Tag
coppie sull'orlo di una crisi di nervi, distanze, famiglia, Fornero, lavoro, Lui e Lei, pensionamento
(seconda parte di tre)
Lui
L’altra mattina ho fatto qualcosa di incredibile: ho telefonato a mia figlia maggiore e con mille giri di parole le ho praticamente chiesto che ne pensasse dell’eventualità di trasferirci io e la mamma nella sua casa del Nord. Che ci stiamo a fare da soli qui? Ora che sono un pensionato potrei spostarmi, qualche liretta c’è per affrontare il trasloco e potrei essere utile ai nipotini, conoscerli meglio, intanto. Non so, magari si potrebbe costruire una nuova idea di famiglia, famiglia che ho percepito poco a causa -o grazie- al lavoro. Lei, mia figlia, con un altrettanto enorme giro di parole, mi ha detto che sono ben organizzati con asili nido e baby sitter, che sarebbe bello ma ci vorrebbe una casa in affitto, da loro non c’è spazio, che tra poco probabilmente si sposteranno in un’altra città, che… che…che. Afflitto, ho chiuso il telefono. Con la minore non ci penso nemmeno, mio genero mi provoca l’orticaria.
Che fare? Proprio non lo so. So solo che così non va. La mia vita ha preso una svolta aspettata: temevo il pensionamento, e a ragione. Mi sento spento e senza obiettivi. Ho una casa, una salute che regge, una discreta pensione e una moglie ancora piacente e piena di energie, nonostante i suoi sessantacinque anni e qualche acciacco. Lionella è una brava persona e una buona moglie e madre, non posso farle grossi rimproveri. Anche io sono una brava persona e penso di essere stato un buon marito e un buon padre. Un po’ distante per il mio lavoro, ma comunque presente, non ho fatto mancare nulla a nessuno. C’ero quando sono nate le bimbe, c’ero a tutte le feste comandate, ai matrimoni, c’ero tutte le volte che era richiesta la mia presenza. Certo, non è stato semplice vivere con tre donne, mi sentivo escluso dai loro interessi, per me spesso futili, e forse per questo mi rifugiai sempre più nel lavoro, ma anche e soprattutto perché il lavoro mi piaceva. Bello l’ambiente, importanti le responsabilità e le gratificazioni, gradevolissimo il rispetto per ciò che facevo. In quegli uffici mi sentivo vivo, ebbro di me stesso, forte, utile. A casa…ero un gradito ospite serale. La cosa non mi pesava, Lionella mi toglieva i pensieri della quotidianità e mi permetteva di dedicarmi anima e corpo al lavoro e di far carriera, quella carriera che lei non tentò nemmeno per portare avanti la famiglia, la nostra famiglia. Quasi non mi accorsi che le bambine erano diventate donne, che mia moglie stava invecchiando. Non mi accorsi che gli amici di gioventù erano spariti perché mi ero chiuso nel mio gratificante guscio lavorativo. Perché Lionella non mi ha mai chiesto di andare al mare? Di fare un viaggio? Io gliel’ho mai chiesto? Boh… la domenica mattina la dedicavo al calcio, il pomeriggio c’erano i ragazzini della cooperativa da allenare, in serata qualche film e il lunedì di nuovo al lavoro. In ufficio ritrovavo Pier Francesca, la mia segretaria di sempre. No, no, mai nulla con lei, ma era così piacevole affrontare la giornata insieme, comprenderci con uno sguardo, essere complici, discorrere e…vabbè, sì, un pochino corteggiarci, ma solo un po’, niente di niente, sapevamo che dovevamo rispettare i nostri ruoli di coniugati. Mi manca! Con lei si parlava di tutto, mi comprendeva a colpo, mi ascoltava, si fidava e metteva a nudo le sue fragilità. Basta, inutile ricordare, si fa tardi, devo tornare a casa, forse Lionella ha bisogno di me. Ma anche no, lei sa fare tutto, è abituata, ha imparato in fretta. Ha dovuto e l’ho costretta io. Per assurdo che sembri sarei dovuto andare in pensione almeno dieci anni fa, quando tra noi due c’era più intesa e passione, le figlie erano ancora a casa e sarebbe stato più semplice fare il marito e il padre. E adesso? Ora sto con Lionella H 24 e mi sento un fantasma. Giro per casa, cerco un po’ di spazio, ma di mio ci sono solo un armadio, due cassetti, mezzo letto e la mensola del bagno. Persino la mansarda è diventata sua con gli attrezzi per il bricolage di legno! Non posso fargliene una colpa: io ero altrove. Adesso mi rattrista vedere Lionella tesa, guardinga, come se vivesse con uno sconosciuto. Le voglio bene, guai se si ammalasse, ma H 24 con lei e con le sue abitudini è… è…senza meta! A volte prendo l’auto e giro a zonzo per ore, per togliermi di torno, ma anche per respirare di ricordi e nostalgie. Ah, se solo potessi tornare al lavoro per un paio d’ore al giorno! Sarei un uomo felice e lo sarebbe anche mia moglie. Vederla più serena mi farebbe stare meglio.
A QUESTO PUNTO ANDARE AVANTI DIVENTA UN PO’ COMPLICATO. I GIOCHI SEMBRANO COMPIUTI.
CHE AVESSE RAGIONE LA FORNERO COL SUO “LAVORARE, LAVORARE, LAVORARE, FINCHE’ MORTE NON VI SEPARI DALLO STESSO”?!?
GIAMMAI !!!
UN FINALE LO TROVO E SARA’ …COME PIACE A ME. LO AFFIDO ALLA VITA E A CERTE INASPETTATE CIRCOSTANZE CAPACI, A VOLTE, DI SCHIARIRE LE NOTTI PIU’ NUVOLOSE.
Bello; uno spaccato vero, uno spaccato che se ti guardi intorno ritrovi spesso, e si accentua nell’età adulta, quando il turbinio si placa, quando arriva la pensione, quando i figli se ne vanno… se guardo i miei mi accorgo che si sono reinventati una quotidianità fatta cmq di indipendenza, ma hanno, senza dubbio, fatto tanti compromessi per condividere il loro tempo, poiché abituati a vivere in modo indipendente pur condividendo un attività lavorativa. Brava aspetto il seguito. S.
Ciao S., grazie per aver letto.
Bel racconto, Mariro’.
“Ho una casa, una salute che regge, una discreta pensione e una moglie ancora piacente e piena di energie..”.
Sai che la mia situazione e’ un po’ atipica. “Stare con lei/ o con lui dal punto di vsita di lei H 24…”. Ma H 24 da soli non e’ certamente meglio. Poi, dipende dai casi.
Io della pensione ho anche un po’ paura (ripeto, la mia situazione e’ atipica..) perche’ il lavoro e’ praticamente la sola cosa della mia vita, Quado esco dal lavoro a volte mi dico: “e mo’, cosa faccio? Vado in piazza, e trovo due desperados che dicono solo “ciao..” o al bar – anche se bevo poco, solo caffe’ analcolici e un amaro dopo cena-, cosi’, per chiachierare . A casa. vuoto assoluto, a parte la gatta che e’ stupenda 🙂
Pero’, a conti fatti, voglio andare in pensione, e non do affatto ragione alla Fornero in nessun cas, giammai. E non “per me”, che per ora grazie al cielo godo buona salute (ma Frnero, mi garantisce che resetero’ cosi’ come ora?) . Non solo per me, ma per tanti, che magar non sono in salute, o fanno lavori usuranti, per tanti che vorrebbero e potrebbero, a differenza di me, godrsi la famiglia, mentre invece devono restare fino a 67 anni legati al lavoro.
Volgio andare in pensione perche’, ad esempio, con piu’ tempo libero posso coltivare gli interessi, poso frequentare una associazione -gia’ ‘ ne frequento una, ma posso parteciparvi solo il lunedi’ pomeriggio, sul tardi, e partecipare a qualche sparuta gita, o riunione, durante l’anno. In pensione potro’ invee partecipare a diverse cose di una associazione, e frequentare un coro (gia’ mi e’ stato chiesto di cantare nel coro del mio paese) ma, lavorando e vivendo da solo, farmi cioe’ tutto, non posso prendermi impegni extralavorativi.
Ho poi la ossibilita’, ne ho parlato con mia sorella, di andare a vivere da lei a Torino; li’ ci vado da decenni a trovarla, conosco gente, e li’ mi dedichero’ sicuramnte a qualcosa. Da un lato la mia paura (soffrire un po’ di piu’ la solitudine); ma dall’altra, il fatto che lavorando ho appena il tempo di farmi la spesa, le pulizie e da mangaire, con la giornata che comunque e’ dalle sei e mezza a mezzanotte e mezza. Prima, non risco ad andare a letto nemmeno se ce la metto tutta.
Al pc, infatti, scrivo due, tre commenti, ogni tanto un post e oops. in cucina a farmi da mangiare.
Quindi, a conti fatti, meglio andare in pensione, ho ormai 65 anni e, comunque vada… Ma la Fornero non ha torto solo riguado a me, ma riguardo a chi davvero non ce la fa piu’, a giovani costretti al precariato se non alla disoccupazione non potendosi ne’ divertire, ne’ farsi una famiglia. Certo, “la sindrome del pensionato”, tutto quel che si vuole, ma con l’innalzamento della eta’ pensionabile, si e’ davvero esagerato. Ciao 🙂
Marghian
Bel commento, molto sincero e che in tanti punti ingloba tutti perchè c’è sempre un fondo di timore nell’affrontare i cambiamenti e il pensionamento è un cambiamento che richiede un riequilibrio personale e di coppia. Questo non significa che non è desiderato, significa consapevolezza del delicato momento.67 e + anni non sono 60, più si va avanti e peggio diventerà. Inutile girarci attorno. Lo diventerà per il pensionato e per il NON più giovane lavoratore che lo sostituirà. La Fornero, anche se non ha lavorato peggio degli altri, ma peggio come gli altri, nella memoria collettiva, con sue lacrime ipocrite e false, sarà lungamente ricordata come l’essere più negativo che ogni lavoratore abbia mai potuto incontrare.
Non temere il pensionamento, godilo, è un diritto acquisito lungamente e faticosamente. metti in pratica molte delle cose che hai scritto e non temere la singletudine: in tanti dicono che sa essere una buona compagna.
Ciao Mariro’. Gazie pe gli auguri, non preoccuparti del ritardo, in fondo sono solo 5 giorni dal compleanno. Un po’ come me che dico ancora “siamo nel 2000”. Cosa sono 18 anni su due millenni? Grazie.
Io sto facendosempre dei post musicali. Ah, hai visto il post dove canto Guccini? Il post e’ sulla shoah, quindi immagini di che canzone si tratta.
No, Marghian, non ho visto nulla in questa settimana, solo attività di lavoro, schede, progetti e similari. Con la chiusura del quadrimestre, influenza e famiglia ho accumulato un bel ritardo generale. Al solito mio…Pazienza, spero che continuerete a sopportare 🙂
Ti capisco, ti capisco benissimo, io che scrivo quasi a mo’ di ritornello di non aver tempo. Vieni a leggermi( e a sentirmi 🙂 ) con calma Mariro’. HO aggiunto anche un “john denver”, ma comunque, pensa a sbrigare le tue cose, il blog viene dopo.
Riguardo all’altro comomento, non aggiungo altro sulla Fornero, se non che oltre tutto e’, lo scrivo in sardo, “leggia, ma de icci leggia ca chi s’incàrad’ in s’inferru si fùinti tottu is tiàus”. Traduco: “brutta, ma talmente brutta che se si affaccia all’inferno scappano tutti i diavoli…” (e’ una espressione colorita nostra, che forse per Fornero non rende bene l’idea). Oppure, “mala de ‘isura, peus de tràssas” (brutta di aspetto, peggio nei modi…”, davvero la piu’ brutta cosa che ci potesse capitare. Il bello e’ che, dicono molti, “non e’ solo lei che…”. Certo, ma intanto…se si legge una sentenza di condanna a morte, tale sentenza e’ emessa dai giudici, ma e’ il boia che esegue. Ecco, Fornero e’ stata il boia. E non le e’ certo dispiaciuto, befana piangitrice, carroga e coga (cornachia e strega). Con gli improperi potrei continuare, ma mi fermo qui.
Ah, una parola ancora. ” non temere la singletudine: in tanti dicono che sa essere una buona compagna…”. Bella frase, solo che io, almeno adesso, non la vedo cosi’. E’ che con l’eta’ non si hanno occasioni di svago ed amicizie. Anche sula solitidune, molti dicono che “e’ bella”. Ma questo vien detto sempre circa la solitudine scelta, voluta, per riposare, andare a pescare, leggere, pregare (se si e’ religiosi), per l’avventura (la scalata in solitaria, “Messner”, qello che si vuole…); ma stare soli sempre, volenti o nolenti, credo non piaccia a nessuno.
“Sincero”. Ah, Mariro’, non ho paura di mettere, in commenti pubblici, anche cose “mie”. Come il fatto- lo rsicrivo- che sono single per via della timidezza. “Per un handicapp”, dico io, non per scelta. Diciamo che…devo accettare la singletudine, conviverci questo si’. Ma “vederlo come una cosa bella ” proprio..almeno per adesso, nun me riesce proprio….Poi magari, maturero’, e non diro’ piu’ neanche “beato te” a mio fratello 🙂
Mi ricordo cosa mi scrivesti in un commento: “i fratelli ci vogliono bene, ed hanno la pazienza di sopportare anche le nostre lamentele…”. Ma no, non e’ lamentela, glielo dico si e no tre volte l’anno 🙂 Ciao Mariro’.
Marghian
ahahahah 😀 mi hai fatto morir dal ridere con la Fornero 😀
Sulla singletudine…non lo so….a volte la invoco, per 5-10 minuti, anche 30, dai,, quando litigo di brutto col coniuge, poi mi passa. Credo che, come dici, la singletudine si affronta meglio se è stata voluta, qualunque ne sia stato il motivo e comunque immagino abbia larghi spazi di pesantezza, simili alla vita coniugata. In entrambe le situazioni ci vuole adattamento e equilibrio. Che vogliamo farci? C’est la vie 🙂
Ciao Mariro’. Sula Fornero mi sono moderato (no, questo non lo scrivo, quset’altro nemmeno… ) 😆
Singletudine (io preferisco il termine singolezza… 🙂 ) . No, non invocarla, nemmeno per un minuto e’ bruttissimo da soli, credimi. Stare sempre..da soli. A parte tutto si’, mi e’ stato detto non so quante volte, “ci sono i pro ed i contro”. Okay, ma stare da soli semplicemente non e’ vita..ooh, scusami 🙂 Magari si’, e’ vita pero’… manca qualcosa. Ma non lo dico soltanto io. Le canzoni, di cosa parlano? Va ‘bbeh.. 🙂
Io avrei accettato, la stavo anceh accettando, la singletudine in se’; ma quando ti vedi che: con l’eta’, non hai amici. Vai la sera in piazza dopo il lavoro, e mi trovo due fessi come me, soli soli…”ciao..ciao..” due parole in croce poi “Oh, deu mindi andu—oh, io me ne vado..- deu puru–ache io..- ecco che, questo mi fa dire “ma perche’ non mi sono sposato?”.
Ci lavoro, sai? Circa l’accettare la situazione. Ma non mi vien facile. Non e’ che mi strappo i capelli eh? Ne’ faccio il muso alla gente, anzi. Pero’, un malcontentino di fondo c’e’. Non pensiamoci- plurale majestatis- adesso guado sanermo, Ciao 🙂
comprendo, Marghian, questo tuo malcontento, tu hai questo, io un altro, altri ne hanno ancora altri eccome se comprendo. Continua a lavorarci, faccio lo stesso io per altre ragioni, e vai avanti con la giusta fierezza. Certe cose vanno così e spesso ne siamo totalmente incolpevoli. La “rivincita” di vita sarà essere riusciti a non scivolare in un buio tunnel.
Sanremo è stata una bella compagnia. Poi per me….innamorata sempre di Baglioni, puoi immaginare 🙂
“Certe cose vanno così e spesso ne siamo totalmente incolpevoli”. Incolpevoli. Sai Mariro’, quante volte io, per il mio problema, mi sono sentito dire “colpa tua”? Anche in modo sarcastico, “copla tua bello mio..”. Un’altra cosa, che mi da’ veramente fastidio. “Beato te”. Piu’ fastidio ancora: se uno dice “sono da solo perche’ sai, non ho mai avuto un lavoro stabile…” o “sono da solo perche’ sono vedovo”, “da sopo perche’ sono separato…” riceva un “ti capisco”, “mi dispiace”. Se provo a dire “sono da solo per colpa della timidezza”, la gente..”ha..ha…ha”, A momenti davvero ti si ride in faccia. e’ un tabu’ dirlo. Puoi dirlo solo allo psicologo, al confessore (ma io non sono religioso.. 🙂 e quacuno, fra mille che e’ un po’ intelligente. Infatti, sto imparando a non dirlo.
No, “tunnel” no, non credo almeno, sono abbastanza su’ di morale- a oparte certi momenti, e’ umano e normale..-. Pero’, un certo malcontento di fondo si fa sentire.
Altra cosa. “fai altro”, “ci sono altri scopi”. Non e’ facile nemmeno questo. Capisco il punto di vista, magari anche “solidale ” di chi me lo dice, pero’.. non e’ facile trovare una cosa che davvero sopperisca a cio’ che, diciamolo, mi manca.
Sanremo quest’anno e’ stato stupendo. Sono baglioniano ache io. Ma non mi e’ piaciuto solo per Baglioni. Lui e’ stato bravissimo, ma mi e’ piaciuto nell’insieme. Ciao.
Marghian
“da sopo “. Ho scritto…”da sopo?” No, raga’.. 🙂
mi viene da dire…è il gioco delle parti
soprattutto l’incapacità di comunicare in tutti gli anni trascorsi insieme, da parte di entrambi,
non so se quest’uomo abbia sacrificato i sentimenti al lavoro o abbia frustrato i propri sentimenti compensandoli con il lavoro. certo che le sue soluzioni sono tutto tranne che una ricerca interiore del vero sè stesso e dei suoi veri bisogni.
non riesco ad assolverlo, pur capendo che non ci sono colpe ma solo adattamenti
Non so risponderti. Certe vite prendono strade così, senza avere chiaro il perchè.
Ho cercato di impostare le due parti del racconto in maniera speculare proprio per sottolineare la somiglianza dei due protagonisti. simili ma tremendamente distanti, ognuno col proprio obiettivo da perseguire, ognuno sereno nel suo mondo che non comprende l’altro.
Lei ha manifestato qualche disagio, qualche difficoltà, si è dovuta rassegnare a quel tran tran trovando, per forza di sopravvivenza, alcune soddisfazioni e ora non vuole rinunciare alle sue abitudini.
Lui non ha fatto nemmeno questo e…sì,…difficile assolverlo. Pensare di trovare al suo rientro il tappeto rosso steso? Eh!
Il rigo finale della prima parte, ma anche quello della seconda parte,non è stato scritto per caso e sarà ciò che in fondo darà a entrambi la forza del cambiamento. Insieme.
se pensi che Pirandello, vissuto a cavallo tra ottocento e novecento, scriveva già di questa incomunicabilità fra uomo e donna, non abbiamo fatto molta strada,
è vero che la capacità di essere postumo di Pirandello è stata notevole, ma indubbiamente c’è uno snodarsi del linguaggio e delle emozioni su binari che spesso divergono alla grande fra i due sessi.
Leone Gala è molto simile al tuo personaggio, fatti i dovuti distinguo epocali,
Vedremo il finale 🙂
un saluto
Citi un mio grande conterraneo, artigiano della realtà.Leone Gala si allontana e si estranea da una realtà per lui dolorosa, rifugiandosi in un’altra a lui più consona. Ma quando tornerà il rischio sarà di essere diventato guscio d’uovo.
Beh, dai, speriamo di no, che non sia davvero troppo tardi e che dentro il guscio ci sia ancora vita da consumare.
Grazie per questo ulteriore commento, in attesa del finale, che spero di postare prestissimo.
Buona notte 🙂
La storia della vita è composta da tre parti: l’inizio, l’intreccio, il finale. Molti pensano che la parte migliore sia il finale con “… e vissero tutti felici e contenti”, perché è parte integrante della nostra educazione, frutto di fiabe ascoltate nella più tenera età. Altri pensano che la parte principale sia l’inizio, perché lì ci si identifica con gli attori della storia. Io credo che la parte più importante sia l’intreccio, il mezzo, il lavoro, quello che succede: perché è lì che abbiamo le varianti, le sorprese, i colpi di scena, i sorrisi, le lacrime, le ansie, le speranze.
Per il resto: ottimo.
😉
Un sorriso con l’augurio di una serena settimana.
^_____^
La vita come un libro, appunto. L’inizio: travolgente, spumeggiante, carico di aspettative e progetti. Il finale: a volte deludente,tragico, doloroso, difficile, altre inaspettato, sorprendente, bellissimo, altre volte ancora scontato, rassegnato, piatto. Coi libri il finale possiamo sceglierlo, con la vita…spesso pure. Nel mezzo sta il lungo intreccio, di solito premessa del finale.
Concordo con te e ti ringrazio per il lusinghiero voto espresso.
Buona settimana anche a te 🙂
Sono molto d’accordo con Nicola. Due personaggi che hanno impostato la loro vita in modo troppo indipendente senza pensare al futuro. Non hanno cercato di condividere qualche interesse insieme. Noi pur essendo diversi, abbiamo cercato di trovare dei punti in comune per godere della compagnia l’uno dell’altra. Altrimenti saremmo due estranei in casa. A volte ci sono rinunce da fare non è tutto semplice ma con un poco di buona volontà si risolve tutto. Dovrebbero mettersi seduti ad un tavolo e dirsi sinceramente ciò che sta passando nella loro mente e trovare INSIEME la soluzione.
Saggio ciò che dici, Lucia, ma a volte, diciamo spesso, le cose vanno diversamente. I personaggi di questo racconto hanno vissuto due vite parallele che si sono incontrare rare volte e per situazioni di circostanza.Quando queste rette diventeranno incidenti occorrerà trovare una nuova valida linea comune, per proseguire insieme. La troveranno, nella mia fantasia desidero che la trovino, ma quanto hanno perso entrambi stando distanti!
Buona domenica a te e a E.
Un abbraccio
Mentre si va a lavorare, a volte non ci si accorge troppo di quello che,magari per evitare scontri verbali, sì lascia perdere. Non sarebbe una soluzione che lui tornasse al lavoro o che si trasferissero al Nord. Devono sicuramente trovare il modo di comunicare tra loro. Se l’amore, come sostengono, non è venuto meno, devono cercare un modo per reinventare la loro coppia. A volte ci si vergogna, ma anche rivolgersi a figure competenti può essere un’idea, se non sanno, al momento, come fare. Poi potranno certamente proseguire “da soli”.
Comunque… aspetto anche io il lieto fine, non deve essere necessariamente immediato, ma si può fare.
Un abbraccio care amiche
Teresa
carissima Teresa,
metti il dito in un punto dolente delle coppie datate: la consuetudine a lasciar perdere per evitare discussioni, il rimandare, l’adattarsi, anche alla non comunicazione.
Perchè lei non ha agito prima? Tutti stiamo a dire che lui doveva trovarsi un hobby da tempo, ma lei, lei perchè non ha messo sul piatto l’assenza di lui sin da subito, anche urlando e rompendo i bicchieri? Era concentrata a portare avanti una famiglia da sola e voleva riuscirci al meglio, senza disturbare il marito. O forse ha provato a coinvolgerlo senza esito.
Più che amore penso che nei due ci sia ormai il timore di perdere l’altro e la sicurezza-comodità-abitudinarietà che rappresenta. In merito alla comunicazione, al dialogo, dopo tanto tempo sarà possibile? Difficile. Solo se si progetterà altro,si potrà riuscire.
Comunque,
comincio a pensare di essermi impelagata in un racconto molto complesso. Ci vorrebbe un esperto psicologo di coppia che aiuti me a scrivere una degna conclusione e eviti le banalità che potrò dire. Bah, speriamo bene…
Ricambio l’abbraccio per entrambe 🙂
Una bella descrizione-analisi.
Anche il mio blog si occupa di ricerca esistenziale, sento la stessa forza qui, bello…
Ciao, benvenuto 🙂
Verrò presto a trovarti. Grazie.
Sono troppo curiosa, aspetto il finale, Mariro’ sei bravissima, baci tesoro, ❤
Grazie, Laura, sto completando il finale, sono arrivata alla grande litigata e mi sono un pochetto inceppata.
I litigi tra coniugi non sono semplici da scrivere in poche parole, di solito di parole ne scorre un fiume 😉
Buona domenica ❤
Fai con calma cara, io aspetto, ti mando un bacione e buona domenica a te, ❤
aspetto il finale 🙂
ok, grazie, la prossima settimana (ne ho scritto solo metà, ma è in testa…) 🙂
Quell’uomo quella insofferenza che oggi si trova a vivere se l’è creata da solo dedicandonsi troppo al lavoro e trascurando tutti i suoi affetti.
Una somma di errori da entrambe le parti, di lui e di lei, tutte per eccesso di zelo.Lei ne è stata costretta, almeno nella maggior parte. Lui non si è soffermato a riflettere e ha dedicato il meglio di sè ad altro.
Ciao R., grazie per essere passata 🙂
Leggo tanto entusiasmo nel finale che ci regalerai.
Complimenti per come ti sei calata nei soggetti.
Grazie, Paolo, ma non sono certa del risultato anche perchè qui siamo angosciati dalla eccessiva lunghezza dei testi che, sappiamo bene, scoraggiano tutti i lettori. Quindi, leva di qua, taglia di là, alla fine si rischia di scrivere l’essenziale senza i dovuti approfondimenti che possono arricchire uno scritto.
Alla prossima settimana,quindi, per il finale.
E tu, quando riprenderai a pubblicare??? Attendo.
Chi legge un racconto non bada molto alla sua lunghezza se il brano è accattivante.
Tra 10 gg sarò in Sicilia, spero di leggere il finale prima della partenza. Ciao 🙂
E già, i figli vogliono l’indipendenza abbastanza presto e per questo, quando formano una nuova famiglia, continuano a volerla. Gradiscono le visite (brevi) dei genitori ma difficilmente accettano una nuova convivenza. Tutto normale, quindi: nessuna recriminazione al riguardo. A meno che la nuova coppia abbia dei figli ed entrambi lavorino: solo in questo caso, generalmente, i nonni sono bene accetti… ma sempre se vivono a casa loro! Le convivenze sotto lo stesso tetto con i nonni o con i suoceri difficilmente resistono nel tempo. Il problema, dunque, nel caso che racconti, sta proprio nell’uomo che va in pensione senza essersi preparato in tempo a questa sua nuova condizione di vita. Esistono uomini del genere, ma a mio parere sono degli sprovveduti a cui vanno tirate – nemmeno tanto bonariamente – le orecchie. Anche la moglie ha le sue colpe: doveva pretendere di più dal marito – troppo fuori casa – e anche aiutarlo/spingerlo a trovarsi un hobby quando il tempo per cercarlo c’era.
Entrambi i protagonisti del racconto sono ottime persone, presi singolarmente, ma decisamente poco attenti al futuro di coppia.
Un cordiale saluto.
Nicola
Caro Nicola, i figli …son figli sempre e comunque, ma una improvvisa convivenza coi genitori influenzerebbe sicuramente, e negativamente, un altro equilibrio di coppia e questo è da prendere in considerazione. Al contrario, invece, le cose potrebbero funzionare perchè per i figli la famiglia d’origine è un punto fermo, dove poter tornare, se necessario.Difficilmente si trovano genitori non disponibili ad aiutare e accogliere figli e nipotini se richiesto.
Sì, il problema è della coppia adulta e dovrebbero essere in grado di risolverlo da soli. Ma hanno entrambi tirato troppo la corda, ognuno dalla propria parte, senza attenzione, come ben dici, per il futuro di coppia.. Errori che a un certo punto della vita vengono a galla con forza. Però sono entrambe brave persone, vero, quindi meritano una mano d’aiuto 🙂
me lo leggo tutto con calma quando hai anche postato la terza parte.. ti abbraccio cara Marirò bussi ♥
Ciao Rebecca
tranquilla, ormai da qui il racconto non scappa 🙂
State tutti un po’ meglio? spero di sì, verrò a leggerti presto.
Bussi, carissima.
Gianni sta molto bene… io combatto ancora con la mia bronchite cronica da ormai 8 settimane … con calma tutto con calma cara Marirò 🌻💛