Tag

, , , , , , , , , , , , , , ,

video

Un anno fa, vedendo questo video proiettato al teatro  della mia città, mi vennero i brividi. Tre mesi fa, poi,  ho assistito al funerale di quel  Teatro, il più prestigioso di Catania e della Sicilia, il Teatro Massimo “Vincenzo  Bellini”. Si rappresentava l’ultimo lavoro della bella e travagliata stagione lirica e di balletti del 2013, la “Lucia di Lammermoor” e, prima dell’inizio dell’opera di Donizetti, le maestranze, i cantanti, gli attori, hanno inscenato un funerale. Mentre l’orchestra intonava la marcia funebre di Beethoven, uomini vestiti di nero, incappucciati, dagli occhi lividi e i volti bianchi iniziarono a percorrere la platea  in mesta processione. Le donne avevano i capelli raccolti, il trucco scuro, sbavato, l’abito lungo del lutto e i polsi ornati da stoffe bianche imbrattate di sangue.  A passo funebre accompagnavano una bara coperta da un drappo rosso che deposero ai piedi dell’orchestra. Dentro la bara c’era l’Arte, c’era la Cultura, la Musica, il Teatro. C’era un’intera Città e la sua Isola. Una proiezione funesta di quello che poteva essere da lì a qualche mese. E che ora è.

video

Su alcuni palchi erano stati sistemati degli striscioni abbastanza eloquenti:

La cultura non è un lusso, è un diritto.

Chiuso dai politici, aperto al pubblico.

Fate che la Norma non sia solo la pasta.

Un popolo senza teatro è un popolo morto.

Fu letto un comunicato sindacale e intervenne il regista dell’opera in cartellone, Guglielmo Ferro, figlio di Turi Ferro, che fece un accorato appello a tutta la classe politica  siciliana e invitò il pubblico, che stava per essere defraudato della sua arte, del suo teatro e della sua cultura, a firmare una petizione.

Restammo basiti, persino indignati, perché il popolo siciliano, il popolo catanese non è morto e non concepirebbe mai di vivere la sua Isola, la sua Catania, senza il suo teatro e i suoi artisti. Quella messinscena ebbe un effetto impressionante, pur nel solito candore dello sperare che alla fine si sarebbe sistemato tutto.

E invece il Teatro Massimo Bellini di Catania è tuttora privo una stagione lirica 2014, anche perché non ha organi che la firmino artisticamente e che la approvino istituzionalmente. Va avanti solo la stagione sinfonica. Questo è il risultato della grave crisi politica e finanziaria esplosa nei mesi autunnali: grande accusata è la Regione Sicilia che ha tagliato, per la voce cultura e teatri, i finanziamenti dell’80%, ma ci sono anche responsabilità del  sindaco di Catania e dell’Ente Teatro stesso. Migliaia di dipendenti sono rimasti a lungo senza stipendio, e ora senza lavoro, e l’Isola sta perdendo un’altra importante occasione. Il Bellini,  tempio centenario di arte e di cultura , non propone solo sinfonica,  lirica e balletti classici e moderni, curati da eccellenti compagnie nazionali ed europee, ma anche Musica di vario genere con gli artisti mondiali più quotati, concerti di Capodanno, incontri con attori e alte professionalità del mondo artistico e culturale, spettacoli e incontri per le scuole, mostre, convegni.

Ora è tutto fermo. Io non sono un’appassionata né un’intenditrice del Bel Canto e della Bella Musica, ma ho imparato, pian piano e con tanta umiltà, ad apprezzare. E adesso mi mancano, e anche tanto. Mi mancano quei bei pomeriggi con le amiche a condividere un palco in uno dei teatri più belli d’Italia per  un’esperienza raffinata e valida; mi mancano i dopo teatri in pizzeria o dal gelataio e le discussioni, spesso accorate, che facevamo su quanto appena visto; mi mancano le emozioni che la Musica, la Voce, l’Interpretazione di musicisti, cantanti e attori mi regalavano sempre più, mi mancano quelle tre ore di oasi che, pur con qualche sacrificio, da decenni mi donavo. Mi manca soprattutto quell’arricchimento, quella fascinazione e quel piacere che sentivo di ricevere quando potevo accostare  l’animo alle virtù delle passioni e dell’ingegno umano.

bellini-1

Teatro Massimo Vincenzo Bellini – Catania

Foto web presa qui