Nel post di Laura ho scritto di getto questo commento:

Non si può e non si deve restare bambini. Si cresce, si diventa adulti ed è giusto che sia così. Lo stupore per le piccole gioie della vita può restare, vuoi ammorbidito, vuoi centellinato, vuoi occasionale, ma può restare se riusciamo a non farci sopraffare dalle preoccupazioni e dall’ansia. Ci sono piaceri e gioie che sono esclusivi della vita adulta e sta a noi saperli riconoscere, cogliere e valorizzare. Persino inventarli quando diventano carenti.
Se sono contenta di ciò che sono?
Sì, lo sono anche se avrei potuto essere e fare di più, ma sono contenta di me perchè ho lottato per restare me stessa e sono stata forte a non soccombere quando si sono presentate le avversità e le rinunce obbligate.
Naturalmente di me cambierei alcune cose e a volte provo a cambiarle, ma non è facile: mi piacerebbe essere più furba e meno ingenua, dire più “no” e anche mi piacerebbe ogni tanto (non scandalizzarti, per favore) mi piacerebbe concedermi qualche innocente trasgressione.
Tu dici che a volte , quando hai “tutto”, quel tutto virgolettato, che cioè non ti basta, devi rimettere in discussione la tua vita, perdere tutto per ricominciare da capo; beh, si, può essere , ma sai che penso? Penso che rifarei gli stessi passi, che dopo l’ebrezza del primo momento, sarei sempre la stessa me, coi lati belli e quelli oscuri di sempre e mi ritroverei punto e a capo.
Ci pensavo lo scorso anno in questo periodo: addobbavo la casa e l’albero di Natale e alla fine ho considerato come ho rimesso gli stessi oggetti, gli stessi fiocchi, le stesse palle allo stesso preciso posto di sempre! Perchè? Non amo le novità? Mi fanno paura? O sono legata a doppio filo a questo mio “tutto”?
Sabato riaprirò lo scatolone del Natale e stavolta mi impongo varietà e fantasia diverse. Però lo scorso anno era così carina casa mia…

e, senza avere chiaro il perchè, ne ho fatto un post.

Grazie, Laura, per vari impegni di lavoro spesso ti leggo poco, ma ogni volta mi porti a pensare e ad emozionarmi.