• Cookie Law
  • Info

Marirò

~ "L'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque"

Marirò

Archivi della categoria: Musica

Bolero

31 lunedì Lug 2017

Posted by ili6 in Articoli, I miei racconti, Musica, Senza categoria

≈ 56 commenti

Tag

Agosto, Bolero di Ravel, catarsi, condomini, convivenze, estate, I miei racconti, Maya Plisetkaya, musica, racconti sotto l'ombrellone

0

Cris abita in un palazzetto un po’ aristocratico e un po’ demodè da quasi un anno. Un voluto trasferimento lavorativo l’ha portata in quella bella e fredda città del Nord e, benchè le manchino tanto il suo Sud e la sua famiglia, non se ne lamenta e considera tutto come una necessaria parentesi di vita o come una opportunità di cambiamento. La città è interessante, c’è sempre qualcosa da vedere nei  pomeriggi liberi: mostre, monumenti, paesaggi, quartieri eleganti. Per il resto le sue conoscenze si fermano all’ambito lavorativo e, seppur superficiali, tra qualche famigliola del palazzotto. Non ha ancora chiaro chi abiti quei nove appartamenti, sa che in quello sopra di lei sta una anziana coppia di coniugi, peraltro fredda e distaccata, tipico di chi non vuole avere rapporti con “stranieri”, in quello di fronte vivono due sorelle avanti negli anni con cui ha preso qualche the e speso alcune chiacchiere e l’appartamento sotto è di un vedovo, un cardiologo che vi abita  con due ragazzini e l’anziana madre, signora gentile e sorridente, forse l’unica ad averla accolta in quello stabile, dopo il portiere. Cristina non dà fastidio a nessuno, è attenta alle regole di civile convivenza e non ha tempo e voglia di instaurare vere amicizie. Aspetta Ferragosto per ritornare a casa sua, dove il cielo è azzurro come i suoi occhi e il mare ha tutte le tonalità del blu. Dove ha lasciato lui. Dove forse lui non l’attende più.

Pochi giorni fa, però, in una notte calda e stellata, per la prima volta Cristina arrecò disturbo e qualche scompiglio tra gli abitanti del condominio. Inquieta e pensierosa, si sentiva sola come non mai e ebbe una decisa crisi di nostalgia per la sua famiglia, per gli amici, la sua casa, il suo blu. E per lui.
Per calmarsi era necessaria un po’ di buona musica; Cristina sapeva che era già trascorsa l’una e poteva infastidire qualcuno, ma al diavolo tutto e tutti. Così accese lo stereo a tutto volume e le note del Bolero di Ravel invasero i suoi pensieri, l’appartamento e lo stabile. Quella melodia uniforme, ripetuta e crescente, pazza e provocatoria, lei sa anche ballarla, non su un tavolo come vide magnificamente fare a una ètoile a teatro, ma a piedi nudi su un tappeto. E’ una musica che le ha sempre dato forza, magia, catarsi e sostegno. Così, al lieve attacco del flauto, Cristina accennò qualche timido passo di danza per prendere il ritmo e, quando sentì l’ingresso del clarinetto e del fagotto, tentò di svuotare i pensieri e iniziò a infondere plasticità al suo corpo con semplici movimenti geometrici. Ah, se lui l’avesse vista in quel momento mentre alzava lentamente le braccia o inarcava la schiena: sarebbe rimasto incantato! Ma lui, il suo lui, chissà dov’era.   Nella partitura entrarono altri gruppi strumentali dagli impasti timbrici sempre più complessi e raffinati e lei mise forza, ampiezza e stile ai movimenti, seguendo il ritmo del tamburo che le faceva martellare cuore e mente. Cris era straordinaria nella sequenza crescente e sferzante dei movimenti, sempre più sensuali e decisi. Accompagnava il crescendo musicale con piroette, piegamenti, abbracci e sguardi sempre più fieri e determinati. Se solo lui avesse incontrato quegli sguardi! Avrebbe capito che lei stava affrontando tutto con estrema forza per il loro futuro. Avrebbe meglio compreso l’ opportunità che gli stava offrendo con quel lavoro al Nord: lasciare tutto e tutti per correre da lei, per cambiare vita, insieme, per sempre.
La musica del Bolero si avvicinava al culmine con la progressiva partecipazione di tutta l’orchestra e riempiva ogni angolo dell’appartamento. Cris sentì lo squillo del telefono e il campanello della porta, sicuramente il portiere e qualche altro suo vicino erano corsi per protestare, ma lei ignorò e continuò la sua danza forsennata, incantatoria, orgiastica. No, no, lui non l’avrebbe mai seguita, non sarebbe stato capace di dare un colpo di spugna a quel tanto o poco che aveva costruito laggiù, e lei lì non poteva farne parte. No, no…era arrivato il tempo di chiudere.
Nell’accordo dissonante finale del Bolero si ritrovò a terra in posizione balasana. Lentamente riprese a respirare, aprì gli occhi e, nel silenzio ritrovato, attese che il ritmo del cuore tornasse normale. Poi si sdraiò supina e stette a lungo a osservare gli stucchi del soffitto di quella stanza. Sentiva movimento sulle scale e qualche borbottio e decise di non farci caso. Si alzò, fece una lunga doccia, poi andò a dormire senza sogni.
Il pomeriggio seguente preparò dei biscotti al pistacchio e cannella, antica ricetta di famiglia, e ne lasciò due vassoi in portineria per chi avesse voluto assaggiarli. Accompagnò i vassoi con un biglietto di scuse rivolto a tutti gli abitanti del palazzo. Il portiere non mancò di riferire qualche lamentela e la pregò di non ripetere l’accaduto.

La domenica si annuncia assolata, ma non caldissima grazie al maestrale e Cris decide di andare a pedalare sul lungofiume. Mentre sta per uscire il portiere la blocca e la informa che i biscotti erano buonissimi e sono stati molto graditi,  soprattutto dalle sorelle dirimpettaie, dal cardiologo e da sua madre. Quest’ultimo ha lasciato per lei un biglietto : “Ottimi sia i biscotti che le note vorticose dell’altra notte. Si potrà ripetere, ogni tanto. Armando.”
Cristina adesso sa il nome del medico incrociato tre o quattro volte sulle scale con distratti buongiorno e buonasera. Di lui non sa altro, solo poche notizie dette dalla madre quando entrambe scambiano due parole mentre si ritrovano a stendere i panni nei rispettivi balconi.
Qualcosa le dice che ci sarà modo e tempo per saperne di più.

Sereno e felice Agosto a chi passa da qui

Di Pooh, ragazzi e automobilisti

24 venerdì Giu 2016

Posted by ili6 in Articoli, Musica, Senza categoria

≈ 35 commenti

Tag

alzare l'ingegno, automobilisti, concerti, emozione, grandi eventi, Messina, Pooh, posteggiatori, ragazzi, sere d'estate, stadio, tempi di magra, viabilità

IMG_0957

Cosa può accadere in una piccola città del Sud quando si realizza un evento che richiama 35.000 persone in una sera? Il caos? La paralisi totale della città? Soldi a valanga? Beh, forse questi effetti ci sono anche stati, non ne sono certa perchè il caos l’ho vissuto di striscio, ma ho visto anche tanto ordine e compostezza e i soldi, se ci sono stati, non sono andati a me. Di certo ho notato l’alzata di ingegno di tante persone, cosa che in questi tempi di magra è anche comprensibile.

La città è Messina, l’evento è stato il concerto dei Pooh e l’alzata di ingegno l’hanno realizzata un sacco di ragazzi trasformandosi in posteggiatori per gli spettatori che hanno riempito lo stadio in una bella ed emozionante sera di inizio estate.

Il sindaco della città, giustamente preoccupato, ha tempestato giornali e radio di ordini e consigli per la viabilità, predisponendo blocchi stradali, sensi unici, posteggi comunali a pagamento differenziato secondo la distanza dallo stadio(da 13 a 8 euro), bus navetta a 2 euro con corse da vari punti della città  e, nonostante questo,  strade e  autostrade si sono comunque bloccate. Inevitabile. Perché a quel concerto non c’erano solo i messinesi , ma migliaia di persone provenienti da tutte le province della Sicilia e anche dalla Calabria. I Pooh piacciono, inutile dirlo, e il concerto di Messina ha unito generazioni di nonni, genitori e figli, tutti insieme per rendere omaggio ad una delle band italiane più apprezzate, formata da musicisti seri e bravi che si sono esibiti al gran completo per l’ultima volta, regalando momenti di performance musicale eccellenti, grandi effetti scenografici e commozione.

Ma torniamo ai simpatici ragazzi che vivono nei grandi condomini che circondano lo stadio di Messina. Non so se è una consuetudine per ogni manifestazione che avviene al S. Filippo, per me era la prima volta in quello stadio ed è stata la prima volta che ho visto “espropriato” ogni cortile, ogni slargo, ogni posteggio, ogni stradina, ogni box e garage privato di ciascun complesso nelle adiacenze dello stadio per far posteggiare noi spettatori.

 I posteggi comunali bastavano a stento per la miriade di bus turistici arrivati da ogni dove. E noi poveri automobilisti? Nessun problema: seguimi e per soli 10 euro posteggi a casa mia!

Così i ragazzi di ogni condominio si sono dati da fare: con cartelli e motorini, dopo aver fatto sparire le auto di chi abita in quelle case, sistemate altrove per quella notte, aprono cancelli e saracinesche, ti guidano col motorino per le viuzze interne di quegli enormi complessi e riempiono all’inverosimile ogni spazio utile. Dentro i cortili  sono organizzatissimi: chi fa il posteggiatore, chi stacca i bigliettini colorati, chi incassa i soldi, chi ti chiede se nel frattempo vuoi lavati i vetri dell’auto, chi vende nelle borse frigo gelati, ghiaccioli e bibite a prezzi stracciati. Non sono le persone che puoi incontrare ai semafori delle strade, sono i ragazzi che abitano negli appartamenti di quelle case, mi spiega una simpatica morettina mentre mi chiede se, per soli 5 euro, al ritorno voglio trovare l’auto con tutti i vetri puliti. Dice anche che si è unita al gruppo con un po’ di titubanza per via degli esami di maturità che deve affrontare a breve, ma che un piccolo guadagno le fa tanto comodo. Così mi avvio al concerto con la consapevolezza che al ritorno guiderò meglio: i vetri puliti sono importanti quando si guida di notte!  🙂

IMG_0946

Note amiche

13 mercoledì Apr 2016

Posted by ili6 in Articoli, Musica, Senza categoria

≈ 55 commenti

Tag

antistress, Blue Moon, jazz, melodie, musica, note amiche, ricordi, vita

Ci sono note, melodie, canzoni che ti sono amiche. In qualche modo sono legate a te e riescono a darti ancora e ancora tanto e  a riempire i pensieri di cose buone, lasciando fuori ciò che merita solo di essere stracciato.

Proprio ieri sera ho cercato una delle mie note amiche,  un celebre motivo che appartiene a un genere musicale, il jazz, che non prediligo in modo particolare. Ma il jazz soft sì, spesso lo cerco e lo canticchio e  lascio che mi accompagni anche nei ricordi.  Una melodia in  particolare  mi fa tornare a certi momenti della mia vita, a certe sere estive quando, ragazzina,  seduta sui gradini di pietra lavica del giardino dei miei nonni, tentavo con  la mia  ukulele di accompagnare mio zio che, col suo clarinetto, intonava Blue Moon. Bei momenti, che oggi mi mancano, ma che sanno venirmi incontro quando ne ho la necessità.

E le tue note amiche quali sono?

Capitani…

12 sabato Mar 2016

Posted by ili6 in Articoli, Musica, Senza categoria

≈ 46 commenti

Tag

capitani coraggiosi, Claudio Baglioni, concerti, emozioni, fatica, Gianni Morandi, marito e moglie, musica, uomini, vita

Gli uomini: sempre faticosi e complicati! Spesso sudiamo  sette camicette per portarvi dove  noi donne desideriamo. Vi dobbiamo prendere per il verso giusto, montare scenette, programmare tempi e modi, … ma che fatica! Se dovete dire un sì, perché capita che è un sì, fatelo subito, senza tergiversare, senza costringerci a manfrine e tarantelle, senza farci scontare per giorni quel sì che poi vi potrà anche piacere. Echecavolo! Alla lunga  potremmo  stufarci, eh! Dite che le ingarbugliate siamo noi, eccertochesì, ci ammatassiamo  se per ottenere una quisquilia dobbiamo progettare per mesi! Una lotta, siete una lotta continua e costante!

Due mesi fa, ad esempio,  ho dovuto progettare minuziosamente  un’idea  per  “incastrare” il mio coniuge e se non ci fosse stata anche la fortuna di mezzo….

Conosco  i suoi momenti “giusti” e così, in uno di questi ho buttato la richiesta: -Mi piacerebbe vedere quel concerto, mi accompagni?

-Eh, uh, oh, ok.

IMG_0638

 Okkey!!!  Non  ne parlo più, prendo l’ok e lo lavoro per bene,” ‘nzamai” rimuginasse  e cambiasse idea.  In realtà l’idea lui la cambia, ma in modo “soft”. Al momento di acquistare i biglietti gli chiedo se preferisce andare il venerdì o il sabato. Un grande errore, il mio, e lui, ironico, risponde che andremo  giovedì. Ma il concerto di giovedì non c’è !!!  Incasso il colpo, me ne dico di cotte e di crude, faccio l’ offesa per  due giorni,  sono  arrabbiata e delusa. Ma gli sto chiedendo la luna?!?  Poi dimentico, restando sempre all’erta.  Non trovo amiche disponibili per andare, ma quel concerto IO voglio vederlo!

Improvvisamente il web mi informa che per l’enorme richiesta di fans, il duo Morandi-Baglioni aggiunge un’ulteriore  data in Sicilia e sarà di giovedì. In un nanosecondo acquisto i biglietti via Internet e quando glieli presento, lui mi dice: -Allora non hai capito.

-Sì, tesoro, ho capito perfettamente. Andremo di giovedì, come hai detto tu, giusto?

-Ma…

-Faranno tre serate, hanno aggiunto il giovedi  per farti contento!

Si azzittisce e io pure. So che non devo  gridare vittoria e soprattutto so che andrò al concerto di  Baglioni, l’uomo che con le sue canzoni ha accompagnato la mia vita e tutti i momenti belli e meno belli trascorsi con mio marito.  Claudio…l’uomo con cui volentieri sarei fuggita,…vabbè, vaneggio… Ci sarà anche Morandi, mi sta bene,  lo considero il bravo ragazzo, il buon vicino di casa, il cantante di alcuni bei pezzi.  Claudio è un altro discorso…tutto e solo mio, ovviamente. Ho visto già altri suoi concerti, in uno sono persino riuscita a sfiorargli una mano…ok, ok, datemi della scema, accetto tutto: lo adoro!

Arriva il gran giorno. Ci penso da tre e non sto nella pelle, ma mi contengo alla grande. Lui pare l’abbia scordato e  glielo ricordo al mattino, di sfuggita.  Forse si lamenta, forse no, boh, poco importa…si va al concerto! Nel pomeriggio non riesco più a contenermi, mi faccio bella, mi sento agitata come una ragazzina. In fondo i concerti servono a toglierti di colpo decenni di dosso: canterò e ballerò, ne sono certa. E sognerò. E lui? Dormirà? Sbufferà?  Pare calmo e rassegnato, magari gli piacerà, chissà.

Verso le 18.00 gli dico che i nostri posti  non sono numerati e sarebbe opportuno andare per sistemarci al meglio. Io sono pronta da un pezzo, ma lui deve vedere il telegiornale, leggere il televideo, fare due telefonate…Non resisto, gli  faccio  fretta,  mi metto in macchina e ascolto un CD, ovviamente di Baglioni. Arriva con comodo, sto  zitta, temo sempre che cambi idea e giri l’auto sul più bello. Se lo farà, divorzierò, senza se e senza ma.

Partiamo e troviamo la tangenziale bloccata: era prevedibile. Facciamo un giro pazzesco, entriamo in città, semiparalizzata forse dai tremila automobilisti che stanno andando al concerto come noi. Capisce che siamo in ritardo, inizia a volare, a  fare strade paurose e decido di chiudere gli occhi e ascoltare Claudio in cuffia. Finalmente arriviamo. Posteggiamo molto distante e inizio a correre verso il Palasport. Mi viene dietro dandomi della pazza e forse un po’ lo sono, una pazza felice! Felice per il concerto e per essere riuscita a trascinarlo. Non troviamo posti a sedere, siamo tra gli ultimi e alla fine ci sediamo sulla  scalinata, dove non si potrebbe. La sorveglianza ci rimprovera, ma siamo davvero tanti, hanno venduto più biglietti del dovuto, che si stiano zitti che il bello sta per iniziare e so io che fatica ho dovuto fare!

1457640501608

Si accendono le luci, i musicisti prendono posto, partono le prime note, entrano Claudio e Gianni: il Palasport esplode e io pure! Si balla e si canta a squarciagola, siamo forse cinquemila persone, non so,  quasi tutti in piedi. Lo spettacolo è di alto livello, per orchestra, scenografia e naturalmente per le performance dei due “Capitani Coraggiosi” che trascinano all’inverosimile. Accanto a me c’è un altro Capitano, quello della mia vita, che osservo di sottecchi in continuazione: inizialmente impassibile, comincia a ciondolare la testa e battere il piede a suon di musica. Poi canta! Canta con me e coi cinquemila. A metà concerto si alza, ancheggia, mi prende sottobraccio, mi cinge le spalle, segue il mio ritmo, sorride, applaude. E io mi spello le mani, per Baglioni, per Morandi, per  il mio faticoso, ma sempre bel, Capitano e per Me.

 

L’Intermezzo della Cavalleria Rusticana: orgoglio italiano.

29 lunedì Giu 2015

Posted by ili6 in Articoli, emozioni, Italia, Musica, Sicilia

≈ 25 commenti

Tag

capolavori del bel canto e della grande musica, Cavalleria Rusticana, Giovanni Verga, melodia, orgoglio italiano, Pietro mascagni, Riccardo Muti

Ci sono note  che vanno oltre le parole e parlano direttamente all’anima. Se, inoltre, la melodia è tutta italiana, essa diviene balsamo per lenire certe ferite e dà spazio a un sussulto di orgoglio e di affetto che si traduce in forte commozione.

Questa mia  ouverture perché da italiana ho sofferto nello scrivere e soffro nel continuare a leggere il post precedente.

E’ con grande orgoglio, quindi, che inserisco in questo mio spazio uno dei tanti Capolavori del bel Canto e della grande Musica  mondiale, interamente Made in Italy

Dalla novella Cavalleria Rusticana di Giovanni Verga, catanese, l’Intermezzo di Pietro Mascagni, livornese. Direttore d’orchestra Riccardo Muti, napoletano. Orchestra Sinfonica del Teatro Comunale di Bologna.

Quattro minuti di incanto che fanno bene al cuore. Buon ascolto.

Il karaoke

20 mercoledì Ago 2014

Posted by ili6 in Articoli, I miei racconti, Musica, Senza categoria, Video

≈ 48 commenti

Tag

Anna Oxa, canto, estate, Fausto Leali, karaoke, luna, mare, rinuncia, sogno, solitudine, voce

??????????

Quell’ultimo sabato  d’agosto per Lucilla era stato  stancante con l’appartamentino  da riordinare e i bagagli da preparare. L’indomani sarebbero rientrati in città e avrebbe consegnato le chiavi ai padroni di casa: fine delle vacanze al mare.  Desiderava  chiudere in bellezza e dedicare la domenica  al nuoto e alla spiaggia visto che le sarebbero poi mancati per parecchio tempo.  Così quel sabato sera  decise di non uscire. Il marito era andato a pesca notturna  con un conoscente, i figli  con gli amici per l’ultima pizza sulla spiaggia e lei, dopo una breve passeggiata sul lungomare con il cagnolino, sarebbe andata a dormire. Nella piazzetta antistante la casa un gruppo di persone assisteva agli ultimi preparativi dell’ amplificazione per una gara di karaoke. Anche in quel paese ci si dava da fare come si poteva per allietare villeggianti e residenti  e salutare l’estate che volgeva al termine.

Lucilla si fermò  ad osservare dei  giovani che trafficavano con cavi, fili, luci e casse e assistette  alle prime prove che persone della zona vollero fare per divertirsi e sfidarsi simpaticamente in una gara canora che vedeva impegnati i rioni del paese con tanto di tifoserie. Lasciò la piazza proprio mentre si riempiva di gente e si avviò verso casa. Chiuse le persiane e lasciò aperte le vetrate per permettere a quel fresco  venticello di penetrare dentro e andò a letto. Avvertiva un po’ del brusio della  piazza, ma la stanchezza predominò e si addormentò.

Si svegliò all’improvviso quasi due ore dopo. Sola, nessuno dei suoi si era ritirato, notò che la casa era invasa dalla musica che proveniva dalla gara del karaoke. Inizialmente si spazientì cercando di riprendere sonno, poi si mise in ascolto. La voce del presentatore arrivava  forte e chiara e comprese che la gara era alle battute  finali. Erano rimasti solo due concorrenti, un uomo e una donna,  che dovevano sfidarsi con le ultime canzoni e la gente avrebbe decretato la vittoria dell’uno o dell’altra con applausi e ovazioni. Lei si chiamava Marta e aveva una bella voce. Ricevette parecchi applausi quando finì di cantare un brano della Mannoia. Fu la volta di lui, Carlo, e la piazza esplose ancor prima che iniziasse a cantare. Quando intonò le prime note di una canzone di De Andrè, Lucilla si immobilizzò: la voce di Carlo era profonda e penetrante, calda e sensuale come poche e conferiva al testo una plasticità e una dolcezza che nemmeno il grande cantautore era riuscito a dare. Lucilla chiuse gli occhi e assaporò ogni nota, ogni timbro di quella sconosciuta, bellissima voce.

Chi era  Carlo? Non ne aveva idea. Sicuramente qualcuno del luogo e magari frequentava la stessa spiaggia, ma lei era un’affittuaria e conosceva poche persone in quel  paese. Iniziò pian piano a dargli un volto, un corpo, un’età. Mentre la gente applaudiva la sua penultima esibizione e lui ringraziava e parlava al microfono,  lei lo immaginò come volle.

Fu la volta della ragazza e poi Carlo intonò le prime note di “Margherita” di Cocciante. Oh, la voce, quella profonda e carezzevole voce…  Lucilla pensò che avrebbe impiegato tre secondi a vestirsi e andare in piazza per vederlo, ma era così piacevole  immaginarlo nella penombra della sua casa… Abbracciò il guanciale e accompagnò Carlo nelle ultime strofe di “Margherita”, cantando con lui a voce bassissima e muovendo una danza lenta col cuscino. Battè  le mani per unirsi dal suo letto alla piazza. Sì, i suoi occhi erano verdi e i capelli castano scuro, ne era certa.

Sempre più sveglia e con tutti i sensi all’erta, sentì che il presentatore chiedeva ai finalisti di cantare in duetto, Scelsero una vecchia canzone di Anna Oxa e Fausto Leali che Lucilla aveva quasi dimenticato. Ma dentro un’emozione può tornare e ritrovarsi tutto e così Lucilla prese il posto di Marta e cantò con Carlo con voce sempre più forte e sicura, ricordando parole,  pause e timbri sino ad urlare alle stelle, alle onde e ai sassi del mare…  

Ti lascerò…credere ,ti lascerò…scegliere …

Afferrò  dal comodino il tubetto delle  aspirine a mo’ di microfono, allungo un braccio verso il materasso per prendere la mano di Carlo e girò la testa verso il guanciale vuoto per guardarlo negli occhi, in un trionfo di note, acuti e emozioni.

Non la sfiorò minimamente il pensiero che qualcuno potesse sentirla, che potessero rientrare  il marito o uno dei figli e considerarla matta e penosa, no, non ci pensò  nemmeno quando il suo cagnolino si mise ad abbaiare preoccupato o quando iniziò ad applaudire, battere i piedi sul materasso e a scandire “ip ip urrà!”, apprendendo che lui aveva vinto la gara.  Si addormentò  di un sonno sereno e insieme agitato  con  la suadente e carezzevole  voce di Carlo che diceva qualcosa e che le era ormai entrata nella pelle.

La domenica mattina Lucilla scese presto in spiaggia, nuotò a lungo e a suo modo salutò il mare. Poi si distese a pancia in giù sulla spiaggia e godette del caldo sole. Stava già pensando di tornare a casa quando sentì i vicini di ombrellone accogliere festosi un certo Carlo e complimentarsi per la vittoria della sera prima. Subito  dopo Lucilla sentì chiara e tremendamente vicina quella voce che scherzava e rideva:

-Ma grazie, è stato solo un gioco sotto la luna d’agosto, spero vi sia piaciuto.

Le sarebbe bastato sollevarsi o  girare la testa per vederlo, magari avrebbe potuto alzarsi e andargli incontro per presentarsi, complimentarsi e dirgli che aveva cantato e ballato insieme a lui in quel gioco di luna d’agosto. Invece Lucilla rimase ferma,  ogni muscolo bloccato ad eccezione di quello cardiaco che batteva all’impazzata. Chiuse gli occhi e conservò per sempre la sua immagine di Carlo e quella voce che anche sotto il sole cocente l’aveva saputa  accarezzare.

 

Quando si spengono le luci di un teatro

12 mercoledì Mar 2014

Posted by ili6 in Arte, Articoli, costume e società, emozioni, Musica, Notizie e politica, Senza categoria, Terra mia, Video

≈ 42 commenti

Tag

arte, Catania, crisi, crisi politica e finanziaria, cultura, emozioni, Ente Teatro Massimo, funerale, lirica, luci spente, musica, politica, Regione Sicilia, Sicilia, tagli alla cultura, Teatro Massimo Vincenzo Bellini

video

Un anno fa, vedendo questo video proiettato al teatro  della mia città, mi vennero i brividi. Tre mesi fa, poi,  ho assistito al funerale di quel  Teatro, il più prestigioso di Catania e della Sicilia, il Teatro Massimo “Vincenzo  Bellini”. Si rappresentava l’ultimo lavoro della bella e travagliata stagione lirica e di balletti del 2013, la “Lucia di Lammermoor” e, prima dell’inizio dell’opera di Donizetti, le maestranze, i cantanti, gli attori, hanno inscenato un funerale. Mentre l’orchestra intonava la marcia funebre di Beethoven, uomini vestiti di nero, incappucciati, dagli occhi lividi e i volti bianchi iniziarono a percorrere la platea  in mesta processione. Le donne avevano i capelli raccolti, il trucco scuro, sbavato, l’abito lungo del lutto e i polsi ornati da stoffe bianche imbrattate di sangue.  A passo funebre accompagnavano una bara coperta da un drappo rosso che deposero ai piedi dell’orchestra. Dentro la bara c’era l’Arte, c’era la Cultura, la Musica, il Teatro. C’era un’intera Città e la sua Isola. Una proiezione funesta di quello che poteva essere da lì a qualche mese. E che ora è.

video

Su alcuni palchi erano stati sistemati degli striscioni abbastanza eloquenti:

La cultura non è un lusso, è un diritto.

Chiuso dai politici, aperto al pubblico.

Fate che la Norma non sia solo la pasta.

Un popolo senza teatro è un popolo morto.

Fu letto un comunicato sindacale e intervenne il regista dell’opera in cartellone, Guglielmo Ferro, figlio di Turi Ferro, che fece un accorato appello a tutta la classe politica  siciliana e invitò il pubblico, che stava per essere defraudato della sua arte, del suo teatro e della sua cultura, a firmare una petizione.

Restammo basiti, persino indignati, perché il popolo siciliano, il popolo catanese non è morto e non concepirebbe mai di vivere la sua Isola, la sua Catania, senza il suo teatro e i suoi artisti. Quella messinscena ebbe un effetto impressionante, pur nel solito candore dello sperare che alla fine si sarebbe sistemato tutto.

E invece il Teatro Massimo Bellini di Catania è tuttora privo una stagione lirica 2014, anche perché non ha organi che la firmino artisticamente e che la approvino istituzionalmente. Va avanti solo la stagione sinfonica. Questo è il risultato della grave crisi politica e finanziaria esplosa nei mesi autunnali: grande accusata è la Regione Sicilia che ha tagliato, per la voce cultura e teatri, i finanziamenti dell’80%, ma ci sono anche responsabilità del  sindaco di Catania e dell’Ente Teatro stesso. Migliaia di dipendenti sono rimasti a lungo senza stipendio, e ora senza lavoro, e l’Isola sta perdendo un’altra importante occasione. Il Bellini,  tempio centenario di arte e di cultura , non propone solo sinfonica,  lirica e balletti classici e moderni, curati da eccellenti compagnie nazionali ed europee, ma anche Musica di vario genere con gli artisti mondiali più quotati, concerti di Capodanno, incontri con attori e alte professionalità del mondo artistico e culturale, spettacoli e incontri per le scuole, mostre, convegni.

Ora è tutto fermo. Io non sono un’appassionata né un’intenditrice del Bel Canto e della Bella Musica, ma ho imparato, pian piano e con tanta umiltà, ad apprezzare. E adesso mi mancano, e anche tanto. Mi mancano quei bei pomeriggi con le amiche a condividere un palco in uno dei teatri più belli d’Italia per  un’esperienza raffinata e valida; mi mancano i dopo teatri in pizzeria o dal gelataio e le discussioni, spesso accorate, che facevamo su quanto appena visto; mi mancano le emozioni che la Musica, la Voce, l’Interpretazione di musicisti, cantanti e attori mi regalavano sempre più, mi mancano quelle tre ore di oasi che, pur con qualche sacrificio, da decenni mi donavo. Mi manca soprattutto quell’arricchimento, quella fascinazione e quel piacere che sentivo di ricevere quando potevo accostare  l’animo alle virtù delle passioni e dell’ingegno umano.

bellini-1

Teatro Massimo Vincenzo Bellini – Catania

Foto web presa qui

Coriandoli

03 lunedì Mar 2014

Posted by ili6 in Articoli, I miei racconti, Musica, Senza categoria

≈ 46 commenti

Tag

alta marea, Antonello Venditti, ballo, carnevale, coppie, coriandoli, effimero, magia, musica, sguardi

stellefilanti

Tanta gente affollava il locale e in molti si divertivano a ballare la musica dance, i valzer, i latino americani. Ogni tanto il dj proponeva un gruppo di lenti, nella sala si abbassavano le luci e le coppie iniziavano a  ballare in silenzio, tra i pensieri, le sensazioni, i ricordi.

 Fu quando partì il sax di Alta Marea che i due si videro. Stavano ballando coi propri partner e i  loro sguardi si incrociarono e si incollarono via via ad ogni giro di lento. Non si erano notati prima, nessuno dei due sapeva chi fosse l’altro: un uomo e una donna tra gli uomini e le donne di quell’elegante sala carica di musica e di coriandoli. I loro sguardi, inizialmente distratti, casuali, veloci, divennero sempre più attenti e voluti. Sguardi di nulla, di silenzi, di bianco e di parole, di suoni, di pensieri, di rosso.

Lo so lo sai la mente vola

fuori dal tempo e si ritrova sola

senza più corpo né prigioniera

nasce l’aurora.

Consapevolmente, ma in modo impercettibile, iniziarono ad aggiustare il ritmo del ballo coi partners per ritrovarsi ad ogni giro esattamente una di fronte all’altro.

Tu sei dentro di me come l’alta marea

che scompare e riappare portandoti via

I loro visi erano inespressivi: parlavano gli occhi. E le mani. Le mani di lui sui fianchi della compagna, si muovevano lungo la sua schiena in piccoli cerchi e poi scendevano sui lobi dei reni, mentre guardava lei.

Sei il mistero profondo, la passione, l’idea

sei l’immensa paura che tu non sia mia.

Le mani di lei sulle spalle del compagno, si muovevano per risalire al collo, alla  nuca e le dita si soffermavano sull’attaccatura dei suoi capelli, mentre guardava lui. 

Lo so lo sai il tempo vola

ma quanta strada per rivederti ancora

I loro occhi  si fissavano, si chiudevano, si fermavano, si allungavano, si volevano. Erano pioggia, mare, acqua. Erano luce, scintille, fuoco. Erano brezza, vento, aria. Erano forza, passione, terra.

per uno sguardo per il mio orgoglio

quanto ti voglio

Furono frazioni di attimi  di intenso tra il testo e le note che scorrevano. Un gioco o forse un bisogno, un capriccio o forse un istinto, o forse un nulla.

 …per dirti quanto ti voglio

…per dirti quanto ti voglio

…per dirti quanto ti voglio

Il  lunghissimo minuto finale del sax fu accompagnato da una delicata e persistente pioggia di coriandoli argentati che regalò ai loro sguardi, immersi nella luce ovattata della sala, bagliori e sfolgorii inconsueti e confusi. Quando le ultime note di Alta Marea si affievolirono e i coriandoli smisero di volteggiare, i loro occhi finirono  di cercarsi. L’attimo si era concluso, così come termina una canzone, come si esaurisce la pioggia, come si ferma un pensiero. Ognuno si allontanò col proprio partner e si dispersero nella sala.

Un’ora dopo lei, mentre il barista le porgeva un’acqua tonica, sentì una voce alle sue spalle: –Posso offrire qualcosa alla dama che, a distanza, ha ballato Alta Marea con me?

–Grazie, ho già fatto– disse lei, indicando il bicchiere – I coriandoli donano allegria, ma fanno venir sete.

–Vero, contribuiscono a veicolare nell’aria varie cose, compresa la magia.

– Già, l’effimera magia.

–Posso conoscere il suo nome per tenerlo nel cassetto dei ricordi insieme alle sensazioni durate il tempo di una canzone?

–Azzurra-rispose lei dopo aver pensato un attimo- Le piace Azzurra?

-Molto. Azzurra come i suoi occhi, come il mare quando si ritrae e torna quieto.

-Ed io che nome potrò conservare dentro quel cassetto?

– Le piace Indaco?-rispose lui un secondo dopo.

-Sì, Indaco come il mare profondo, come quel coriandolo che ha ancora posato sulla spalla– disse lei.

Sorridendo, lui prese quell’esile pezzetto di carta color indaco, lo guardò e lo diede a lei:- Effimera magia di un momento che non dimenticherà.

Lei cercò sul banco del bar un coriandolo azzurro e lo porse a lui  :-Effimera magia di un momento che non scorderà.  E, sorridendo a quegli occhi scuri, si allontanò.  

Smile

06 lunedì Gen 2014

Posted by ili6 in emozioni, Musica, Senza categoria

≈ 26 commenti

 

Sorridi anche se ti piange il cuore
sorridi, anche se ti si spezza
quando ci sono nuvole nel cielo
ce la farai…
se sorriderai
con le tue paure e il tuo dolore
sorridi e forse domani
scoprirai che vale ancora la pena di vivere
se solo…
illumina il tuo volto con la felicità
nascondi ogni traccia di tristezza
anche se le lacrime sono così prossime
è proprio allora che devi tenere duro
sorridi, a che serve piangere
scoprirai che la vita vale ancora la pena
se solo…
Sorridi anche se ti piange il cuore
sorridi, anche se ti si spezza
quando ci sono nuvole nel cielo
ce la farai…
se sorriderai
con le tue paure e il tuo dolore
sorridi e forse domani
scoprirai che vale ancora la pena di vivere
se solo sorriderai
è proprio allora che devi insistere
sorridi, a che serve piangere
scoprirai vale ancora la pena
se solo sorriderai.

Il torrone

19 giovedì Dic 2013

Posted by ili6 in Articoli, emozioni, Musica, Natale, Senza categoria, un pò di me, Video

≈ 65 commenti

Tag

amicizia, auguri, dolci della tradizione, famiglia, Natale, papà, ricordi, Sicilia, torrone, vita

Quell’odore inconfondibile di mandorle caramellate l’ho avvertito l’altro ieri. Per strada. Proveniva da una piccola casa a pianterreno con le porte di legno dipinte di bianco. Una casa che assomiglia a quella della mia primissima infanzia.

Oh, come riconosco quell’odore! C’è ancora oggi chi a Natale prepara il torrone, quello duro  che sa di mandorle  e  miele di zagara, quello che puoi mangiare  se hai una dentatura forte e sana, quello che ancora oggi, se hai la fortuna di trovarlo a casa di qualcuno e lo sciogli in bocca, ti regala  il gusto di una  carezza.

E l’altro ieri mi son chiesta se in quella casetta ci fosse una lastra di marmo bianchissimo ricoperta di foglie di limone dove stendere l’impasto di mandorle, zucchero e miele per dargli forma e farlo raffreddare. Mi son chiesta se quel torrone lo stesse preparando un papà, magari con addosso una vestaglia di lana beige e sopra il grembiule a fiorellini della mamma. E chissà se quel papà stava fischiettando durante la preparazione. Il profumo era intenso, si avvertiva anche l’odore della buccia d’arancia e sapeva di buono. Sì, sì,  quel torrone  lo stava sicuramente preparando  un  papà e  si stava  facendo aiutare dalla figlioletta per togliere le bucce alle mandorle appena tuffate nell’acqua bollente. E per dare forma e tagliarlo a pezzetti stavano usando un coltellaccio e il pesante mortaio di ottone? Sì, sicuramente sì e la bimba si stava divertendo  a dare pugnetti al mortaio per facilitare il taglio. A rombi, lo stavano tagliando sicuramente a piccoli rombi e il suo papà le diceva che era brava e forte.  E sono sicura anche che in quella casa in queste serate  si giocherà al mercante in fiera o a sette e mezzo  e saranno in tanti attorno a un tavolo a sgranocchiare quel torrone tra rosolio alla cannella, chiacchiere e risate. E la bambina sorriderà felice quando il suo papà le dirà orgoglioso che  era stata bravissima ad aiutarlo in cucina.

DSC4154x1024-640x426

Foto web

Sai, papà, l’altro  pomeriggio stavo per bussare a quella casa per chiedere un pezzetto di quel torrone. Ne avevo un forte desiderio, ma mi sono trattenuta. Già l’odore, però, è stata una carezza. Ricordi che ti chiedevo di aggiungere la “ciuciulena”? E tu a dire no, che il signor torrone non la voleva ! E poi mi correggevi: “Ciciulena”, Tichi, si dice ciciulena. E io a ripetere- ciuciulena-.  Non che mi piacesse  il sesamo, mi piaceva fare quel gioco di suoni con te.

-Ciuciulena, ciuciulena, ciu, ciu!

-Ciciulena- ripetevi sorridendo-ciciu.

-Ciu, ciuciulena, ciuciu, ciuciu! –e facevo la linguaccia e correvo attorno al tavolo e tu facevi finta di inseguirmi col mestolo che colava di caramello.

 Mi dicesti, quell’ultima volta, che dovevo stare attenta e che presto avrei dovuto prepararlo io quel torrone. Quasi un presentimento, il tuo.  Fui attenta, ma nei  Natali che vennero dopo non volli mai  prepararlo perché ho sempre voluto tenere quegli odori, quei gesti, quei sapori, solo tuoi.  Tuoi e miei. Le volte che in alcune ricorrenze  lo trovo fatto in casa da amici, da parenti, lo assaggio volentieri, preferendolo ad altre prelibatezze dolciarie e torno indietro nel tempo. Ed è un dolcissimo tornare.

Buon Natale, papà, dalla tua Tichi.

Sereno e Dolce Natale a tutti voi, amici di questo blog, e ai vostri cari.

Marirò

← Vecchi Post

Informativa per i lettori

Nel rispetto del provvedimento emanato, in data 8 maggio 2014, dal garante per la protezione dei dati personali, si avvisano i lettori che questo sito si serve dei cookie per fornire servizi e per effettuare analisi statistiche completamente anonime. Pertanto proseguendo con la navigazione si presta il consenso all' uso dei cookie. Per un maggiore approfondimento leggere la sezione Cookie Law nel menu, oppure leggere la Privacy Police di Automattic. leggi qui
febbraio: 2023
L M M G V S D
 12345
6789101112
13141516171819
20212223242526
2728  
« Gen    

Commenti recenti

ili6 su Natalina e l’elisir di l…
ili6 su Natalina e l’elisir di l…
ili6 su Natalina e l’elisir di l…
ili6 su Natalina e l’elisir di l…
ili6 su Natalina e l’elisir di l…

Articoli recenti

  • Natalina e l’elisir di lunga vita
  • La pallina rosa
  • Il nuovo che verrà.
  • Quando lui non può entrare perchè potenzialmente guardone.
  • Buon Natale

Classifica Articoli più cliccati

  • Natalina e l'elisir di lunga vita
  • Un bambino che legge
  • Via Dei Crociferi
  • Antigone e il primo stasimo.
  • Il nuovo che verrà.
  • La pallina rosa

Archivi

Blogroll

  • Alessandra
  • Alicemate
  • Alidada
  • Annamaria T.
  • antoniodelsol
  • ariel ci sono
  • Arthur
  • Bruno
  • Caterina Rotondi
  • Diemme
  • donatella
  • Ecodelvento -Laura
  • EhiPenny
  • Elena
  • Emilio
  • Gabriella
  • Gas
  • Giusy mar…se sei indecisa…
  • Harielle
  • Keypax
  • La il@ Ilaria
  • Lady Nadia
  • Laurarosa
  • Lois
  • Lucetta
  • lucia baciocchi
  • Luisa Zambrotta
  • Mairi
  • Marghian
  • mariella
  • Mimma Luise
  • Mirna
  • Nives
  • Patrizia M.
  • Pennelli ribelli
  • Pif-Rebecca
  • Popof
  • Primula-Ma boheme
  • R.
  • roberta
  • Sentimental
  • Silvia
  • Tachimio – Isabella
  • Tads
  • Tatiana cucinaincontroluce
  • Topper
  • wwayne
  • zebachetti

Avviso di copyright

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non è aggiornato quotidianamente. I testi e molte foto di questo blog sono miei. Occasionalmente pubblico poesie, citazioni, opere artistiche, foto e immagini di altri autori, citando le fonti. Se non è possibile risalire alla fonte o all'autore, indico con la dicitura -dal web- I proprietari di materiale soggetto a copyright sono pregati di contattarmi per l'eventuale citazione della fonte o rimozione dello stesso.

Sto leggendo

Scriveregiocando 2015

Scriveregiocando 2014

Scriveregiocando2013

Crea un sito o un blog gratuito su WordPress.com.

Privacy e cookie: Questo sito utilizza cookie. Continuando a utilizzare questo sito web, si accetta l’utilizzo dei cookie.
Per ulteriori informazioni, anche sul controllo dei cookie, leggi qui: Informativa sui cookie
  • Segui Siti che segui
    • Marirò
    • Segui assieme ad altri 620 follower
    • Hai già un account WordPress.com? Accedi ora.
    • Marirò
    • Personalizza
    • Segui Siti che segui
    • Registrati
    • Accedi
    • Segnala questo contenuto
    • Visualizza il sito nel Reader
    • Gestisci gli abbonamenti
    • Riduci la barra
 

Caricamento commenti...