Stamattina sono andata al panificio ad ordinare 40 “cicilii” per le socie di un Circolo di cui faccio parte, per lo scambio degli auguri pasquali e così, virtualmente, ho deciso di donarli anche a voi, amici di blog, per augurarvi Buona Pasqua.

Il Ciciliu è un dolce tipico siciliano che si usava regalare a Pasqua quando donare costose uova di cioccolato era impossibile.  Era un dolce molto semplice, fatto di pasta di pane lievitata con l’ammoniaca e decorato da uova sode e da glasse di zucchero. Oggi la pasta di pane è stata sostituita dalla pasta frolla, o meglio, dalla pasta di biscotti al latte e la glassa è stata eliminata per far posto ai diavolacci coloratissimi o ai fiori di zucchero.

Al termine della Quaresima, di solito il giovedì Santo, in ogni casa ci si riuniva per la preparazione dei “cicilii” o dell’”aceddu cu l’ovu”, o ancora, delle “cuddure cu l’ovu”. La differenza stava nella forma che si dava al dolce e al numero delle uova che lo decoravano. Il “ciciliu” di solito era a forma di cestino o campana e poteva contenere anche due uova mentre l’”aceddu cu l’ovu” e la “cuddura” dovevano avere uova di numero dispari. Più uova c’erano, più il dolce assumeva importanza e significato di rispetto a chi si donava. La cuddura del fidanzato é ancora ornata con 9-11 o più uova, quello della suocera con 7 uova, quello dei cognati con 5, dei nipotini con 3.

Anche la forma, via via, assunse significati diversi: ciambella rotonda di pasta a treccia per gli amici, cuore per l’amato, galletto o colomba per i ragazzi,  pupa per le ragazze, cestino per le famiglie.

Nell’isola, oggi, questi tipici dolci pasquali assumono nomi diversi a seconda della località in cui sono preparati:“campanaru” o “cannatuni” a Trapani, “pupu ccù l’ovu” a Palermo, “cannileri” nel nisseno, “panaredda” ad Agrigento e a Siracusa, “cuddura ccù l’ovu e ciciliu”a Catania, “palummedda” nella parte sud occidentale dell’isola. Non sono dolci che trovi al supermercato o nelle pasticcerie, bensì in alcuni panifici, dietro ordinazione e con precise indicazioni sulla forma e sul numero delle uova da inserire. Sta, poi, alla fantasia del panettiere renderli più appetitosi con i decori . Il biscotto si consuma di solito con il latte e il cappuccino e l’uovo (che è una delizia perché già sodo e poi ricotto al forno) puoi mangiarlo quando vuoi: unico obbligo è consumarlo dal giorno di Pasqua in poi (ed è un’impresa  resistere se il “cicilio” lo hai già in casa da qualche giorno…).

Difficile che oggi vengano fatti in casa perché la preparazione è un po’ laboriosa, ma è un peccato perché era divertente prepararli tutti insieme. Io ho bei ricordi dei cicilii preparati con la zia e ricordo che tutte le volte volevo prepararne alcuni di forme strane e lei arricciava il naso e che mi divertivo a decorarli con i “ciriminnacchi” (diavolacci) e con le palline di zucchero argentate, durissime da masticare, ma che rendevano elegantissimo il dolce.

L’anno scorso, con l’aiuto di alcune mamme e di un papà panettiere, li abbiamo preparati a scuola con gli alunni. Esperienza bellissima e molto divertente, ma ancora qualche angolo di parete dell’aula conserva tracce di quell’attività…

Non mi rimane adesso che augurare una serena e felice Pasqua a voi tutti e alle vostre famiglie. E magari fatemi sapere i vostri dolci tipici pasquali, così faremo grandi abbuffate virtuali che non vanno ad intaccare nessun tipo di colesterolo 🙂

Auguri !