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Marirò

~ "L'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque"

Marirò

Archivi della categoria: Arte

UNA BAMBINA

25 domenica Nov 2018

Posted by ili6 in Arte, poesie, Senza categoria

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25 novembre, Alba Donati, Bueno Xavier, donne, emozioni, poesie, violenza sulle donne

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Bueno Xavier – “Bambina con il fiocco rosso” –

 

UNA BAMBINA

 

C’è una bambina che con una certa ostinazione dice:
“a me i maschi non mi piacciono, solo le femmine!”
Non avrà mica sentito cosa fanno gli uomini alle donne in Bangladesh?

O non avrà letto di Jacqueline Newton che ebbe il viso e il corpo
bruciati dall’acido muriatico ad opera del marito che lei voleva lasciare?

O avrà forse sentito che in Galles, per dirne una,
ogni settimana due donne muoiono uccise dai loro uomini?
Non si sarà informata, per caso, sulle infibulazioni, le sterilizzazioni,
o altre robe del genere? E dei padri che violentano le piccole bambine?

Non avrà mica riflettuto sul perché le donne mai uccidono gli uomini
e sempre ne sono uccise?

No, lei dice che all’asilo i maschi le danno le spinte.
E questo lei proprio non lo capisce. Che bisogno c’è di correre
e di spingere? Quella bambina non ha ancora studiato la storia,
ma ha un’idea tutta sua di come ogni storia dovrebbe cominciare:
c’era una volta una principessa in un regno incantato.

 ALBA DONATI 

Poesia tratta dal testo ” Tu, paesaggio dell’infanzia“, Ed. La nave di Teseo

 

 

Tutta nuda

04 lunedì Set 2017

Posted by ili6 in Arte, Articoli, costume e società, Senza categoria

≈ 50 commenti

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art. 612 bis codice penale, Catania, costumi e società deviata, diritti, donna, era digitale, estate, fatti di cronaca, ladri di itimità, Luciano Folgore, malafede, nudo, privacy, Serge Marshennikov, smartphone, sollazzi stupidi, violazione

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“Morning light” di Serge Marshennikov 

Estate torrida, questa che in Sicilia pare non debba finire mai. E il gran caldo, si sa, può portare a prendersi delle libertà tra le mura della propria casa. Questo ha pensato e fatto una giovane signora della mia città: girava nuda per casa certa di non essere vista da nessuno. Il caseggiato di fronte è disabitato da anni e lei stava esercitando un semplice diritto, intimo e privato, nella tranquillità e solitudine della sua dimora. La signora, però, non si era accorta che da alcuni giorni nella casa dirimpettaia erano stati avviati dei lavori di ristrutturazione e che un gruppo di muratori l’aveva notata. Notata, filmata, fotografata e …condivisa. Appena compreso ciò , la giovane donna non ha esitato un attimo a denunciare il fatto alla polizia. Due uomini ora rischiano la galera  per interferenze illecite nella vita privata mediante l’uso di strumenti di ripresa visiva. Il reato è punibile con una condanna compresa tra 6 mesi e 4 anni di reclusione ( articolo 615 bis del codice penale che punisce chiunque, mediante l’uso di strumenti di ripresa visiva o sonora, si procura indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita privata che si svolgono all’interno di abitazioni private o di altri luoghi di privata dimora).

Il fatto non ci sorprende, purtroppo. Siamo nell’era 3.0, dello smanettamento forsennato, del non rispetto, del sollazzo stupido o, peggio, finalizzato a turpi azioni di tipo ricattatorio. Qualcuno si è sorpreso per la denuncia della vittima, altri si sono meravigliati per la severità dell’eventuale condanna, molti hanno dimostrato solidarietà alla signora e non è mancato chi ha incolpato la stessa che avrebbe comunque dovuto provvedere ad abbassare le tapparelle delle finestre invece di rischiare e di costringere dei lavoratori a interrompere le proprie mansioni. Stendiamo un velo pietoso su questi “illuminati” pensatori.

In parecchi, invece, abbiamo riflettuto sulla vacuità dei nostri giorni. Come si cambia! Un tempo riuscire a carpire fortuitamente la visione di un corpo nudo di donna, financo di una caviglia, avrebbe ispirato sentimenti e  intimi e inconfessabili turbamenti, splendidi versi poetici, mirabili brani letterari, tele strepitose. Oggi…si fa un  filmino di pessimo gusto e qualità da condividere, nell’ipotesi migliore, con gli amici della birreria. E si finisce, si spera, in carcere.

Siamo ormai terra terra.

Da persona, donna o uomo che io possa essere, rivendico, insieme alla mia concittadina, il diritto di girare nuda per casa mia, estate o inverno che sia, in assoluta intimità e di non avere violata la mia privacy per nessun motivo. Da donna potrei, forse, solo accettare di divenire inconsapevole Musa di splendidi versi poetici ma, ahimè,  sarei dovuta nascere in altra epoca.

“Tutta nuda”

Te, nuda dinanzi la lampada rosa,

e gli avori, gli argenti, le madreperle,

pieni di riflessi

della tua carne dolcemente luminosa.

Un brivido nello spogliatoio di seta,

un mormorio sulla finestra socchiusa,

un filo d’odore, venuto

dalla notte delle acacie aperte,

e una grande farfalla che ignora

che intorno a te

non si bruciano le ali,

ma l’anima.

Luciano Folgore

(da Città veloce. 1919)

I Macchiaioli e le giubbe rosse

18 lunedì Lug 2016

Posted by ili6 in Arte, Articoli, Senza categoria

≈ 37 commenti

Tag

arte, chiaroscuro, Chiostro del Bramante, collezioni private, donne, emozioni, garibaldi, I Macchiaioli-Le collezioni svelate, il senno di poi, le camicie rosse, Le cucitrici di camicie rosse, luce, Odoardo Borrani, Roma, Storia, Sud, Unità d'Italia, vergogne storiche, verismo, verità storiche

Nei giorni scorsi ho visto  al Chiostro del Bramante di Roma, l’interessante  mostra de I Macchiaioli-Le collezioni svelate. La mostra ospita molte tele importanti di artisti italiani che, a metà dell’Ottocento, crearono un movimento pittorico  basato sul verismo e su un uso del colore tramite macchie e violenti contrasti luminosi. I Macchiaioli, in contrapposizione all’arte Rinascimentale, ritraevano la natura direttamente all’aria aperta, appuntando su taccuini e tavolette le impressioni che ricevevano dal vero, prediligendo  i paesaggi della campagna toscana, la vita quotidiana, il tempo libero e la villeggiatura, i poveri e la loro condizione sociale e soprattutto la tragica situazione bellica dell’Unità d’Italia .  Con la tecnica del ton gris e dell’utilizzo dello specchio nero per rendere il chiaroscuro, nacque una pittura tutta italiana che anticipò la più famosa e amata arte dell’Impressionismo  francese.

I  “macchiajuoli”, termine che venne usato in modo dispregiativo,  non furono compresi e  apprezzati nel mercato artistico del tempo e i loro bei quadri furono acquistati prevalentemente  da privati per passione, amore dell’arte e  per  spirito di mecenatismo, per  aiutare, così,  quei giovani artisti, rei di vivere in uno Stato politicamente e geograficamente smembrato,  ad andare avanti e a continuare a proporre una ricerca e un rinnovamento dell’arte.La mostra di Roma “svela” le collezioni private dei mecenati e  mostra al pubblico un centinaio di splendidi quadri di Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Giuseppe De Nittis, Odoardo Borrani, Oscar Ghiglia, Federico Zandomeneghi e pochi altri. La mostra, inoltre,  permette al visitatore di scoprire il clima storico che fa da sfondo alla vicenda di questi artisti, legata soprattutto alle violente situazioni del Risorgimento.

Tante le tele che mi hanno colpita. Fra queste c’è il bellissimo quadro “Cucitrici di camicie rosse” di Odoardo Borrani.

Borrani Odoardo_Le cucitrici di camicie rosse (1863, coll privata)[1]

Odoardo Borrani – “Cucitrici di camicie rosse”, 1863

La prima cosa che salta all’occhio è la data, 1863, cioè due anni dopo la proclamazione dell’Unità d’Italia, quindi a “cose” fatte. Un dettaglio non indifferente se si analizza bene la scena che Borrani rappresenta col “senno di poi”. Il quadro è, secondo i critici d’arte, un inno al Risorgimento. Per me è un inno poco convinto. La scena rappresentata è intima e carica di simboli. Vuole sottolineare, come scritto da tante parti, il contributo delle donne, delle madri, delle sorelle dei tanti soldati che combatterono per l’Unità d’Italia. E sin qui nulla da dire: le “cucitrici” che cuciono la lana rossa sin dal primo mattino, la pendola segna le 7.15, simboleggia il rito, la preghiera, la partecipazione alle vicende del tempo. La stanza è luminosa, ben arredata, borghese, quasi opulenta per quei tempi di guerra. Si nota un quadro color seppia dell’eroe del tempo, Garibaldi, e colpisce quel bastone della tenda a forma di freccia, chiaro simbolo di guerra e lotta. E morte. Le donne sono concentrate nel lavoro e sono serie, troppo serie. Nessuna sorride, nessuna guarda verso la finestra, come se temessero di venire a conoscenza dei misfatti dei loro uomini  verso altri uomini e altre donne. Forse ascoltano le ultime novità che riguardano il Sud d’Italia e che sta raccontando la donna di spalle ultima arrivata e le altre stanno con gli occhi abbassati, in silenzio. Ecco, colpisce il silenzio  di queste donne che cuciono le giubbe garibaldine. Non sono convinte, non sembrano soddisfatte, orgogliose, contente. Sono preoccupate, perplesse e forse anche addolorate e vergognate.

Non so se la mia analisi di semplice donna del Sud  sia esatta o se è viziata dal “senno di poi” della Storia. La “macchia”  ha comunque saputo indirizzarmi alle emozioni personali che derivano dall’ambiente in cui vivo. Proprio come  i Macchiaioli che seppero riprodurre  le loro emozioni dal Vero.

Luglio

01 venerdì Lug 2016

Posted by ili6 in Arte, Articoli, Senza categoria

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blogger, buona estate, Edvard Munch, estate, giochi di parole, intrattenimento, Isabella Scotti, Luglio, luna, rompicapo, tautogrammi

Ho sempre associato Luglio alla luminosità, diurna e notturna. La luce del mare, delle spiagge, dei cieli azzurri di montagna, del grano maturo delle campagne, dei lunghi pomeriggi, delle notti stellate, delle costellazioni visibili. E alla luce , ai giorni lenti di relax, alle notti calde e languide abbiamo pensato, Isabella e io, mentre scrivevamo  questi tautogrammi per augurare a tutti un luminoso e lieto mese di Luglio.

Luglio

languidamente

la luna

luccicherà lago.

Leggerò libri.

Leggiadre libellule

libreranno leggere

lungo lampioni

luminosi

 Isabella Scotti

separatore

La luna lancia luccichii lassù,

le lampare luminose  laggiù.

Lei, leggiadra, lega liane.

Lui, lento, livella legname.

Limano, lucidano

laccano, lavorano.

Labbra luccicanti lodano Luglio

leccando lamponi,

lambendo limoni.

Marirò

separatore

Al nostro gioco si è appena unita  la cara Diemme con un tautogramma tutto da “lovvare” (e non sto scherzando) 😉 Grazie, DM!

Lovvo luglio:

lavoro lentamente,

lietamente limonerei

libidosamente languendo,

laggiù,

lontano,

leggiadramente levata.

Diemme

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Edvard Munch-Summer night in the beach (1902)

Renoir e Venezia

23 giovedì Apr 2015

Posted by ili6 in Arte, Articoli, emozioni, Viaggi

≈ 44 commenti

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arte, bellezze d'Italia, emozioni, i capolavori che comunicano, Renoir, ricordi, Venezia, viaggi

“Nel dipingere é difficile capire qual è il momento in cui l’imitazione della natura deve fermarsi.

Un quadro non è un processo verbale.

Quando si tratta di un paesaggio, amo quei quadri che mi fanno venir voglia di entrarci per andarvi a spasso.”

(Pierre Auguste Renoir)

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 Questo quadro di Renoir mi fa davvero venir voglia di entrare dentro la tela per andare a spasso tra le calli. Che bei ricordi! Nella mia ultima visita, Venezia m’è venuta incontro proprio così come ritratta, mentre arrivavo dal mare e poi l’ho salutata ancora così, andando via commossa. Il cielo aveva i colori di un fantastico tramonto settembrino e a quei raggi ambrati ho affidato il mio “Tornerò!”

Auguri !

01 mercoledì Apr 2015

Posted by ili6 in Arte, Articoli

≈ 31 commenti

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anziani, auguri, blog, Buona Pasqua, primavera, Renoir

A Voi, cari Amici di blog,  i miei auguri di Serena Primavera e Buona Pasqua.

Trascorrete, se possibile,  giornate spensierate e cariche di affetto  coi vostri cari. Per chi, come me, ha degli anziani , degli ammalati nel cuore, bisognosi di tanto, di tutto, auguro lunghi momenti di Presenza. Proprio alcune settimane fa una mia collega, parlando della mia anziana e sofferente mamma, in questo momento in ospedale, mi ha detto: “Accarezzala, abbracciala, baciala quanto più puoi. A lei darai gioia, ma  la regalerai anche a te .”

Perdonate  se in questi giorni non riesco ad essere molto presente nei vostri blog.

Un abbraccio,

Marirò

cogliendo i fiori di renoir

C. Renoir – “Cogliendo i fiori”

Arancio e Viola

21 venerdì Nov 2014

Posted by ili6 in Arte, I miei racconti

≈ 41 commenti

Tag

amicizia, autunno, foglie autunnali, Leonid Afremod, nuvole, ultimo sole, vento

Si incontrano  in un mattino umido e ventoso. Un soffio birbante e freddo che da giorni spadroneggia e scuote ogni cosa, li ha alla fine staccati dai rispettivi alberi : Viola  dopo una tesa e strenua lotta,  Arancio dopo una facile resa .

In fondo Arancio sa che quello è suo destino e non aveva senso stare lì a lottare per restare ancorato a quell’albero che odora adesso di muffa. No, meglio staccarsi e vivere altre avventure prima di divenire polvere.

Re Vento lo rotola, lo solleva, lo adagia e poi lo spinge ancora e Arancio  si diverte da matti  a farsi sbatacchiare in quel modo: è ancora forte e ricco di linfa e può persino ridere. Lo fa incontrando altre foglie marroni, gialle, verdi, quando cade e si mischia a loro in un vorticoso girotondo e lo fa quando, in sella al vento, vola su campi e colline, su fiumi e città : che spettacolo! Niente a che vedere con ciò che gli offriva il suo alberello. Sente  di ringraziarlo per la vita e i bei periodi comunque  trascorsi, ma ora è tempo di ascoltare altra musica, prima che questa cessi del tutto.

Viola è smarrita e impaurita, tremante e desolata: stava bene su quell’albero, con le  sorelle foglie e tutti quegli uccellini che le facevano allegra compagnia. Godeva di un ottimo panorama e ora si sente tremendamente sola e impaurita. Sta  lì, ferma e immobile al centro di una pozzanghera e tutto le sembra buio e triste. Carica ancora di bellezza e vita, si sente inutile e rallenta il respiro per addormentarsi più in fretta. Vorrebbe solo marcire velocemente nel sonno  per farla finita con quell’inevitabile agonia.

Si risveglia invece bruscamente per una spinta vigorosa. Re Vento la urta, la rotola violentemente   e infine  la incastra tra le sbarre di un cancello insieme ad altre foglie. Viola si sente soffocare quando si accorge che una foglia color tramonto d’estate si è incollata su lei.

-Scusi, non vorrei disturbare, ma proprio non riesco a muovermi. Sono incastrato come lei tra queste sbarre. Comunque piacere, mi chiamo Arancio.

-Io sono Viola e se solo riuscisse a spostarsi un pochino…

-Non riesco, mi spiace. Dobbiamo aspettare che torni Re Vento. Resista in qualche modo.

Ma di Re Vento nessuna notizia  per giorni e giorni e Arancio e Viola restano lì, uno sull’altra. Pian piano si abituano a quella posizione, a quel peso, alle rispettive presenze e si fanno compagnia. Arancio è un gran chiacchierone e Viola una raffinata ascoltatrice. Lui le racconta i luoghi e le meraviglie del fiume che grazie al vento dei giorni scorsi ha potuto ammirare e della vita monotona sul suo alberello. Viola dice delle sue paure, della malinconia e racconta buffi e divertenti episodi della sua bella vita primaverile.

Diventano amici, diventano amanti: ridono, piangono e si danno forza, parlano, raccontano e si meravigliano, cantano, sognano e si commuovono. Litigano anche e scoprono la tenerezza  del far poi pace. Ora temono solo il ritorno del vento, che sanno arriverà, che sanno li separerà.  

Che peccato essersi incontrati così tardi! Ma che bello essere riusciti a stare insieme, seppur alla fine del tutto.

-Ehi, signor Arancio, senti il tepore di questo raggio di sole? Per quanto ancora?

-Chi lo sa: ora c’è. Dai, raccontami  nuovamente della coccinella che ti faceva il solletico…

Nuvole nere si addensano veloci dietro la montagna.  Arancio e Viola non le guardano nemmeno.

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Leonid Afremov – Tovard the sun light

Abraq ad habra

12 mercoledì Nov 2014

Posted by ili6 in amicizia, Arte, pensieri, Senza categoria

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Abraq ad habra, Erica Hopper, infierire, parlare a vanvera, partecipazione, piccole e inutili cattiverie, sofferenza, superficialità

La scena , alcune settimane fa,  è stata la seguente:

eravamo in tre nella piazza antistante la scuola, tre colleghe e si parlava di varie cose. Una delle due colleghe è anche una mia amica carissima che sta affrontando problemi di salute legati a un improvviso  cattivo funzionamento della tiroide che, tra l’altro, ha creato un eccessivo e repentino dimagrimento. Sciupata, demoralizzata, sfiancata dalle cure mediche, sembra invecchiata di colpo, ma resta la splendida persona che è sempre stata. 

Dall’angolo della piazza è spuntata una collega supplente che, vedendo dopo tempo la nostra amica così dimagrita e sciupata, ha esclamato a tutta voce:

-Ma stai facendo la cura della bottiglia? Madonna, non ti si può guardare! Che ti succede???

Ecco, io quella tipa  l’avrei pestata lì, direttamente sul posto!

Mi chiedo come si possa essere tanto superficiali, per non dire cattivi. La mia amica impallidì, afferrò il mio braccio e lo strinse forte e a voce bassa mi disse di non sopportare più quelle domande e chi mette in evidenza la sua sofferenza .

Non sono solita  fare esclamazioni similari quando incontro qualcuno e noto che è più grasso, più vecchio, più malandato, con più rughe o peggio  con chiari problemi di salute . Non esordisco mai dicendo “come sei sciupato!” oppure “vedo che hai messo su parecchi chili”, figuriamoci “ non ti si può guardare!”. Sono frasi che fanno male, schiaffi che dai a chi sta vivendo  un problema e vorrebbe solo che gli altri non se ne accorgessero. E’ un girare il coltello nella piaga.  E non concordo nemmeno sul discorso dell’istintiva partecipazione; non esiste che a una certa età non si sappia tenere a freno la lingua! Piuttosto temo che ci sia gente che quasi ci gode a sollevare un problema altrui,  traendo piacere nell’infierire.

Personalmente ho imparato, anche sulla mia pelle,  che  se si notano problemi di qualsiasi genere, persino per una tintura di capelli mal riuscita,  è tassativo non dire proprio nulla. Non è ipocrisia, non è falsità, non è indifferenza, è rispetto per un problema che un’altra persona può avere. Perché tutti ci teniamo ad apparire nella forma migliore e a non suscitare patemi e pietismi altrui. Anche quando stiamo male. Ci sarà poi tempo e modo, se e quando l’altro sarà pronto, per informarsi, parlare e partecipare .

Abraq ad habra. Dice bene il famoso detto aramaico: creo quello che dico. Nel bene e nel male.

e hopper

Dipinto di Erica Hopper

Dura di comprendonio

02 giovedì Ott 2014

Posted by ili6 in Arte, Articoli, io e loro, scuola, Senza categoria

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aula scolastica, cartelloni, chiodi e martello, collaboratori scolastici, dura di comprendonio, Marcel Duchamp, responsabilità, rimprovero, rischio, scalette, scuola, sicurezza sul lavoro, testardaggine, vigili del Fuoco, voglia che passa

L’altra mattina sono stata rimproverata con decisione da un bidello della mia scuola, ops, chiedo venia, da un collaboratore scolastico, ‘che se li chiami bidelli ti fanno “spirdare” (vedere gli spiriti dallo spavento ). No, nemmeno collaboratori scolastici va bene. Li devi chiamare signore e signora e punto. Quindi sono stata rimproverata dal Sig. G.  davanti ai miei alunni in malo modo, cioè con tanto di voce alta, frasi imperiose e minacciose e sapete il perché? Perché sono stata colta in fallo mentre, arrampicata su una scaletta a V, attaccavo un grande cartellone a una parete della mia aula.

-Maestra, che cavolo sta facendo lassù?!? Scenda immediatamente!

Premesso che io non mi offendo se mi chiamano maestra e non signora, anzi mi piace proprio, sentendo quelle urla sono saltata in aria col rischio di cadere sul gruppetto di bambini che mi stava aiutando dal basso a tenere fermo il  cartellone che avevamo terminato dopo due settimane di intenso lavoro e che  stavo cercando di fissare al muro con cartoncino e  chiodini.

-Che succede  signor G.?  Non sto rovinando il muro, ho con me i cartoncini di protezione, stia tranquillo. Piuttosto stia attento che A. e B. non si prendano a calci, per favore.  A. è già nervoso di buon mattino.

-Scenda subito dalla scala, maestra! Lei non può salire su quella scala!! Lo sa che se cade sono guai per tutti?

– So che se cado saranno guai per me, ma sto attenta. Questa scala sembra parecchio  fragilina…

-E’ fragile. Da dove l’ha presa? Chi l’ha autorizzata??

Comincio ad innervosirmi e, dall’alto del penultimo  piolo di quella scala senza parapetto, senza gommine antiscivolo, senza catenina di sicurezza e che tremola tutta, con in mano il martello, tra i denti due chiodini, mi giro con la testa che ondula e dico al sig.  G. che la scala l’ho presa da me dietro l’anta del portone dove è tenuta e dopo aver chiesto da giorni  a tre sig. collaboratori scolastici se mi potevano aiutare a fissare il cartellone. E poiché nessuno si è reso disponibile, era arrivato il momento di fare da sola.

-Io sono il responsabile della sicurezza dei lavoratori di questa scuola e le dico che lei non deve salire su nessuna scala, quindi scenda subito!

-Ok, io scendo, ma finisce lei di mettere altri due chiodini quassù?

-Nemmeno per sogno! Se io o lei, o altri, cadiamo mentre siamo arrampicati su una scala, specie una scaletta come questa,  l’assicurazione dovrà sborsare un sacco di soldi e qualcuno potrebbe finire in galera! Venga subito giù, non posso vederla lassù!

– E allora chi deve attaccare un cartellone in questa scuola??

– Non lo so: personale specializzato, operai del Comune…nessuno! Niente cartelloni a quell’altezza, nessuno! Dovete smetterla voi maestre con questi cartelloni!!! 

– A scuola i cartelloni si creano e si attaccano. Questo è parecchio grande, è quasi una scenografia che abbiamo realizzato a scuola con fatica, mettendoci impegno, tempo, creatività ed è venuto proprio bello! Se lo scordi che io non lo attacco!! Quindi o scendo io e sale lei o la smetta di urlare, mi tenga ferma la scala e incroci le dita finchè non metto questi ultimi chiodi!

-Lei mi costringe a tirarla giù! E’ dura di comprendonio!

-La nostra maestra non si tocca!!! –gridano alcuni dei miei alunni.

Il sig, G. urla ai bambini di stare zitti, di togliersi dai paraggi della scala, si attacca alla scaletta e trattiene il respiro sino a che non sistemo il cartellone. Quando scendo noto che è pallido e sudato. Lui!

-Maestra, lei non sa che rischio ha corso e ha fatto correre a me e alla preside.

-Già, a lei e alla preside…  Ora so che a Natale, per il grande presepe che FOOOrse  realizzeremo, dovrò chiamare i Vigili del Fuoco per fissarlo alle pareti! Intanto lei dica alla preside di acquistare una scala decente, altrimenti la voce grossa la farò io che son dura di comprendonio. E se soldi non ce ne sono, vorrà dire che da domani inizieremo una colletta pro scala-sicura!

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 Marcel Duchamp – Nudo che scende le scale n. 2 – 1912

Il pane integrale

06 mercoledì Ago 2014

Posted by ili6 in Arte, emozioni, Fotografia, Senza categoria, Terra mia, un pò di me

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Isola Bella, mare, marito e moglie, pane integrale, Salvador Dalì, Sicilia

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Salvador Dalì – Cestino di pane

Non lo sopporto, non mi piace proprio il pane integrale. E tu lo sai! Da trenta e passa anni lo sai, cavolo! E che fai? Mi fai trovare nel cestino il pane integrale! Ma non conto proprio nulla, eh! Oh, lo so, ora mi dirai che è buono, che fa bene all’intestino, che qua, che là :DETESTO. IL. PANE .INTEGRALE., chiaro?!? Sa di pollaio, di galline, di canigghia!

Avevamo concordato un pranzo light: insalata, mozzarella, prosciutto e melone, tanta frutta. Troppe pizze e fritture, troppi gelati in questi giorni , così niente cibi pesanti e mattinata tutta da dedicare al mare. Ti  avevo chiesto di comprare due panini prima di andare dal meccanico. Nel frattempo avevo preparato con cura una bella insalata, non una cosa così, non un assemblaggio di erbe a come capitava. Mi sentivo  serena, in vacanza, felice per non dover cucinare e avevo deciso di apparecchiare bene la tavola e di usare tovaglia e  piatti belli, anche se eravamo solo noi due. Siamo importanti noi due. Così, invece dell’insalatiera  pirex avevo tirato fuori il vassoio di cristallino, divertendomi a sistemare le verdure, stando attenta ai colori e alla consistenza: una striscia di lattuga belga, una di cetrioli, poi il radicchio seguito dalla linea di pomodori. Il giallo del mais stava bene accanto al rosso dei pomodori e all’arancio della carotina julienne. Ad arte, poi, avevo distribuito  le ciliegine di mozzarella e i ciuffetti di indivia riccia: quel vassoio sembrava un quadro di Mondrian! E non parliamo del prosciutto e melone  sistemato come fosse il più bel  tulipano olandese! Ma al momento di preparare il pane …mi sono crollate le braccia e le spalle, cavolaccio a te!

Non sono esigente a tavola, saranno due o tre i cibi che non gradisco e tra questi tutto ciò che è integrale: dalla pasta al pane, dai biscotti alle gallette …bleah…. A te piace l’integrale e non negarmi che almeno due volte a settimana compro il panino o il grissino integrale PER TE. Per me qualsiasi tipo di pane, bianco, di semola, soffiato, intrecciato, lungo, tondo, schiacciato, non importa, qualsiasi cosa purchè non integrale.

E ora che faccio? Che mangio?? Come si fa a mangiare un’insalata senza pane?!? Perché io quel coso scuro e molle non lo voglio manco vedere a tavola! Guerra!guerra! ora scateno una guerra!

Torni a casa e sei stanco e accaldato, mi comunichi subito che il costo di riparazione dell’auto non è spaventoso e si vede che sei sollevato.  Io intanto  sto muta come un pesce anche se le notizie dell’officina mi rincuorano. Ti cambi, ti siedi a tavola:

-Allora, che si mangia? Oh, che bella tavola! E’ festa?

Con fare scenico degno di Rosina Anselmi, deposito sulla tavola le portate una alla volta e alla fine il cestino del pane, proprio sotto il tuo naso. Mi siedo di fronte a te e gioco col tovagliolo. Ti servi, condisci l’insalata, spezzi un panino.

-Quindi l’auto si può riparare facilmente?

-Per fortuna sì e ce la possiamo fare con modica spesa, temevo molto peggio. Sono momenti difficili per tutti, anche per noi, lo sai. Ma non mangi? Era caldo il mare stamat…

Ti alzi di botto, fai cadere la sedia e vai verso la porta di ingresso. Ti corro dietro.

-Dove stai andando??

– Ho sbagliato a comprare il pane! Il supermercato sarà ancora aperto.

-Ma vieni qui, torna a tavola. Che vuoi che sia un panino integrale… e poi  col marino sarà anche buono. Lo dice persino quella pubblicità…

-Davvero?

-Davvero.

Ci sediamo, condisco l’ insalata, spezzo il panino e ne mastico un po’. Tu mi guardi inghiottire con quegli occhi che con tutta la luce che c’è nel terrazzo sembrano ancora più cerulei e aspetti…

-Eh, mangiabile, dai, …direi buono, sì…

Sorridi.

-Allora col marino  possiamo usare questo pane : ottimo!

-Sì, certo. Per  O G G I  sì.

??????????

 Isola Bella – Taormina – Sicily

Con questo semplice, e forse banale, ma anche no, spezzone di quotidianità familiare vi lascio per  un po’ e auguro a tutti un buon proseguo d’estate e un felice e stellato Ferragosto. 🙂

Marirò

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