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Marirò

~ "L'esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque"

Marirò

Archivi Mensili: febbraio 2011

Sigg. Genitori, dove siete?

27 domenica Feb 2011

Posted by ili6 in costume e società, io e loro, Notizie e politica, Senza categoria

≈ 26 commenti

Il circolo didattico in cui lavoro, tra scuola dell’infanzia e scuola primaria, ha circa 1500 alunni e se moltiplichiamo per due i genitori, arriviamo a 3000 utenti adulti, in media dai 28 ai 48 anni. Ceto, condizioni economiche e cultura che possiamo definire in generale di tipo medio. Non mancano, naturalmente, i picchi in su e in giù. Di solito c’è attenzione verso la scuola; se noi insegnanti  chiamiamo, le mamme rispondono con buona prontezza per organizzare feste, dolci, costumi, spettacoli, ecc…Le cinque riunioni annuali per informare sull’andamento scolastico dei figli sono discretamente affollate e c’è un moderato impegno a far frequentare ai piccoli i corsi extracurriculari che la scuola organizza in vari campi del sapere. Non manca qualche conflittualità, ma di solito si avverte rispetto per il lavoro educativo e d’istruzione  delle maestre. E fin qui tutto normale, tutto nella norma, tutto ok.

Il problema nasce quando la scuola ha la felice idea di fare qualcosa per i genitori, convinti, come agenzia educativa quale la scuola è, che la collaborazione, la comunicazione, la condivisione, l’interazione con la famiglia, prima e principale agenzia educativa del bambino, sia fondamentale. Da anni abbiamo avviato un Progetto Genitori, ricco, variegato e, credo, non banale, spendendo idee, risorse interne ed esterne, soldi, tempo e smuovendo mari e monti per un’organizzazione efficace ed efficiente. Bene, direte voi, male dico io perché, al di là di un corso di recitazione e di uno di yoga per genitori ed alunni insieme, le  iniziative della scuola destinate agli adulti sono sempre fallite per mancata partecipazione dei genitori.

Tanto per non andare troppo indietro nel tempo, lo scorso anno la mia scuola ha organizzato un convegno (due ore) sul tema ”Essere genitori oggi”; i relatori erano interni ed  esterni alla scuola: un pedagogista, uno psicologo esperto di età evolutiva, un sociologo, un dirigente scolastico, un insegnante, un prete missionario. Abbiamo pubblicizzato l’evento tanto e bene  e pagato alcuni relatori e una sala teatrale, 3000 potenziali spettatori…non si scherza…. Risultato: i genitori presenti in sala erano una trentina, il resto eravamo tutti docenti della mia e di altre scuole vicine. Peccato, è stata una discussione importante e piacevole, ma abbiamo pensato che essendo stata organizzata in un pomeriggio feriale e piovoso, forse…

La mia non è una scuola eccezionale, che si distingue ad esempio per i grandi eventi da titoloni sul giornale, è una scuola normale che ha parecchi problemi che via via e molto lentamente risolve ed ha anche dei pregi , in termini di serietà ed impegno. Ad esempio siamo tra le poche scuole del sud a livello zero di dispersione scolastica…e non è poco. Il mio Circolo vive, come le altre scuole statali, l’impoverimento a tutti i livelli voluto dall’accoppiata Gelmini/Tremonti senza alcuna logica didattica o pedagogica e al solo scopo di contenere la spesa in nome di una crisi economica che si pretende debba colpire solo i diritti costituzionali e non i privilegi di casta. Ha un corpo docente relativamente giovane , quasi tutto laureato e costantemente aggiornato, e decisamente al femminile.  Ed è risaputo che le donne siamo testarde e caparbie, quindi, senza scoraggiarci, stiamo continuando il Progetto Genitori e così, abbiamo lavorato tre mesi per organizzare un corso della durata di 50 ore, dedicato appunto ai genitori e all’Essere  oggi Genitore. Il progetto, gestito da un esperto pedagogista-sociologo esterno alla scuola, prevede di sviluppare in modo interattivo i seguenti punti:

  • Rapporti interpersonali, multipli e scuola-famiglia
  • Bambini e società
  • Le emozioni nelle relazioni
  • I sì e i no che fanno crescere

La scuola mette a disposizione i locali, le attrezzature multimediali, un docente tutor  e il monitoraggio di verifica costante sull’andamento e sul gradiente del progetto. Interessante, vero? Utile, importante, serio, o no? Argomenti forse banali, noiosi, superati, inutili?

Torniamo un attimo ai numeri di cui sopra: 1500 alunni, 3000 genitori. Per attivare il corso (due ore e mezzo bisettimanali, 20 incontri pomeridiani) il Ministero chiede un minimo di 20 genitori iscritti e frequentanti.  E che ci vuole? Ci vuole un miracolo!! Non stiamo riuscendo a trovare 20 (VENTI) genitori disponibili a partecipare  su 3000 ! Tutti plaudono all’iniziativa, ma la risposta è NO, MI SPIACE, NON HO TEMPO.        Facciamo un altro breve calcolo. Eliminiamo molti papà e mamme che al pomeriggio lavorano e scendiamo a 1500: togliamo chi ha impegni familiari importanti (genitori anziani, famiglia numerosa, mancanza di automobile (?), problemi di salute,…non so che altro) e scendiamo a 750 genitori; eliminiamo ancora chi ha figli piccoli e non sa a chi lasciarli e arriviamo a 375; ancora proviamo ad eliminare chi ha impegni improrogabili di vario genere (mi piacerebbe sapere di che genere…vabbè) e arriviamo a 187. Non so scendere oltre, nonostante la buona volontà. Le adesioni fino a ieri erano 9 (NOVE…la percentuale la lascio ai lettori), 9 mamme che hanno scelto per 50 ore magari di non stirare, di saltare qualche lezione di palestra o qualche programma tv per parlare di sé, del loro ruolo di educatrici e dei loro figli.

Perché tanta indifferenza? Essere genitori è il mestiere più difficile del mondo: sicuri tutti di saperlo fare bene, benissimo? Certi che parlare di educazione sia così superfluo, inutile e noioso? La frequenza ad un progetto del genere magari non risolverà situazioni, ma potrà favorire qualche riflessione.

E l’essere umano oggi più che mai deve porsi domande per trovare la migliore risposta per sé e per i figli.

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Aggiornamento doveroso da cittadina, lavoratrice statale italiana

ieri, 26 Febbraio 2011, Silvio Berlusconi, presidente del consiglio italiano, ha invitato i genitori a iscrivere i figli nella scuola privata e NON in quella di Stato perchè  “gli insegnanti statali  inculcano dei principi che sono il contrario di quello che i genitori vogliono inculcare ai loro figli“.

Mi scusi, Sig. Presidente, visto che IO sono un’insegnante STATALE, quindi potenzialmente fannullona, tardona, impreparata, mangiatrice a tradimento, inconcludente e, apprendo oggi, anche inculcatrice di dubbia moralità, ..mi dica LEI uno solo, 1, dei  principi morali che sto inculcando ai miei alunni, in contrasto con quelli dei genitori. Grazie!

(Credo che ci stiamo avvicinando al buio più scuro che ci sia. Ogni altro commento mi sembra superfluo…)

Joumana Haddad, poetessa che scrive con le unghie

16 mercoledì Feb 2011

Posted by ili6 in costume e società, Il decennio delle donne, poesie

≈ 21 commenti

Giornalista, scrittrice, poetessa, traduttrice libanese, è  considerata una delle più importanti autrici arabe contemporanee e si batte per dar voce a tutte le donne, in particolare a quelle che voce ancora non hanno e non possono avere perché prigioniere di pregiudizi maschili.

Nata a Beirut nel 1970, Joumana è responsabile delle pagine culturali del quotidiano libanese An-Nahar, dirige un magazine di letteratura arte e cultura, dal titolo Jasad che in arabo significa corpo, e il corpo è l’oggetto principale di tutte le sue copertine, trasgressione censurata dagli integralisti ma che riscuote successo e abbonati anche nella conservatrice Arabia Saudita dove il magazine viene venduto in busta chiusa.

La sua poesia è fatta di una lingua che graffia, che lascia, letteralmente, il segno. Lei stessa ha detto che scrive  “con le unghie”, con  ferocia, o piuttosto auto-ferocia: “Scrivere poesia è sempre stato, per me, sinonimo di scavare dentro, nonostante il dolore, le ferite, la paura, i dubbi, i vermi, la polvere, il buio. Scavare nella carne della carne dell’anima. Nella carne della carne del corpo. Nella carne della carne dell’immaginario. Scavare per scoprire cosa c’è sotto, non per arrivare alla fine di un tunnel. Scavare con l’impazienza di una golosa, con la sensualità di un’impudica, con l’umiltà di una perdente, e con la spietatezza di una criminale”.

 Leggere i suoi versi, che lei stessa scrive in sette lingue, significa accettare di fare i conti con lo stupore del dolore e con la spudoratezza del piacere, con la strozzatura della disperazione e con il respiro della speranza.

DONNA

Nessuno può immaginare

Quel che dico quando me ne sto in silenzio

 Chi vedo quando chiudo gli occhi

 Come vengo sospinta quando vengo sospinta

 Cosa cerco quando lascio libere le mie mani.

 Nessuno , nessuno sa

 Quando ho fame quando parto

 Quando cammino e quando mi perdo,

 nessuno sa che per me andare è ritornare, e ritornare è indietreggiare

 che la mia debolezza è una maschera e la mia forza è una maschera

 e quel che seguirà è una tempesta.

 Credono di sapere

 Ed io glielo lascio credere

 E creo.

 Hanno costruito per me una gabbia affinché la mia libertà fosse una loro concessione

 E ringraziassi e obbedissi

 Ma io sono libera prima e dopo di loro, con e senza di loro

 Sono libera nella vittoria e nella sconfitta

 La mia prigione è la mia volontà!

 La chiave della prigione è la loro lingua

 Tuttavia la loro lingua si avvinghia intorno alle dita del mio desiderio

 E al mio desiderio non impartiscono ordini.

 Sono una donna.

 Credono che la mia libertà sia loro proprietà

 Ed io glielo lascio credere

 E creo.

 

-Il Burqa più pericoloso è quello che non sai e non ti accorgi di indossare,

ma c’è ed agisce –

La ciambellina di San Biagio

10 giovedì Feb 2011

Posted by ili6 in costume e società, io e loro, Senza categoria

≈ 12 commenti

La scorsa settimana, in occasione della festa di San Biagio, che da me si celebra in chiesa con la s. messa e la distribuzione di ciambelline di pane benedetto e di un batuffolo di ovatta intriso di olio, verso le 13.20 piomba in classe la mia collega di religione con una ciambellina dentro un sacchetto di carta. Veniva dalla messa delle 12.00, dove appunto erano stati benedetti i “cuddureddi” e l’olio e mi ha dato la ciambellina, pregandomi di condividerla con gli alunni.

Grata del gesto, che siamo soliti fare a scuola, anche per mantenere vive tradizioni ed usanze legate alle festività religiose e non, spiego ai bambini che San Biagio è considerato il protettore della gola perché salvò dal soffocamento un bimbo che rischiava di morire per una lisca di pesce conficcata nella gola e che è usanza della nostra zona assaggiare un po’ di “cuddura” benedetta,  dopo aver fatto il segno della croce e aver recitato una preghierina. Gli alunni mi chiedono del batuffolo di ovatta e  dico che si usa strofinarlo sul collo per preservare la gola dai malanni. Spiego anche che nel passato le ciambelline erano  alquanto larghe proprio per appoggiarle sul collo, a mo’ di colletto.

Così invito gli alunni a recitare una preghiera e procedo con la divisione del pane. Ma la ciambellina è solo una e può pesare sì e no 50 grammi, gli alunni sono 26 ed io non trovo il coltello che di solito sta nell’armadio.  Provo a dire che magari non importa assaggiare il pane… “Noooo…noi lo vogliamo!! Abbiamo una fame…”.Già, è praticamente ora di pranzo…

 E’ un semplicissimo pane senza lievito, tipo taralli, ed è durissimo. Non riesco a spezzarlo con le mani. Che faccio? Come fare per un assaggino ciascuno? Tenendolo dentro il suo sacchetto, comincio a tempestarlo di pugni finchè sento che si sta sbriciolando, poi lo metto su un tovagliolino di carta per invitare i bambini a prenderne un pezzettino. Ma fare 26 pezzettini non è facile, così continuo con la ridda di pugni finchè non bussa il bidello e chiede allarmato: “Problemi, maestra?”

La cosa sta assumendo un certo non so che di comico, ma ho 50 occhi (affamati) puntati su di me e devo riuscire a fare almeno  24 porzioni di assaggi. 24 perché in classe ci sono 2 bambini che hanno chiesto l’esenzione della religione cattolica. Altri pugni ben mirati e alla fine riesco a frantumare  la ciambellina (pezzettini vergognosi, ma si sa, in questi casi ciò che conta è il pensiero…) Vabbè…do una veloce contata alle “ briciole” e, con la mano che urla per il dolore, invito gli alunni ad assaggiare.

Divertiti dalla mia grottesca fatica, si catapultano tutti verso la cattedra per afferrare l’ambito pezzetto di pane benedetto. Tra i primi arrivano i due alunni di altro credo religioso.

“Ehi, ma voi non dovete assaggiare! Voi non credete ai Santi”, dice Martina, una compagnetta furba ed attentissima,  che ha capito tutto.

Danilo risponde: “ I Santi sono una cosa, la fame è un’altra cosa!” ed afferra la briciola più grossa di tutte le altre!

Passeggiando a Taormina

06 domenica Feb 2011

Posted by ili6 in emozioni, Senza categoria, un pò di me

≈ 20 commenti

In una mattina di pieno inverno,

in una delle più belle zone della tua terra,

coccolata da un sole luminoso e da un cielo limpido,

 gli occhi non sanno dove guardare

 per emozionarsi sempre più.

Silvian Heach: pubblicità offensiva e volgare

01 martedì Feb 2011

Posted by ili6 in costume e società, pensieri, Senza categoria

≈ 25 commenti

Alcuni giorni fa, mentre sfogliavo una rivista femminile, Gioia, mi sono imbattuta in una pubblicità che mi ha indignata. Non conoscendo il marchio e notando solo l’immagine e la scritta del relativo sito web, per un attimo mi sono chiesta cosa si stesse reclamizzando: scarpe, vestiti, pettinatura, crema per il corpo, profumi o… culi?

La pubblicità a tutta pagina è di Silvian Heach, una casa stilistica italiana di abbigliamento che ha negozi diffusi in tutta Italia sotto la formula del franchising, negozi che vendono abiti soprattutto destinati alle giovani ragazze e anche ai bambini. E la cosa mi ha indignata ancora di più.

Nella foto in bianco e nero  si nota una ragazza di spalle affacciata da un ponte e sullo sfondo la bella collina del Central Park di  New York. La ragazza  indossa degli stivaletti neri sulle gambe nude e un vestito nero scollato. Ha lunghi capelli lisci e neri e un viso bello e giovane e , mentre sorride ammiccante, tiene alzato il vestito sino ai fianchi, mostrando il sedere.

Non è stato il sedere a scandalizzarmi, siamo ormai talmente abituati a vedere il nudo nelle pubblicità che non lo notiamo quasi più, è la situazione immortalata che mi ha fatta andare in bestia. E non mi frega nulla che la foto sia di un noto  fotografo, quindi considerata “artistica”: per me è una foto volgare, pretestuosa, offensiva e scema, che rasenta la pornografia e che non ha rispetto per le donne e le ragazze. Perché le  proposte di moda della Silvian Heach si rivolgono soprattutto alle ragazze.

Ma che crede sto o sta Silvian che le ragazze di oggi siano tutte pronte a mostrare le chiappe al vento? Crede che noi donne siamo tanto smemorine da lasciare le mutande a casa? O che non le usiamo per compiacere chi passa da un ponte?

Posso comprendere un nudo che reclamizza una crema per il corpo, un profumo, biancheria intima, ma non giustifico una reclame di un abito che una ragazza  attorciglia volutamente sui fianchi. Non c’è nulla di sexy, è pura volgarità e da che mondo è mondo è un gesto che le donne non fanno, almeno che non vogliano vendere il loro corpo. E’ questo il messaggio ultimo della foto in questione? Da parte mia e da parte di tutte le donne…Fankul!

Ho letto poco fa su internet che la ditta sta promuovendo la campagna 8 marzo e che regalerà alle ragazze che andranno  nei punti vendita, una t-shirt. Ma che bello!! Sbattitela nel didietro la magliettina, caro/cara Silvian, ed inizia a rispettare le donne con le tue campagne pubblicitarie!

Di solito accompagno i miei post con un’immagine, ma non intendo assolutamente postare quella foto in questo spazio. Mai gli farei pubblicità di ritorno, né mai metterò piede in un suo negozio. Scusandomi coi miei lettori per le parolacce, se proprio si vuol vedere la foto in questione, ecco il link

http://www.sfilate.it/moda/openimage.cfm?id_immagine=67790&id_articolo=24079

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