Tag
amicizia, bambini, crescere insieme, disabilità, donne, educazione, figli, Giacomo Bertoni, Ludovico Einaudi, maestre, mamme, scuola, vita
Un bellissimo scritto di Giacomo Bertoni, suggerito da Lucetta, mi ha riportata alla storia di una Mamma e di suo Figlio e anche alla storia di una Scuola, di una classe di Alunni e dei loro Insegnanti. Una storia bella e importante, pur nella sua drammaticità, una delle tante piccole e preziose storie che esistono in questo mondo e che passano troppo in silenzio. Conoscere queste storie, viverle in qualche maniera, dà sempre i brividi e lascia attoniti per la forza e l’amore che le permeano.
Lei, la Signora Matilde. puoi incontrarla ogni giorno a Scuola. Accompagna Davide sin dentro l’aula poco dopo il suono della campanella, si ferma nella classe qualche minuto e viene a riprenderlo all’uscita prima delle altre mamme. A volte le fa compagnia la figlia maggiore, rarissimo quando ad accompagnare Davide è il papà per via degli orari di lavoro. Davide frequenta la quinta classe della Scuola Primaria, ha 12 anni ed è un ragazzino con gravissimi problemi psicomotori: non riesce a tenere eretto il corpo, si esprime con sguardi, suoni gutturali, urla e smorfie, soffre di ansie e di diabete. Non può fare a meno della sua speciale carrozzina e si alimenta assistito.
Mamma Matilde ogni giorno, col sole o con la pioggia, entra con l’auto nel cortile della scuola, prende dal bagagliaio la carrozzina, poi prende in braccio il figlio e lo sistema sulla sedia a rotelle, lo imbraca per bene e lo accompagna verso il portoncino, seguendo un lungo scivolo. Non sempre usa la sua carrozzina da quando l’Amministrazione Comunale ha provveduto a darne una simile a Scuola e così Matilde, Donna magra e minuta, molte mattine prende in braccio Davide e salgono insieme cinque gradini di scale. Arrivati nel corridoio, sistema Davide nella sedia speciale della Scuola e lo accompagna in classe. Aiuta le Maestre a togliere cappotti e giacchette, attende che Davide si stabilizzi e poi va via. Lo stesso si ripete al contrario all’uscita di scuola. In tutto questo Matilde viene a volte aiutata da qualche bidello, dall’insegnante di sostegno o da qualsiasi docente, genitore, personale di segreteria che in quel momento casualmente si trovi a passare da quell’angolo di corridoio. Tante altre volte fa tutto da sola.
La Signora Matilde è sempre affabile e curata, mai un lamento. Capita, però, di incrociarla disordinata, preoccupata, scura in viso quando viene chiamata dalle maestre per improvvisi problemi di Davide.
Lo scorso anno ho supplito per alcuni giorni la Maestra di Davide. Pur sapendo del bambino e della sua situazione, non nego che il mio primo impatto in quella classe fu terrorizzante, anche perché l’insegnante di sostegno sarebbe arrivata un paio d’ore dopo e idem l’assistente sanitaria. Furono i bambini della classe a dirmi di stare serena perchè mi avrebbero aiutata loro. Mi accorsi ben presto che tutti gli alunni avevano un ruolo preciso: due pensavano a far bere il compagno, sorreggendo la bottiglietta dell’acqua con la cannuccia. Davide sa indicare con un braccio quando ha sete. Due bambine erano incaricate a sorvegliare la testa del compagno, che riesce a stare eretta per una decina di minuti, poi si affloscia: “Bisogna metterla dritta altrimenti Davide respira male e può soffocare con la saliva”. C’erano i compagnetti che si preoccupavano di raccogliere eventuali oggetti che Davide poteva gettare a terra coi suoi movimenti incontrollati, c’era chi si incaricava di spostare la carrozzina perché: “ Davide così può guardare tutto e tutti e soprattutto il sole dalle finestre. Lui ama il sole, ma troppo gli fa male e dobbiamo proteggerlo”. In un angolo della classe c’era un banco speciale perché Davide potesse lavorare con fogli, colori e materiale speciale.
Tutta la classe agiva e ruotava attorno alle esigenze del compagno in grande difficoltà. Un bambino mi disse: “ Maestra, parla a bassa voce, lui ha paura dei rumori e dei suoni forti”. Meno timorosa, iniziai la lezione senza perdere di vista quel ragazzino, ma non sapevo come rapportarmi con lui. Più volte mi avvicinai e dissi qualcosa di carino sugli adesivi spiritosi che c’erano sulla sedia a rotelle, ma Davide non entrava in contatto con me, non era abituato al suono della mia voce, preferiva guardare alcuni compagni. Poco dopo sentii dei suoni stridenti e i compagni mi avvertirono che Davide si stava innervosendo e occorreva accendere la radio. Li lasciai fare e subito dopo la voce di Laura Pausini si diffuse nell’aula. Una bambina mi spiegò che il compagno ama la Pausini, che si calma quando la ascolta perché sono le canzoni che gli canta la sua mamma: “ Noi siamo abituati a lavorare con questo sottofondo musicale”. Ed era vero; la classe mi seguì e lavorò serenamente. Quando fu il momento della ricreazione alcuni bambini si misero attorno al compagno per non farlo sentire solo. Parlavano, scherzavano tra loro mentre Davide pareva seguirli con gli occhi e faceva smorfie. Era il suo modo di partecipare. Ricordo che mi avvicinai alla finestra e guardai il sole. Scesero delle lacrime mentre mi chiedevo tanti perché, mentre riflettevo sull’enorme lavoro svolto dalle mie Colleghe sulla classe e su Davide, mentre pensavo a mamma Matilde. Il calore del sole somigliava a Lei, a tutti quei Bambini che mi circondavano e alla loro Maestra.“Sei commossa?”, mi chiese una bimba. “Il sole mi ha abbagliata”, risposi. Poi la bambina mi invitò ad avvicinarmi a Davide: “Vuoi vederlo sorridere?”. Davide stava facendo una smorfia delicata e i suoi occhi erano vigili mentre ascoltava tre compagnetti che cantavano una canzoncina. Anche il suo braccio si muoveva al ritmo di quelle voci. Sì, stava sorridendo e tutto ebbe un significato ampio e prezioso.
Questo sarà l’ultimo anno di Davide nella mia Scuola. Giorni fa sono passata nella sua Classe per augurare a tutti buon anno scolastico. In sottofondo “Le onde” di Ludovico Einaudi:- “E la Pausini?”, ho chiesto. La Maestra ha risposto: “ Stanno diventando più grandi, pure Davide, ed è giusto che apprezzino anche altro”.
Una bella storia di integrazione scolastica, raccontata molto bene.
Sono un’insegnante di sostegno e sono convinta che ogni bambino può stare bene a scuola se il suo inserimento viene curato con attenzione e sensibilità.
Ciao, benvenuta 🙂
Ho iniziato la mia carriera scolastica come insegnante di sostegno quindi porto nel cuore queste tematiche.
Nel tempo, osservando casi di disabilita’ molto grave mi sono posta tanti dubbi, non sull’ inserimento- integrazione, sempre fondamentale, ma sulla ” forza” che una scuola da sola può avere. I casi gravi necessitano di costante e seria psicoterapia e psicomotricita’ altamente specializzata e coadiuvata da apparecchiature adeguate. Mi sono accorta che molti bimbi disabili gravi non riescono ad avere accesso a strutture specializzate nel pomeriggio per via del sovraffollamento. In questi casi dividere i le mattinate tra scuola e centri di recupero per dare il massimo aiuto.
Purtroppo in Italia le strutture pubbliche sono sovraffollate, anche se bisogna fare una distinzione tra le varie zone del territorio. Al sud, come spesso accade, la situazione è più difficile. La scuola deve fare la sua parte e dalla mia esperienza sono giunta alla conclusione che sono le singole persone, con la loro sensibilità e competenza, a fare la differenza in contesti dove spesso mancano le risorse anche per coprire le ore dei vari ragazzi disabili. Io lavoro in una scuola in città e per avere tutti i docenti necessari tutti gli anni passa più di un mese dall’inizio della scuola. In contesti più isolati immagino che vada anche peggio
fa bene al cuore leggerti, buon lunedì
Scusami, Viki, rispondo solo ora, ho internet che fa le bizze.
Grazie del bel commento. Merito tutto dei bambini.
ciao eli ❤
Queste sono le testimonianze che vanno raccontate soprattutto perchè è il pane quotidiano di una classe e ti fanno vedere il mondo con altri occhi. Grazie Maria Rosaria.
Grazie a te, anche per gli inviti di lettura nel tuo blog.
Serena nuova settimana, ciao 🙂
Davvero un racconto di vita prezioso. Anzi preziosissimo. Tutti portano a casa un grande tesoro. Più grande di quello che ogni giorno riceve Davide dai suoi compagni. Comprendere cosa significa donare non lo si può insegnare se non con questo tipo di azioni e poi sarà per la vita.
Tanti complimenti a queste anime belle che hanno reso la mia serata melanconica più bella.
Mi auguro davvero che per i bambini di questa classe l’ sperienza lasci tracce forti per la vita, tanto forti da non essere oscurate dai mali della società. E mi auguro che Davide possa incontrare ancora nelle future scuole insegnanti e compagni come quelli di adesso.
Serena domenica 🙂
Si me lo auguro dal profondo anch’io e sarà nei miei pensieri più profondi.
🌹
Grazie 🙂
Ammirevoli le insegnanti ma soprattutto un forte applauso ai compagni di classe di Davide! In un mondo dove gli episodi di bullismo e angherie in molti ambiti sono all’ordine del giorno, sono queste le notizie che andrebbero evidenziate nei telegiornali, perché questo è un esempio pratico di come la bontà d’animo esista e dia frutti dove coltivata assiduamente come in questo caso. Un abbraccio forte alla signora Matilde e al suo Davide e bravi, bravissimi ad insegnanti e compagni di scuola.
E un abbraccio anche a te Marirò, con affetto ⚘
Queste, carissima Teresa, sono situazioni che non fanno notizia, forse è anche giusto così perché questa è la quotidianità, la consuetudine delle scuole. Altri sono i fatti, che pur avvengono, per fortuna in maniera esigua, che vanno a fare Notizia e acquisiscono clamore dando alla scuola una immagine che non le appartiene, se non in attimi sporadici.
Il fenomeno del bullismo è gravissimo, si registra in varie realtà aggreganti, compresa la scuola. Un fenomeno che si ciba delle ansie, della precarietà, della insicurezza, della fragilità della società. Contrastarlo, arginarlo, modificarlo non è facile, ma possibile. Dovere della scuola è provarci anche offrendo esempi come quello da me raccontato.
Affettuoso abbraccio a te e serena domenica 🙂
La Scuola è (e deve essere) anche questo!
Un abbraccio.
Nicola
La scuola è questo e anche altro: luogo di educazione, di apprendimento, di crescita, di condivisione e convivenza. Il tutto nella misura che è possibile. La scuola non è l unica agenzia deputata a ciò, è una delle agenzie, in primis c’è la famiglia e attorno la società con tutte le sue diramazioni.
Buona domenica, Nicola
💖 bellissima storia e lode alle insegnanti che hanno creato armonia e rispetto tra gli alunni.
Se lo chiedi a loro , alle maestre della classe, ti rispondono che è stato facile e naturale arrivare a tale armonia.
Si, una lode alle mie colleghe.
Grazie,
che tesori di bimbi..un paradiso ❤
Sono certa che questi bambini hanno ricavato da questa esperienza una formazione educativa che li accompagnerà molto a lungo.
sicuramente sì… non dimenticheranno mai. Buon settimana Marirò
Che bella classe Mariro’, ti abbraccio cara, ❤
Davvero molto bella, una Bellezza che è stata conquistata pian piano, con costanza sin dal primo giorno di prima elementare finché non è divenuta naturale. La lode va alle maestre di questa classe e anche ai genitori degli alunni, sempre solidali e collaborativi.
Nel post non ho potuto raccontare tutto, sarebbe stato chilometrico, ma assicuro la grande sintonia di tutta la scuola per aiutare Davide, dalla preside ai genitori ai conoscerti.
Buona domenica, Laura. Grazie 🙂
Ci credo Mariro’, un abbraccio cara, buona domenica a te, ❤
Sacche d’amore in questo mondo sciagurato. ❤
Ce ne sono tante di queste sacche. Conoscerle fa sempre bene, ti restituisce un alito di fiducia.
Una bellissima classe!
Sì, bambini e maestre meravigliosi.