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Quell’ultimo sabato  d’agosto per Lucilla era stato  stancante con l’appartamentino  da riordinare e i bagagli da preparare. L’indomani sarebbero rientrati in città e avrebbe consegnato le chiavi ai padroni di casa: fine delle vacanze al mare.  Desiderava  chiudere in bellezza e dedicare la domenica  al nuoto e alla spiaggia visto che le sarebbero poi mancati per parecchio tempo.  Così quel sabato sera  decise di non uscire. Il marito era andato a pesca notturna  con un conoscente, i figli  con gli amici per l’ultima pizza sulla spiaggia e lei, dopo una breve passeggiata sul lungomare con il cagnolino, sarebbe andata a dormire. Nella piazzetta antistante la casa un gruppo di persone assisteva agli ultimi preparativi dell’ amplificazione per una gara di karaoke. Anche in quel paese ci si dava da fare come si poteva per allietare villeggianti e residenti  e salutare l’estate che volgeva al termine.

Lucilla si fermò  ad osservare dei  giovani che trafficavano con cavi, fili, luci e casse e assistette  alle prime prove che persone della zona vollero fare per divertirsi e sfidarsi simpaticamente in una gara canora che vedeva impegnati i rioni del paese con tanto di tifoserie. Lasciò la piazza proprio mentre si riempiva di gente e si avviò verso casa. Chiuse le persiane e lasciò aperte le vetrate per permettere a quel fresco  venticello di penetrare dentro e andò a letto. Avvertiva un po’ del brusio della  piazza, ma la stanchezza predominò e si addormentò.

Si svegliò all’improvviso quasi due ore dopo. Sola, nessuno dei suoi si era ritirato, notò che la casa era invasa dalla musica che proveniva dalla gara del karaoke. Inizialmente si spazientì cercando di riprendere sonno, poi si mise in ascolto. La voce del presentatore arrivava  forte e chiara e comprese che la gara era alle battute  finali. Erano rimasti solo due concorrenti, un uomo e una donna,  che dovevano sfidarsi con le ultime canzoni e la gente avrebbe decretato la vittoria dell’uno o dell’altra con applausi e ovazioni. Lei si chiamava Marta e aveva una bella voce. Ricevette parecchi applausi quando finì di cantare un brano della Mannoia. Fu la volta di lui, Carlo, e la piazza esplose ancor prima che iniziasse a cantare. Quando intonò le prime note di una canzone di De Andrè, Lucilla si immobilizzò: la voce di Carlo era profonda e penetrante, calda e sensuale come poche e conferiva al testo una plasticità e una dolcezza che nemmeno il grande cantautore era riuscito a dare. Lucilla chiuse gli occhi e assaporò ogni nota, ogni timbro di quella sconosciuta, bellissima voce.

Chi era  Carlo? Non ne aveva idea. Sicuramente qualcuno del luogo e magari frequentava la stessa spiaggia, ma lei era un’affittuaria e conosceva poche persone in quel  paese. Iniziò pian piano a dargli un volto, un corpo, un’età. Mentre la gente applaudiva la sua penultima esibizione e lui ringraziava e parlava al microfono,  lei lo immaginò come volle.

Fu la volta della ragazza e poi Carlo intonò le prime note di “Margherita” di Cocciante. Oh, la voce, quella profonda e carezzevole voce…  Lucilla pensò che avrebbe impiegato tre secondi a vestirsi e andare in piazza per vederlo, ma era così piacevole  immaginarlo nella penombra della sua casa… Abbracciò il guanciale e accompagnò Carlo nelle ultime strofe di “Margherita”, cantando con lui a voce bassissima e muovendo una danza lenta col cuscino. Battè  le mani per unirsi dal suo letto alla piazza. Sì, i suoi occhi erano verdi e i capelli castano scuro, ne era certa.

Sempre più sveglia e con tutti i sensi all’erta, sentì che il presentatore chiedeva ai finalisti di cantare in duetto, Scelsero una vecchia canzone di Anna Oxa e Fausto Leali che Lucilla aveva quasi dimenticato. Ma dentro un’emozione può tornare e ritrovarsi tutto e così Lucilla prese il posto di Marta e cantò con Carlo con voce sempre più forte e sicura, ricordando parole,  pause e timbri sino ad urlare alle stelle, alle onde e ai sassi del mare…  

Ti lascerò…credere ,ti lascerò…scegliere …

Afferrò  dal comodino il tubetto delle  aspirine a mo’ di microfono, allungo un braccio verso il materasso per prendere la mano di Carlo e girò la testa verso il guanciale vuoto per guardarlo negli occhi, in un trionfo di note, acuti e emozioni.

Non la sfiorò minimamente il pensiero che qualcuno potesse sentirla, che potessero rientrare  il marito o uno dei figli e considerarla matta e penosa, no, non ci pensò  nemmeno quando il suo cagnolino si mise ad abbaiare preoccupato o quando iniziò ad applaudire, battere i piedi sul materasso e a scandire “ip ip urrà!”, apprendendo che lui aveva vinto la gara.  Si addormentò  di un sonno sereno e insieme agitato  con  la suadente e carezzevole  voce di Carlo che diceva qualcosa e che le era ormai entrata nella pelle.

La domenica mattina Lucilla scese presto in spiaggia, nuotò a lungo e a suo modo salutò il mare. Poi si distese a pancia in giù sulla spiaggia e godette del caldo sole. Stava già pensando di tornare a casa quando sentì i vicini di ombrellone accogliere festosi un certo Carlo e complimentarsi per la vittoria della sera prima. Subito  dopo Lucilla sentì chiara e tremendamente vicina quella voce che scherzava e rideva:

-Ma grazie, è stato solo un gioco sotto la luna d’agosto, spero vi sia piaciuto.

Le sarebbe bastato sollevarsi o  girare la testa per vederlo, magari avrebbe potuto alzarsi e andargli incontro per presentarsi, complimentarsi e dirgli che aveva cantato e ballato insieme a lui in quel gioco di luna d’agosto. Invece Lucilla rimase ferma,  ogni muscolo bloccato ad eccezione di quello cardiaco che batteva all’impazzata. Chiuse gli occhi e conservò per sempre la sua immagine di Carlo e quella voce che anche sotto il sole cocente l’aveva saputa  accarezzare.