E’ stata una macchiolina simile a quelle macchioline scure che tu mi insegnasti a togliere con il limone e tanto sole, macchioline che si formano nella biancheria per il non uso, per vecchiaia, per mancanza di aria, di luce, di vita.
Cercavo in quel baule una tovaglia di lino, quella con le frange lunghe lunghe e, mentre rovistavo, notai quella cosina scura e così tirai fuori il pacchetto e vidi il tuo lenzuolo, quello prezioso, quello che tu ricamasti tanto e tanto tempo fa per te, per il tuo corredo di ragazza che si affacciava alla vita e all’amore. Non ti servì quel lenzuolo né ti servirono le altre trine preziose che le tue stesse mani ricamarono con sapienza e dedizione. Decideste così tu e tua sorella il giorno che rimaneste sole. Decideste che non vi sareste mai separate e che da quel momento avreste vissuto per la famiglia dell’unica sorella che si era sposata prima della scomparsa dei vostri genitori, mia nonna, e che voi due giovani signorine vi sareste sostentate con i proventi della vigna, delle vostre mani e menti sapienti e della fede. E così fu. Ben presto diventaste le migliori ricamatrici del paese e le più ambite e rispettate insegnanti di “mastra” per le fanciulle di ogni ceto sociale.
Ricordo, sai, ricordo quando mi regalasti questo lenzuolo. Tornavamo da Messina e tu eri adirata con quel famoso cardiologo del nord che aveva osato spostare un po’ la tua maglietta intima per procedere ad un elettrocardiogramma. Ricordo che diventasti viola in viso e che allontanasti la mano del medico dicendogli che non era necessario. Avevo 19 anni e sorrisi assistendo a quella scena; chiamai il luminare in disparte e gli spiegai che tu andavi fiera del fatto che mai nessuno aveva visto il tuo braccio dal gomito in su. Il medico fece spallucce e procedette all’esame denudandoti il petto e la visita andò male: il tuo cuore battè a mille, ma il medico non potè o non volle capire il perché. E nemmeno tu che, in seguito, rifiutasti categoricamente di farti visitare da un ginecologo e a nulla valsero le prediche, i consigli, le preghiere, le minacce: te ne andasti tra tante sofferenze e noi giovani nipoti impotenti ad assistere alla tua agonia. Però ti sapevamo fiera e convinta della decisione che dovemmo rispettare.
Ma dicevo del lenzuolo; in autostrada cercai di distrarti col paesaggio, col mare, ma eri ancora tanto agitata e poi mi dicesti che volevi darmi qualcosa appena arrivate a casa. E fu quella nuvola candida di lenzuolo. Era avvolto in una tela di lino che dispiegasti lentissimamente e poi mi dicesti: -Prendilo, usalo quando ti sposerai, godilo con serenità e sii felice. Non soffocarlo di buio.
Rimasi a guardarlo: -Lo hai ricamato tu?
-Sì, è intagliato e sfilato con le mie mani.
Non ero capace a quei tempi di apprezzare adeguatamente certi tesori, ma restai comunque affascinata da quel cotone sottilissimo e riccamente ricamato.
-E’ cotone. Tutto questo lavoro sul cotone!
-Non si usava il lino quando ero giovane e sono tre pezze unite a mano. Ma stai tranquilla, non si separeranno.
Mi raccontasti che lo avevi ricamato di notte, impiegando oltre due anni: non c’era fretta, eri giovanissima e lui pure. – Lui chi, zia? Non rispondesti e continuasti a dire che dopo mia nonna, la maggiore, sarebbe stato conveniente che si sposasse la seconda e tu eri la terza delle sorelle, quindi non c’era fretta di completare il tuo corredo. Poi la malattia fulminea dei bisnonni e quella vostra decisione. Non feci altre domande, sapevo che non le desideravi e ancora vedevo le tue guance in fiamme per quella visita medica.
-Questi-dicesti, mostrandomi i due grandi copriguanciali – li potrai usare sopra i cuscini; la sera li toglierai e al mattino li rimetterai a coprire altre federe e il letto sarà perfetto.
E lo usai il tuo lenzuolo, cara zia, lo usai agli inizi della mia vita coniugale, quando ancora non lavoravo ed avevo più tempo per le cose belle.
“Non coprirlo di buio”. Ma che timore che avevo di sciuparlo, di danneggiarlo col ferro da stiro e che voglia di proteggerlo e di preservarlo. E finì nel baule insieme a tante altre belle cose.
Poi la scorsa settimana quella macchiolina mi fece capire che il buio lo stava davvero soffocando e decisi di regalargli vita.
Ieri, Capodanno, ho rifatto il letto; ho lavato e steso al sole il lenzuolo e poi l’ho stirato con tanta attenzione. E’ stato un po’ faticoso, ma è stato anche piacevole perché sono stata ancora una volta in tua compagnia: quanti ricordi!
La macchiolina è sparita ed è sempre meraviglioso, cara zia, e so che sarai contenta di sapere che il tuo lenzuolo ha vissuto la luce, i profumi e il calore di queste feste natalizie, caricandosi ancora di vita.
Tu, piuttosto, come stai lassù? Chissà quante splendide camicine avrai ricamato in tutti questi anni agli angioletti! Buon Anno Nuovo anche a te, zia Lucia.
Mi ero persa questo scritto. Mi hai profondamente commossa…quante cose hai detto…penso tu queste parole le abbia ricamate , con un filo di seta, su questa pagina di cotone bianco…e si sente la seta preziosa nelle tue gugliate e la semplicità disarmante del cotone…e quel profumo di biancheria candida, “stirata” con sacrificio, così tanto che a furia di stirare scende la notte e il buio anche sui capi. Chissà con quanto orgoglio zia Lucia avrà richiamato l’attenzione della sua vicina di nuvola per farle vedere che sua nipote ha imparato perfettamente l’arte del ricamo.
E’ talmente bello quello che ho letto che faccio fatica a chiudere la pagina e passare oltre, chiuderò ma con la certezza di portarmi via qualcosa di prezioso. Ti ringrazio e ti abbraccio
grazie a te. Mi commuovi.
E’ magnifico!
che meravigliosa opera d’arte!
Mah, io userei quel meraviglioso ricamo come tappeto per un tavolo, ehh per chi avesse un tavolo che se lo meriti, o come copriletto o, meglio di tutto, a me piacerebbe farne una tenda… sempre al sole, al vostro di Sicilia poi!!! Un wow! alla zia artista, che come ogni artista ha dovuto rinunciare per creare bellezza. Un po’ triste? purtroppo sì.
Un altro suo lenzuolo è già tenda della camera da letto, ma al sole sto attenta perchè lo consumerebbe irrimediabilmente in pochi anni.
Sì, un pò triste la sua vita vista con gli occhi di poi ,ma ha avuto la grande capacità di non farlo mai avvertire: noi nipoti andavamo volentieri da lei che sapeva stupirci in tanti modi.
Buona serata, ciao e…buon lavoro! Ripresa piacevole e scioccante: riprendere il pieno ritmo non è mai troppo facile 🙂
Non mi vergogno a dire che mi sono commossa tantissimo!
Ho visto tua zia con gli occhi della mente e ho pensato a quanto erano diverse le donne allora.
Non ho mai avuto niente di prezioso come il tuo lenzuolo ,ma ho imparato a ricamare e ne ho lavorato uno di puro lino proprio per mia figlia, perchè avesse qualcosa di fatto con le mie mani insieme al copriletto all’uncinetto!
Ciao Marirò,buona domenica.
liù
Bello! Sono certa che tua figlia sa apprezzare il tuo manufatto e poi con le lenzuola di lino in estate si dorme a meraviglia!
Ciao
Ti ho già detto che la biancheria storica anche mia moglie lascia che si consumi nel buio, e m’hai risposto che è per non stirare, ma quando si tira fuori sono emozioni che si accavallano. Proprio qualche giorno fa ho lottato con mia moglie per convincerla a tirar fuori qualcosa dai cassetti, che fatica.
Perchè come ben sai, ci si passa alcune cose da madre in figlia … che ricordi che riporti a galla …
Si, Paolo e confermo che stirare certi capi con la frenesia della vita odierna, ci spaventa. Infatti il mio lenzuolo era nel baule e lì è già tornato. l’intenzione è di farlo rivivere al più presto, ma lunedì riprenderò il lavoro…
Quindi in estate? quando andrò in pensione? Nooooo, quando andrò in pensione no perchè tra 10 anni lo troverei morto e sepolto 🙂
Ciao e buon fine settimana.
bellissimo!! Maria Rosaria sia il lenzuolo, che il tuo post. Preziosi nei sentimenti. Un abbraccio a presto ciaooooooo
Grazie Gabri, ricordi e sentimenti da custodire e vivere.
Buon sabato, ciao 🙂
Stupendo post cara Marirò, mi ha toccato il cuore leggere di questo oggetto che ancora vi unisce, un filo di luce fra cielo e terra, da cuore a cuore…un abbraccio ♥
Grazie Donatella anche a te per il bel commento.
Un sorriso, ciao.
Questo post l’avrei potuto scrivere io, sicuramente non bene come Marirò, ma con gli stessi ingredienti, Amo da sempre, per cultura e tradizione,la biancheria ricamata a mano, ho preparato con le mie mani uno splendido corredo a mia figlia, che, diversamente da me, gode ed usa molto di frequente. Anch’io ho avuto una zia signorina che faceva la ricamatrice e mi ha insegnato a ricamare, conservo in un cassettone la biancheria più preziosa e una volta l’anno, la tiro fuori e la metto all’aria per mantenerla in buono stato. Ogni manufatto un ricordo particolare, per il battesimo, per la prima comunione, per il giorno di Natale, per la Pasqua, ancora oggi mantengo quest’usanza, non mi piace cambiare, stessa tovaglia e stesso servizio di piatti. Anche ora sto ricamando delle tende di lino della bellissima tela umbra, punto norvegese a fili contatti, quando avrò finito, ve le mostrerò, dovete avere un po’ di pazienza!!
Con amicizia
Lucia
Non ho scritto nulla di spettacolare ed ho già detto nei commenti che questa è una storia che appartiene a molte di noi. Ho solo condiviso la mia storia con voi.
aspetto anche io di vedere le tue tende e so già che saranno molto belle. Magari un giorno ti racconterò del perchè e del come mai possiedo un bel pò di roba di ottima tela umbra.
Ciao, a presto.
Che meravigliosa storia vera, che persona, questa tua antica zia così casta. Il lenzuolo è bellissimo ed è giusto, ogni tanto, farlo vivere in mezzo a voi, secondo i desideri di chi, con tanto slancio, te l’ha donato. Io capisco, sai, quel suo pudore, una volta esisteva, oggi ne ridono in tanti, ma chi non ne ha nostalgia?
Erano altri tempi,altri modi di pensare e di agire ma da rispettare; alcune sue scelte, specie le ultime sulla sua salute, le combattei ma alla fine dovetti arrendermi, pur comprendendo.
E’ molto bello il lenzuolo, vero, ho fotogratato solo un copriguanciale ma rende l’idea del tanto lavoro che lei eseguì.
un abbraccio, grazie, ciao.
che malinconia prende quando ci si trovano tra le mani le cose che ci hanno lasciato i nostri cari! Io non butto mai via nulla e ho la casa strapiena di ricordi.. Tu quel lenzuolo tienilo di cura e usalo più che puoi perchè credo che questo farebbe piacere a tua zia 🙂 Buona giornata amica mia
Certo, la malinconia ti prende, eccome se ti prende ma restano tante tracce di vita e di affetti.
Grazie Ali, un abbraccio.
Una Zia Straordinaria. Un Racconto Commovente.
Sì, Fabio. Grazie anche a te del commento.
il minimo che potessi scrivere…
È una meraviglia!!! Lascia a bocca aperta!! Sono sicura che zia Lucia ha apprezzato la vista del lenzuolo al vento anzi … ha soffiato anche lei per farlo asciugare!! Bellissimo ricordo, bellissimo post! Un abbraccio …
Sì, mi piace pensare che lei sia contenta di questo e di altro.
Ciao Lilla, grazie.
E’ tardi, solo ora ho letto il tu articolo, mi ha predisposta ad un sonno tranquillo, domani torno e ti racconto..
Un abbraccio
Lucia
il lenzuolo è bellissimo… e zia Lucia… come la capisco!!! 😦
è stata una grande donna e per tutti noi nipoti un punto di riferimento costante.
Ciao Roby, grazie
ne ho tantissime tra tovaglie lenzuola camice da notte…tante le siignorine che son rimaste tali nella mia famiglia ed hanno ricamato tutta la vita….basta anche un po’ di sapone di Marsiglia ed esporto al ..sole cosi’a freddo e va via tutto! Un abbraccio carissima!
sempre la zia Lucia ricamò “pazzescamente” una camicia da notte che poi mi donò ed io con due piccole modifiche ne feci un freschissimo abito estivo e che indossai con un bel cinturone per parecchi anni. Lavato e stirato migliaia di volte, è ancora intatto. Non ho mai avuto problemi particolari per le macchie, solo una stiratura più lunga ed attenta. In realtà il problema quando lo indossavo era un altro: quante signore mi hanno fermata per strada per ammirarne i ricami, persino fotografandolo! Ed io mi sentivo una diva! 🙂 🙂
Ciao Marirò, le “cose” care, chissà perchè abbiamo quasi un timore reverenziale ad esporle alla “luce” ed usarle
Per alcuni tratti mi sono ritrovata nel Tuo toccante e bel ricordo
Grazie, ancora un Felice Anno Nuovo
Un abbraccio
Senty
Vero, Senty, eppure le cose care sono quelle che più meritano la “luce” dei nostri sorrisi.
Un abbraccio a te, ciao
Il senso del pudore(forse eccessivo) delle donne di una volta oggi non esiste più….però la storia di zia Lucia mi ha commossa molto. Ho pensato ad un amore “non concretizzatosi con il matrimonio” a cui si era votata per sempre. Un esempio di distacco da sè che mi fa piangere non di tristezza ma di gioia perchè mi fa capire che l’amore vero è possibile e dà un senso alla vita umana. Ciao Marirò. Sii fiera di zia Lucia.
Sempre fiera di zia Lucia, sempre.
Grazie Lucetta, ciao.
Che bei ricordi…..tienili stretti, hai fatto proprio bene a ritirarlo fuori…..devono vivere questi regali…..e anche se con l’uso si rovineranno nel tempo saranno solamente vissuti!!!!! 🙂
ricordi che sono sempre
in fondo al cuore.
🙂
Ti seguo da un po’, sempre silente, ma dinanzi a questa vita intera, seppur racchiusa in poche righe che non ne fanno disperdere la poesia, non ce l’ho fatta a rimanere nel mio angolino…
Quante cose ho paura di sciupare e tengo nascoste dalla vita, poi rifletto e mi rimprovero perchè tutto va vissuto, perchè poi si arriva alla fine con i rimpianti… hai fatto bene, è giusto vivere un ricordo, un sentimento e un tesoro come quello che ti è stato donato.
Ciao, Tatiana
Ciao Tatiana, benvenuta 🙂
Capita anche a me di leggere in giro per blog e restare in silenzio, quasi timorosa nello scrivere un commento o nell’instaurare un nuovo contatto. Sono lieta che tu stavolta lo abbia fatto lasciandoti trascinare da emozioni e situazioni che in fondo viviamo un pò tutti.
Sì, tutto ci chiede di essere vissuto, specie ciò che ci è stato donato e ciò che abbiamo conquistato con tanto affetto.
Sono felice di aver scritto…finalmente….
Un abbraccio!
un abbraccio che ricambio. Verrò presto a leggerti.
Mi piace iniziare il nuovo anno con una nuova amicizia di rete.
Ciao, 🙂
Marirò
bellissimi ricordi…….complimenti x tutto ciò che hai scritto
Grazie, Sara.
Mi hai fatto venire i brividi, a raccontarci questa storia che è un pezzo di vita vissuta. Anche io penso spesso, quando uso la biancheria tramandatami da mia madre e mia nonna, ai pensieri che si erano appuntati come fiorellini di un bouquet su quei piccoli punti, quelle piccole e apparentemente impercettibili note di una sinfonia. Posseggo le lenzuola ricamate di una nonna mai conosciuta, morta nel 1940, e una tovaglia di lino stupenda, ricamata a punto croce che rappresenta un paesaggio giapponese con pagode…e la cosa sorprendente è che si puà macchiare di vino o di sugo, ma non si rovina mai, neppure lavandola in lavatrice! E il tuo lenzuolo è bellissimo, inondalo di luce! Un grande abbraccio 🙂
“… quelle piccole e apparentemente impercettibili note di una sinfonia…”
Sai che le zie quando ricamavano erano solite cantare? e ricordo me piccolissima a trafficare accanto a loro con un piccolo telaietto…Tentarono di insegnarmi l’arte del ricamo e del cucito, tentarono, ma non ho mai posseduto la pazienza necessaria per realizzare nemmeno il più piccolo dei capolavori.
Sì, Harielle, inondiamo di luce ciò che possediamo, che ci è stato donato con amore e sacrificio e che fa parte di noi.
Un abbraccio a te, ciao.
Mi sono commossa, grazie davvero per questo poetico modo di iniziare il nuovo anno. Un sorriso ♥
Non so se è poesia, sicuramente è affetto e riconoscenza mai dimenticata.
Grazie Libera, ricambio il sorriso. Buona giornata a te.
Io do il nome “poesia” a tutto ciò che mi avvolge di lieve malinconica dolcezza. Ci sono persone che possono scrivere anche soltanto una parola o semplicemente sorridermi che mi fanno provare quella sensazione che per me è poesia…
anche per me….
🙂
Oh, Maria mi hai fatto piangere… bellissimi ricordi e un bellissimo racconto, sai anche io ho ancora due federe e un lenuzolo che ha fatto la madre dela madre del mio marito.. ho sempre paura ad usarla per il fatto ad rovinarla.. ti abbraccio Pif
Giro a te il consiglio della zia : non coprirlo di buio, vivilo anche tu ogni tanto.
Grazie, Pif, mi sono commossa anche io scrivendo e rileggendo.
Un sorriso, buona giornata.
Infatti io in estate lo uso come copri letto 😀 e le federe come cuscini decorativi.. per l’estate..