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Vassil…, sì, le pare di ricordare che si chiami Vassil ed è convinta che sia proprio lui quell’ uomo in giubbotto viola dall’altra parte dell’incrocio. Questo è un altro paese e chissà se Vassil ricorda la bella signora che abita in quel paese vicino. Lei ancora ricorda quel modo particolare che aveva di suonare il campanello di casa sua, un colpetto e poi altri due di seguito, vicini vicini. Sempre di sabato pomeriggio, tranne uno: l’ultimo. Ma il loro primo incontro non fu annunciato da una scampanellata.
Era un sabato di un pomeriggio d’aprile, mese ideale per ripulire le aiuole e interrare semi e bulbi.
-Posso aiutarti, bella signora? Le tue mani sono troppo delicate per questo lavoro.
-No, grazie, mi piace toccare la terra con le mani nude.
-Aiuti me?
-Chi sei? Cosa ti serve?
-Mi chiamo Vassil e sto nel campo rom del paese accanto. Ho moglie, quattro figli piccoli e uno in arrivo. Fa ancora freddo e serve una bombola del gas. Mi aiuti, bella signora?
-Qui non ho nulla con me, come vedi sto sistemando questo piccolo giardino. Aspetta, vado dentro a prendere qualcosa.
Fece veloce la bella signora, l’idea di uno zingaro dietro il suo cancelletto la inquietava. Con le mani ancora sporche di terra cercò qualche moneta, poi aprì un’anta della cucina e prese un pacco di biscotti.
-Non ho altri spiccioli, tieni e prendi anche questi biscotti per i bambini.
-Grazie, sei gentile.
Lei ti guardò andar via: magro, non molto alto, capelli castano chiari, camminavi piano per la discesa e guardavi le case attorno. La signora riprese a trafficare coi suoi bulbi e non pensò più alla cosa. Fino alla settimana seguente quando sentì suonare il campanello.
-Sono Vassil.
-Chi?
-Vassil. La mia bambina voleva ringraziarti per i biscotti.
Ti presentasti con una bimba carina, pallida e sporca in viso, spettinata e con addosso un vestitino di felpa leggero e porgesti un foglio alla signora. Era il permesso di soggiorno con timbri e bolli dei carabinieri e iniziasti a raccontare della tua vita di nomade, degli spostamenti, della tua famiglia, dei problemi economici, delle difficoltà dei bambini. Parlavi bene l’italiano, pur utilizzando un frasario semplice ed avevi una bella voce. La signora quel sabato pomeriggio era sola e le piacque ascoltarti. Inoltre le piacque quella bimba dagli occhi neri che la fissava in silenzio, tremando dal freddo. Fu quella la volta in cui, oltre a qualche soldino, ti diede due sciarpe per i bambini.
Da allora diventasti una costante presenza del sabato pomeriggio. La signora faceva come poteva, a volte era un aiuto economico per la spesa, altre era regalarti un plaid nuovo o dividere una cassetta di frutta con te. Accettavi tutto con un sorriso e ti piaceva chiacchierare. A lei piaceva ascoltarti e piaceva aiutarti in qualche modo. Suo marito, che lei stessa a volte coinvolgeva quando arrivavi o quando gli chiedeva di comprare doppi pacchi di pasta o barattoli di omogeneizzati per il sabato, le diceva di non fidarsi, di non affezionarsi a quell’abitudine, a quell’idea, a te e a quei bambini che ogni volta portavi con te, uno alla volta. Lei diceva che era bello pensare alla tua famiglia con piccoli gesti, rendersi utile, che quei bambini avevano diritto a vivere meglio, che tu le ispiravi simpatia e fiducia e non eri uno zingaro come potrebbero essere altri. Che male ci poteva essere nell’aiutarti? Ma suo marito le ripeteva di stare in guardia e le diceva che quel tipo di gente non si affeziona a nessuno, che mira solo ai soldi e che possibilmente le arance o il latte che prendevi con un sorriso, dopo li avresti buttati nel cestino dietro l’angolo. “Soldi, cercano solo soldi”.
In effetti capitò alcune volte che chiedesti qualche euro in più per comprare medicine. Anzi, negli ultimi tempi erano tutti ammalati nella tua famiglia e, sempre sorridendo e affabulando, facevi capire che avevi forti urgenze economiche. -Bella signora, puoi aiutarmi di più?- Indicavi anche la cifra e sempre un poco più alta. Inoltre ormai ti presentavi a casa sua con più bambini, belli e muti, sempre diversi e al limite del decoro. Lei cercava di fare quel qualcosa in più a livello economico come meglio poteva e suo marito le ripeteva che presto avrebbe preso una delusione.
E così fu.
Domenica Luise ha detto:
Ho letto questa puntata e la successiva, brava, il racconto è ben condotto, si sente la bontà, la partecipazione della bella signora, il bisogno dei poveri che diventano anche capaci di ricambiare con un gesto cattivo il bene che hanno ricevuto proprio perché hanno imparato a imbrogliare.
ili6 ha detto:
Succede anche questo nella vita, cara Mimma.
Grazie per aver letto e apprezzato.
il riccio ha detto:
somiglia a qualcosa che ho vissuto…
però nel mio caso non c’è stato nemmeno un saluto 😦
ili6 ha detto:
e insomma…chiamiamolo saluto nel mio caso…
Nicola Losito ha detto:
Come promesso sono venuto a leggere la prima parte. Adesso capisco e apprezzo il finale della storia.
Mi piace come scrivi. Semplice e profondo allo stesso tempo.
Nicola
ili6 ha detto:
Grazie, Nicola. Il racconto mi sembrava troppo lungo per postarlo tutto in una volta. Wp però costringe a capovolgerlo e si crea qualche confusione.
Ciao, buona serata.
sentimental ha detto:
Donare fiducia non è facile, e se poi dall’ altra parte c’ è chi inganna, ancor meno
Brava Marirò, tornerò a leggere la seconda parte
Lieta settimana
Gina
ili6 ha detto:
eh sì, fa male la fiducia tradita.
Torna quando vuoi, la seconda parte resterà accessibile a vita 🙂
Bruno ha detto:
…..e questo riapre il discorso sul fatto di chi siano le colpe. Sono i genitori Rom a ingenerare una paura nei genitori italiani che poi reagiscono togliendo i propri figli dalle scuole da questi frequentate. Nel precedente post a questo argomento dedicato, “Le cose che contano” dello scorso 10 settembre, solo io feci notare le colpe dei genitori Rom; tutti si scagliarono contro il gesto dei genitori italiani.
Meditate gente.
ili6 ha detto:
sempre difficile l’incontro tra culture diverse, lo sappiamo. E’ una cosa che piace quando siamo in viaggio: ci adoperiamo in paesi stranieri a calarci nella realtà,studiamo storia e tradizioni, ci incuriosiamo, osserviamo, ci intrufoliamo, ma poi via, ognuno a casa propria e con la porta chiusa a doppia mandata.Con i rom è tutto ulteriormente più difficile perchè ne abbiamo persino paura.In realtà dobbiamo avere paura di ogni gruppo allo sbando, anche di quello con culture più simili alle nostre.Chi è allo sbando, sbanda. Stargli lontano è la cosa che si ritiene più giusta. Ma sarà poi vero?
popof1955 ha detto:
Sto leggendo “La regina scalza” e leggere questo tuo Racconto vi si ricollega. Il mondo gitano, rom, nomade in ogni caso, ha un suo fascino e rimescola le paure inconsce. Fallo finir bene questo racconto, ho conosciuto nomadi con un’etica che noi stanziali abbiamo perso.
Ciao Mariro’ 🙂
ili6 ha detto:
Il bello dei racconti è che personaggi e finali possiamo sceglierli. Nella vita non sempre è così.
A presto, Paolo, grazie.
accantoalcamino ha detto:
Passo per un saluto.
ili6 ha detto:
grazie, ricambio con un sorriso.
🙂
ili6 ha detto:
Ciao Libera, come stai? Sono stata nel tuo blog ed ho letto gli ultimi tuoi post. . Nel social che indichi non sono iscritta quindi non posso più commentare e comunicare con te. Pertanto mi aggancio a questo tuo saluto per dirti che mi spiace questa tua decisione. Il tuo blog wp è sempre stato ricco di amici simpatici e cordiali. La tua bravura culinaria, la raffinatezza delle immagini, le proposte, le sperimentazioni e il valore dei contenuti storici, culturali e umani che proponi nei tuoi post sono indiscutibili e fanno sì che anche persone come me, poco interessate alla cucina, si soffermino piacevolmente a leggere ed esprimano a te chiare, sincere ed evidenti lodi. Tutto questo continua e permane anche dopo la tua decisione di chiudere la comunicazione con tutti dopo quel post che non ha trovato alcuni tuoi lettori concordi. Il dissenso, compreso il mio,(e io non sono una blacK bloc, nemmeno so bene che significa…) non era certo riferito a te e al tuo operato bensì a quell’azienda oggetto del post. Capita, Libera, capita di pensarla diversamente su certe cose e/o persone o gruppi. Succede anche di innervosirsi, e di prendere delle decisioni d’istinto. Beh, spero che tu cambi idea perchè anche su wp, e non solo su Pinterest (che non conosco), ci sono belle e simpatiche persone che ti apprezzano, che sanno colloquiare e magari continuano a desiderare di scambiare due parole con te.
Splendido il post sulla zucca, ricchissimo di notizie e informazioni.Complimenti.
Ciao, buon fine settimana a te. Gli auguri di Natale preferirei lasciarteli nel tuo blog, quindi attendo. 😉
accantoalcamino ha detto:
@Ciao, grazie per concedermi questo tuo spazio per risponderti. Ho riattivato i commenti ma con l’inenzione di non pubblicare più quelli che esulano dall’argomento e/o le mie vere intenzioni. Spesso il mio blog, ritenuo “polemico” viene consultato solo per “rompere” o per scaricare veleni che, altrimenti, nel proprio blog, nessuno scaricherebbe. Ed è per questo che ho avuto quella reazione, accetto le critiche ma da chi conosco e mi conosce e sa di cosa e come scrivo. Io ho conosciuto lo staff di POMì e per me sono amici e non credo che la loro “politica” sia quella che hai letto/si legge sui giornali. Nel mio blog non parlo di politica, parlo di sentimenti, di cucina, forse, per chi si sente più “letterato”, anche di amenità e sciocchezze ma, questa sono e, vedendo altro, forse non sono così male come ho sempre pensato.
Un abbraccio mia dolce insegnante d’altri tempi—
Topper ha detto:
Complimenti, è scritto benissimo. Attendo la seconda parte che immagino esista già…
ili6 ha detto:
Grazie, Topper. Esiste già e domani pubblico la seconda e ultima parte.
keypaxx ha detto:
L’incontro tra due culture differenti e, soprattutto, con il lato più umano da ambo le parti. Cosa non facile.
Un sorriso per la giornata.
^___^
ili6 ha detto:
Non facile, vero (e non facile scriverlo…)
Grazie , ricambio il sorriso. Ciao
Donatella ha detto:
Bravissima Marirò, scrivi stupendamente,,, aspetto il seguito, intanto ti abbraccio forte e ti auguro una serena settimana ♥
ili6 ha detto:
Ma grazie, Donatella 🙂
Felice settimana a te. Notte.
Alessandra Bianchi ha detto:
Scritto in modo superbo!
Spero che il finale non sia amaro.
ili6 ha detto:
🙂
Grazie, Alessandra, gran complimento il tuo, ma sto coi piedi in terra. I miei racconti sono solo sperimentazione e tentativi di diletto. E resta inteso che sono graditi consigli per il miglioramento
Alessandra Bianchi ha detto:
No. Quando il talento c’è, emerge.
calinstendresse ha detto:
Ciao Maria…
Vado con voi per augurarvi una bella serata.
Realizzato in bella rêves.Besos.
Jean-Pierre de Nice.
cucinaincontroluce ha detto:
Bellissimo e scritto bene…l’ho divorato….speravo che almeno la favola fosse diversa dalla realtà, ma purtroppo è proprio così che di solito finisce….
Un abbraccio,
Tatiana
ili6 ha detto:
non è ancora finita…
presto pubblico la seconda e ultima parte.
Ciao Tatiana, un sorriso 🙂
mairitombako ha detto:
sto aspettando il prossimo..finora molto interessante….
un bacione
ili6 ha detto:
arriverà presto
un sorriso 🙂
Silvia ha detto:
Ci si rimane davvero male….ma purtroppo succede… Buon inizio settimana Marirò! 🙂
ili6 ha detto:
capitano tante cose nella vita…belle e meno belle…
Buona nuova settimana a te 🙂
liù ha detto:
Aspetto il seguito prima di poter dire qualcosa!
Buon inizio settimana cara Marirò♣
liù
ili6 ha detto:
Grazie Liù, ricambio 🙂