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alta marea, Antonello Venditti, ballo, carnevale, coppie, coriandoli, effimero, magia, musica, sguardi
Tanta gente affollava il locale e in molti si divertivano a ballare la musica dance, i valzer, i latino americani. Ogni tanto il dj proponeva un gruppo di lenti, nella sala si abbassavano le luci e le coppie iniziavano a ballare in silenzio, tra i pensieri, le sensazioni, i ricordi.
Fu quando partì il sax di Alta Marea che i due si videro. Stavano ballando coi propri partner e i loro sguardi si incrociarono e si incollarono via via ad ogni giro di lento. Non si erano notati prima, nessuno dei due sapeva chi fosse l’altro: un uomo e una donna tra gli uomini e le donne di quell’elegante sala carica di musica e di coriandoli. I loro sguardi, inizialmente distratti, casuali, veloci, divennero sempre più attenti e voluti. Sguardi di nulla, di silenzi, di bianco e di parole, di suoni, di pensieri, di rosso.
Lo so lo sai la mente vola
fuori dal tempo e si ritrova sola
senza più corpo né prigioniera
nasce l’aurora.
Consapevolmente, ma in modo impercettibile, iniziarono ad aggiustare il ritmo del ballo coi partners per ritrovarsi ad ogni giro esattamente una di fronte all’altro.
Tu sei dentro di me come l’alta marea
che scompare e riappare portandoti via
I loro visi erano inespressivi: parlavano gli occhi. E le mani. Le mani di lui sui fianchi della compagna, si muovevano lungo la sua schiena in piccoli cerchi e poi scendevano sui lobi dei reni, mentre guardava lei.
Sei il mistero profondo, la passione, l’idea
sei l’immensa paura che tu non sia mia.
Le mani di lei sulle spalle del compagno, si muovevano per risalire al collo, alla nuca e le dita si soffermavano sull’attaccatura dei suoi capelli, mentre guardava lui.
Lo so lo sai il tempo vola
ma quanta strada per rivederti ancora
I loro occhi si fissavano, si chiudevano, si fermavano, si allungavano, si volevano. Erano pioggia, mare, acqua. Erano luce, scintille, fuoco. Erano brezza, vento, aria. Erano forza, passione, terra.
per uno sguardo per il mio orgoglio
quanto ti voglio
Furono frazioni di attimi di intenso tra il testo e le note che scorrevano. Un gioco o forse un bisogno, un capriccio o forse un istinto, o forse un nulla.
…per dirti quanto ti voglio
…per dirti quanto ti voglio
…per dirti quanto ti voglio
Il lunghissimo minuto finale del sax fu accompagnato da una delicata e persistente pioggia di coriandoli argentati che regalò ai loro sguardi, immersi nella luce ovattata della sala, bagliori e sfolgorii inconsueti e confusi. Quando le ultime note di Alta Marea si affievolirono e i coriandoli smisero di volteggiare, i loro occhi finirono di cercarsi. L’attimo si era concluso, così come termina una canzone, come si esaurisce la pioggia, come si ferma un pensiero. Ognuno si allontanò col proprio partner e si dispersero nella sala.
Un’ora dopo lei, mentre il barista le porgeva un’acqua tonica, sentì una voce alle sue spalle: –Posso offrire qualcosa alla dama che, a distanza, ha ballato Alta Marea con me?
–Grazie, ho già fatto– disse lei, indicando il bicchiere – I coriandoli donano allegria, ma fanno venir sete.
–Vero, contribuiscono a veicolare nell’aria varie cose, compresa la magia.
– Già, l’effimera magia.
–Posso conoscere il suo nome per tenerlo nel cassetto dei ricordi insieme alle sensazioni durate il tempo di una canzone?
–Azzurra-rispose lei dopo aver pensato un attimo- Le piace Azzurra?
-Molto. Azzurra come i suoi occhi, come il mare quando si ritrae e torna quieto.
-Ed io che nome potrò conservare dentro quel cassetto?
– Le piace Indaco?-rispose lui un secondo dopo.
-Sì, Indaco come il mare profondo, come quel coriandolo che ha ancora posato sulla spalla– disse lei.
Sorridendo, lui prese quell’esile pezzetto di carta color indaco, lo guardò e lo diede a lei:- Effimera magia di un momento che non dimenticherà.
Lei cercò sul banco del bar un coriandolo azzurro e lo porse a lui :-Effimera magia di un momento che non scorderà. E, sorridendo a quegli occhi scuri, si allontanò.
E’ quasi un gioco a mosca cieca, rincorrersi sapendo l’uno dell’altro per poi ritrovarsi da sconosciuti, per poi ritrovarsi ancora nei pensieri dell’altro.
Un bel racconto. Davvero! 🙂
Ciao Marirò…passo per un augurio di…buona serata!
Nives
E’ sempre molto bello leggerti e…poi, io amo il romanticismo. Mi diletto a scrivere poesie che pubblico poco perché in procinto di stamparle, quindi puoi immaginare quanto io sia sensibile alle immagini che rimandano le parole.
Grazie per i tuoi passaggi nel mio blog. Sei speciale.
Baciobacio
Molto bello questo racconto e molto vero, praticamente hai fatto la cronaca di un colpo di fulmine. Normalmente, quando avviene, i due si “riconoscono” e parte l’attrazione fisica, di solito, tuttavia, non se lo dicono nemmeno e non hanno un nome, sia pure fantasioso, da ricordare né un coriandolo o una canzone. Eppure non ho mai dimenticato come mi sorrise, alla stazione di Messina, un ragazzo mentre scherzavo con mia sorella: era affettuoso, gli ho sorriso anch’io e fu tutto.
Più che un colpo di fulmine direi di un’attrazione, complice la musica, i coriandoli, l’atmosfera. Momenti così, che non lasciano traccia se non in un fugace, ma piacevole, ricordo. Come quello da te menzionato.
Penso che ne abbiamo un po’ tutti anche se nel post sono andata di pura fantasia.
Felice serata, grazie, ciao.
Carissima dolci sogni ..
eheheheh…sogniamo… 🙂
Ciao sirenetta!
Noi sardi chiamiamo i coriandoli “gloriàndula”, anche se la gloria..non c’entra affatto 🙂
Il mio commento in risposta, nel mio post:
Te saluto, magistra.. 🙂 ciao Mariro’. A proposito di latino, mi ha sempre incuriosito l’origine della parola “carnevale”. “La carne che vale”, era la mia interpretazione da bambino. Poi, a scuola, l’insegnante di lettere ci spiego’ che deriva dal latino “carnem levare” (togliere la carne). Il riferimento, nell’etimo, e’ alla fine del carnevale-levare..la carne-.
In sardo, a parte l’italianismo “carnevalli” abbiamo “carrasciali” (da “carrasciu”= “chiasso”), “carabètza” (forse la fusione di “carne” detto in latino-caro- ed in sardo- petza), “carrasecare” (tagliare-”secare”- la carne- “carra”, da “caro carnis”-).
Come vedi, abbiamo tanti modi di definire il carnevale, come abbiamo tanti carnevali.
Il culto dionisico, ed altri culti molto piu’ antichi sono alla base del carnevale. “Molto piu’ antichi”. Direi di si’, “carnevale” e “halloween” esistono in Sardegna da 5000 anni, forse molto di piu’ (le maschere sarde sono simili a quelle africane, ma non pensare a quelle della sartiglia, mi riferisco a maschere di legno, nere..con le corna…proprio roba antichissima, risalente alla preistoria).
“Per i piu’ piccini”. Infatti, io da bambino mi mascheravo. L’ho fatto fino all’eta’ di 14 anni. Senza contare, da grande, il mascherarmi per andare in discoteca. Ciao Marirò 🙂
Marghian
“L’essermi.. mascherato per andare in discoteca” e’ piu’ corretto..l’ultima volta fu nel lontano 1983 🙂 da mascherato, intendo.
Ciao.
Io invece mi sono mascherata dai 30 ai 40, divertendomi un sacco!
Ora ho un bel po’ di nostalgia e non mi rimane che travestirmi da befana per i miei alunni 🙂 Tre anni fa mi hanno trovata arrampicata su un albero, era tutto organizzato, ma non feci i conti con la gonna della befana che si impigliò tra i rami e non ti dico che ho visto per scendere dall’albero :-)))
Ciao Marghi
Ciao. Io ricordo una volta che “vestii a maschera” (e’ una costruzione di frase dal sardo, “bisti’ a màscara”-vestire da mascera- , il nostro modo strambo di parlare l’italiano, come quando diciamo “mi ha detto cosa”-m’ha nàu cosa-, per dire “mi ha rimproverato”..) mi ero appena congedato. Usai la divisa militare (dopo aver tolto ovviamente le stellette), ed un cappuccio bianco per nascondere la faccia. Un mantello “tipo superman”, e sulla fronte- nel cappuccio- ci avevo scritto “machera”.
Sai che questa cosa divertiva molto? “guard…”maschera!” una ragazza all’amica, come a dire “come se non si capisse che e’ nmascherato”. Infatti era questo il senso della “trovata”.
Io credo che il carnevale abbia anche questa “funzione”: poter fare, in costume, cose che-da grandi- non si possono fare. Della serie “almeno a carnevale posso fare certe cose”, “torno bambino…”
Come quella volta che io, in una sala da ballo (la mascherata dell’83 di cui sopra..) , io camminai sulle mani- si’, avevo l’hobby della ginnastica acrobatica-, cosa che ovviamente non potevo fare fuori dal carnevale 🙂
Ciao.
Romantica? non solo direi, anche un po’ di elegante erotismo. Brava! Eih ti sei data alla scrittura! 🙂
ehm, uhm…sì, ma proprio un pizzichino, eh! 🙂
Non so a che mi sono data, qui non lo so mai. Scrivere è catartico,mi piace e provo a cimentarmi. Ma ci vuole anche abilità, tempo e ispirazione. Quindi…non assicuro risultati. Grazie, un abbraccio, ciao.
p.s.ieri sono entrata nella tua classe, ‘mmazza come correte! sto affrontando ora le prime tabelline… più tardi torno e prendo appunti :ottimo lavoro, acqua compresa.
Emozionante e bellissimo il tuo racconto, Marirò… hai il dono straordinario di trasmettere non solo le immagini ma anche le sensazioni dei protagonisti ♥ buona settimana
Grazie Donatella per il bel commento.
baci, buona serata a te 🙂
E io che credevo che i lenti fossero stati aboliti attorno al 1977 ! Invece no, ancora sopravvivono da qualche parte.
Scherzi a parte,mi sono sempre chiesto in effetti chi poteva essere il genio che ha fatto tramontare l’abitudine dei lenti, fondamentale strumento per le prime conoscenze delle reciproche corporeità nei tempi dell’adolescenza. Parlo a titolo personale.
Non nego che nell’età adulta abbiano un un loro perchè anche se assolvono a una funzione lievemente diversa, immagino, ma a livello di giovanissimi la scomparsa dei lenti è un vero crimine. Anche se sicuramente le nuove generazioni hanno metodi pù sbrigativi e meno indiretti di un “lento” per arrivare alle prime esplorazioni !
Concordo con te: i balli lenti hanno saputo regalare tantissimo ad intere generazioni.
I giovani forse hanno altre abitudini e non sanno che momenti magici si perdono 🙂
Bella costruzione di prosa, partendo da un oggetto, all’apparenza, effimero eppure ricco di significati, attraversando le canzoni di un ottimo Venditti.
Un sorriso per un sereno inizio di settimana.
^___^
Grazie Key, qui si va di fantasia e di sperimentazione: è il gioco-piacere della scrittura.
Buona serata a te, ciao.
“….quanto siam fortunati tu ed io, la cui patria
è fuori del tempo: noi che siamo discesi
da fragranti montagne di eterno presente
per trastullarci con misteri come la nascita
e la morte (o forse anche meno)” -E.E. Cummings-
Meraviglioso mistero di due coriandoli: uno “Azzurra” e l’altro “Indaco”!!!
Bellissimo!
Nives
ma sì, godiamo un attimo delle sensazioni che emozionano senza danneggiare.
Grazie Nives, felice giornata 🙂
Splendida descrizione di un momento magico, destinato tuttavia a rimanere fugace, una goccia nel mare della vita… ma una goccia che resterà per sempre nei loro cuori.
Voto altissimo!
E un caro abbraccio*
e se al mare togliessimo le gocce…resterebbe ben poco.
Grazie, baci,
ciao 🙂
Ciao
Bellissimo il tuo racconto,complimenti!
Alta marea tra le più belle di Venditti…
Ciao Mariella, grazie 🙂
Alta marea è una bella canzone, ricca di sentimenti e intenti, sensuale al punto giusto e il sax fa un certo effetto.
Un abbraccio, ciao
bellissimo…complimenti!
Grazie, benvenuta!
Sorrido leggendoti… Fra i coriandoli è una questione di “accenti’ 🙂
Bel post, molto!
🙂
ecco, dicevamo degli accenti, esatto, appunto…
Grazie Laura,
a dopo
perdindirindina Maria Rosaria,
il giungere della primavera ha risvegliato la tua vena romantica, e che vena, bellissima questa tecnica di “sceneggiare” il post, anche la situazione, delicata, soft, sottile.
TADS
caspiterina, caro Tads, mi fai arrossire per i complimenti 🙂
beh, sì, la vena romantica c’è, anche se la dimentico, anche se la tengo nascosta il più possibile, ma ogni tanto fa capolino. In questo post un po’ di più del solito perchè dopo la prima stesura di getto, sono andata di lima e di accetta e taglia di qua e modera di là, il rosso è diventato rosa 😉
Grazie, un abbraccio, ciao
Bello bello, sogno e realtà, magia e responsabilità. Complimenti! 😀
Lieta che il racconto ti sia piaciuto.
sogno-realtà, magia-responsabilità : un abisso fra i termini…eppur così spesso intrecciati (che a districarli ce ne vuole, eccome… 😉
😉 complimenti bravissima
Grazie 🙂
Che bella, brava Mariro’, mi piace tantissimo Alta Marea, ascoltarla e anche ballarla, buona serata!
eh sì, ballarla piacerebbe anche a me.
Buona serata a te, a presto e grazie 🙂
Emozionante *-*
grazie e benvenuta 🙂
Molto bello, complimenti Marirò! 🙂
grazie 🙂
Ho letto immaginando la musica in sottofondo.
Mi piaceva Venditti.
sono cresciuta anche con la sua musica e sono legata ad alcune sue canzoni (non Alta marea, ma ad altre, cantate a squarciagola in bei momenti di vita).
Anche io e in effetti questa è una di quelle minori, almeno per me. Poi però sono appunto cresciuto e non l’ho più seguito granché. I bei ricordi però restano.
Fa sognare…..
sì, un po’ sì…