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25 Aprile, campi di sterminio, famiglia, ginestra, ginestra dell'Etna, natura, papà, partigiani, ricordi, vita
Parco dell’Etna – Genista Aetnensis – (foto web)
In questo periodo le zone dell’Etna sono già un trionfo di colori, soprattutto di giallo, grazie alla ginestra, che spicca un po’ovunque. La ginestra è una pianta, meglio dire un albero, perché la Genista Aetnensis, a differenza degli arbusti che si notano in tutto lo Stivale italiano, raggiunge a maturità gli 8-10 m di altezza per 8 di ampiezza, un albero, quindi, che mi è sempre piaciuto. Ne ammiro l’umiltà e la semplicità, la luminosità e l’intenso profumo dei fiori, la capacità di adattamento ai terreni più poveri, più impervi e alle condizioni atmosferiche più crude. Inoltre è una pianta pioniera, capace di colonizzare e iniziare un percorso di rimboschimento, sbriciolando, con le sue radici, il duro basalto.
Non c’è primavera che io non vada a raccoglierne qualche ramo. Anche quest’anno sono andata a rubare a Madre Terra, un po’ delle sue meraviglie e l’ho fatto nella zona di sempre, una zona dove da bambina coi miei genitori andavo” a ginestre”.
In realtà non si andava solo a raccogliere fiori , ma anche a visitare il Santuario della Madonna della Sciara di Mompileri e la sua grotta con l’antica statua della Madonna che fu risparmiata dalla violenta eruzione del 1669. La mamma raccontava la storia del santuario, la distruzione, il ritrovamento della statua “là, sotto un fiore giallo”, la ricostruzione; papà invece raccontava vicende della sua cattura di partigiano e della salvezza prima di arrivare al campo di sterminio. Non so quale delle due storie ogni anno preferissi ascoltare, so che mi piacevano entrambe, anche se le conoscevo quasi a memoria. E mi piaceva quel mazzetto piccolo di ginestra che mio padre, dopo essersi arrampicato sulla sciara più brulla per raccogliere i fiori gialli più belli, mi donava. I mazzetti erano tre: due piccolini per le figliolette e uno un po’ più grande per la sposa.
Era un rito quello di “andare a ginestre”, un rito che mio padre amava fare ogni 25 aprile; era il suo modo di ricordare un salto da un treno e l’amorevole ospitalità di una famiglia veneta che lo curò, lo nascose e lo protesse dal campo di sterminio. Era il suo modo di festeggiare la vita che la ferocia e la stupidità umana gli stavano togliendo e che era riuscito a riprendersi.
Foto web – Fonte NikonClub.it
I ricordi sono quelli che allietano l’anima. Ne conservo, di molto cari, riguardo mio padre. E sono lì; a volte, spesso e volentieri, mi sorreggono. Delizioso il tuo spaccato di vita e immagini.
Un sorriso per la tua giornata.
^____^
Grazie key, un gran bel commento, il tuo, che ci accomuna un po’ tutti.
Lieta serata, ciao.
È bellissimo avere simili ricordi … le ginestre mi ricordano le scampagnate fatte coi miei genitori ed i miei zii … Io e mia cucina usavamo i suoi petali per far finta di portare lo smalto giallo … Bastava bagnare il petalo con un po’ di saliva per appiccicarlo sull’unghia e … La manicure era fatta! 😉
ahahaha, ma guarda te! Io lo facevo coi petali di papavero che bagnavo e ritagliavo. Lo smalto o è rosso fuoco o niente 😉
Uah uah uah … Noi precorrevamo i tempi! 😉
Che panorama, però.
Un Etna poco noto a chi come me vive a 1500 km da lì.
Di solito quassù se ne parla solo quando erutta, anche se ultimamente si vede in tv questa pubblicità di Etnaland che a occhio mi sembra una bella deturpazione ma potrei sbagliare.
Dovresti venire quaggiù ad ammirarlo. Non vorrei sembrare di parte ( lo sono 😉 ) ma almeno una volta nella vita l’Etna e il suo enorme Parco sono da vedere dal vivo! Se poi il vulcano è in eruzione, l’esperienza sarà indimenticabile.
Il parco acquatico Etnaland è distante dalle zone protette dall’Unesco e dal Parco dell’Etna. Si trova nella Piana di Catania, in campagna, ma è facilmente raggiungibile dalla città con mezzi appositi. E’ un complesso nato dalla crisi agricola, campagne già abbandonate e trasformate prima in agriturismo, poi in parco zoo, parco scientifico e da alcuni anni in parco divertimenti. So che si sta tentando un salto di qualità per realizzare qualcosa di grande, tipo Mirabilandia, e faccio gli auguri ai proprietari. Lo scorso anno per due mesi ha dato lavoro a oltre 300 giovani e fatto divertire tante famiglie. Aprirà, ampliato e superattrezzato, a breve e stavolta per sei mesi. Magari sarà la volta buona che andro’ a visitarlo.
Ciao e grazie del passaggio 🙂
Senti ma a visitare l’Etna durante l’eruzione non fai poi la fine di Plinio il Vecchio ? 🙂
ahahahah, beh, se per visitare l’Etna intendi scendere dentro i crateri mentre sbuffano…
Su in cima si va con le guide, che sono rigorosissime. Nemmeno noi del luogo ci avventuriamo da soli.Quasi mai. Una volta ci rimisi un paio di Nike per aver fatto due passi su una colatina di lava che sembrava spenta da mesi: le suole si squagliarono in pochi minuti!
L’Etna è il vulcano più monitorato al mondo, ma la cautela e il rispetto devono essere sempre ai massimi livelli e l’incoscienza non è contemplata.
accidenti,
Marirò versione storico/botanica, bellissimo e istruttivo.
TADS
Grazie Tads, troppo buono 🙂
E’ anche detta fiore del deserto, forse perché attecchisce la dove altri semi non trovano ricovero adeguato, “Odorata ginestra,/ contenta dei deserti. Anco ti vidi/ de’ tuoi steli abbellir l’erme contrade/ che cingon le cittade” (dai Canti di G.Lopardi, il XXXIV).
Mi è difficile commentare, per i turbini di pensieri che si affollano e a cui non posso dar ordine.
Ciao, un abbraccio forte.
Avevo pensato che la traccia poetica a questo mio semplice post potesse venire da te (e non a caso). Non mi sono sbagliata 🙂
Grazie, Paolo, ricambio l’abbraccio.
A parte la splendida scrittura, come non pensare al tuo papà? Il finale è da pelle d’oca, mia carissima amica.
Buona domenica, Marirò*
Sono storie che in un certo senso ti appartengono, che crescono con te e che caratterizzano una giornata di ricordo come quella del 25 aprile. Per non dimenticare. Nemmeno le usanze familiari.
Buona domenica a te, ciao.
Teneri e commoventi ricordi. Anche a me piacciono tanto le ginestre!!!.Penso che sia difficile o impossibile coltivarle in vasi da tenere sui balconi oppure farle crescere nei vasconi o no?
Sono ignorante in materia. Ciao. Un bacione.
La ginestra ha bisogno di grande spazio, nei vivai ci sono vasi di ginestrine, piante da esterno, ma credo siano senza profumo.
Buona domenica, ciao.
Ammetto di non avere una particolare conoscenza dei fiori, a stento distinguo una margherita da un girasole, ma ne apprezzo molto i colori e immagini come quella che descrivi, tra l’altro in una terra che conosco bene, non possono non generare un sorriso.
Io non ho, invece, buona conoscenza degli alberi:distinguo una quercia da un abete ma per capire qual è il pero e quale il melo devo vedere il frutto! 🙂
Non parliamo di alberi… Io riconosco solo i cipressi e i pini!
Le ginestre sono bellissime e poi io adoro il giallo e vedere quelle “macchie” enormi di colore per me è una gioia.
Un caro saluto e buon fine settimana. Ciao, Pat
Immagina quelle macchie che splendono sul nero della sciara lavica…
Ciao, grazie e buon weekend anche a te 🙂
Mi piacciono tantissimo i fiori e le ginestre sono stupende, la tua storia mi ha commosso, un bacione cara Mariro’, passa un felice weekend, con affetto Laura.
Grazie, Laura, un bacione a te
🙂
le adoro…sono bellissime e mi piacciono tantissimo
Anche a me 🙂
Un abbraccio, ciao
Le adoroooooo c’è ne sono tantissime vicino alla casa al mare ed in campagna !
Pensa invece che la ginestra dell’Etna sopporta ogni situazione ambientale, anche la più disagiata, ma non ama la salinità. In Sicilia al mare trionfano gli oleandri e le pomelie. Per la ginestra si deve salire più su.
Ciao
Pure qui da me in campagna le macchie gialle della ginestra creano un bel contrasto tra gli altri cespugli
Pensa la combinazione….pure mio suocero è stato salvato da una famiglia di veneti dopo l’otto settembre e con queste persone siamo ancora in contatto! Era riuscito a scappare da un treno di deportati grazie al coraggio di un capostazione e poi ha trovato rifugio nella cascina di questa famiglia
Buona serata
Davvero? Abbiamo storie di famiglia simili! Anche mio padre riuscì a fuggire dal treno grazie a un macchinista che aprì delle finestre di alcuni vagoni. Nella fuga si ruppe una spalla e fu ospitato e curato da quella gente generosa e coraggiosa.Nella soffitta dove rimase nascosto per oltre sei mesi coltivò la passione della pittura grazie anche ai colori, alle tele e ai pennelli che quelle persone gli misero a disposizione.
Forse è vero che è nei momenti peggiori che viene fuori la parte più bella e nobile di molti uomini.
Buona notte a te, ciao..
anche nella mia regione,nella zona del Carso ci sono splendide macchie di colore giallo formate dalle ginestre; sono fiori bellissimi
bellissimi e molto scenografici. La ginestra dell’Etna, prima che venisse istituito il Parco, si usava anche per ricavare legna da ardere. Ora è protetta e a raccogliere due rametti si rischia qualche multa.
Ciao, buona notte