi, blog, estate, finestre, fotografia, Isola Bella, lettori, mare, natura, orizzonti, ringraziamenti, Sicilia, Taormina

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Le finestre, a volte, non hanno imposte:

si aprono su orizzonti

ben più larghi di quelli reali.

Antonio Tabucchi, da “Si sta facendo sempre più tardi”.

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Dalle finestre di “Villa Caronia” – Isola Bella – Taormina (ME)

POST n.ro 400

Ringrazio tutti i miei lettori: gli assidui, gli affezionati, quelli di sempre, quelli di passaggio, quelli distratti, quelli che passano una volta l’anno, quelli dei soli liked, quelli che sono scomparsi, ma ci sono stati . Grazie per il sostegno e per l’affetto.Senza voi non sarei mai arrivata qui.

 

Marirò

Chi ha detto mai che il deserto lavico è solo nero?

21 sabato Giu 2014

Posted by ili6 in ambiente, Articoli, citazioni, emozioni, Fotografia, natura, Senza categoria, Terra mia, Viaggi

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astragalo, colori, cratere si sud est, crateri sommitali, deserto vulcanico, Dominique Vivand Denon, Etna, fumarole, Josemaria Escrivà de Balaguere, Marguerite Yourcenat, natura, Patrimonio Unesco, rumex dell'Etna, Sicilia, Torre del filosofo, viaggi, Vincenzo Barbagallo, vulcano

“Tutto ciò che la natura ha di grande, tutto ciò che ha di piacevole, tutto ciò che ha di terribile si può paragonare all’ Etna;

e l’Etna non si può paragonare a nulla”.
Dominique Vivand Denon, “Voyage en Sicile” 1788

Dai Crateri Silvestri in su…

silvestri

Foto web

Sulla funivia, verso i Crateri sommitali

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Tipica formazione pulvinare che si insedia sulle sabbie vulcaniche incoerenti e permeabili. Si tratta di una formazione pioniera caratterizzata dall’ Astragalus siculus e dal Rumex Etnensis.

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Quota 2009: nero, grigio, marrone, tortora e il bianco della neve.

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Cratere Escrivà – Quota 2700. Formatosi  in pochi giorni nell’eruzione del 2001, ancora “fuma”. Intitolato al Beato Josemarìa Escrivà de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei che, durante una visita sul vulcano, lo definì:
«Tanto bello poiché l’apparenza brulla del suo paesaggio nasconde tanta
vitalità, cosicché vi può prosperare qualsiasi entità.»

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Fianco del Cratere Barbagallo,in prossimità di Torre del Filosofo. Cono piroclastico formatosi nel 2002, è stato intitolato a Vincenzo Barbagallo, storica guida dell’Etna.

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Una fumarola: bel getto di vapore caldo per una salutare sauna!

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Cratere di sud-est e cratere centrale tra tutte le sfumature del nero, del bianco dei vapori e dell’azzuro del cielo.

“Avevo sentito parlare delle iridescenze stupende dell’aurora sul Mare Jonio, quando la si contempla dalla vetta dell’Etna. Stabilii di intraprendere l’ascensione di quella montagna; passammo dalla regione delle vigne a quella della lava, poi della neve. Il fanciullo dalle gambe di danzatore correva su quelle ripide chine; i sapienti che mi accompagnavano salirono a dorso di muli. Sulla cima era stato costruito un rifugio ove poter attendere l’alba. Questa alfine spuntò: un’immensa sciarpa d’Iride si distese da un orizzonte all’altro; strani fuochi brillarono sui ghiacci della vetta; la vastità terrestre e marina si dischiuse al nostro sguardo sino all’Africa, visibile, e alla Grecia che s’indovinava. Fu uno dei momenti supremi della mia vita. Non vi mancò nulla, né la frangia dorata di una nube, né le aquile, né il coppiere dell’immortalità.”

Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano – 1951

Riviera dei Ciclopi:le origini

08 domenica Giu 2014

Posted by ili6 in ambiente, Articoli, Fotografia, natura, Senza categoria, Terra mia

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barca, estate, Etna, faraglioni, mare, Riviera dei Ciclopi, Sicilia, viaggiare

Inizia il caldo e scatta immediata la voglia di mare, di sole, di luce.  Da buona etnea ho inaugurato la bella stagione andando alle origini, quelle etnee, appunto. E le origini sono proprio qui:

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Costa di Acitrezza  (CT)e faraglioni

l’affascinante borgo marino di Acitrezza-Acicastello, luogo ricchissimo di miti e leggende, di pagine letterarie , poetiche e cinematografiche, di imponenti  note geologiche e scientifiche, di angoli di paradiso.

Fa un po’ effetto pensare che le origini si trovino su una linea di fuoco, una faglia  nel punto di contatto tra la zolla euro-asiatica a nord e la zolla Africana a sud, corrispondente alla catena dei monti Peloritani a settentrione e all’altopiano Ibleo a meridione. Eh sì, perché 600.000 anni fa si ritiene che la Sicilia fosse così

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e il colossale attrito tra le due zolle diede origine alle prime eruzioni sottomarine di lava basaltica fluidissima con la nascita dei primi coni vulcanici, al centro del golfo primordiale detto pre-etneo: la culla dell’Etna.

La grande eruzione  innalzò lava fin sopra il livello del mare: l’arcipelago dei Ciclopi, formato da otto faraglioni e la rocca di Acicastello, sono appunto i resti di quella prima fase eruttiva del vulcano sommerso.


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Isola Lachea, il faraglione più grande dell’arcipelago dei Ciclopi. Dal 1993 l’Isola e i Faraglioni sono riserva marina integrale per la tutela di questo particolare ambiente vulcanico naturale. Da notare, nonostante la foto scattata in movimento, le argille marnose pleistoceniche e  la presenza di lave a struttura colonnare, a dimostrazione che l’eruzione avvenne sotto il mare. L’argilla, a causa dell’alta temperatura della lava, ha subito una profonda trasformazione, originando la marna che ricopre parte dell’isola Lachea e della cima del Faraglione grande.

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Il microcosmo dell’Isola Lachea  con flora e fauna rarissime. Ospita una stazione per gli studi biologici e di fisica del mare gestita dall’Università di Catania.

Successivamente il vulcano spostò la propria attività verso nord creando un monte, indicato dagli studiosi con il nome di Trifoglietto, che poi collassò sprofondando e lasciando come traccia la grande depressione ora conosciuta come Valle del Bove. Dopo questi due grandi episodi l’attività vulcanica, spostando  la propria direzione verso ovest, diede vita con eruzioni successive all’attuale, imponente massiccio dell’Etna che ospita la parte più spettacolare e più florida della provincia catanese.

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Il castello di Acicastello e le Grotte di Ulisse

Un giro in barca mi ha fatto riscoprire luoghi incantevoli e rispolverato ricordi di gioventù: raggiungere a nuoto i  faraglioni e tuffarsi da uno dei prismi di basalto è impresa che quasi tutti gli etnei  cercano di provare e che battezza alla gioventù, alla fanciullezza. Riuscii nell’impresa a 16 anni. Quando cominci a non provarci più significa che sta iniziando il declino della vecchiaia. E sulla barca ho cercato di ricordare da quanto tempo non tento  più quella traversata a nuoto…e, pensando pensando,… sono arrivata al porto (di Ulisse).

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Porto di Ulisse, detto anche porticciolo di Ognina – Catania -Questa foto l’ho “presa in prestito” dal bel blog di Mimmo Rapisarda

Buon inizio d’estate e buona domenica a tutti!

Il non politically correct “Tre volte all’alba” di Baricco

11 domenica Mag 2014

Posted by ili6 in Articoli, citazioni, costume e società, emozioni, Fotografia, Libri, Notizie e politica, pensieri, Senza categoria, Terra mia

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Alessandro Baricco, enigma, libri, piacere di leggere, politically correct, Ponte sullo Stretto, scrittura, Tre volte all'alba

Nell’apprestarmi ad aggiornare la mia libreria su Anobii, riflettevo su uno degli ultimi libri letti e sulla recensione e/o le stelline di gradimento da assegnare. Si tratta del  libro di Alessandro Baricco, “Tre volte all’alba” e non nascondo di essere entrata in confusione.

tre volte all'alba

Mi è piaciuto? Non mi è piaciuto? E se mi è piaciuto, perché? Consigliarlo o meno?

Ecco, ancora non lo so! Cioè, lo so, ma mi sfugge cosa so. Il libro si legge in poco più di un’ora, nemmeno 100 pagine, ed è composto da tre racconti. Non amo i libri di racconti, amo le trame lunghe, anzi amo la trama e i personaggi dell’unica trama che restano con me per un certo tempo  perché possa affezionarmi e entrare dentro le pagine.  Ma possono esserci le eccezioni.

Ho letto tanto di Alessandro Baricco: buoni libri, “Oceano mare”, ad esempio, “Seta”, bellissimo, “Castelli di rabbia”, persino “Emmaus” mi è piaciuto, e libri che non rileggerei, “City”, per dirne uno.; mi piace il suo stile asciutto, sfuggente, al contempo profondo  e a volte irriverente, ma è uno scrittore che pubblica parecchio e quindi qualche plof può capitare.

Andiamo al suo ultimo “Tre volte all’alba”. Protagonisti di ogni racconto sono  un lui e una lei che “si incontreranno per tre volte, ma ogni volta sarà l’unica, e la prima, e l’ultima”. Sottofondo comune ai tre racconti sono  le hall di squallidi alberghi dove si incontrano degli sconosciuti personaggi e l’alba, momento in cui inizia ogni storia, momento che “ contiene una luce perfetta per essere puliti”, capace di cambiare le sorti di ogni esistenza,” nella misteriosa permanenza dell’amore, nella corrente mai ferma della vita.”

Leggo il primo racconto: scrittura veloce, innovativa, asciutta, dialoghi serrati, qualche buona citazione. Bene, ma manca qualcosa. Cosa? Manca tutto il resto. Poco prima avevo letto alcuni racconti brevi di amici di rete di blog e mi erano piaciuti di più, caspita!

Leggo il secondo racconto: come il primo, gradevole, significativo. Il terzo è decisamente il migliore, il più introspettivo e forse quello che riunisce i tre racconti, no, i due, il primo e l’ultimo. Ma anche il secondo, a pensarci  bene… Ma alla fine che importa? Beh, è che il lettore vuole sapere, vuole capire, così, tanto per. Perché se questo libricino lo leggi bla bla bla, ti vien da pensare che Baricco stia prendendo per i fondelli i suoi lettori e ti dici che non può essere, non può essere che un siffatto libro venga proposto da uno scrittore famoso  e pubblicato da una spettabile casa editrice  e che, invece,  sei tu lettore che non stai cogliendo  il messaggio subliminale. Così torno all’enigmatica frase di overture:

 “Si incontreranno per tre volte, ma ogni volta sarà l’unica, e la prima, e l’ultima”

e mi rendo conto che sono davanti a un rompicapo dove le possibili spiegazioni sono infinite. Rileggo e diventa  chiaro che lo scrittore ha frantumato ogni struttura temporale : l’uomo e la donna protagonisti  s’incontrano e si ritrovano più volte nel tempo, ma in un tempo inesistente che scorre in maniera differente per ognuno di loro. Io lettrice riconosco i personaggi ma non so esattamente chi sono o chi saranno o chi sono stati. E questa cosa è spiazzante e geniale al contempo!

 La verità è che siamo abituati al politically correct e cioè, in questo caso,  a  dare un senso cronologico e consequenziale a ciò che leggiamo e agli episodi e alle scelte della vita, nostra e degli altri. Per dirne una:  studio, trovo lavoro, metto su famiglia.  Ma se provassimo a staccare i vari  pezzi di vita e li assemblassimo  in maniera differente,  potremmo arrivare a  un’altra interpretazione della realtà: metto su famiglia, trovo lavoro, studio per migliorarmi. Ottica diversa e non necessariamente sbagliata. Così come la scrittura di Baricco che stavolta non si è accontentato di scrivere, ma ha voluto divertirsi nel farlo e nell’immaginare noi lettori a scimunire per risolvere l’arcano. Complimenti , quindi, all’autore! 4 su 5 stelline Anobii!  🙂

stretto di Messina alba

Alba sullo Stretto di Messina,

punto esatto dove sarebbe dovuto sorgere

il Non politically correct Ponte.

La ginestra

25 venerdì Apr 2014

Posted by ili6 in Articoli, emozioni, natura, Orrore, pensieri, Senza categoria, Terra mia, un pò di me

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25 Aprile, campi di sterminio, famiglia, ginestra, ginestra dell'Etna, natura, papà, partigiani, ricordi, vita

ginestra

Parco dell’Etna – Genista Aetnensis – (foto web)

In questo periodo le zone dell’Etna sono già un trionfo di colori, soprattutto di giallo, grazie alla ginestra, che spicca un po’ovunque. La ginestra è una pianta, meglio dire un albero, perché la Genista Aetnensis, a differenza degli arbusti che si notano in tutto lo Stivale italiano,   raggiunge a maturità gli 8-10 m di altezza per 8 di ampiezza, un albero, quindi, che mi è sempre piaciuto. Ne ammiro l’umiltà e la semplicità, la luminosità e l’intenso profumo dei fiori, la capacità di adattamento ai terreni più poveri, più impervi e alle condizioni atmosferiche più crude. Inoltre è una pianta pioniera, capace di colonizzare e iniziare un percorso  di rimboschimento, sbriciolando, con le sue radici, il  duro basalto.

Non c’è primavera che io non vada a raccoglierne qualche ramo. Anche quest’anno  sono andata a rubare a Madre Terra, un po’ delle sue meraviglie e l’ho fatto nella zona di sempre, una zona dove da bambina coi miei genitori  andavo” a ginestre”.

In realtà non si andava solo a raccogliere fiori , ma anche a visitare il  Santuario della Madonna della Sciara di Mompileri e la sua grotta con l’antica statua della Madonna che fu risparmiata dalla violenta eruzione del 1669. La mamma  raccontava la storia del santuario, la distruzione, il ritrovamento della statua “là, sotto un fiore giallo”, la ricostruzione;  papà invece raccontava vicende della sua cattura di partigiano e della salvezza prima di arrivare al campo di sterminio. Non so quale delle due storie ogni anno preferissi ascoltare, so che mi piacevano entrambe, anche se le conoscevo quasi a memoria. E mi piaceva quel mazzetto piccolo di ginestra che mio padre, dopo essersi arrampicato sulla sciara più brulla per raccogliere i fiori gialli più belli, mi donava.  I mazzetti erano tre: due piccolini per le figliolette e uno un po’ più grande per la sposa.

Era un rito quello di “andare a ginestre”, un rito che mio padre amava fare ogni 25 aprile; era il suo modo di ricordare un salto da un treno e l’amorevole ospitalità di una famiglia veneta che lo curò, lo nascose e lo protesse dal campo di sterminio.  Era il suo modo di festeggiare la vita che la ferocia e la stupidità umana gli stavano togliendo e che era riuscito a riprendersi.

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Foto web – Fonte NikonClub.it

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