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7 anni appena: me ne restano cinque, sono in fila alla cattedra e aspettano con pazienza che io corregga un esercizio di grammatica che hanno or ora completato. Sto cercando di fare velocemente, ma gli occhi mi bruciano e devo interrompere per soffiarmi il naso o tossire col fazzoletto davanti alla bocca per tentare di non contagiarli. Mannaggia ai super raffreddori invernali! E poi, diciamolo sinceramente, sono stanca e stufa di questo lavoro lungo e antipatico; “cu, qu, cqu e capricciose” mi ballano attorno da più di una settimana e adesso peggio per me che gli ho dato 20 parole da completare. Ne potevano bastare meno e ora mi tocca fare la correzione di tutte le 400 parole!!! Fortuna che ci sono tre assenti stamattina…

Cerco di stare concentrata e di volare, chissà quanti errori mi stanno scappando…. e i 15 già corretti si stanno anche agitando. “Ok, avanti un altro” dico, mentre ho voglia di poggiare la testa sulla cattedra, di bere una spremuta di arancia e stare al calduccio di casa. Non devo avere una buona cera perché quando arriva Matteo, il penultimo, mi dice: “Eh, maestra, così è la vita. Che vuoi farci?” Lo guardo stranita, e lui: “Si deve lavorare anche se si sta male”. E mi sorride.

7 anni, 7 anni appena e ha già capito tanto della vita: merita una lode a prescindere!

bo

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