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arte, Catania, crisi, crisi politica e finanziaria, cultura, emozioni, Ente Teatro Massimo, funerale, lirica, luci spente, musica, politica, Regione Sicilia, Sicilia, tagli alla cultura, Teatro Massimo Vincenzo Bellini
Un anno fa, vedendo questo video proiettato al teatro della mia città, mi vennero i brividi. Tre mesi fa, poi, ho assistito al funerale di quel Teatro, il più prestigioso di Catania e della Sicilia, il Teatro Massimo “Vincenzo Bellini”. Si rappresentava l’ultimo lavoro della bella e travagliata stagione lirica e di balletti del 2013, la “Lucia di Lammermoor” e, prima dell’inizio dell’opera di Donizetti, le maestranze, i cantanti, gli attori, hanno inscenato un funerale. Mentre l’orchestra intonava la marcia funebre di Beethoven, uomini vestiti di nero, incappucciati, dagli occhi lividi e i volti bianchi iniziarono a percorrere la platea in mesta processione. Le donne avevano i capelli raccolti, il trucco scuro, sbavato, l’abito lungo del lutto e i polsi ornati da stoffe bianche imbrattate di sangue. A passo funebre accompagnavano una bara coperta da un drappo rosso che deposero ai piedi dell’orchestra. Dentro la bara c’era l’Arte, c’era la Cultura, la Musica, il Teatro. C’era un’intera Città e la sua Isola. Una proiezione funesta di quello che poteva essere da lì a qualche mese. E che ora è.
Su alcuni palchi erano stati sistemati degli striscioni abbastanza eloquenti:
La cultura non è un lusso, è un diritto.
Chiuso dai politici, aperto al pubblico.
Fate che la Norma non sia solo la pasta.
Un popolo senza teatro è un popolo morto.
Fu letto un comunicato sindacale e intervenne il regista dell’opera in cartellone, Guglielmo Ferro, figlio di Turi Ferro, che fece un accorato appello a tutta la classe politica siciliana e invitò il pubblico, che stava per essere defraudato della sua arte, del suo teatro e della sua cultura, a firmare una petizione.
Restammo basiti, persino indignati, perché il popolo siciliano, il popolo catanese non è morto e non concepirebbe mai di vivere la sua Isola, la sua Catania, senza il suo teatro e i suoi artisti. Quella messinscena ebbe un effetto impressionante, pur nel solito candore dello sperare che alla fine si sarebbe sistemato tutto.
E invece il Teatro Massimo Bellini di Catania è tuttora privo una stagione lirica 2014, anche perché non ha organi che la firmino artisticamente e che la approvino istituzionalmente. Va avanti solo la stagione sinfonica. Questo è il risultato della grave crisi politica e finanziaria esplosa nei mesi autunnali: grande accusata è la Regione Sicilia che ha tagliato, per la voce cultura e teatri, i finanziamenti dell’80%, ma ci sono anche responsabilità del sindaco di Catania e dell’Ente Teatro stesso. Migliaia di dipendenti sono rimasti a lungo senza stipendio, e ora senza lavoro, e l’Isola sta perdendo un’altra importante occasione. Il Bellini, tempio centenario di arte e di cultura , non propone solo sinfonica, lirica e balletti classici e moderni, curati da eccellenti compagnie nazionali ed europee, ma anche Musica di vario genere con gli artisti mondiali più quotati, concerti di Capodanno, incontri con attori e alte professionalità del mondo artistico e culturale, spettacoli e incontri per le scuole, mostre, convegni.
Ora è tutto fermo. Io non sono un’appassionata né un’intenditrice del Bel Canto e della Bella Musica, ma ho imparato, pian piano e con tanta umiltà, ad apprezzare. E adesso mi mancano, e anche tanto. Mi mancano quei bei pomeriggi con le amiche a condividere un palco in uno dei teatri più belli d’Italia per un’esperienza raffinata e valida; mi mancano i dopo teatri in pizzeria o dal gelataio e le discussioni, spesso accorate, che facevamo su quanto appena visto; mi mancano le emozioni che la Musica, la Voce, l’Interpretazione di musicisti, cantanti e attori mi regalavano sempre più, mi mancano quelle tre ore di oasi che, pur con qualche sacrificio, da decenni mi donavo. Mi manca soprattutto quell’arricchimento, quella fascinazione e quel piacere che sentivo di ricevere quando potevo accostare l’animo alle virtù delle passioni e dell’ingegno umano.
Teatro Massimo Vincenzo Bellini – Catania
Foto web presa qui
cerbiatto89 ha detto:
Ho nominato il tuo blog al liebster award! 🙂
MARGHIAN ha detto:
“L’amor, che move il Sole e l’altre stelle”. Un “Dante” in un mondo senza le stelle non potrebbe scrivere questi versi.
L’argomento e’ il mo post, in risposta al tuo commento, Mariarosaria.
Grazie del tuo apprezzamemto. Tu scrivi “Noi possiamo immaginare come vivremmo se la nostra atmosfera *improvvisamente si addensasse e nascondesse la visione spettacolare della volta celeste”. Vero, ma avrai senz’altro capito che nel post ho descritto la situazione di chi non ha ^mai veduto il cielo. Noi, bene o male, se perdessimo “improvvisamente” (un oscuramento totale avverrebbe nel giro di qualche secolo, forse prima e a causarlo fossimo noi con una guerra atmoica…) la possibilita’ di vedere le stelle..sapremmo che queste esistono, e sapremmo come e’ fatto l’universo. Mentre se, “ab origine”, noi non avessimo mai visto le stelle-almeno fino alla loro “scoperta” mediante una esplorazione aerea, ma cio’ sarebbe avvenuto millenni e millenni dopo-, forse non avremmo progredito nella conoscenza, essendo venuto a mancare lo stimolo dei primordi della vita dell’uomo, che solo vedendo le stelle ha cominciato a costruirsi una cosmologia, prima rudiemntale, poi via via piu’ complessa. Lo “zodiaco”, pur se non e’ roba scientifica, e’ stata comunque -ed ancora lo e’, dato che gli astronomi dicono “Giove entra nel sagittario…”- un notevole riferimento.
“La Terra e’ al centro del cosmo”, “no, la Terra non e’ al centro del cosmo”. Questa disputa, se da sempre una civilta’ non vede le stelle, non puo’ esistere. E questo e’ soltanto un esempio. Ciao Mariarosaria, e grazie ancora 🙂
Marghian
49mimosa ha detto:
Mi dispiace moltissimo per il teatro Bellini.
In questo periodo sono arrabbiata con questi tagli salva Paese…tagli che ci feriscono e ci impoveriscono di tutto, compreso la cultura, mentre gli stipendi d’oro dei parlamentari rimangono inalterati. Il 21 marzo, la nostra associazione ha organizzato per la Giornata mondiale della Poesia, la lettura nelle scuole delle nostre liriche. Sarò anch’io fra loro. Ormai, cerchiamo di sopravvivere nel nostro piccolo, sempre in nome dell’arte.
Buona domenica, mia cara
ili6 ha detto:
Tagli salvapaese…e speriamo che lo salvino questo Paese.
Complimenti a te e alla tua associazione per l’impegno a diffondere la cultura, (immagino il tutto basato sul volontariato).
Serena domenica, ciao e grazie.
popof1955 ha detto:
Ho letto il tuo post e alcuni dei commenti. Posso andarmene senza dir nulla? No, qualcosa ti lascio, dei numeri.
Constatavo anni fa che a Milano c’erano 54 teatri e uno stadio San Siro o Mazza che dir si voglia, sempre uno è. Raffrontavo che in una normale domenica lo stadio fa 70.000 spettatori, 18 partite per due squadre fanno 36 domeniche … la faccio breve i 54 teatri tutti insieme non facevano gli spettatori di una sola domenica. Popolo bue, che si fa guidare dalla pancia che non capisce l’emozione che comincia in una scena e finisce a letto, nei sogni, popolo bue che riempie gli stadi o le piazze con l’accendino (oggi il cellulare) per pensare che si sta divertendo e si ritrova vuoto e stecchito come un bue in una macelleria sociale dove i sogni si perdono su uno schermo o su un prato d’erba che assegna una coppa. Il popolo bue vuole la pappa pronta di un’emozione che dura due tempi e una settimana di facili battute, riflettere su un’opera che raccoglie una vita è più arduo, e magari fa venire il mal di testa,
ili6 ha detto:
Nel 2012, quando i nodi sparsi negli anni precedenti vennero al pettine e la scure dei tagli iniziò ad abbattersi, il Bellini di Catania propose, nel tentativo di salvare il salvabile, una stagione lirica spettacolare:la Carmen, la Traviata, la Tosca, le Nozze di Figaro, Il lago dei cigni. La città rispose caldamente, riempendo il teatro oltre ogni dire, nonostante i prezzi elevati.
Così lo scorso anno, pur con un cartellone meno spettacolare.
Che dire? che sarei partita volentieri con mio nipote che domenica allo stadio di Milano vedrà non so quale partita. Io, però, avrei tirato dritto per il Palazzo Reale.
TADS ha detto:
Popof,
difenderò sempre a spada tratta il teatro, la cultura e buona parte dell’arte ma non concordo con quanto hai scritto. Il popolo bue, al limite, è quello che spende 50 euro per andare a vedere un pirla strafatto di qualsiasi cosa che si sbatte su un palco cantando “minchità” varie. Ti dirò di più, denigrare le passioni sportive è forse peggio che chiudere un teatro, milioni di ragazzi stanno lontano dai guai proprio perché sgambettano sui campi delle periferie “sognando”. lo sport trasformato in business miliardario è un problema mondiale, non Italiano, crea comunque un giro di soldi che in parte viene reinvestito negli sport minori. Non ci fosse il “pallone” tutte le specialità olimpiche sarebbero a ramengo.
Sono un assiduo frequentatore di teatri, credimi che le “piece” che ti porti nei sogni sono una percentuale ridotta. Il problema è che il governo dovrebbe smetterla di finanziare compagnie insulse solo perché di “partito”, lo stesso dicasi per certi film. Una partita di calcio è uno spettacolo in diretta, senza copione, ogni incontro è unico e non replicabile.
Per la precisione, lo stadio ex San Siro si chiama Meazza, il pieno da 70.000 spettatori si verifica, ad essere generosi, una mezza dozzina di volte a stagione, la media nelle partite non di cartello è molto più bassa. In ogni caso 54 teatri sono troppi pure per una piazza come Milano, che molti restino vuoti è più che comprensibile.
buon week end
TADS
ili6 ha detto:
Anche una rappresentazione teatrale è uno spettacolo unico, con copione, ma in diretta e l’errore, la dimenticanza, l’inventiva dell’attimo sono sempre in agguato. L’attore sul palco è “nudo e fragile”. Questo concetto, che rende il teatro speciale e diverso, ad es, dal linguaggio cinematografico, ho sempre cercato di trasferirlo ai miei piccoli alunni. Quasi mai accompagnati al cinema, che possono facilmente vedere con le famiglie, la classe va due volte l’anno a teatro. Non è facile trovare proposte teatrali adeguate e valide per i bambini, ma Catania non a caso è definita città del teatro, (circa 20 + la provincia).
Penso che Popof abbia creato un paragone volutamente eclatante per porre l’accento verso certe disaffezioni del popolo che, se educato, indirizzato, spronato, consigliato, potrebbe godere anche di linguaggi e passioni diversi e comunque validi. Tutte le volte che vado a Siracusa per assistere alle tragedie greche mi incanta anche notare intere scolaresche accompagnate dai proff gremire il teatro e seguire in assoluta partecipazione il dramma antico.
TADS ha detto:
carissima Marirò,
forse mi sono spiegato male, una rappresentazione teatrale, si ripete pedissequamente ad ogni replica, con annesse dimenticanze, battute sbagliate e via dicendo, comunque segue un copione. Un evento sportivo, qualsiasi, non replica MAI.
Popof avrà anche lanciato messaggi subliminale e/o usato metafore per rafforzare il suo concetto, di fatto ha creato una contrapposizione tra arte e sport, questo non lo condividerò mai, non solo, lo trovo tremendamente diseducativo. Lo sport è una corsia psicologica e fisica INDISPENSABILE per crescere bene, acquisire valori e stare in salute. Ben vengano le “gite” a teatro, dovrebbero renderle obbligatorie ma senza penalizzare lo sport.
Credo di aver scritto fino alla noia che amo visceralmente il teatro, inutile ripetermi, semplicemente ritengo errato il paragone.
un abbraccio
ili6 ha detto:
Sei stato molto chiaro e lo sport rimane una delle attività di eccellenza per una sana crescita. Che si mantenga “pulito”, però. Ma non apriamo fuori tema che porterebbero lontano.
Buon weekend anche a te
Domani andrò a vedere il Cyrano di Bergerac prodotto dallo Stabile di Ct. Ho letto ottime critiche per questo corposo lavoro del teatro di prosa catanese che, nonostante i tagli e la lontananza dei politici palermitani, riesce ancora a fare e a fare bene. Le passioni son dure a morire.
MARGHIAN ha detto:
Sarebbe come spegnere un faro della cultura. Ciao Mariarosaria 🙂
ili6 ha detto:
Sì, un faro artistico culturale, il Bellini, come qualsiasi altro teatro, sito, ente, centro storico, accademia,ecc… che si sta spegnendo. E’ un vero peccato!
riccardo ha detto:
errata corrige: i rilievi ecc., benchè giusti o anche sacrosanti nella sostanza, sono stati… aspretti nella forma.
riccardo ha detto:
La barbarie avanza… con in sottofondo una martellante serie di luoghi comuni: con la cultura non si mangia, gli artisti sono degli spostati, gli intellettuali sono dei “cattivi maestri”… ecc. ecc.
Purtroppo, la “cosa” inizia a dare i suoi frutti: soprattutto le giovani generazioni si stanno imbarbarendo: velocemente e direi, anche entusiasticamente!
Mi permetto di osservare solo questo: forse, i rilievi mossi alla signora Lucetta, benchè giusti o anche sacrosanti nella sostanza, sono stati… aspretti nella sostanza.
ili6 ha detto:
Gli artisti, gli intellettuali, il sapere, hanno sempre reso timorosi i comandanti…
Conosco da tempo la grande sensibilità di Lucetta, specie verso i più deboli e i sofferenti e so che in questo momento buio loro sono il suo primo pensiero. Non c’è asprezza nelle sue parole, quanto un tentativo di concretezza per lenire le problematiche. Solo che i problemi si accavallano e contorcono sempre più.
ili6 ha detto:
post scriptum: leggo ora con più attenzione e mi accorgo che mi era sfuggita la preposizione articolata. Nei rilievi di Tads si nota tutto il dispiacere che un vero appassionato di teatro prova quando si spengono le luci. Non si può che concordare.
Chiedo scusa ad entrambi. Post impegnativo e capita di andare in folle 🙂
mairitombako ha detto:
UNA DELUSIONE SENZA FINE….PURTROPPO SENTO ANCHIO COSI CARA
ili6 ha detto:
Dovrà girare il vento, prima o poi, dovrà girare. Non può sempre piovere, Non so, però, se siamo agli inizi della vera bufera o se già ne abbiamo affrontata un bel pezzo…
Alessandra Bianchi ha detto:
E’ triste dirlo, ma l’Italia è un povero Paese. Povero di coraggio – vedi la seconda guerra mondiale -, povero di solidarietà – quanto siamo razzisti! – e povero di intelligenza. Come il tuo post dimostra!
Un abbraccio, cara amica.
ili6 ha detto:
…e tutto questo rattrista e persino spaventa.
lois ha detto:
È lo schifo di un Paese che denigra la sua fama. La morte della cultura è la morte di una società, e quello che si vede in questi anni in Italia è fuori da ogni logica e lontano mille anni dalla nostra storia.
Comprendo il tuo sdegno e mi sconvolge il silenzio di tanta società. Purtroppo siamo una società in agonia e se non cambia il vento, di queste storie ne vedremo ancora tante.
Dalle mie parti, il Teatro San Carlo (!) è commissariato….
ili6 ha detto:
Un Paese che sta denigrando la sua fama e la sua Costituzione. Lavoro e cultura sono un diritto ed è dalla conoscenza e dalla cultura che dipendono i diritti di scelta e la formazione della coscienza critica del cittadino, dunque la sua reale libertà.
Lo storico San Carlo commissariato! E Pompei che si sta sbriciolando? L’altra sera ho sentito in tv l’intervento di un “esperto” che sosteneva che la colpa è delle piogge sempre più violente….
lucetta ha detto:
E’ triste e pesante soprattutto per coloro che hanno perso il lavoro ma…… oggi è ancora più triste la chiusura di una fabbrica, di un ospedale, di un’ opera assistenziale. L’amore per il teatro si può coltivare anche privatamente.
TADS ha detto:
Signora Lucetta,
mi permetto rispettosamente di dirle:
1) sono migliaia le persone che lavorano, a vario titolo, nei circuiti teatrali, anche loro “tengono” famiglia, esattamente come operai, impiegati, ecc. ecc.
2) è l’identità culturale/storica/artistica che garantisce la sopravvivenza di un popolo, non una linea di produzione industriale
3) secondo la sua scala delle priorità, con i 25milioni di euro donati da Della Valle, avrebbero dovuto abbattere il colosseo e sostituirlo con un presidio sanitario o una fabbrica???
4) se questo Paese non custodisse il 70% dell’arte mondiale saremmo molto più poveri, economicamente, culturalmente e storicamente. Il teatro è la più antica forma di comunicazione esistente, è una fondamentale scuola di vita,
5) Lei afferma che l’amore per il tetro si può coltivare anche privatamente, poiché è improbabile costruirsene uno in casa, desumo lei intenda dire che dovrebbero essere i privati a gestire tale settore, bene. le spiego. Qui a Torino, Macario si è dissanguato per aprire un teatro, sacrifici gratificati per breve tempo, quando la struttura è passata totalmente in mano ai privati… hanno smantellato tutto per farci una grande discoteca, impresa molto più redditizia.
Cordialmente la saluto
TADS
lucetta ha detto:
Grazie veramente per il suo commento che mi ha “aperto la mente” .
Lo dico con sincerità. Non volevo assolutamente sminuire l’importanza della chiusura del teatro. Aggiungo solo che Marirò che mi conosce da tempo ha capito il senso del mio semplice e stringato commento e ringrazio tanto anche lei.
ili6 ha detto:
Sì, Lucia, comprensibile ciò che dici. In questo periodo di crisi così profonda e lunga, se pensiamo a chi ha perso il lavoro, a chi non riesce ad arrivare a fine mese, a chi non riesce a farsi curare, può sembrare irrispettoso lamentarsi e amareggiarsi per la chiusura di un teatro, di una biblioteca, di un museo,di una scuola, ecc… Quando una Nazione inizia la discesa, lo fa in ogni settore e i primi a saltare sono quei settori non ritenuti essenziali per la sopravvivenza – perchè alla sopravvivenza ci stiamo avviando- .
Così si punta all’essenziale e si taglia ciò che si ritiene bello, ma superfluo.
Penso che, in una società che desidera dichiararsi civile e paritaria alle altre del Continente, tutto ciò che può concorrere all’arricchimento della persona non sia da considerare superfluo (viaggi, letture, teatro, arte, cultura, costume, tradizioni), ma importante.
Le priorità ci sono, indubbiamente, ma non si riesce a comprende come certi settori, verso i quali si è già abbattuta la mannaia,sono quelli che, oltre a dare spessore all’individuo, alla persona, possono far da volàno per la ripresa, se ripresa si vuole tentare di trovare. Non è spegnendo le luci di un teatro che si risolvono altri problemi. Piuttosto si incrementano, spegnendo entusiasmi, interessi e possibilità di crescita e buttando per strada altre categorie di lavoratori (dai musicisti agli attori, dagli impiegati ai costumisti, dalle ditte di bus ai baristi…).
Quando al Bellini si rappresentavano le opere di Puccini e di Vincenzo Bellini si dovevano triplicare le repliche perchè si muoveva mezza Sicilia per assistere. Ora posso ascoltare un cd, vero, ma …
In Italia, per le preziosità artistiche e storiche che ancora possediamo e le genialità del nostro passato, potremmo tutti vivere bene, Invece 30 anni di malgoverno truffaldino stanno buttando tutto alle ortiche.
TADS ha detto:
cara Marirò,
credo di capirti, sono un appassionato di teatro, non di lirica, credo sia l’ultimo baluardo che ancora ci lega alla cultura storica, al nostro passato, ogni volta che ne “muore” uno perdiamo un pezzo di noi.
TADS
ili6 ha detto:
Lo Stabile di Catania,con le sue tre sale, è tra i migliori teatri della città per le proposte attente, di ampio respiro e di qualità. Sta vivendo situazioni simili al Bellini, ma è riuscito a mantenere i tre cartelloni della stagione. Non so fino a quando.Da cittadina, appassionata inoltre di teatro, posso solo dare il mio contributo mantenendo, come ho fatto, l’abbonamento.
Da cittadina posso rammaricarmi, urlare e alzare la voce verso lo scempio culturale e sociale che stiamo vivendo nei vari settori .
Da cittadina posso sfiduciare del mio voto chi vuole appiattirmi e defraudarmi di un pezzo di vita.
Da cittadina non so che altro poter fare.
Come si dice nel video: nessuno può mettere il bavaglio all’Arte e alla Cultura: chi permette la chiusura di un teatro condanna noi e i nostri figli a una silenziosa morte spirituale.
E’ quello che sta accadendo.
Francesco ha detto:
è veramente triste 😦
ili6 ha detto:
Sì, Francesco, lo è.Ma cerchiamo di andare avanti con fiducia.
Topper ha detto:
Mi sembra che anche il teatro Massimo di Palermo, anni fa, abbia attraversato lo stesso triste momento. Non è un problema della Sicilia ma dell’Italia tutta dove l’immagine di cultura e tradizione che brillava nel mondo è stata sostituita da quella della disonestà e della presunzione.
In cuor mio comunque, essendo molto legato alla Sicilia, sono sicuro che il Bellini ritroverà presto la sua luce.
ili6 ha detto:
E’ ormai un problema nazionale, ma qui al Sud perdura da tanto, da troppo tempo. Gli errori ci sono stati da tutte le parti e spero che le responsabilità escano fuori, forti e chiare. Si risolverà? Me lo auguro. Per il Bellini,per lo Stabile di Ct, per i Teatri e per quelle fondazioni culturali serie che in tutta Italia sono in forte sofferenza.
accantoalcamino ha detto:
Ormai l’Italia è entrata a far parte dei Paesi del Terzo Mondo… Un abbraccio Marirò, buona giornata e buon lavoro: hai una bella responsabilità, far sì che i tuoi alunni, da grandi, possano aiutare a ricucire gli strappi di questa generazione dissennata. Bacio.
ili6 ha detto:
Ci sono sempre più momenti, cara Libera, che da insegnante non trovo più le parole per spronare gli alunni e interessarli al bello e al giusto. Stanno spegnendo ogni entusiasmo.Ci stanno anestetizzando verso il basso. In qualche modo dovremo trovare la forza di reagire, docenti e non. Lo dobbiamo al futuro.
arielisolabella ha detto:
Che tristezza….
ili6 ha detto:
Grande tristezza
Donatella ha detto:
Non ho parole. Marirò… il caso della Biblioteca Ursino Recupero mi aveva già abbastanza addolorato, e questa del Massimo è un’ulteriore prova che ci stanno uccidendo in tutto ciò che di più bello e di più sacro ci rappresenta. Chissà se possiamo ancora sperare.
Ti abbraccio ♥
ili6 ha detto:
La Biblioteca Ursino Recupero, un’altra perla della cultura italiana, ha trovato nella Sua Direttrice, la Dott.ssa Carbonaro, un angelo che sta facendo di tutto e di più per tenerla in vita.
Ma sino a quando potremo sopportare tutto questo??
Silvia ha detto:
è davvero una vergogna ;(
ili6 ha detto:
Sì, cara Silvia, una vera vergogna e in ogni campo.
cucinaincontroluce ha detto:
Stanno uccidendo la cultura perchè in un paese di corruzione e di svilimento in nome del dio denaro si uccide anche l’educazione ludica in nome dell’edonismo, che non sono proprio sinonimi….
Povero paese, teatro di cultura gettata nel cestino, che ha dato i natali a geni dell’arte e che sta volutamente gettando tutto nella spazzatura, povero paese che viene conosciuto per la cultura e ricordato per l’arroganza e la disonestà…
Mi associo a te nella delusione,
Tatiana
ili6 ha detto:
Hanno sminuito la scuola e l’università, ridotti orari, programmi, sperimentazioni, ricerche e docenti, hanno tagliato fondi su tutto, compresi gessetti e fotocopie, non parliamo dell’edilizia scolastica. edifici statali ormai pericolosi e cadenti, hanno costretto prestigiose biblioteche a chiudere, hanno cancellato musei,eventi, mostre, arte e cultura. E stanno costringendo i nostri giovani migliori a fuggire da questo Paese.
Grande amarezza.