Chi non ricorda le Fiat Uno bianche? Fu un successo quella piccola utilitaria e ancora in giro se ne vedono alcune. Ma quando ci sono troppe auto uguali può accadere che…
Metti una sera all’imbrunire, la fatica di un’intera giornata, pensieri su pensieri ed anche incombenze di vario tipo ancora da svolgere, come acquistare qualcosa di urgentissimo o accompagnare questo e quello di qua e di là. Certe giornate non finiscono mai.
Questo pensava Carlo mentre posteggiava la sua Uno bianca poco più avanti della merceria: “Ma proprio stasera bisognava acquistare quel benedetto merletto e le matassine di seta? Lei e le sue manie di infiocchettare la casa! Speriamo si sbrighi, sono distrutto dal lavoro in officina e vorrei solo sdraiarmi in poltrona e senza quei cuscini coi ricamini!”. Intanto la moglie era scesa dall’auto e percorreva sul marciapiedi il breve tratto di strada che la separava dal negozio. Carlo la guardò dallo specchietto retrovisore e si chiese perché la moglie si ostinasse a non guidare, nonostante la patente presa decenni fa. Accese l’autoradio e concentrò l’attenzione su un gruppetto di persone anziane che all’angolo della strada chiacchierava oziosamente.
Marika era agitata quella sera; la preparazione della festa di suo figlio la caricava di tensione perché lei desiderava che tutto fosse perfetto, ma suo marito, come al solito, non metteva un dito nell’acqua fredda. Suo figlio, poi…”Tu hai avuto l’idea di festeggiare questi 18 anni, quindi ora sbrigatela da sola, noi non ci teniamo così tanto”. Questo era il ritornello che si era sentita dire dai suoi due uomini…e il compleanno sarebbe stato tra due giorni. Ma lei era stata brava ed efficiente ed aveva ormai organizzato quasi tutto; restavano solo piccole cose e tra queste c’era il fotografo che l’aveva chiamata per ritirare il video su Federico. Era la sua sorpresa: per settimane intere aveva cercato foto di suo figlio, dalla nascita in poi. Le aveva riviste tutte, proprio tutte e ne aveva scelte un centinaio tra quelle che rappresentavano i momenti di vita più importanti di Federico e di tutta la famiglia, ordinandole con cura per il montaggio. Marika era impaziente di vedere in gran segreto quel video e quando il fotografo l’avvertì che era pronto, non seppe aspettare l’indomani. E poi l’indomani era tutto da dedicare al parrucchiere, all’estetista e alla sarta perché lei voleva essere splendida per la festa. Così pregò il marito di accompagnarla dal fotografo visto che la sua auto l’aveva presa la figlia maggiore. “Ma è così urgente? Domattina andrò io dal fotografo”, disse il marito. Ma Marika insistette, finchè Mauro, borbottando, si decise ad accompagnarla altrimenti sarebbe stata una lagna per tutta la serata.
Girarono più volte l’isolato per trovare un posteggio, quel tratto di quartiere era ricco di negozi e non era facile trovare un posto per l’auto, anche per una piccola utilitaria come la sua Uno bianca. Ma ecco che un’auto stava spostandosi e il marito riuscì a posteggiare a pochi metri dal fotografo: “Sbrigati, non perderti in chiacchiere che ho il biliardo con gli amici fra mezz’ora!”. Lei lo avrebbe centrifugato quando si comportava così: chiuse di fretta lo sportello e corse nel negozio.
Carlo quasi dormiva dalla stanchezza, anche per colpa dell’autoradio che diffondeva una musica noiosa e lentissima :”Ma che fine ha fatto mia moglie? Se non arriva entro 5 minuti, la lascio qui e che se ne torni pure a piedi a casa coi suoi preziosi merlettini!”. Intanto guardava il gruppetto di persone che stava sempre lì a non saper che fare.
Mauro fremeva chiuso in macchina: erano trascorsi 10 minuti buoni e se fosse arrivato tardi al circolo… addio biliardo; gli amici non lo avrebbero aspettato e qualche altro socio avrebbe preso il suo posto.
Marika rimase quasi di sasso nel sentire il costo del video; si erano accordati per molto meno ma il fotografo cominciò a dire che la ricerca delle musiche, che gli effetti speciali, che le troppe foto, che…, che…, che…insomma le solite solfe, però suo figlio sarebbe rimasto a bocca aperta nel vedere quella sorpresa e questo non aveva prezzo. Così pagò, mise in borsa il dischetto ed uscì di fretta, pensando al marito che già scalpitava. Si soffermò un attimo accanto alla vetrina dell’attigua merceria perché notò esposto un bel nastro blu ed era proprio ciò che stava cercando per il decoro finale della torta di Federico. Si accorse, però, che il negozio era affollato e decise di lasciar perdere . Andò verso l’auto, afferrò la maniglia dello sportello ed entrò.
Carlo sentì il rumore dello sportello che si chiudeva e, senza profferir parola, subito mise in moto e partì verso casa.
Marika abbassò la testa verso la borsa per controllare il portafogli: la fretta da sempre la rendeva sbadata e distratta.
Mauro vide la moglie uscire dal negozio e… : “Ma che caspiterina fa?! Ha sbagliato auto! Sempre sulle nuvole sta !!” Il colpo di clacson non bastò: accese repentinamente il motore e si buttò all’inseguimento della Uno bianca, continuando a strombazzare come un folle.
Non si capì mai cosa portò i due passeggeri a voltarsi l’uno verso l’altro: un odore? un respiro? un fruscio? un colore? O forse fu una sensazione. Fatto sta che quando gli occhi di Carlo e di Marika si incontrarono , l’abitacolo della Uno bianca fu inondato da due urli potenti e unisoni:”Ahhhhhhh!”.
Una sterzata involontaria ed istintiva fece finire l’auto sul marciapiedi che si arrestò con un botto: Marika battè la fronte sul cruscotto, Carlo incastrò il piede sotto la frizione.
Mauro piantò una frenatona ed inchiodò l’auto ad un pelo dal marciapiedi, ma sentì un colpo tremendo alla nuca e un fracasso di vetri rotti.
Ci fu un attimo di immobilità in tutti, poi fu il gruppetto di anziani il primo ad arrivare. Soccorsero la furente signora che aveva tamponato la Uno di Mauro e che strillava :
” Ma che si frena così?!”.
Aiutarono Mauro a scendere dall’auto e che si teneva la testa, indicando con la mano l’auto sul marciapiedi:
“ Lì, lì…quei due lì, …ahi, il collo, mannaggia a mia moglie…lì!”
Tutti si diressero verso l’auto in bilico tra il marciapiedi, un’aiuoletta e ad un soffio dalla vetrata di un bar. I due passeggeri si stavano ancora guardando con la bocca semiaperta mentre gli arzilli vecchietti aprivano le portiere: “Tutto bene? Vi siete fatti male?”.
Ma i due erano fuori dal mondo.
“Piacere, io sono Carlo”.
“Ed io sono Marika, piacere”.
Poi lentamente, quasi al rallentatore, Carlo e Marika scesero dall’auto ed affrontarono gli altri.
*** ***
La festa di Federico fu perfetta ed il video molto gradito. Al taglio della torta il fotografo fece una bella foto di famiglia e il viso del festeggiato era radioso tra il collare di papà e il cerottone in fronte di mamma.
Carlo rimase sei giorni seduto in poltrona per far riposare la caviglia e la moglie gli sistemò sulle gambe un plaid tutto ricamato e bordato di uncinetto. Trascorse quei giorni davanti alla Tv ed intento a sfilare di nascosto il prezioso bordo di tricot fatto a mano. Alla sua prima uscita da casa, si diresse in un’autoscuola e vi iscrisse la moglie.
Mauro tolse il collare dopo un mese, nulla di grave, ma addio biliardo perché era troppo faticoso giocare col collo immobilizzato. In compenso la moglie contribuì all’acquisto di una nuova auto. Colore? Viola elettrico shock!
*** ***
Sono già trascorsi parecchi mesi e a volte, di notte, nelle due case si sente qualche bisbiglio di risata soffocata dai cuscini:
-Ahhhhh-piacere, sono Carlo …( Certo che aveva degli occhi molto attraenti mentre urlava di sorpresa…sarei rimasto volentieri qualche altro minuto ad osservarla…)
-Ahhhhhh-io sono Marika, piacere… (Benedette Uno bianche , tutte uguali! Avrò sbagliato auto, ma difficile che mi sbagli sul fascino maschile: gridava da Dio!).
Ehi…ma quante cose mi sono persa di te! Sempre colpa del tempo avarissimo.
Gustosissimo questo racconto..descrivi i personaggi e i loro pensieri in maniera affascinante. Caspita, ma le persone ci somigliamo un pò tutti sotto sotto..Carlo è la fotocopia di mio marito, insofferente, un pò criticone sulle mia (mania dice lui) voglia di fare le cose precise, sempre smanioso di fretta, anche lui non mette un dito ammollo, anche lui se mi accompagna aspetta in macchina sbuffando e suonando il clackson per ricordarmi che sta aspettando…anch’io sono salita più di una volta su altre macchine!
Non so se mi avrebbe inseguita…mi sono sempre accorta prima che quell’altro mettesse in moto. Peccato!
Un abbraccio 😉
Ciao
Ma che simpatica commediola degli equivoci! Certo, distratta come sono, sarebbe potuto capitare anche a me una cosa simile…in effetti, dopo tanti anni di auto bianche – anche una Uno, ammetto – ora possiedo una giallissima Twingo !
Un abbraccione 😀
spassosissimo rcconto !!!!
🙂
brava
un bacioneee!!!!
Bello Maria Ro, mi manca un pò leggere i vostri racconti , ma per adesso sono molto indaffarata con altre cose e il pc aspetta…
Però gli amici si sa, si ricordano sempre 🙂 🙂 🙂
e a me manca un pò la nostra segretaria e tutto il gruppo scanzonato di ammazzasette in erba che eravamo 🙂
Maria Rosaria ho letto il commento al post dell’amico Giulio, bene mi trovi d’accordo, ho percepito a chi ti riferivi…ti scriverò una mail, per ora ti saluto caramente.
ricambio affettuosamente, Lucia 🙂
Complimenti per questo racconto!!!! Una bella scena questa della moglie sbadata che sbaglia macchina… io poi sono davvero maliziosa, chissà che il tipo al volante dell’altra auto non sia stato un uomo interessante e molto più comunicativo del marito quasi appisolato…. Voli con la fantasia che ci vuoi fare, io quando leggo racconti e poesie inizio a pensare e non la smetto piùùùùùùùùùù!!!! Davvero bello, scorrevole, interessante…. allora… ne scrivi un altro? 😉
eheheh…un pizzico di malizia non guasta, dai 🙂
grazie per i complimenti. Scriverne un altro, non so, ho sempre bisogno di un aggancio reale per stendere un racconto, poi magari lo pennello con un pò di fantasia.Vediamo se riuscirò a ripescare nella memoria fatti e fatterelli…ciaoooo
ed io che pensavo a qualche fatto di cronaca ricco morti e sangue ahahhahahahahahahaah
bellissima sta storia ..a me capitato con una panda 30 di colore beige ahhaahah due macchine unguali ferme una vicino all’altra ho provato ad aprire la macchina ma non si apriva mentre la signora proprietaria della macchina cerva di aprire la mia ehheheheheh
cosa simile è capitata a me l’altro pomeriggio nell’ immenso parcheggio Ikea, quando esco ho qualche dubbio di dove sia la mia auto, poi la vedo, almeno è uguale alla mia…, e noto una fiancata tutta ammaccata, così comincio ad imprecare,ma…avevo sbagliato auto, evvaiiiiiiii!! ho girato 10 minuti per trovarla, ma era sana ed integra. La prox volta giuro che annoterò la corsia di posteggio 🙂
Ciao Marirò, che carino questo racconto!!!!
Ed io che pensavo che si trattasse di qualcosa che ti era successa per davvero!!!!
ihihih…
Un abbraccio e a presto… 🙂
No, non è successo a me…ma sarebbe stato divertente 🙂
appena letto il titolo la uno bianca mi evocato ricordi agghiaccianti, facendomi ripensare ai fatti di cronaca tristemente noti di qualche decina di anni fa’. 4 poliziotti sanguinari usavano quest’ auto proprio perchè all’ epoca era molto comune, per compiere efferati crimini ed omicidi.Invece il tuo racconto è simpatico e ben scritto molto carini BUON 1 MAGGIO Nazzareno
Maria Rosaria, un racconto fresco, credibile, perchè a me sarebbe successo con facilità. Tra le righe ho letto che un pizzico di rimpianto da parte di Marika, magari qualche attimo in più prima dell’impatto con il marciapiede, sarebbe bastato a far scoccare la famosa scintilla. Che ne pensi?
rimpianto? Per la scintilla non scoccata? no, non direi. Diciamo invece che si è creata una situazione divertente che ognuno serberà nei ricordi come crede.
Se avessero avuto qualche attimo in più prima dell’impatto e dell’arrivo degli altri, sarebbe finita in una bella e sana risata, così come è successo a Gabri.
A parte le risate che mi son fatto, ho pensato all’aspetto assicurativo. Difficile spiegare all’assicuratore che si è tamponata l’auto su cui la moglie viaggiava insieme a uno sconosciuto. 🙂
già, già,…e magari l’assicuratore avrebbe pensato …”ma guarda questo che rischia di rompersi il collo per inseguire nientepocodimenoche…la moglie!!”
wèèèèèèèè
mi sono messa a ridere di gusto perchè è capitato a me quando ero più giovane. succede quando si hanno troppe cose da fare. Mio fratello aveva auto sempre diverse perchè, le vendeva. Quel giorno, mi aspettava in seconda fila con una 500 blù. una vettura molto commerciale. mentre io, ero andata a ritirare dei documenti, Il vigile nel frattempo lo fece spostare e quando io arrivai dove l’avevo lasciato trovai allo stesso posto la 5oo blu . Aprii la portiera e mi sedetti senza guardarlo. Lui mise in moto e partii . Fatti pochi metri ,iniziai a parlare e non ricevendo risposta mi voltai verso di lui e …… Ci guardammo allibiti poi capito il disguido, il signore che era alla guida si fermò e scoppiammo in una grossa risata. Mio fratello non si accorse di nulla, aveva semplicemente rifatto il percorso perchè la strada era a senso unico e si era riposizionato dove mi aveva lasciata. Pensavo di essere solo io, la distratta e per vergogna non l’avevo mai raccontato ma ora mi è ritornato alla mente grazie al tuo bel racconto ahhhhh ciao buon primo maggio
ahahahah…Gabri !! 🙂
e pensare che per anni anche io ho avuto una uno bianca, ma …mai nessuno ha sbagliato auto..grrrr 🙂 🙂 🙂
Stupendo! Che bella storia, carica di umorismo e dolcezza. Mi ha rimesso in mente una vecchia cosa accaduta ad alcuni amici, quando alcuni anni fa si recavano insieme in auto verso il lavoro. Uno di loro aveva l’abitudine di farli fermare sempre di fronte ad un’edicola, così ogni giorno prendeva il suo quotidiano e senza dire una parola nè alzare lo sguardo, rientrava poi in auto con il giornale già aperto. Quel giorno davanti a loro si era fermata un’altra auto, stesso modello e colore, e scese un ragazzo. Così, caso volle che quando lui con il suo giornale aperto fece per risalire in auto, lo facesse su quella sbagliata. Probabilmente quelli già seduti che lo videro entrare capirono la situazione, perchè restarono in silenzio divertiti. Trascorsero solo pochi istanti e poi non sentendo ripartire la macchina, alzò gli occhi e disse “beh, non andiamo?”. Guardò in faccia i presenti e solo in quell’istante si rese conto degli amici nell’auto dietro che se la stavano ridendo di gusto! E probabilmente capì anche di essere appena diventato il protagonista di una storia che sarebbe durata negli anni a venire, ahah! : D
Buon fine settimana Marirò : )
beh…anche questa storia che ho scritto (aggiungendo un pizzico di fantasia) è reale, capitata parecchi anni fa ad una mia collega e tutte le volte che la racconta…ahahah…ci divertiamo ad ascoltarla, anche perchè aggiunge sempre nuovi aneddoti…sì, protagonista di una storia che resta negli anni.
😉
Maria Rosaria, per ora un saluto, buon fine settimana, poi torno a leggere…Ciaooo
Bello e divertente… complimenti.
Mi hai anche dato un’idea…
Come vedo una macchina uguale alla mia con un uomo a bordo a d aspettare qualcuno… mi parcheggio vicino e tengo lo sportello aperto…
Chissà… magari un colpo di fortuna !
eheheh…mai dire mai…