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Foto web

Succede che due bambini litighino a scuola durante la ricreazione per un misero pupazzetto, si accapiglino un attimo prima che la maestra si fiondi a dividerli e a ripristinare la calma. Uno dei due ne esce con un graffio in viso. Roba di poco conto, ma il bimbo ferito piange e chiede di andare dalla mamma, che insegna in un’altra classe, a farsi consolare un attimino. La maestra non acconsente e, dopo aver disinfettato il graffietto, richiama i due litiganti e riprende il lavoro.

Due minuti dopo il bimbo col graffio chiede di andare in bagno e la maestra glielo concede anche se ha il presentimento che lui andrà dalla mamma a piagnucolare. Non può verificare, non può accompagnarlo in bagno in quel momento, decide di fidarsi. E sbaglia.

Il bimbo va nella classe della mamma e fa una sceneggiata, la mamma lo consola, gli alunni della mamma pure. Il bimbo si rincuora e torna in classe più sereno. Alla sua maestra nega di essere andato dalla madre e la giornata lavorativa prosegue normalmente.  La maestra prima dell’uscita da scuola manda i due bambini, che ancora si guardano in cagnesco, nel corridoio e li invita a chiarirsi tra loro. L’autoregolazione del conflitto funziona, i due alunni fanno pace, si chiedono reciprocamente scusa, ammettendo  entrambi di aver avuto una parte di torto nella lite.

La maestra si rasserena, il graffietto non si vede quasi più, i bambini vanno a casa tranquilli.

L’indomani l’alunno che aveva graffiato il compagno si assenta e anche il giorno dopo. Il terzo giorno viene accompagnato dalla madre che consegna alla maestra un certificato del pronto soccorso: violente epistassi da contusione.

-C’è stata una lite sul bus della scuola.

La maestra fa quattro domande al bambino, lui non ha chiari ricordi, ma alla maestra  tutto comincia a essere spaventosamente chiaro. Poi va dalla collega, mamma del bambino ferito.

-Dimmi che non è stata una spedizione punitiva di quel gruppetto dei tuoi alunni per il graffietto a tuo figlio.

La collega impallidisce. Chiama tre dei suoi alunni in disparte, alunni di 10 anni altamente problematici, che candidamente ammettono che sì, quel bambino meritava una lezione.

Le due maestre si guardano, nei loro occhi c’è tanta sconfitta, tanta amarezza. Gli occhi del bambino che ha sferrato i pugni al naso  invece brillano di vittoria e di luce  sinistra.

La maestra torna in classe, è arrabbiata, è amareggiata, deve parlare alla classe, deve dire, fare qualcosa. Entra e trova i due ex litiganti  che ridono e si divertono con un giornalino di Topolino. Entrambi non hanno ben capito cos’era  successo sul bus e perchè. Poi uno chiede all’altro:

-Ti fa ancora male il naso?

-Sì, un pochino, ma sta passando.

– Sono stati cattivi quei bambini a pestarti  senza motivo.

-Sì, molto cattivi.

-Io con loro non parlerò mai  più.

-Nemmeno io, mai più.

La maestra decide così di non dire nulla. Forse sta sbagliando di nuovo, ma  non ha nessuna voglia di interrompere quel momento di  intesa tra due bambini di appena  8 anni. Sa che dovrà riprendere il discorso, ma lo farà quando si sentirà meno amareggiata e sa anche che in quel momento non vorrebbe  trovarsi nei panni della sua collega che ha già convocato i genitori di quei tre bambini. Inutilmente.