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Marirò

~ "L'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque"

Marirò

Archivi della categoria: Libri

E’ successo anche a voi, vero?

07 mercoledì Lug 2021

Posted by ili6 in Libri, Senza categoria

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comfort zone, emozione, estate, lettura, libri, priorità

Si dice che la lettura sia un’emozione e un vero piacere. Si dice anche che sia una sana e buona abitudine, specie se realizzata nella tua comfort zone. Non si dice quasi mai che può diventare una priorità. Perché a volte lo diventa, soprattutto se hai un buon libro tra le mani e consideri un peccato non continuare a leggerlo per dover, ad esempio, preparare la cena. Così esci dalla comoda e rassicurante comfort zone, cerchi soluzioni e assumi qualche rischio. Se qualche pagina sarà macchiata di verde, di giallo, di rosso, poco importerà: i libri, le emozioni, devono essere vissuti (anche in cucina).

Pagine antistress

26 lunedì Giu 2017

Posted by ili6 in Articoli, Libri, Senza categoria

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antistress, colori, coloring books, disegni da colorare, estate, libri, meditazione attiva, pensieri, psicologia, quiete, stand-by, tempo libero

Li chiamano libri antistress e uno mi fu regalato due anni fa da una mia carissima collega e amica: “Potrà esserti utile in certi momenti per rilassarti, per cacciare via i pensieri o anche solo per divertirti. So che ti piace colorare, abbinare tinte e creare sfumature. Aiuti sempre volentieri i bambini quando proponiamo i mandala per farli rilassare.” Vero, proprio così, ma il libro antistress, dopo un breve sguardo, fu posato e dimenticato.

Non so, forse è vero che certe cose arrivano da sole al momento giusto o forse sono solo coincidenze, fatto sta che pochi giorni fa, riordinando la libreria, il libro mi è capitato tra le mani e ieri pomeriggio, dopo una settimana di varie situazioni che hanno rischiato di mandarmi in tilt, mi sono seduta e ho iniziato a sfogliarlo e a “leggerlo” con un po’ di interesse. Sono una tipa diffidente per natura, difficilmente mi faccio coinvolgere dalle mode del momento, tanto per riferirmi al buon successo che questi libri da colorare per adulti hanno avuto,  e non possiedo quel disincanto che molti erroneamente mi attribuiscono verso le parolone e il martellamento persuasivo, ad esempio di certa psicologia. Delle proprietà benefiche della coloritura, però so, e lo osservo spesso nel mio lavoro con i bambini.  Così ieri ho sorriso benevolmente pensando alla mia amica e alle sue parole e ho richiuso il libro e acceso il computer, ma nemmeno la blogsfera o la partitella di burraco riuscivano a distogliere certi miei nebulosi pensieri.

Improvvisamente metto il pc in stand-by e vado a prendere l’astuccio dei colori. Perché non provare? Apro il coloring book in una pagina a caso, osservo i minuziosi disegni e mi concentro sui particolari. Decido di usare tinte quanto più possibili reali e inizio a colorare le foglie, poi i fiori. Ci vuole una buona dose di concentrazione, non è così semplice come pare, i disegni sono stretti, esigono anche fantasia e inventiva e più volte mi fermo per decidere come proseguire. Mi focalizzo sul presente, sul “qui e ora” di questa pagina, sull’ unicorno e sui tronchi d’albero e anche sull’uccello paradisiaco. Non ho fretta, una leggera calma si impossessa di me, forse sta avvenendo una sorta di meditazione attiva, forse mi sto connettendo solo con me stessa perché nemmeno il bip di un messaggino riesce a distrarmi e, mentre la mano scorre con più sicurezza, immagino il dialogo tra i due animali e, perché no, anche tra i fiori.

Ho trascorso più di un’ora così, lasciando lontano lo stress del quotidiano. La mia amigdala è rimasta in pausa mentre i miei due emisferi cerebrali si attivavano per seguire le linee e combinare i colori. Ho sprecato il mio tempo? Forse. Avrei potuto stirare, ad esempio. O forse no. Il quieto stand-by che il libro antistress mi ha regalato è stato un momento rigenerante di un percorso di vita affollato da troppi pensieri.

Domani chiamerò la mia amica per chiacchierare un po’ e  per ringraziarla ancora una volta, ma prima dovrò finire di colorare e sistemare la mia paginetta antistress.

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“Con immutato amore”

22 sabato Apr 2017

Posted by ili6 in Articoli, Libri, Senza categoria

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amori in pausa, il piacere di leggere, lettera, lettura, libri

Come stai? Sono qui, mi vedi? Ti sto aspettando. Da mesi.

Qualcosa non va più tra noi? Sei sfuggente, mi eviti, mi dimentichi, mi lasci sul più bello. So che mi pensi, a volte sento il tuo sguardo su di me, ma poi lo lasci cadere, ti giri, vai via, fai altro. Perché? Non abbandonarmi, non lasciarmi così, in un angolo. Ti prego, ti prego…

Sai che posso darti ancora tanto. Guardami, sono sempre io, mi riconosci? So che non hai dimenticato, so che sei sempre tu, so che tutto tornerà presto come prima. Devo avere pazienza, lo so.

Ricordi i nostri momenti? Tanti, tantissimi e bellissimi. Sempre insieme, noi due, sempre pronti a rubare spazi e attimi a ogni ora del giorno e della notte… Quante ne abbiamo combinate! Ricordi tutte quelle volte che mi nascondevi? O quando dicevi le bugie perché avevamo preso troppo tempo e… Ma che bello era sentire le tue mani su di me, il tuo profumo, il tuo silenzio, i sospiri, i tuoi pensieri! Non sopportavi nessun tipo di distrazione, staccavi il telefono, spegnevi la tv, ti infastidiva anche la musica di sottofondo. Volevi silenzio e la giusta luce, né forte né debole e poi sceglievi i luoghi più comodi e  belli per il nostro stare insieme. Beh, non sempre; a volte erano posti sconvenienti, anche un pizzico nauseabondi…sì, sì, sai a cosa mi riferisco…alla cucina, ad esempio, con tutti quegli odori di cibo attorno a noi, oppure al  bagno, ma a te piaceva anche così e non mi lamentavo. Mai un lamento da parte mia, nemmeno quando mi trattavi male, non tanto male, un pochino  male, ma comprendevo e restavo in attesa. E ricordi quella volta che mi lasciasti in un grande negozio? Volevi che qualcuno mi trovasse, ma io appartenevo a te e tornasti con affanno a riprendermi, accarezzandomi a lungo.  

So che qualche volta ho arrecato delusione, anche noia e stanchezza,  ma tante altre volte ho saputo dare emozione pura: batticuore e lacrime, tensione e goduria, sogno, serenità e compagnia. Non puoi aver dimenticato così!

 Oh, lo so, lo so…i pensieri, le preoccupazioni, il lavoro, gli impegni, la stanchezza, la vita frenetica, i nuovi passatempi. Ecco, questi benedetti, effimeri passatempi…

Torna da me! La gelosia mi corrode, la dimenticanza mi soffoca! Io valgo di più, non scordarlo.Ho bisogno di te e anche tu hai bisogno di me, ora più che mai. Ti prego, considera sempre quanto ti ho voluto e ti voglio bene.

Con immutato amore, 

il tuo

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“Gli sdraiati”di Michele Serra e il circolo beach dei lettori

11 domenica Set 2016

Posted by ili6 in Articoli, Libri, Senza categoria

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al maschile, amici, confronto, estate, futuro, Gli sdraiati, invito alla lettura, lettura, Luigi Zoja, Michele Serra, nativi digitali, opinioni diverse, padri, rapporto padre-figlio, scambio di libri, scontro di generazioni, uomini

Anche in questa estate, con gli amici del mare (che non sono solo del mare) abbiamo continuato a scambiarci dei libri. Complice il tempo libero, nei mesi estivi si legge di più e così, nel ristretto “circolo beach dei lettori”, come lo chiamo io, quando capita un testo interessante , lo si passa a chi ama leggere e poi il libro va in discussione. A volte queste sono accanite, accolgono pareri diversi e perdurano per settimane, tra un tuffo e una spalmata di solare. E’ una cosa carina e anche positiva per gli sviluppi che la conversazione-recensione può prendere, per la difesa a oltranza di questo o quello scrittore, per le riflessioni, anche argute, che si originano.

E’ importante che il  libro sia cartaceo, un e-book non puoi prestarlo, solo citarlo e i libri kindle che ho letto negli scorsi mesi li ho potuti solo consigliare o meno. Limiti del virtuale.

sdraiati

Il libro che in questa stagione ha scatenato una specie di putiferio nel mio gruppo è stato “Gli sdraiati”, di Michele Serra. Sono costretta a  fare spoiler e inizio dicendo che gli sdraiati sono i nostri adolescenti, nativi digitali. Nel racconto-saggio-monologo interiore di Serra sta l’amarezza di un padre che cerca disperatamente un contatto con il figlio diciannovenne e non riesce ad averlo. Questo nel primo impatto di lettura perché se scavi  può uscir fuori che gli sdraiati sono i padri, generazione anni cinquanta-sessanta senza un punto di partenza e di arrivo sicuro. Padri rimasti a metà strada tra il vecchio mondo e il nuovo in cui non sono ancora giunti e forse non giungeranno mai. La nostra generazione, afferma lo psicoanalista Luigi Zoja , soffre ancora nell’individuare la giusta figura paterna, dopo aver odiato e rifiutato quella autoritaria e patriarcale del passato e aver dileggiato quella amorfa e  senza spina dorsale, del tipo sempre  muto davanti a un televisore. I padri di oggi si sono trovati, così,  a essere padri senza un addestramento culturale. Zoja afferma che gli uomini, da almeno tre decenni, hanno rifiutato questo addestramento e si è proceduto nel deserto della figura paterna.

Tralascio  le discussioni nel gruppo di lettura quando ho timidamente portato avanti questa tesi: gli uomini stavano per sbranarmi! Il padre di Michele Serra è indifeso, confuso, con sensi di colpa,  anaffettivo. Dice peste e corna del figlio, lo cerca coi suoi non so – non capisco e il ragazzo si sottrae. Il padre è un tappeto, come il kilim che sta all’ingresso della casa; il figlio lo calpesta con le sue scarpe dure, lo stropiccia, lo ignora, gli sta lontano. Teme il padre, ma non vuole la lotta: non accetta il passaggio del testimone.  Il padre, peraltro,  non sa cosa ha da passargli, forse dei vasi da innaffiare. Persino il tatuatore del figlio gli suggerisce di stare vicino al ragazzo e di parlargli. Così questo padre lancia un invito al ragazzo: scalare una montagna. E’ anche disposto a pagarlo  per quella impresa insieme. Alla fine il ragazzo, mosso dalla pietà o dallo sfinimento, accetta e i due partono per il Colle; il padre non è certo di farcela, gli anni passano e le sue forze diminuiscono, e dubita fortemente del figlio, impreparato fisicamente e con un abbigliamento sbagliato per l’alta montagna.  Si arriva al finale del libro. Il padre, nella faticosa salita, si distrae e perde di vista il figlio, pensa sia rimasto indietro, si sia perso, e lo chiama disperatamente. Il figlio, invece, è avanti, lo ha superato, è in cima. Ora il padre può invecchiare.

Ho volutamente, e brutalmente, sintetizzato,  Michele Serra mi perdonerà,  e tralasciato le parti più belle del libro per invitarvi alla lettura e torno repentinamente al gruppo beach di amici: tutti abbiamo concordato sulla buona scrittura di Serra, sulla tematica non banale del libro, seppur vecchia di secoli, sulle riflessioni del monologo, spesso ermetiche, complesse, tristi, ironiche, divertenti,  che fanno pensare. Il gruppo di lettura  si è, invece, spaccato  nel finale del libro. In verità sono rimasta quasi sola a dire che il finale era quello giusto e mi era piaciuto che il ragazzo ce l’avesse fatta a superare il padre, che si era “alzato”. Deve essere così: le generazioni future devono essere sempre migliori delle precedenti, altrimenti non c’è crescita, altrimenti è la fine. I miei amici sostenevano che  è così, che siamo alla frutta e che  lo scrittore aveva scelto un finale consolatorio, che avrebbe, invece, dovuto far morire uno dei due protagonisti per lanciare un forte segnale a questa generazione di sdraiati nullafacenti che sono i giovani di oggi. No, mi spiace, non concordo, non posso concordare: sono un’insegnante, vivo col futuro  e mai sosterrò che questi ragazzi, che faticosamente stanno diventando grandi, con traballanti figure paterne e istituzionali, siano dei falliti in partenza. Se lo fossero, i veri  e unici falliti saremmo tutti noi che li abbiamo accompagnati sin qui.

Agosto

01 lunedì Ago 2016

Posted by ili6 in Articoli, Libri, Senza categoria

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Agosto, buone vacanze, giochi linguistici, Isabella Scotti, Kristin Hannah, L'Usignolo, lettura, libri che ho amato, rompicapo, tautogrammi, vacanze

E’ un mese particolare, c’è voglia di tutto e, soprattutto,  di tutto ciò che ti eri ripromesso di realizzare in estate, senza riuscirci. L’augurio è proprio questo: qualsiasi cosa vi siete  prefissi,  da un’esigenza a un  capriccio, che sia!

Agosto afa

assaggio ananas

anguria

assaporo aranciata

adoro attività

all’aria aperta

Isabella Scotti

Come ben dice Isabella nel suo tautogramma, Agosto è un mese da vivere pienamente, specialmente all’aria aperta. La sensazione che l’estate, col suo senso di vacanza e libertà dagli impegni,  stia per finire diviene, ahimè, sempre più chiara via via che i suoi giorni scorrono. Ma non pensiamoci, non adesso, e godiamo di questo caldo e solare mese nel modo  più sereno e bello possibile.

Il mio tautogramma:

AGOSTO

Assola, abbaglia, acceca, arrossa,

affolla, abbonda, abbraccia,

assorda, amplifica,

addolcisce,

accalora,

ama.

libri-per-lestate

Tra le tante che offre il web per il mese agostano, ho scelto questa immagine perché in questo periodo mi rappresenta.  Anche cappello e telo mare sono identici ai miei, compresa la voglia di lettura. Ho appena finito di leggere “L’Usignolo”, di Kristin Hannah e lo consiglio vivamente a tutti. E’ un libro potente, e non per le sue 466 pagine, che sanno scorrere veloci, ma per ciò che racconta e per come lo racconta: le donne e la resistenza contro il nazismo. Ispirato a una storia vera accaduta in Francia durante la Seconda Guerra Mondiale, è stato tra i cinque libri più letti nel 2015 negli States. Non voglio aggiungere altro, solo dire che sono felice che ancora si scrivano libri come “L’Usignolo”, capaci di coinvolgerti, commuoverti, assorbirti totalmente  e che sono lieta, fiera, orgogliosa che,  siano esistite Donne come le sorelle Rossignol, protagoniste del romanzo. E queste Donne esisteranno sempre.

Lusignolo

Felice Agosto a tutti, buone vacanze! 🙂

 

Polvere di stelle

06 venerdì Mag 2016

Posted by ili6 in Articoli, Libri, scuola, Senza categoria

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alunni, auguri, bambini, dediche, desiderio, Einaudi Ragazzi, emozioni, essere genitori, festa della mamma, libri belli, mamma, nascita, Polvere di stelle, scale di vita, Stefano Bordiglioni, stelle, vita, voglia di dolcezze

-Mamma, ma io dov’ero prima di nascere?

-Su una stella, piccolo mio.

-E che facevo sulla stella?

-Aspettavi.

-Che cosa aspettavo?

-Aspettavi che io e papà ti venissimo a cercare. Aspettavi di nascere.

-E come ho fatto a scendere dalla stella?

-E’ stato facile, piccolo mio: io e il tuo papà ti volevamo così tanto che il nostro amore ha costruito una scala lunghissima nel cielo. Così tu sei potuto scendere.

-E come facevate, tu e il papà, a sapere che io ero proprio su quella stella?

-Lo sapevamo e basta. Non potevi essere da nessun’altra parte: la tua stella brillava più forte delle altre. Eri tu che dicevi “Mamma, papà, sono qui”. Eri tu che ci chiamavi.

-Vi chiamavo?!

-Certo, ci chiamavi fortissimo, perché eri stanco di startene tutto solo lassù sulla tua stella.

-E voi avete costruito la scala…

-Certo, anche noi eravamo stanchi di stare lontani da te e così abbiamo costruito una scala che arrivasse fino in cielo.

-Mamma, ma anche tu prima di nascere avevi una stella tua?

-Certo, piccolo mio. Anche io avevo una stella tutta mia. Anche io ero polvere di stelle.

-E anche papà?

-Sì, anche papà.

-Tutte le persone hanno la loro stella prima di nascere?

-Sì, piccolo mio, tutte le persone hanno la loro stella e lì aspettano che una mamma e un papà costruiscano una scala per loro.

-E anche il mio gattino aveva la sua stella?

-Certo, anche Briciola era polvere di stelle e ha aspettato che la sua mamma e il suo papà lo cercassero. Tutti noi esseri viventi siamo fatti di polvere di stelle e aspettiamo lassù, da qualche parte dell’universo, che l’amore di una mamma e di un papà ci faccia nascere.

 

Stefano Bordiglioni

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Copertina e scheda del libro qui

Questo brano,  tratto dal libro  “Polvere di stelle”, di Stefano Bordiglioni, edito da  Einaudi Ragazzi, è presente nel libro di lettura adottato dalla mia classe.

Quando lo lessi, prima di proporlo agli alunni, mi emozionai non poco. Rimasi, però, un attimo perplessa pensando ai miei bambini di dieci anni, alcuni parecchio agitati e  turbolenti,  e tutti già con le tipiche, difficili caratteristiche preadolescenziali. Che ne avrebbero pensato di un brano così dolce, lieve e poetico? Chissà che smorfie e sorrisetti maliziosi…

Quanto mi sbagliavo! Le emozioni non hanno età.

L’altra mattina dissi agli alunni che avrebbero ascoltato una bella lettura e, nel leggerla, misi tutta me stessa.  Nella classe scese il silenzio più totale  sin dalle prime battute e quando finii di leggere, inaspettato e spontaneo, partì  l’ applauso della classe.  A grande richiesta, e con piacere,  dovetti leggere “Polvere di stelle” tre volte di seguito e mi accorsi anche di occhietti lucidi.

-Vi è piaciuta, vero?

-Tantissimo, maestra! E’ troppo bella! Leggila ancora!

-No, sarete voi a leggerla, invece, alla vostra mamma per la sua festa. Vedrete che le piacerà. Esercitatevi bene, dando la giusta intonazione, con le dovute pause e domenica, prima di consegnare il vostro biglietto alla mamma, leggerete questo brano ad alta voce proprio a lei.

-La mamma si emozionerà!

L’indomani, pur non avendo lettura, erano tutti con il libro aperto e si esercitavano a leggere. Così li ho ascoltati con attenzione e sono stati eccellenti. Alcuni ne avevano anche memorizzato delle parti.

-Ma ditemi, perché questo brano vi è così tanto piaciuto?

-Perché parla della mamma. -Perché è a due voci. -Perché è dolce. -Perché è scritto bene. -Perché parla del mistero della nascita. -Perché siamo delle stars, wow!

-Vero, ma vi è piaciuto solo per questo? Perché in molti vi siete così tanto emozionati?

Interviene il più pestifero e distrattone della classe: -Maestra, mi è piaciuto perché parla di noi bambini e mi sono emozionato perché mi ha fatto capire che mamma e papà mi hanno desiderato.

Continua Lucia: –Sì, anche io mi sono sentita  desiderata, voluta, cercata.

Conclude Sofia: –Non siamo nati per sbaglio. Siamo nati dall’amore di quella  scala. Però, chissà che fatica hanno fatto mamma e papà per tenere ferma quella scala così lunga!

Iniziano a discutere tra loro e decido di non intervenire, non è più necessario, ma sto in ascolto e ciò che sento mi piace e comprova quanto sanno essere belle le emozioni e quanto tutti  abbiamo bisogno di conferme e dolcezze. A qualsiasi età.

Nel complimentarmi ancora con l’autore, dedico questo brano a voi genitori che avete voluto e saputo costruire quella scala per raccogliere le vostre stelle, ai miei genitori che mi hanno raccolta lassù, e anche a tutti quei genitori mancati che, pur avendo tentato di costruire quella  lunga e faticosa scala, non sono riusciti a trovare la loro stella.

Kavvingrinus

27 sabato Feb 2016

Posted by ili6 in Articoli, blog, Libri, Senza categoria

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affetti, Avvocatolo, blogger, blogsfera, emozioni, fotografia, gioco, il piacere di leggere, Kalosf, kavvingrinus, nonno Pino, vita, Ysingrinus

Tra le tante cose belle che possono capitare nella blogsfera, una oggi è successa a me: essere stata ben accolta con un mio racconto da tre cavalieri blogger nell’ambito di una iniziativa molto interessante che stanno portando avanti in modo egregio: Kavvingrinus. Un titolo strano, una specie di unione dei loro tre nick, per una proposta profonda che riguarda la nostra storia di lettori e i libri che ci hanno accompagnato nella vita e che hanno anche contribuito a determinare ciò che oggi siamo. E io, che di solito entro in punta di piedi nelle varie proposte e dopo averle studiate e vagliate per settimane intere, dopo aver letto  l’invito di uno  dei tre blogger, l’unico che già conoscevo,  in modo quasi istintivo e senza ben capire i meccanismi dell’iniziativa, ho partecipato al Kavvingrinus,  proponendo  una mia pagina di vita che dice del mio inizio, della scintilla che generò l’innamoramento ai libri e alla lettura.  Consapevole, poi, di essere andata un po’ fuori tema, di essere rimasta solo agli inizi, ho per un attimo temuto la loro analisi, senza considerare e/o non conoscendo ancora  la signorilità, lo spessore e il garbo che contraddistingue ognuno di loro.  Sto parlando di Kalosf e del suo raffinato blog, felice  connubio tra fotografia, pensieri e poesia e di Avvocatolo e Ysingrinus, che ho avuto il piacere di conoscere in questa occasione. A loro, a ciò che hanno scritto a corredo del mio post e ai loro lettori va il mio grazie per le emozioni che hanno scatenato  e che ora si mescolano a sentimenti in me sempre vivi.

—   —   —   —   —   —   —   —   —   —   —   —   —   —   —   —   —

C’era una volta una bambina che quasi ogni pomeriggio andava a trovare i nonni in un paese vicino. La loro casa era molto bella, con un grande giardino dove c’era sempre qualcosa da scoprire e nuovi giochi da inventare tra i vialetti alberati. Era piacevole stare con la nonna e con la zia in quel posto da favola. Il nonno lo incontrava poco, lui nei pomeriggi lavorava in cartolibreria, e un giorno la bimba fu accompagnata proprio in quel negozio del nonno perché le donne dovevano andare in giro. La bambina fu contrariata per la novità: non poteva sapere che quel pomeriggio sarebbero nati nuovi affetti, nuovi amici, nuove sensazioni, nuove abitudini che sarebbero durate per sempre e che avrebbero indirizzato la sua la vita.

Il negozio del nonno si rivelò anche meglio del giardino: c’erano matite di tutti i colori, giornali, pupazzetti, libri di tutti i tipi, scatole da aprire, album da colorare,…c’era odore di carta, di inchiostro, di tabacco.

Il nonno le permise di curiosare un po’; lei apriva pacchi, pasticciava fogli, sfogliava giornali, spostava gomme e temperini, metteva giù i pupazzetti. Quante cose non conosceva! Chiedeva, provava, annusava, toccava e il nonno, che di bimbi se ne intendeva perché trascorreva le mattine a scuola, rispondeva, spiegava, dimostrava e sorrideva, vedendo gli occhi meravigliati di quella bimbetta di appena tre anni.

Poi, forse per paura che il negozio venisse messo a soqquadro o forse per volerle fare un regalo, il nonno la fece sedere su una piccola sedia dietro il bancone e le chiese di ascoltare. Prese un libro giallo con le scritte rosse e cominciò a leggere…

      “C’era una volta un piccolo, brutto anatroccolo…”

La voce del nonno catturò subito la sua attenzione: era sottile, un po’ rauca e mai uguale. A volte si alzava, poi diventava un sussurro, proseguiva pacata, poi veloce, cambiava tono, cantava. Era musica. Ed era tutta per lei.

La bimba guardò il nonno, quel nonno così poco conosciuto sino a quel momento, e lo vide sereno, elegante con quel gilet grigio e la camicia azzurra. Osservò il suo viso magro e leggermente rugoso; le labbra si distendevano, sorridevano, le sopracciglia a volte si aggrottavano. Guardò le sue mani sottili che si muovevano, che indicavano, che accarezzavano la carta e sfogliavano con delicatezza le pagine. Fissò i suoi occhi chiari che seguivano il rigo e che a volte la guardavano.

Pian piano la bimba si concentrò sulle parole, sulle frasi, sulla voce del nonno che leggeva per lei e quelle parole presero forma, danzarono davanti a lei e composero un quadro ricco di forme, colori, personaggi, sentimenti. E lei vide quell’anatroccolo nero, i suoi fratelli, sentì la preoccupazione di mamma anatra, perché lei in quel momento era con loro, in quello stagno…

Non ricorda quanto durò quel primo ascolto, il tempo si dilatò, si azzerò e non fu più percepibile. Su tutto dominava il suono morbido della voce del nonno che leggeva per lei.

Fu un momento magico che si ripetè tantissime altre volte. La bimba preferì, infatti, sempre più il negozio del nonno al giardino delle meraviglie e lui l’accoglieva con gioia: quei momenti piacevano ad entrambi, davano serenità, regalavano affetto, unione, stupore a tutti e due.

A volte il nonno doveva interrompere la lettura perché in negozio entrava qualche cliente e lei si infastidiva, si ingelosiva perché quei momenti erano loro, solo per loro: lei, lui, la sua voce, il libro, la storia, il sogno.

Oggi quella bimba è cresciuta, legge per se stessa e molto spesso legge ad alta voce per i bimbi che l’attendono in aula. Non si sorprende nel vedere sul viso dei bambini lo stupore e la meraviglia mentre ascoltano la sua voce che legge e nemmeno del fastidio che genera il suono della campanella: sono momenti che non amano essere interrotti. Sono l’origine di qualcosa che sta nascendo e che si potrà fortificare nel tempo. Lei questo lo sa bene.

Grazie nonno Pino, la tua voce, che mi ha resa felice lettrice, è sempre in me.

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Splendida foto di Kalosf : grazie!

Il viaggio

14 domenica Feb 2016

Posted by ili6 in Articoli, Libri, Senza categoria

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"Vivi da morire", auguri. giovani innamorati, Biagio Siciliano, Blog Award., emozioni, Francesco Vitale, il viaggio della vita, letture coinvolgenti, mafia, Maria Giuditta Milella, Piero Melati, San valentino, vittime della mafia

E arriva San Valentino, impossibile da ignorare, anche se lo volessimo: ovunque è un trionfo di cuori, di dolci frasi, di proposte  ed eventi allettanti. E vabbè, ce li dobbiamo sorbire con un sorriso. In fondo valentini lo siamo stati tutti e magari lo siamo ancora, seppur  in maniera diversa. Ciò che gira attorno a questa  festa tanto commerciale è invece dedicato a loro, ai ragazzi innamorati, quelli che sentono le farfalle nello stomaco, quelli che da mesi risparmiano degli spiccioli per regalare un  peluche all’amato/a, quelli che gioiscono nel poter stare su internet gratis per 24 ore, quelli che fotocopieranno le grandi poesie d’amore e li faranno diventare pergamene con l’accendino …insomma, sappiamo per aver vissuto i valentini da giovani. Ed è stato bello, ed è bello che i ragazzi il loro S. Valentino lo vivano appieno, glielo auguriamo di cuore. Io/noi, quelli della mia generazione e anche altri indietro e avanti, noi ora siamo semplicemente quelli della rosa, del dolce accompagnato da un cuoricino di cioccolato, quelli di “tanti auguri” al mattino, della pizza serale con amici che magari ti ballerà nello stomaco per l’intera notte. Insomma,…anche qui sappiamo e va bene così.Comunque valentini.

Quindi perché questo post? Senza un motivo particolare, per un augurio a chi leggerà, in qualsiasi valentino venga a trovarsi. In fondo si parla di un bel sentimento, giusto?

Un pensiero speciale vorrei dedicarlo a tutti quei ragazzi e quei giovani che non hanno avuto il tempo di vivere e di festeggiare l’amore  in tutti i modi che sappiamo e che ora ci fanno sorridere benevolmente. Mi piace pensare  che quei ragazzi e quelle ragazze, che hanno interrotto il Viaggio per varie circostanze, malattie, incidenti, violenze, guerra, festeggeranno comunque il San Valentino,  nella dimensione dove ora si trovano. Vi sembra strano che nella festa dell’amore stia pensando  ai morti? Beh, sì, strano lo è, ma sono emotivamente coinvolta da un libro che sto finendo di leggere, un libro che parla di morti di mafia, innocenti e colpevoli, morti che vagano inquieti perché si pongono tante domande e non trovano le risposte. “Vivi da morire”, scritto da Piero Melati e Francesco Vitale, due bravi e attenti giornalisti, racconta tante storie di mafiosi e di vittime di mafia, tanti morti che si incontrano allo stadio di Palermo e che cercano di capire perché hanno ammazzato o perché sono stati ammazzati. E’ così gigantesca e ramificata la piovra mafiosa che nemmeno gli esecutori sanno davvero perché e per chi hanno ucciso.  Un modo nuovo e  particolare per parlare di mafia, per lottare e per inseguire la verità, quella che rende liberi i vivi e dà pace ai morti. Tra le storie raccontate c’è quella di due ragazzi palermitani, Biagio e Giuditta, due studenti che nel 1985 furono uccisi dalla volante dei carabinieri che, a grande velocità,  stava scortando il giudice Borsellino. Biagio, 15 anni, e Giuditta, 16 anni, si trovavano alla fermata del bus davanti al liceo insieme a molti altri studenti quando la morte piombò loro addosso.  Qui la loro storia. Il capitolo che Melati e Vitale dedicano a questi due ragazzi è delicatissimo, poetico, struggente e davvero sarebbe bellissimo se Biagio e Giuditta , ovunque si trovino, riuscissero a  festeggiare il San Valentino e tutto ciò che gli è stato rubato. E con loro tutti gli altri che hanno dovuto interrompere il Viaggio della vita troppo presto.

“…l’importante è proseguire il viaggio.

Sì, Giuditta. Proseguirlo.

Di quale viaggio parlate, ragazzi?

Signor Giacomo (Bulgarelli n.d.r.), non saprei come spiegare. Quello che a me ha fatto amare gli animali e a Biagio il suo gatto. Quello che unisce il nostro respiro a quello degli alberi. Quello che a scuola ci faceva amare i poeti maledetti. Il viaggio che ci ha fatto amare certe canzoni struggenti e certi lenti che ballavamo languidi, e che poi a metà si scatenavano  in ritmi torridi e selvaggi. Il viaggio che ci faceva percorrere chilometri a piedi, pur di andare a una festa con gli amici. Il viaggio che ci ha fatto sognare e sentirci capaci di amare. Il viaggio verso il sole e il mare.”

da “Vivi da morire” di Melati-Vitale, Ed.Bompiani

biciclette al tramonto

Foto web

 Buon S. Valentino a tutti i ragazzi e le ragazze che hanno dovuto interrompere il Viaggio della vita.Buon San Valentino  a tutti noi che siamo ancora in Viaggio. Felice, sereno lungo Viaggio d’amore e di pace.

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Un grazie a Rebecca che ha ideato questo bell’award che condivido con tutti gli amici di blog.

Di libri e…infermieri di biblioteca

18 lunedì Gen 2016

Posted by ili6 in Articoli, Libri, Senza categoria

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abitudini, bambini, biblioteche di classe, Il Piccolo Principe, L'Occhio del Lupo, lettura, libri, prestiti e restituzioni, scuola

Faccio di solito fatica a prestare i miei libri e non so bene  il perché. Il libro è un oggetto, oserei dire un oggetto  come un altro e, dopo averlo letto, sta decenni fermo su uno scaffale ad ingiallire e prendere polvere. Capita di rileggerlo, in parte o tutto, ma  succede raramente se non è da consultazione. Non amo comunque separarmene, nemmeno se è un libro lasciato a metà. Quelli che non mi sono per nulla piaciuti li elimino nella raccolta carta. Ma quelli che ho letto con piacere, non sono più oggetti, diventano qualcosa in più, diventano miei e separarmene, anche solo per il prestito di un breve periodo,  è difficile.

Le persone con cui scambio libri sono nell’ambito familiare e delle amicizie strette. Più che scambio, preferisco  sia io a prestarli, se di quella persona mi fido. Già, la fiducia…sto affidando qualcosa che ho scelto, acquistato, sfogliato, odorato, segnato, scarabocchiato, reso  lentamente e sempre più  mio e se tornasse a me sgualcito, strappato, macchiato o se non tornasse, farei un quarantotto! Eppure io non tratto sempre bene i miei libri, no, cioè, i libri che amo li tratto più che bene  perché li vivo con appunti, sottolineature, piegature,  freccioline, smiles, interiezioni, domande. ..sì, anche domande: a volte parlo con gli scrittori! E lo so, mica so’ normale, io 😉

Non amo, quindi, leggere libri altrui perché non oserei mai segnarli e con il prestito mi sento anche obbligata alla fretta della restituzione.  Non mi piace nemmeno  prendere libri nella biblioteca comunale per gli stessi motivi e scambiare libri con sconosciuti. Su Anobii  non partecipo ai gruppi che scambiano libri e non aderisco a tutte quelle pur simpatiche iniziative di libri lasciati in giro perché altri possano trovarli. Lo feci una sola volta, lasciando un libro dentro la tasca di un giaccone alla Rinascente, un bel libro, uno di quelli che ho più amato, Il Piccolo Principe. Due minuti dopo andai a riprendermelo. Ciò che amo non lo lascio in giro e ciò che non amo non so proporlo.

Di libri, però, ne regalo molti, nuovi, appositamente acquistati o se ho dei doppioni in casa. Non so, ad esempio,  quanti libri del Piccolo Principe nel tempo ho regalato: l’ultimo poche settimane fa alla ragazza di mio nipote. Anni fa ne inviai uno ad una bimba russa, e le regalai il mio, quello vissuto : fu un atto di affetto e mi chiedo se mai quella bimba lo abbia letto o ascoltato o se la sua mamma abbia compreso i miei scarabocchi, magari sorridendone. Chissà…

Ma nelle abitudini  c’è sempre l’eccezione e in questo caso è rappresentata dai  miei alunni: da sempre compro libri adatti alla loro età, perché mi piace leggerli e per  invitare i bambini alla lettura,  e con gioia li metto a disposizione. Naturalmente faccio tante raccomandazioni. Anche loro portano libri da casa e li scambiano coi compagni e chiedo che i libri vengano sempre rispettati e trattati bene. Loro  lo sanno , sono abbastanza attenti e anche io so che alla lunga  li ritroverò a brandelli. Ma  il desiderio  che un libro venga letto dai bambini invece di restare immacolato a casa mia e poi dimenticato, è più forte.  Quando diventa irrecuperabile perché troppo sgualcito, con troppo scotch, macchiato, etc…,  lo ricompro e torna nella bibliotechina di classe senza drammi.

Nei giorni scorsi sono tornati i libri che gli alunni hanno preso per le vacanze natalizie. Alcuni ho dovuto portarli a casa per “le medicazioni”, ma fa nulla, ai bambini sono piaciuti e tanto  basta. Uno, L’occhio del lupo, di Daniel Pennac, è tornato già medicato. Laura tardava a restituirlo, poi…

-C’è stato un incidente- mi dice con gli occhi lucidi-mio fratellino me lo ha tirato dalle mani, ma io…ma io..

E giù lacrime.

-Calmati, fammi vedere…ma il libro lo hai letto?

-Sì,  l’ho letto tutto e alcune parti insieme a papà. Papà diceva “bello, bello”, e mio fratellino “bello pure io” e lo ha tirato forte.

-Oh, ma che simpatici cerotti!

-Sono quelli dell’Ikea, quelli che fanno sentire di meno la ferita.

-Davvero?!  Devo comprare questi cerotti. E che voto dai nella scheda del libro?

-Dieci e lode e cuoricino. E’ una bella storia e i lupi non sono cattivi e nemmeno i bambini africani.

-Il lupo era arrabbiato con gli uomini e chiuse un occhio…

-… il bambino pure, per fargli compagnia. Poi capirono che è meglio guardare con due occhi e perdonare.

-Sai che questa pagina con i tuoi cerottini è diventata più carina? Facciamo così: smetti di piangere e porta questi magici cerotti a scuola. Li useremo se ci saranno altri strappi nei libri. Da domani sarai l’infermiera della biblioteca!

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La libreria

26 lunedì Ott 2015

Posted by ili6 in Articoli, costume e società, Libri

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cellulari, come si studia oggi, così fan tutti, fotografie, genitori senza parole, Google, l'arte di arrangiarsi, librerie vuote, libri, libri usati, pagnette, ragazzi 2.0, scuola, te lo vendo, vita reale

libreria

Foto web

Lui ha appena finito il liceo ed è un ragazzo dei suoi tempi. Non gli manca nulla, ma i genitori, affermati professionisti, lo tengono un bel po’ a stecchetto. Viaggi, corsi, palestre, fitness, festicciole, abbigliamento, motorino, musica e tecnologia non vengono risparmiati. Dove mamma e papà stringono la corda è sui contanti per la quotidianità: paghette settimanali un po’ striminzite. E lui che fa? Si organizza, sin dai tempi delle medie,  con piccoli espedienti per racimolare qualche euro: fotocopie ai compagni a prezzi stracciati che fa nello studio della madre; cd e dvd che scarica dal web a prezzi concorrenziali ai vu cumprà ; spesa alimentare a domicilio a qualche vecchietto vicino di casa; semplici commissioni per la famiglia dietro mini compenso. Insomma, piccole cose che fanno sorridere i genitori e che persino li inorgogliscono perché vedono crescere il figliolo in modo determinato e capace di risolvere i problemi con espedienti del tipo -io so come cavarmela comunque-

Ma quando una sera la  madre entra nella sua stanza  e vede tutti gli scaffali della grande  libreria  vuoti, quelli dove stavano in bell’ordine  i libri dei cinque anni di liceo del figlio, tutti libri acquistati nuovi e debitamente foderati, le prende un colpo: “Dove sono i libri?”,  gli chiede mentre osserva quelle mensole completamente vuote. “Li  hai spostati in soffitta per far posto ai prossimi testi universitari?”

“No, li ho quasi tutti venduti domenica scorsa al mercatino del libro usato. Quelli che non sono riuscito a vendere li ho depositati in una libreria. Se li venderanno, mi daranno il 50% del ricavato. A me non servivano più.”  

“Anche i dizionari di inglese e latino?”

“Sì, coi traduttori on line servono sempre meno.”

“Nei tuoi libri c’erano le note dei professori, i tuoi appunti, i voti,  anche qualche mio disegno a matita mentre ascoltavo le lezioni che dovevi ripetere a scuola. Come hai potuto?! Quanto hai guadagnato? “

“ Un piccolo gruzzoletto, speravo di più. Sempre meno studenti comprano libri, anche di seconda e terza mano, e ho dovuto abbassare i prezzi.”

“Non si studia più sui libri? Ci sono i tablet a scuola o le fotocopie?”

“No, niente tablet e nemmeno  ebook o fotocopie. Ora ci sono le fotografie.”

“Le fotografie?”

“Sì. Si chiede a un compagno di classe che ha il libro di poter scattare  le foto delle pagine da studiare e si leggono sui cellulari. Ma anche quelle foto si pagano. Poca cosa, pochi centesimi per ogni pagina fotografata. Poesie e brani che si trovano su internet sono gratis, ovviamente. “

“Ah! Noi ti abbiamo sempre comprato i libri e non hai avuto bisogno di studiare con le fotografie.”

“Certo, ed è stato un gran bene! Grazie!”

“Come si può studiare da una fotografia?! Mi spiace moltissimo che tu li abbia venduti, avresti dovuto dirmelo e te lo avrei vietato! I libri sono un ricordo e possono sempre servire nella vita!”

“A me sono tanto serviti, per lo studio e per…”

“No, non dirmi che ti sei fatto pagare per fotografarli !!!”

“Senti, mamma, se ci tieni tanto, vai nella libreria di Giovanni e ti ricompri quelli che non sono riuscito a vendere domenica scorsa! In fondo la colpa è tua e di papà che mi fate vivere con niente alla settimana! Piuttosto…se  tieni a quelle  enciclopedie di scienze e di storia, comprale tu, adesso, te le vendo…. che io ho Google!”

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