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Marirò

~ "L'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque"

Marirò

Archivi della categoria: scuola

DAD, ovvero Desolante Affannosa Didattica (a distanza)

10 mercoledì Giu 2020

Posted by ili6 in Articoli, scuola, Senza categoria

≈ 68 commenti

Tag

alunni, Coronavirus, DAD, Di tutto e di più, Emergenza sanitaria, famiglie, fatica immane, h24, maestre, mai più, piattaforme, scuola a distanza

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<<Mammaaa, non sento e non vedo più niente!>>

<<Maestra, sta cadendo la linea…sto finendo i giga…la batteria è scarica…>> 

<<C’è l’eco, lo sentite l’eco? Non si capisce niente!!!>>

<<Sei tu che provochi l’eco, prova a uscire di nuovo dalla piattaforma e a rientrare>>.

<<Chiudete i microfoni….aprite i microfoni…basta faccini e cuoricini nella chat, non mangiate il gelato durante la videolezione!>>

<<Bambini, condivido con voi uno schema che ho creato Aspettate, come si fa? Ecco, riuscite a vederlo?>> (sudore della maestra) <<Sì, no, dov’è? Si vede piccolo>>.

<<Giovanni, ripeti la poesia.>> Bung, crash, spatt :<<Che è successo, Giovanni? Stiamo vedendo il lampadario della tua cucina, Giooo, dove seiii???>>

<<Ops, è caduto il telefonino…>>

<<Mamma, papà, smettetela! Il microfono è aperto, tutti stanno sentendo le vostre parolacce!>>

<<Signora non suggerisca, può allontanarsi per cortesia?>> dico con voce calma << Penso io a aiutare Sofia>>. La signora:<< Ma guarda che a casa mia non posso stare dove voglio! Ok, ok, ho capito, me ne vado!>> Si alza, si dirige nell’altra stanza e…BANG! (porta che sbatte).

Continuo?  La Didattica A Distanza è stata anche questa.

Maestre, alunni, genitori, presidi…siamo STRAFELICI CHE SIA FINITA e Dio non voglia di dover riprendere a settembre con questo modo bislacco di fare scuola. Una baraonda impressionante, un incubo spiazzante che ha trovato tutti impreparati. Se noi insegnanti in poco ci siamo attrezzati e orientati nelle piattaforme così non è stato per una buona fetta di utenza che si è trovata con connessioni debolissime e inefficaci, con giga insufficienti, con dispositivi faticosissimi da usare. La maggior parte dei bambini si è collegata coi cellulari perché le famiglie non possedevano altro. Scrivere con la tastierina, collegarsi in contemporanea nei siti dei libri on line, stampare, perdere la linea e sparire dalla piattaforma quando sul telefonino della mamma arrivava un qualsiasi messaggino, mantenere fermo e dritto il cellulare mentre stavi scrivendo sul quaderno…una impresa faticosissima che piccoli e grandi abbiamo cercato di affrontare con pazienza e al meglio pur di dare un minimo di dignità a questa seconda parte dell’anno scolastico.

Ci sono stati momenti belli, anche spassosi, momenti teneri, videolezioni meglio riuscite, altre difficili e stancanti, ci sono stati attimi di scoraggiamento o di rassegnazione specie per quei bambini, pochi ma ci sono stati, impossibilitati a inserirsi nelle piattaforme e coi quali si è cercato di mantenere un minimo e insoddisfacente contatto con whattsapp. E tanto altro.

La DAD potrebbe essere nel prossimo futuro una buona opportunità per affiancare e potenziare l’apprendimento tradizionale. Per una efficace ricaduta sull’apprendimento sarà obbligo creare vari presupposti: età degli studenti (non inferiori ai 12 anni), adeguatezza dei dispositivi, preparazione tecnologica, esperienza, piano organizzativo e programmatico innovativo e creativo. Invero ci siamo dovuti catapultare e adattare a questa nuova situazione e i piccoli in questo sono stati fantastici perché ogni adattamento richiede tempo e loro di tempo non ne hanno avuto: il 10 Marzo erano già in videolezione e la loro maestra si scervellava per proporre una didattica diversa e accattivante che li motivasse, che non li stancasse troppo, producendo nel contempo dei risultati. In merito ai risultati non voglio pronunciarmi, preferisco aspettare settembre per capire, nella speranza di poter rivedere gli alunni in aula, quella vera. La presenza troppo costante (e necessaria, vista l’età degli alunni) dei genitori è al momento inevitabilmente fuorviante.

Doppi e tripli turni, plexiglass, tute spaziali, caschi e visiere, bolle di Amuchina spesse due metri: tutto SARA’ ACCETTATO pur di poter tornare in aula e non ripetere l’esperienza DAD.

Il Coronavirus, dopo il salto di specie e la conoscenza dell’essere umano, deciderà da sé che stava meglio dove si trovava prima e si toglierà di mezzo per la pace e gli abbracci di tutti? L’augurio è di vero cuore.

“Eh, maestra, così è la vita. Che vuoi farci?”

14 lunedì Gen 2019

Posted by ili6 in scuola, Senza categoria

≈ 60 commenti

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correzioni da sfinimento, parole, raffreddori, saggezza dei piccoli, scuola, vita di maestra, voglia di far niente, voglio andare in pensione!

7 anni appena: me ne restano cinque, sono in fila alla cattedra e aspettano con pazienza che io corregga un esercizio di grammatica che hanno or ora completato. Sto cercando di fare velocemente, ma gli occhi mi bruciano e devo interrompere per soffiarmi il naso o tossire col fazzoletto davanti alla bocca per tentare di non contagiarli. Mannaggia ai super raffreddori invernali! E poi, diciamolo sinceramente, sono stanca e stufa di questo lavoro lungo e antipatico; “cu, qu, cqu e capricciose” mi ballano attorno da più di una settimana e adesso peggio per me che gli ho dato 20 parole da completare. Ne potevano bastare meno e ora mi tocca fare la correzione di tutte le 400 parole!!! Fortuna che ci sono tre assenti stamattina…

Cerco di stare concentrata e di volare, chissà quanti errori mi stanno scappando…. e i 15 già corretti si stanno anche agitando. “Ok, avanti un altro” dico, mentre ho voglia di poggiare la testa sulla cattedra, di bere una spremuta di arancia e stare al calduccio di casa. Non devo avere una buona cera perché quando arriva Matteo, il penultimo, mi dice: “Eh, maestra, così è la vita. Che vuoi farci?” Lo guardo stranita, e lui: “Si deve lavorare anche se si sta male”. E mi sorride.

7 anni, 7 anni appena e ha già capito tanto della vita: merita una lode a prescindere!

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Piccole, grandi, preziose storie.

28 venerdì Set 2018

Posted by ili6 in Articoli, scuola, Senza categoria

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amicizia, bambini, crescere insieme, disabilità, donne, educazione, figli, Giacomo Bertoni, Ludovico Einaudi, maestre, mamme, scuola, vita

Un bellissimo scritto di Giacomo Bertoni, suggerito da Lucetta, mi ha riportata alla storia di una Mamma e di suo Figlio e anche alla storia di una Scuola, di una classe di Alunni e dei loro Insegnanti. Una storia bella e importante, pur nella sua drammaticità, una delle tante piccole e preziose storie che esistono in questo mondo e che passano troppo in silenzio. Conoscere queste storie, viverle in qualche maniera, dà sempre i brividi e lascia attoniti per la forza e l’amore che le permeano.

Lei, la Signora Matilde. puoi incontrarla ogni giorno a Scuola. Accompagna Davide sin dentro l’aula poco dopo il suono della campanella, si ferma nella classe qualche minuto e viene a riprenderlo all’uscita prima delle altre mamme. A volte le fa compagnia la figlia maggiore, rarissimo quando ad accompagnare Davide è il papà per via degli orari di lavoro. Davide frequenta la quinta classe della Scuola Primaria, ha 12 anni ed è un ragazzino con gravissimi problemi psicomotori: non riesce a tenere eretto il corpo, si esprime con sguardi, suoni gutturali, urla e smorfie, soffre di ansie e di diabete. Non può fare a meno della sua speciale carrozzina e si alimenta assistito.

Mamma Matilde ogni giorno, col sole o con la pioggia, entra con l’auto nel cortile della scuola, prende dal bagagliaio la carrozzina, poi prende in braccio il figlio e lo sistema sulla sedia a rotelle, lo imbraca per bene e lo accompagna verso il portoncino, seguendo un lungo scivolo. Non sempre usa la sua carrozzina da quando l’Amministrazione Comunale ha provveduto a darne una simile a Scuola e così Matilde, Donna magra e minuta, molte mattine prende in braccio Davide e salgono insieme cinque gradini di scale. Arrivati nel corridoio, sistema Davide nella sedia speciale della Scuola e lo accompagna in classe. Aiuta le Maestre a togliere cappotti e giacchette, attende che Davide si stabilizzi e poi va via. Lo stesso si ripete al contrario all’uscita di scuola. In tutto questo Matilde viene a volte aiutata da qualche bidello, dall’insegnante di sostegno o da qualsiasi docente, genitore, personale di segreteria che in quel momento casualmente si trovi a passare da quell’angolo di corridoio. Tante altre volte fa tutto da sola.

La Signora Matilde è sempre affabile e curata, mai un lamento. Capita, però, di incrociarla disordinata, preoccupata, scura in viso quando viene chiamata dalle maestre per improvvisi problemi di Davide.

Lo scorso anno ho supplito per alcuni giorni la Maestra di Davide. Pur sapendo del bambino e della sua situazione, non nego che il mio primo impatto in quella classe fu terrorizzante, anche perché l’insegnante di sostegno sarebbe arrivata un paio d’ore dopo e idem l’assistente sanitaria. Furono i bambini della classe a dirmi di stare serena perchè mi avrebbero aiutata loro. Mi accorsi ben presto che tutti gli alunni avevano un ruolo preciso: due pensavano a far bere il compagno, sorreggendo la bottiglietta dell’acqua con la cannuccia. Davide sa indicare con un braccio quando ha sete. Due bambine erano incaricate a sorvegliare la testa del compagno, che riesce a stare eretta per una decina di minuti, poi si affloscia: “Bisogna metterla dritta altrimenti Davide respira male e può soffocare con la saliva”. C’erano i compagnetti che si preoccupavano di raccogliere eventuali oggetti che Davide poteva gettare a terra coi suoi movimenti incontrollati, c’era chi si incaricava di spostare la carrozzina perché: “ Davide così può guardare tutto e tutti e soprattutto il sole dalle finestre. Lui ama il sole, ma troppo gli fa male e dobbiamo proteggerlo”.  In un angolo della classe c’era un banco speciale perché Davide potesse lavorare con fogli, colori e materiale speciale.

Tutta la classe agiva e ruotava attorno alle esigenze del compagno in grande difficoltà. Un bambino mi disse: “ Maestra, parla a bassa voce, lui ha paura dei rumori e dei suoni forti”. Meno timorosa, iniziai la lezione senza perdere di vista quel ragazzino, ma non sapevo come rapportarmi con lui. Più volte mi avvicinai e dissi qualcosa di carino sugli adesivi spiritosi che c’erano sulla sedia a rotelle, ma Davide non entrava in contatto con me, non era abituato al suono della mia voce, preferiva guardare alcuni compagni. Poco dopo sentii dei suoni stridenti e i compagni mi avvertirono che Davide si stava innervosendo e occorreva accendere la radio. Li lasciai fare e subito dopo la voce di Laura Pausini si diffuse nell’aula. Una bambina mi spiegò che il compagno ama la Pausini, che si calma quando la ascolta perché sono le canzoni che gli canta la sua mamma: “ Noi siamo abituati a lavorare con questo sottofondo musicale”. Ed era vero; la classe mi seguì e lavorò serenamente.  Quando fu il momento della ricreazione alcuni bambini si misero attorno al compagno per non farlo sentire solo. Parlavano, scherzavano tra loro mentre Davide pareva seguirli con gli occhi e faceva smorfie. Era il suo modo di partecipare. Ricordo che mi avvicinai alla finestra e guardai il sole. Scesero delle lacrime mentre mi chiedevo tanti perché, mentre riflettevo sull’enorme lavoro svolto dalle mie Colleghe sulla classe e su Davide, mentre pensavo a mamma Matilde. Il calore del sole somigliava a Lei, a tutti quei Bambini che mi circondavano e alla loro Maestra.“Sei commossa?”, mi chiese una bimba. “Il sole mi ha abbagliata”, risposi. Poi la bambina mi invitò ad avvicinarmi a Davide: “Vuoi vederlo sorridere?”. Davide stava facendo una smorfia delicata e i suoi occhi erano vigili mentre ascoltava tre compagnetti che cantavano una canzoncina. Anche il suo braccio si muoveva al ritmo di quelle voci. Sì, stava sorridendo e tutto ebbe un significato ampio e prezioso.

Questo sarà l’ultimo anno di Davide nella mia Scuola. Giorni fa sono passata nella sua Classe per augurare a tutti buon anno scolastico. In sottofondo “Le onde” di Ludovico Einaudi:- “E la Pausini?”, ho chiesto. La Maestra ha risposto: “ Stanno diventando più grandi, pure Davide, ed è giusto che apprezzino anche altro”.

Lo smalto

24 domenica Set 2017

Posted by ili6 in Articoli, scuola, Senza categoria

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analfabetismo, femme fatale, genitori e insegnanti, istruzione obbligatoria, roba da non credere, scuola, scuole serali per adulti, senza parole, smalto per unghie

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Non ha ancora trenta anni, è una bella donna, quasi una femme fatale per come si veste e si trucca. La tradisce il profumo spruzzato in abbondanza: di pessima qualità, è violento, aggressivo, disturbante. La signora ha gli occhi piccoli e guardinghi e scuote nervosamente la folta e lunga chioma nera. E’ sulla difensiva. Parla poco di sé e del figlio, dice solo che è separata, che vive a casa dei genitori e che il bimbo ha frequentato l’asilo poco e male  per colpa delle maestre. Preferisco non indagare e, poiché il piccolo piange e sta aggrappato a lei, la invito a restare in classe finchè non si tranquillizzerà.

Questo si ripete nei successivi due giorni di scuola. La signora resta in classe per circa un’ora, in silenzio, osserva tutto con sguardo nervoso e tiene il cellulare sempre ben in vista. Il bambino, intanto,  si incuriosisce un po’, inizia a interagire con noi maestre e si interessa a qualche compagnetto. Il problema si sta risolvendo e il quarto giorno la signora resta in aula solo dieci minuti  perché il bimbo è più sereno. Noto che è sempre vestita sgargiante e che ha cambiato lo smalto alle unghie, prima nero, poi verde e ora multicolore e con saette gialle su ogni dito. Prima di andar via la signora lascia un paio di quaderni e mi accorgo che non c’è il nome dell’alunno. Sono alle prese con un piccolo litigio da sedare tra due bimbette e prego la signora di scrivere il nome del figlio sulle copertine per non confondere i quaderni. Quando torno alla cattedra la signora è immobile con la mia penna in mano. Mi guarda dritta negli occhi e mi dice che non può scrivere il nome e cognome del figlio perché è analfabeta.

Resto di sasso e lei continua a guardarmi con un senso di sfida misto a naturalezza. Naturale? Normale che dopo quasi 100 anni di istruzione elementare obbligatoria, ci siano ancora persone, giovani e meno giovani,  analfabete?!? Analfabete tali da non saper scrivere a stampatello il nome e cognome del proprio figlio??? Non posso crederci!

So che devo stare zitta, che devo farmi i fatti miei, forse compatire e pensare “poveretta”, che devo stare calma e far finta di non aver sentito o capito. So tutte queste cose; situazioni del genere me ne saranno capitate al massimo quattro in tutta la mia carriera scolastica e sono stati sempre casi di genitori avanti negli anni, umili, semplici, ma questa mamma, questo suo sguardo baldanzoso, questa mise esterna tutta fatta di modernità e sfacciataggine, questa età così giovane, questa bellezza, …tutto l’insieme finisce con l’imbufalirmi.

Le chiedo di seguirmi nella stanza docenti e la guardo con sicurezza:“ Che sta aspettando ad andare a una scuola per adulti? Le pare normale essere un’analfabeta? Come farà ad aiutare suo figlio negli studi? Come farà a leggere un documento importante o anche un bel libro??? Come farà a guidare un’auto??? Che se ne fa di quel telefonino in mano se non sa scrivere o leggere un semplice messaggio?!?”

Sono un fiume in piena!

Sorpresa da questa mia reazione a muso duro, la giovane mamma non sa che dire. Forse è abituata al compatimento o al lassismo. Prendo un pezzo di carta e scrivo il numero di telefono della scuola secondaria dove insegna mia sorella:” Chiami in questa scuola, stanno per iniziare i corsi serali per adulti e sono gratuiti. Telefoni e si iscriva. Se avrà problemi sarò a sua disposizione. Telefoni subito, oggi stesso, ha capito?!?”

Mi guarda, non sa se affrontarmi come nemica o decidere di fidarsi, di prendere consapevolezza che è ora di agire, di svegliarsi, di darsi una mossa, di migliorarsi. Per sé e anche per suo figlio. Abbassa lo sguardo sul foglietto, lo prende e va via senza dire nulla.

Non la vedo per parecchi giorni, l’alunno viene accompagnato dalla nonna. Due giorni fa la  signora si presenta in classe.  Ancora più bella con i capelli raccolti in una coda ordinata e con un delicato smalto rosa alle unghie con i pois bianchi solo sui mignoli, mi chiede di aiutarla a compilare il modulo per i corsi serali: “ Le affido mio figlio, maestra, e molto di me. E’ arrivato il tempo di cambiare, migliorare, crescere.” La guardo seria e poi le dico: “L’aiuterò se lei aiuterà me. Con lo smalto sono un disastro e mi piace molto questo suo rosa tenue con i pallini sui mignoli. Mi insegnerà a stenderlo?”

 

Da “IO DONNA”, supplemento del Corriere della Sera, che leggo spesso con piacere. Ma attenzione: in certi momenti potrei anche mordere!

10 lunedì Lug 2017

Posted by ili6 in Articoli, scuola, Senza categoria

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40 gradi all'ombra, Chiara Saraceno, ferie insegnanti, follie filosofiche, IO DONNA, La buona scuola, morsi, scuola, scuola aperta d'estate, scuole estive, sociologia, sociologia all'incontrario, vacanze estive, Valeria Fedeli

Chiara Saraceno: «La buona scuola è aperta anche d’estate»

questo è il breve articolo

…    …   …

e questo è il mio commento al pensiero della Signora Chiara Saraceno, filosofa e sociologa. Chissà se lo pubblicheranno…al momento è in moderazione…

….   ….   ….   ….   ….   ….

“Scuole aperte, va bene: ma con quali docenti?
Con quelli che ci sono. Saranno anche pagati poco, ma sono pure l’unico settore professionale con due mesi di ferie….”

Ahahahah, brutta cosa è l’invidia!
Comunque, poi mi spiegherà, Signora sociologa, dove sono i DUE mesi di ferie. Le ferie dei docenti sono 32+4 giorni e stop. Nelle scuole secondarie i prof sono impegnati sino a metà Luglio per gli esami, nelle Primarie idem per varie commissioni di insegnanti e l’ultima settimana di Agosto si sta a disposizione dei dirigenti per formazione delle classi e organizzazioni orarie. Stamattina ero a scuola, scuola statale del sud, e c’erano 39 gradi. Munirete le aule di condizionatori o dovremo dire alle famiglie di portare i ventilatori e le borse thermos con l’acqua fredda? Già portano la carta igienica da casa e tra poco anche i gessetti…. Dovranno pagare anche gli straordinari dei bidelli? O dovranno pensarci le Amministrazioni comunali? Perchè la Buona(?) Scuola ormai si è capito come funziona…

Che le scuole possano diventare dei grest o centri estivi gratuiti (o no?) per i ragazzi non è fondamentalmente sbagliato, ma teniamo netta la distinzione tra attività scolastiche e attività estive (ripeto: con 40 gradi all’ombra) con del personale specializzato NON gratuito (animatori, educatori, professionisti specializzati) per attività varie, ludiche o di approfondimento giocoso, nei periodi in cui la scuola è chiusa allo studio. Lei che sa di sociologia mi insegna che il motivo per cui in tutto il mondo gli alunni (e anche i docenti) nelle scuole difficilmente passano fra i banchi più di 200 giorni all’anno è perché, molto banalmente, fargliene passare dentro la scuola a far lezione di più si è scoperto che non ha senso, anzi alle volte è controproducente.Lei mi insegna che il tempo del riposo, delle vacanze, dell’ozio buono produce un diverso tipo di apprendimento agli alunni (e anche agli insegnanti) necessario alla crescita.I tre mesi di “stacco” delle vacanze per i nostri alunni non sono “non fare nulla”: sono periodi in cui il loro corpo e la loro testa continua a muoversi, fa nuove esperienze, reinterpreta alla luce della crescita intellettuale e fisica quelle pregresse. Lei mi insegna pure che i ragazzini devono anche stare coi familiari. Sa, gli anziani zii, i nonni…spesso si incontrano solo d’estate e sono ricchezze di vita.Nel dolce far nulla, sovente i nostri ragazzi fanno tanto.

Buona estate, Signora Saraceno. Sereno relax.

Marirò

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DDL Vaccini obbligatori: come trasformare una giusta intenzione in una pessima legge

21 domenica Mag 2017

Posted by ili6 in Articoli, Politica, scuola, Senza categoria

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cultura del dubbio, DDL vaccinazioni obbligatorie, delirio, diritto decisionale genitori, migranti, minacce, obbligo, operatori sanitari, salute, sanzioni, scienza medica, scuola, vaccini sicuri

vaccini-obbligatori

Faccio parte della generazione di vaccinati per obbligo e faccio parte di una categoria a rischio per stretto contatto con bambini anche non vaccinati.

Per la prima categoria: ho qualche vivido ricordo delle vaccinazioni che avvenivano a scuola, le goccette amare dell’antipolio ingentilite da una zolletta di zucchero e l’antivaiolo fatta con un attrezzo che graffiava la pelle e lasciava una brutta cicatrice. Quest’ultima veniva fatta sul braccio, ma non ai “raccomandati”, e io ero una di questi, così dovetti recarmi dietro la lavagna, alzare la gonna e farmi graffiare la coscia. Mia madre riteneva che la cicatrice nella coscia fosse meno visibile che nel braccio. Il mio imbarazzo fu enorme anche perché la lavagna non mi protesse adeguatamente da certa nudità, dagli sguardi e dai risolini dei compagni. Oltre questo non accadde nulla di clamoroso né a me né ai miei compagni. Le malattie esantematiche le presi tutte e non serbo ricordi allucinanti.

Per la seconda categoria:  ricordo che sino al 1999 noi insegnanti  dovevamo controllare per ogni alunno iscritto i certificati medici che attestavano l’avvenuta vaccinazione e relativi richiami, poi bastarono  le autodichiarazioni dei genitori sulle vaccinazioni e tutto si doveva trascrivere sui registri di classe. Guai a sbagliare! I rimbotti dei direttori scolastici erano severissimi. Dopo più nulla. Le vaccinazioni persero l’obbligatorietà e noi insegnanti ci liberammo di un lavoraccio. Negli anni seguenti e non obbligatori  non ho notato nulla di evidente sulla salute generale degli alunni, se non una diminuzione delle malattie esantematiche, che comportano sempre almeno 10 giorni di assenza, e un leggero incremento di scarlattina e parotite. Negli ultimi due anni si è registrato un incremento  di herpes zoster e polmonite. Nessun alunno mi ha mai contagiato nulla, a parte l’influenza (cosa peraltro reciproca), ma ricordo gli enormi problemi di tre mie colleghe che furono contagiate dalla varicella e sesta malattia e che ebbero complicazioni lunghe e non indifferenti e si dovettero assentare dal lavoro per oltre un mese. La scorsa settimana un bidello della mia scuola ha beccato il morbillo.

Non sono un medico, sono una persona che si affida alla scienza e a quest’ultima riconosce gli enormi progressi fatti nel campo della salute e, riferendomi specificatamente ai vaccini, non si può non riconoscere negli Stati con vaccinazione obbligatoria la scomparsa di tremende malattie, ad esempio  vaiolo e polio. Non entro, pertanto, nella diatriba, anche medica, della pericolosità dei vaccini, scientificamente non provata, e mi basta constatare l’allungamento della vita.

Sul diritto decisionale dei genitori verso la salute dei figli ho, invece, le idee chiare. Un genitore può decidere di non far vaccinare il figlio nella misura in cui quest’ultimo non diventi, poi, un onere per gli altri e lo Stato. So che è forte e brutto dirlo così, ma questo è quanto. Il  genitore può anche assumersi la responsabilità di non far vaccinare il figlio per le malattie infettive a patto che lo faccia crescere sotto una stretta campana di vetro. Così non è,  quindi si ha il dovere di vaccinazione verso la salute del minore e verso la collettività e il sistema sanitario. Le malattie costano, si sa.

Un ultimo aspetto mi porta a essere ulteriormente a favore della nuova legge sulla obbligatorietà dei vaccini e riguarda i cambiamenti demografici cui stiamo assistendo.  Per non farla troppo lunga e dirla diretta… nei dati medici mondiali si legge ad esempio che per il morbillo sono proprio  i Paesi centro Africani ad essere oggi con minore copertura vaccinale. Molti di questi sono Paesi dove esistono fortissima instabilità politica o guerre e quindi le campagne di vaccinazioni sono quasi impossibili. Alcuni di questi sono in situazione epidemiologica seria e proprio da quest’ area arrivano i migranti che sbarcano in Italia, in assenza di qualunque regime di  screening sanitario o quarantena prevista. C’è quindi ragionato timore che presto  i dati sanitari di morbillo o altro, peggioreranno.

Sicuramente, però, mi lascia molto perplessa la violenza del nuovo DDL per i contenuti che esprime. Obbligare in poco meno di due mesi milioni di bambini e ragazzi a sottoporsi a 8-12 vaccinazioni, pena la non frequenza a nido e infanzia o salate sanzioni alle elementari, medie e licei, è allucinante, anche a livello organizzativo,  per le famiglie, per le aziende sanitarie e per le scuole. Minacciare, poi, presidi e insegnanti e soprattutto assegnare multe alle famiglie fino a 7.500 euro e decretare addirittura la possibile  sospensione della patria potestà per chi non vaccinerà, è aberrante.

E’ la “cultura del dubbio” sui vaccini che si è espansa in questi ultimi decenni a giustificare e rendere necessaria  tanta costrizione o, in assenza oggi di una vera emergenza sanitaria,  è solo l’incosciente fretta di legiferare di questi nuovi governanti in odore di onnipotenza?

Ora più che mai si rende necessaria una legge sì decisa, ma capace di informare, aggiornare, dare serenità, convincimento e  tempi adeguati a quanti sono ancora nel dubbio delle vaccinazioni e all’entourage organizzativo.

Minacce e terrore non hanno mai fatto bene a nessuno.

Ah, scordavo: pare che anche gli insegnanti  e gli operatori sanitari (e anche gli impiegati pubblici) avranno l’obbligo di vaccinarsi. E chi non vorrà farlo? Sarà licenziato. Punto.

Un pensiero bello

18 domenica Set 2016

Posted by ili6 in Articoli, scuola, Senza categoria

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emozioni, fine dell'estate, genitori e figli, pensieri belli, primi amori, ritorno a scuola, scuola, vita di maestra

innamorati

Primi giorni di scuola in una quinta elementare qualsiasi. Complice una gradevole lettura sulle vacanze e sui primi amorini estivi, la domanda della maestra è scontata. Non lo sono parecchie  risposte degli alunni:

Maestra-E voi in estate vi siete innamorati? Su, raccontate! Non voglio curiosare, non voglio nomi, ma ditemi se e  perchè vi siete innamorati.

G.:-Sì, mi sono innamorato dei suoi occhi colore del cielo.

D.:-Sì, era bello, elegante, noi diciamo figo, e mi faceva ridere.

F.:Dai, maestra,…lo sa tutta la scuola che da un anno io…io ho un pensiero bello in questa classe. Non potevo innamorarmi di un’altra!

Maestra:- Giusto!

S.(il pensiero bello di F.): -No, ho già il mio pensiero bello.

K.– Non farmi pensare, maestra! Dovrò aspettare giugno per rivederlo! ( si emoziona e le scappa una lacrima).

Maestra.- No, non pensarci, giugno arriverà presto.

E:-No, tutti i ragazzini di questa estate erano insipidi.

Maestra: Caspita!

C.:-Io sì, ma lei no. Pensava a mangiare gelati. Si farà una buffa!

S.(fidanzata da due anni con L).- No, io sono già impegnata.

Maestra:-Così tanto da non avere distrazioni, brava! Cosa ti piace di lui?

S.– Tutto.

L.(fidanzato da due anni con S.): – Io non mi sono innamorato, ma due si sono innamorate di me.

S.(saltando dalla sedia):- E tu che hai fatto?!?!

L.-Niente, lo giuro!

Maestra: Niente perché sei anche tu innamorato?

L.– Certo e di lei mi piace Più. Di. Tutto. (S. si siede, occhi dolci, guance come il fuoco).

A.:-Non me lo chiedere, maestra, perché non te lo dico.

Maestra: ok, ok.

R.:-Non lo so. Mi piaceva la sua voce e come mi parlava. Mi piaceva fare giri in bici insieme e nuotare con lei. Non lo so, ma la penso ogni giorno.

Un compagno gli chiede:- Ti manca?

R.– Sì.

Compagno: -Allora ti sei innamorato.

N:– Sì, mi sono un poco innamorata, ma già non ci penso più.

Maestra:-Oh!

N:– Ci saranno amori migliori.

Maestra: Già. Hai ragione.

P.:- No, mi vergognavo a innamorarmi.

Compagna:- Ma che c’è da vergognarsi? Sono pensieri naturali.

P.:– Poi mia mamma, mia zia, …mi avrebbero preso in giro.

Compagno:- Mica glielo dovevi dire!

P.:-Quelle si accorgono anche di una zanzara che vola nella casa accanto!

Maestra: Altri vogliono aggiungere qualcosa? No? Ok. Grazie per queste risposte, mi avete fatta tornare ragazzina di 10 anni, con i miei primi batticuori! Belle sensazioni, anche qualche sofferenza, insomma sentimenti uguali a quelli che molti di voi state provando. Sono identici  anche alle sensazioni che i vostri genitori provarono alla vostra età: affetti, simpatie, amicizie forti, che hanno avuto anche loro. Non chiamiamoli amore, non lo sono ancora. Chissà se per i vostri genitori  quei pensieri belli finirono presto, come quello mio per Gaetano, o se continuarono a lungo o per sempre. Chiedeteglielo, saranno contenti di parlarne e anche di ascoltarvi. Potrebbero consigliarvi tante cose. Non abbiate timori, nessuno sarà preso in giro e non si arrabbieranno.  Se vi viene qualche dubbio loro sapranno risolverlo nel modo giusto. I genitori sono le guide più esperte, più fidate, della vostra vita. Soprattutto non affidate le vostre prime cotte  a un telefonino o a Facebook. Il vostro punto di riferimento sicuro sono mamma e papà, non dimenticatelo mai.

F:– Maestra, ora posso sedermi con S.?

Maestra:– Cioè con il tuo pensiero bello? Ma sì,  mi piacciono i pensieri belli, però… niente distrazioni quando si studia! 😉

 

Polvere di stelle

06 venerdì Mag 2016

Posted by ili6 in Articoli, Libri, scuola, Senza categoria

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alunni, auguri, bambini, dediche, desiderio, Einaudi Ragazzi, emozioni, essere genitori, festa della mamma, libri belli, mamma, nascita, Polvere di stelle, scale di vita, Stefano Bordiglioni, stelle, vita, voglia di dolcezze

-Mamma, ma io dov’ero prima di nascere?

-Su una stella, piccolo mio.

-E che facevo sulla stella?

-Aspettavi.

-Che cosa aspettavo?

-Aspettavi che io e papà ti venissimo a cercare. Aspettavi di nascere.

-E come ho fatto a scendere dalla stella?

-E’ stato facile, piccolo mio: io e il tuo papà ti volevamo così tanto che il nostro amore ha costruito una scala lunghissima nel cielo. Così tu sei potuto scendere.

-E come facevate, tu e il papà, a sapere che io ero proprio su quella stella?

-Lo sapevamo e basta. Non potevi essere da nessun’altra parte: la tua stella brillava più forte delle altre. Eri tu che dicevi “Mamma, papà, sono qui”. Eri tu che ci chiamavi.

-Vi chiamavo?!

-Certo, ci chiamavi fortissimo, perché eri stanco di startene tutto solo lassù sulla tua stella.

-E voi avete costruito la scala…

-Certo, anche noi eravamo stanchi di stare lontani da te e così abbiamo costruito una scala che arrivasse fino in cielo.

-Mamma, ma anche tu prima di nascere avevi una stella tua?

-Certo, piccolo mio. Anche io avevo una stella tutta mia. Anche io ero polvere di stelle.

-E anche papà?

-Sì, anche papà.

-Tutte le persone hanno la loro stella prima di nascere?

-Sì, piccolo mio, tutte le persone hanno la loro stella e lì aspettano che una mamma e un papà costruiscano una scala per loro.

-E anche il mio gattino aveva la sua stella?

-Certo, anche Briciola era polvere di stelle e ha aspettato che la sua mamma e il suo papà lo cercassero. Tutti noi esseri viventi siamo fatti di polvere di stelle e aspettiamo lassù, da qualche parte dell’universo, che l’amore di una mamma e di un papà ci faccia nascere.

 

Stefano Bordiglioni

cop

Copertina e scheda del libro qui

Questo brano,  tratto dal libro  “Polvere di stelle”, di Stefano Bordiglioni, edito da  Einaudi Ragazzi, è presente nel libro di lettura adottato dalla mia classe.

Quando lo lessi, prima di proporlo agli alunni, mi emozionai non poco. Rimasi, però, un attimo perplessa pensando ai miei bambini di dieci anni, alcuni parecchio agitati e  turbolenti,  e tutti già con le tipiche, difficili caratteristiche preadolescenziali. Che ne avrebbero pensato di un brano così dolce, lieve e poetico? Chissà che smorfie e sorrisetti maliziosi…

Quanto mi sbagliavo! Le emozioni non hanno età.

L’altra mattina dissi agli alunni che avrebbero ascoltato una bella lettura e, nel leggerla, misi tutta me stessa.  Nella classe scese il silenzio più totale  sin dalle prime battute e quando finii di leggere, inaspettato e spontaneo, partì  l’ applauso della classe.  A grande richiesta, e con piacere,  dovetti leggere “Polvere di stelle” tre volte di seguito e mi accorsi anche di occhietti lucidi.

-Vi è piaciuta, vero?

-Tantissimo, maestra! E’ troppo bella! Leggila ancora!

-No, sarete voi a leggerla, invece, alla vostra mamma per la sua festa. Vedrete che le piacerà. Esercitatevi bene, dando la giusta intonazione, con le dovute pause e domenica, prima di consegnare il vostro biglietto alla mamma, leggerete questo brano ad alta voce proprio a lei.

-La mamma si emozionerà!

L’indomani, pur non avendo lettura, erano tutti con il libro aperto e si esercitavano a leggere. Così li ho ascoltati con attenzione e sono stati eccellenti. Alcuni ne avevano anche memorizzato delle parti.

-Ma ditemi, perché questo brano vi è così tanto piaciuto?

-Perché parla della mamma. -Perché è a due voci. -Perché è dolce. -Perché è scritto bene. -Perché parla del mistero della nascita. -Perché siamo delle stars, wow!

-Vero, ma vi è piaciuto solo per questo? Perché in molti vi siete così tanto emozionati?

Interviene il più pestifero e distrattone della classe: -Maestra, mi è piaciuto perché parla di noi bambini e mi sono emozionato perché mi ha fatto capire che mamma e papà mi hanno desiderato.

Continua Lucia: –Sì, anche io mi sono sentita  desiderata, voluta, cercata.

Conclude Sofia: –Non siamo nati per sbaglio. Siamo nati dall’amore di quella  scala. Però, chissà che fatica hanno fatto mamma e papà per tenere ferma quella scala così lunga!

Iniziano a discutere tra loro e decido di non intervenire, non è più necessario, ma sto in ascolto e ciò che sento mi piace e comprova quanto sanno essere belle le emozioni e quanto tutti  abbiamo bisogno di conferme e dolcezze. A qualsiasi età.

Nel complimentarmi ancora con l’autore, dedico questo brano a voi genitori che avete voluto e saputo costruire quella scala per raccogliere le vostre stelle, ai miei genitori che mi hanno raccolta lassù, e anche a tutti quei genitori mancati che, pur avendo tentato di costruire quella  lunga e faticosa scala, non sono riusciti a trovare la loro stella.

La “Buona (?) Scuola” (???)

22 martedì Mar 2016

Posted by ili6 in Articoli, scuola, Senza categoria

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Tag

avvilimento, bonus renzi, contingente per il potenziamento, Costituzione Italiana articolo 3 e 34, Gelmini e Fornero, insegnanti, La buona scuola, legge 107 del 2015, privatizzazione, PTOF, scuola, Scuola dell'Infanzia, Scuola statale, superpoteri ai presidi

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I punti interrogativi sono grandi quanto una casa, cosa ci sia di buono  ancora non è chiaro, anzi è scuro come una notte buia e tempestosa.

Potrei scrivere un post chilometrico a sostegno degli interrogativi, ma non ne ho voglia, mi sento avvilita e  svuotata. Ho sempre lavorato con serietà e gioia e creduto nella Scuola Statale Pubblica e nella Costituzione Italiana. L’art. 3, ad esempio, e l’articolo 34 che, tra l’altro, recita: ”La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore impartita per almeno 8 anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti dell’istruzione. La Repubblica rende effettivo questo diritto…” Quale Scuola??? Quale Repubblica???

Stavolta non parto dal recente passato; non voglio ricordare lo sfacelo della Gelmini che ha eliminato in un sol colpo la cosa più bella e importante della Scuola Primaria Statale, l’insegnamento modulare; non voglio parlare della riforma pensionistica della Fornero, che costringe anche gli insegnanti a restare a scuola oltre i 65 anni, pur essendo chiaro che per  insegnare bene a bambini e ragazzi si richiede anche grande prontezza e forza fisica e mentale. Stavolta  resto ai nostri giorni, alla Legge 107 del 2015, alla Buona Scuola di Renzi, appunto, che sta muovendo i primi (incerti, se non disastrosi) passi. Li riassumo brevemente nei punti più eclatanti al pubblico, già parlarne mi infonde un leggero stato di nausea:

–SUPERPOTERI ai presidi. Se si dà un’occhiatina ai PTOF (Piano triennale offerta formativa)di quest’anno già si notano i primi effetti dei superpoteri: incarichi a josa  ad alcuni docenti sceltissimi che dominano in ogni versante  della scuola. Sempre gli stessi. Ogni incarico si traduce in soldini, ovviamente. Poca roba, si sa, siamo statali, ma si assicura un gruzzoletto extra ai docenti graditi al preside, altri si ignorano, pur referenziati e disponibili. Bello, vero?

-CONTINGENTE PER  IL POTENZIAMENTO. In ogni Scuola sono arrivati e sono all’opera un certo numero di insegnanti per arricchire il curriculo, potenziando  l’offerta formativa della scuola. Magnifico, direte. Quasi, dico. Perché questi poveri insegnanti non sanno che pesci pigliare. Una quota oraria è destinata alle supplenze, quindi tappabuchi, la restante serve a realizzare un progetto di ampliamento. Progetti validi sulla carta, ma che non si capisce quando e come realizzarli. In ore aggiuntive pomeridiane? Le scuole aperte di pomeriggio creano problemi e costi non indifferenti :bidelli, segreteria, genitori disponibili alla frequenza, mensa, etc…Nelle mie ore di programmazione? E io, insegnante di ruolo che ho un chiaro e fermo  programma da svolgere in quelle ore, che faccio? Quando lo faccio? Cedo due ore a te? Fai tu la mia lezione? No? Una confusione che mortifica tutti.

BONUS 500 Euro. Un regalo-compensatorio dei tantissimi soldi tolti con il blocco degli stipendi. Quest’anno  c’è una lunga lista per poterli spendere. Se li spenderai, rendicontati, il prossimo anno ti saranno ridati, ma con lista riveduta e accorciata. Se non li spenderai, niente bonus futuro. Quindi spendiamoli! Tutti in tecnologia, ovviamente, al massimo libri. In realtà questi soldi sono destinati all’aggiornamento e già si prevede che il prossimo anno saranno utilizzabili quasi esclusivamente per questo. Quindi? Quindi sin da adesso i corsi di aggiornamento organizzati da privati, sono già alle stelle! Per fare un esempio: lo stesso gruppo (sindacale) di docenti che un  anno fa ha proposto un aggiornamento di inglese per 40 euro, oggi lo propone a 140 euro, stesso programma, stesso monte ore. E chiamateli fessi…

-SCUOLA DELL’INFANZIA. Uno dei punti più dolenti, più amari della legge 107. La Scuola Materna Statale, importantissima, gratuita, presto non esisterà più e diverrà, per la fascia 0-6 anni, a gestione regionalcomunale e familiare, una specie di sistema integrato che praticamente  coinvolge  cooperative, fondazioni e similari. Le famiglie pagheranno una quota capitaria, le insegnanti di ruolo nella scuola statale non si capisce che fine faranno. Si chiamerà Servizio educativo per l’infanzia e non Scuola. La differenza sarà enorme, lo si evince già dalla nuova terminologia e il tutto sarà in balìa degli “umori” politico-economici degli Enti locali e delle fondazioni private. E chi non potrà pagare la quota? Che si arrangi: una nonnina nel quartiere per tenere il pupo da 0 a 6 anni si troverà. O magari la mamma rinuncerà a lavorare visto che ha avuto la felice idea di mettere al mondo un figlio! Il Ministro Madia, intanto, blocca assunzioni e concorsi per un settore scolastico che necessita di molto personale  e prende tempo per definire la questione. Tanto per dire:  a Roma mancano 600 insegnanti e nel prossimo anno scolastico si chiuderanno parecchie  sezioni statali in tutta Italia. A Torino le cooperative hanno già preso in appalto 9 nidi pubblici sui 50 comunali. Ma forse i torinesi possono permettersi di pagare.  Sarà così nel resto d’Italia? Cosa recita l’articolo 34 della Costituzione Italiana???

Ci sarebbe tanto altro da scrivere, ma mi fermo, non voglio amareggiarmi oltre e amareggiarvi. Arriva la Pasqua ed è meglio pensare ad altro.

BUONA PASQUA a chi leggerà e auguri alle vostre famiglie di pace e serenità. AUGURI anche alla SCUOLA Statale Italiana, buona o mediocre che sia, e a tutti i suoi studenti. 

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“Quali Diritti scegli?”

27 venerdì Nov 2015

Posted by ili6 in Articoli, scuola, Senza categoria

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Tag

calendario, costume e società, Diritti dei bambini e degli adolescenti, diritti e doveri, fratellanza, Laura Pausini, ONU, paure, UNICEF

Sono stata e sono ancora impegnata in un corposo lavoro scolastico sui Diritti dei Bambini e dell’Adolescenza che abbraccia legalità e convivenza democratica, nonché tutta l’inquietante realtà che ci sta  circondando, dai migranti a Parigi, dalla Siria all’Isis. Gli alunni stanno seguendo con interesse e interagendo in maniera tale che da giorni e giorni non riesco ad assegnare uno straccio di compito: ognuno deve  intervenire, ognuno vuole portare un esempio, qualcuno ha  una soluzione pronta,  tutti hanno sentito alla televisione che… ,ecc… : assicurati diritto di espressione, parola e opinione! E i doveri? Anche, anche…

Dopo aver presentato i 54 diritti della Convenzione Onu del 1989 e aver letto, discusso e analizzato i 40 riscritti con linguaggio semplificato dall’Unicef, dopo aver letto due libri sui diritti umani e aver fatto vedere documentari, filmati, immagini che evidenziano come non tutti i bambini del mondo hanno assicurati i diritti, nemmeno i fondamentali come cibo, medicine e una casa, dopo fiumi di parole, esempi e conversazioni , chiedo agli alunni di riflettere con calma e di scegliere due diritti ciascuno tra i quaranta esaminati, quelli che ritengono inviolabili, quelli che dovrebbero avere tutti i bimbi del mondo e di indicarmeli l’indomani, anche dopo averne discusso coi genitori, per arrivare alla selezione di 12 diritti al fine di realizzare un calendario illustrato.

Certa che avrebbero scelto il diritto di avere una casa, di giocare, di andare a scuola, di avere un nome, una famiglia, di essere tutti uguali, di rispettare le varie religioni, di non lavorare,  preparo materiale e disegni, foto, canzoni, poesie su questi diritti per offrire degli stimoli maggiori alla riflessione, ai disegni, al pensiero scritto.

Stamattina a scuola si va alla scelta e alla selezione dei 12 diritti che illustreranno nel nostro calendario 2016 e… arrivano le sorprese. Le mie previsioni erano quasi tutte sbagliate.  Gli alunni non hanno scelto i diritti che già posseggono, ma che  altri bambini del mondo non hanno, hanno scelto ciò che stanno inseguendo e, soprattutto, hanno scelto le loro paure.

A votazione e stragrande maggioranza hanno deciso per il diritto di privacy, il diritto di formare gruppi, di opinione ed espressione, di essere informati e difesi se rapiti,  diritto a mantenere contatti con entrambi i genitori anche se separati, diritto ad essere difesi dalle droghe e dagli abusi sessuali, diritto di non lavorare, diritto alla salute. Dovendo arrivare a 12, mi hanno quasi fatto un favore personale quando ho suggerito il diritto al gioco, i diritti dei disabili e il diritto alla vita.

Non sono mancati suggerimenti chiari ed espliciti, molti già contenuti nella Convenzione dei Diritti, ma che loro avrebbero voluto rimarcare meglio: il diritto di essere una bambina uguale a un bambino, senza divieti e ostacoli perché femmina, il diritto di fare un lavoretto estivo per genitori e parenti con relativo aumento di  paghetta , il diritto di non andare a scuola se la sera si è fatto tardi, il diritto (da italiano) di mettere una guardia giurata accanto a ogni migrante che accogliamo per capire se è  pericoloso o meno.

Alla fine mi chiedo se sono stata io a non aver saputo coinvolgere la classe a tal punto da far comprendere che certe necessità umane che loro hanno la fortuna di possedere, diventano sogno per altri bambini meno fortunati o se ho messo troppo impeto su certi diritti e meno su altri, influenzandoli.  Può darsi o forse sono loro che, dando per sicuri e scontati alcuni diritti, sono andati decisi verso altri aspetti che (giustamente, per carità!) li preoccupano per il loro futuro, mettendo in secondo piano la globalità e la fratellanza insita nell’argomento.

Individualismo? Personalizzazione? Un bel pizzico di egoismo? Insicurezza? Maturità? Coerenza? Non so. So che sono sì bambini di nove anni, ma non smettono di sorprendermi, nel bene e nel meno bene.

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